GLI ALIMENTI CHE CI TENGONO GIOVANI.


                                                                                                                                       Un nuovo test permette di classificare le sostanze nutritive in base alla capacità di combattere i radicali liberi

Gli alimenti che ci tengono giovani
Mantenersi giovani e ritardare la comparsa dei segni del tempo sul nostro viso: molto dipende dalle nostre scelte alimentari. L’aspetto della nostra pelle dà inequivocabili informazioni riguardanti la nostra condizione psicofisica e la nostra età. Un pelle del viso opaca, secca, disidratata, occhiaie e alcune piccole rughe che iniziano a incorniciare il viso, sono indice che qualcosa non va. In genere, per contrastare questi segni, ricorriamo a creme e maschere di varia natura, che spesso non hanno alcun effetto.
Una alimentazione basata su cibi ricchi in antiossidanti può essere il rimedio giusto, e gustoso, per combattere l’invecchiamento cellulare. Gli antiossidanti sono delle sostanze naturali che possiamo assumere attraverso ciò che mangiamo, la loro forza sta nella capacità di contrastare l’azione dei radicali liberi, molecole ad azione altamente dannosa a causa della loro instabilità energetica.

Grazie al test Oxygen Radical Absorbance Capacity (ORAC, Capacità di Assorbimento dei Radicali dell’Ossigeno), viene valutata la capacità degli alimenti di fronteggiare l’azione dei radicali liberi. Con questo test vengono valutate le dosi necessarie per ottenere un effetto positivo e quindi protettivo sull’organismo. Gli alimenti sono stati suddivisi in tre gruppi in base all’apporto di unità Orac per 100 grammi.

Il primo gruppo è formato da cibi che forniscono circa 200 unità Orac cioè: sedano,lattuga, cetrioli, insalata riccia, anguria, zucchine cotte, carote, pomodori, cavolo cappuccio cotto, albicocche, spinaci crudi, melone, cavolfiore cotto, fagiolini cotti, pere, banane, pesca, carote cotte, broccoli cotti e melanzane.

Nel secondo gruppo rientrano invece tutti gli alimenti che forniscono mediamente 500 unità Orac: uva bianca, cipolle, uva passa, patata americana cotta, succo di mela, kiwi, funghi champignon, peperoni, mais bollito, ciliegie, uva rossa e nera, avocado,succo di arancia, patate arrosto, pompelmo rosa, succo di pomodoro, susine, succo di pompelmo e cavoletti di Bruxelles cotti.

Infine , il terzo gruppo è formato da tutti quegli alimenti ad alto contenuto in unità Orac, circa 1200: barbabietola cotta, succo di mirtilli, arance, spinaci cotti, cavolo verde cotto, more, fragole, mirtilli, succo d’uva, cioccolato amaro.

Per ottenere i maggiori benefici, gli studiosi consigliano giornalmente di assumere un quantitativo di alimenti tale da raggiungere circa 5000 unità Orac combiando vari tipi di alimenti proprio perché ognuno di essi ha potenzialità antiossidanti differenti. Altro consiglio è quello di cuocere le verdure preferibilmente a vapore, cottura che determina una perdita di sostanze antiossidanti non superiore a circa il 20%. Le alte temperature tendono in genere a distruggere i preziosi antiossidanti, la bollitura, ad esempio, è responsabile di una perdita di circa il 70% del contenuto in antiossidanti.

Possiamo facilmente notare come il contenuto degli Orac di uno stesso alimento vari a seconda se è crudo o cotto. È importante inoltre che vengano mangiate frutta e verdura di stagione proprio perché la stagionalità e la freschezza del prodotto garantisce un maggiore contenuto in antiossidanti. I cibi inoltre devono essere conservati al riparo della luce e da fonti di calore che favorirebbero i processi di degradazione cellulare. Impariamo quindi a contrastare l’invecchiamento cellulare a tavola scegliendo i cibi giusti che ci aiutano a garantire la giovinezza alla nostra pelle. I prodotti della stagione estiva sono un vero e proprio concentrato di unità Orac, un elisir di lunga giovinezza del quale dobbiamo inevitabilmente approfittare.
di Valentina Schirò (Biologa Nutrizionista)

                                                                                                     IL "MELOGRANO" UN VERO FARMACO NATURALE. Diuretico, antiossidante e anti-tumorale è ricco di proprietà benefiche

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Chiamato anche pomo saraceno, è un prodotto autunnale tipico dell'Afghanistan e della Persia, ma è molto diffuso in tutto il mediterraneo. Di questo frutto viene usato proprio tutto: non si mangiano solo i semi, ma anche la radice, che sembra abbia proprietà vermifughe. Con questa pianta si possono fare anche delle lavande vaginali lasciando in infusione 30 g di fiori essiccati in 1 litro di acqua bollente per 1 minuto. I semini sono difficili da digerire, specialmente per chi soffre di problemi al colon. Tuttavia, vengono utilizzati per la preparazione di granatina, uno sciroppo molto dolce. Dal punto di vista nutrizionale, recenti studi hanno confermato le ipotesi "medicamentose" di questo frutto avanzate da Ippocrate. Nell'antica Grecia il melograno veniva usato come antinfiammatorio e nei casi di diarrea cronica, grazie alle sue proprietà astringenti. Ricco di potassio, minerale con effetto diuretico, ha un effetto drenante, e quindi detossinante, per il nostro organismo. Negli ultimi anni, l'attenzione è stata puntata sull'acido ellagico (presente anche nei frutti di bosco): secondo l’Istituto del Cancro della Università della Sud Carolina, sembra che questa sostanza induca la morte delle cellule cancerose, soprattutto di quelle al seno. Un ottimo aiuto contro lo stress ossidativo, dunque, dalle proprietà anti-invecchiamento e anti tumorali. Merito anche dell'alta percentuale di polifenoli in esso contenuti, preziosi per contrastare l'aterosclerosi e le malattie cardiovascolari. Una nuova ricerca giapponese sembra aggiungere altre benefiche proprietà a questo frutto. Lo studio, pubblicato sul Journal of Ethnopharmacology, ha affermato che che il succo di melograno (che si è si è rivelato efficace sugli animali di laboratorio) potrebbe aiutare le donne a combattere alcuni disturbi della menopausa, come la depressione e la fragilita' ossea.
di Luana Trumino

                                                                                                            LA NOSTRA TRADIZIONE ALIMENTARE.               Cappone, cotechino, capitone: conosci le loro proprietà?

Gli alimenti della nostra tradizione
Ogni regione ha le proprie tradizioni gastronomiche, ma alcuni alimenti che compongono le tavole natalizie degli italiani sono proprio tipici di questo periodo. Conosci tutte le loro proprietà?
Il cappone
È un gallo castrato all'età di 60-70 giorni e macellato a circa 6 mesi di vita. Ricco di vitamine (in particolare del gruppo B), e sali minerali, è nutriente e digeribile, con carne saporita e tenera anche se piuttosto costosa. La sua produzione si concentra soprattutto nel periodo natalizio per lo più in Emilia Romagna, Piemonte e Veneto. Quando lo acquisti presta attenzione alle zampe, che devono avere un aspetto lucido. Scegli capponi al di sotto dei 2 chili, per evitare che la carne risulti stopposa. Se lo acquisti intero consumalo entro 24 ore altrimenti, privato delle viscere e sigillato in pellicola trasparente, conservalo in frigo per massimo 2 giorni.
Lo zampone e il cotechino
Lo zampone e cotechino sono salumi insaccati tipici della zona del modenese. Vengono realizzati con una miscela di carne suina a forma di arto di maiale per lo zampone e a forma cilindrica per il cotechino. Se non li fai certo mancare sulla tavola di San Silvestro, ti consigliamo di comprarli da cuocere e di produzione artigianale. Quelli precotti hanno il vantaggio di poter essere conservati più a lungo. In genere vengono serviti a fette e abbinati a lenticchie, ma puoi osare anche con fagioli, purè di patate o contorno di spinaci.


                                                                                                                                                                         LE MIGLIORI REGOLE ALIMENTARI. Ecco le dieci regole d’oro da seguire evitando le diete fai da te:





1)Bevi ogni giorno acqua in abbondanza;
2) A tavola varia le tue scelte;
3) Fai sempre una sana prima colazione ed evita di saltare i pasti;
4) Consuma almeno 2 porzioni di frutta e 2 porzioni di verdura ogni giorno;
5) In una dieta equilibrata i cereali (pane, pasta, riso ecc.) devono essere consumati ogni giorno;
6) Mangia pesce almeno due volte alla settimana (fresco o surgelato);
7) Ricordati che i legumi forniscono proteine di buona qualità e fibre;
8) Limita il consumo di grassi, soprattutto quelli di origine animale, privilegiando l'olio extravergine di oliva;
9) Non eccedere nel sale;
10) Limita il consumo di dolci e di bevande caloriche.

                                                                                                        LA PIRAMIDE ALIMENTARE. Rappresentazione grafica di una corretta alimentazione, viene aggiornata seguendo l’evoluzione della società

Il primo che cercò di spiegare al mondo perché alcune popolazioni fossero più longeve fu il fisiologo americano Ancel Keys, che negli anni Settanta pubblicò il libro “Mangiar bene per vivere meglio”. Keys diede il via agli studi sulla dieta mediterranea nei paesi del Cilento, scoprendo che un consumo equilibrato di alimenti naturali (come olio di oliva, frutta, cereali, legumi) associato a uno stile di vita non sedentario, permettevano di ridurre il rischio di malattie cosiddette del benessere (cardiopatie, diabete, ipertensione ecc).
La nuova Piramide Alimentare
Piramide alimentare italiana su base settimanale

Nasce la Piramide Alimentare
La prima Piramide Alimentare nasce nel 1992, ad opera dell’US Department of Agriculture: un grafico che, in modo sintetico ed efficace, spiega come adottare un tipo di alimentazione equilibrato. La forma a piramide rappresenta graficamente le proporzioni di consumo giornaliere dei diversi alimenti. Alla base sono collocati gli alimenti che bisogna consumare in maggiore quantità. Risalendo verso la punta, si trovano i cibi da consumare con moderazione.
Nel corso degli anni di questi modelli ne sono stati realizzati diversi, tra cui la Piramide Alimentare Italiana, basata sulla definizione di Quantità Benessere (QB - porzioni di alimenti in grammi), messa a punto dall’Istituto di Scienza dell’Alimentazione dell’Università La Sapienza nel 1993.            


INTEGRATORI ALIMENTARI:IL PERICOLO DI CHI FA SPORT.Il bisogno di prestazioni super, la voglia di emulazione e il “fai da te” i principali nemici. Il consiglio del medico è sempre opportuno

Integratori alimentari: i pericoli per chi fa sport
Secondo una recente ricerca realizzata da Ac Nielsen per FederSalus, la Federazione dei produttori di prodotti salutistici, un italiano su tre usa gli integratori, il 32% dichiara di assumerli abitualmente; di questi, il 62% lo fa da oltre due anni. Lo sportivo, lo studente, i salutisti, e chi spera di dimagrire: questi i soggetti principali dell’uso di questi prodotti. I numeri confermano una vera esplosione del mercato: più di un miliardo di euro di fatturato solo in farmacia e quasi duecento milioni in altri canali di vendita. Ai primi posti nelle vendite si attestano i fermenti lattici, i multivitaminici e i dimagranti. Preoccupante è l’eccesso di “fai da te”: circa un terzo degli acquirenti decidono autonomamente di assumere tali prodotti, decidendone dosaggio e somministrazione. Secondo Fabio Galvano, professore associato di scienze dietetiche applicate presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco dell'Università degli Studi di Catania, c’è il reale rischio che la gente percepisca gli integratori come sostanze prive di effetti collaterali, anche perché, a differenza dei farmaci, non hanno bisogno di prescrizione medica. Secondo Galvano, nella maggior parte dei casi gli integratori non hanno dei veri e propri effetti, né in bene né in male. Ma è per questo che vengono messi in commercio con relativa facilità: non c’è bisogno di prove cliniche o tossicologiche, non bisogna nemmeno dimostrarne l’efficacia e possono essere acquistati senza prescrizione medica. Ciò nonostante, non è sempre vero che non abbiano effetti. Quello che è importante capire, insomma, è che gli integratori, per lo più auto prescritti sulla base del sentito dire, non sono semplici dissetanti: se consumati in quantità modeste risultano quasi sempre ininfluenti ma l’eccessivo utilizzo potrebbe esporre a potenziali rischi. E le esagerazioni non sono impossibili: il consumatore medio, che di solito è solo superficialmente informato, può credere che se una pillola fa bene, due fanno meglio e tre fanno benissimo. Per capire poi il successo di questi integratori alimentari bisognerebbe valutare l’incidenza delle campagne pubblicitari.
Sempre secondo il dottor Galvano, molta attenzione deve essere posta sull’utilizzo della carnitina e della creatina. Per quanto riguarda gli atleti, occorrono ulteriori approfondimenti per sapere se la carnitina sia davvero utile. Ma già adesso si può dire che di sicuro non serve alle persone sedentarie e sovrappeso per dimagrire, come invece vorrebbe il marketing. In molti altri casi non c'è nemmeno un lontano fondamento. Nonostante gli studi effettuati su una serie di integratori, si è dimostrato che i risultati non sono univoci. Molto popolare tra gli sportivi anche la creatina, sulla quale ci sono delle evidenze positive sull’incremento della forza e della massa muscolare: questo la rende efficace per certi tipi di sport che prevedono sprint e velocità, mentre è ancora dubbia l’efficacia sulle attività aerobiche di lunga durata, sulla riduzione del grasso corporeo e sull’aumento della densità ossea, sottolineando che tali effetti si riferiscono a sportivi regolari e non a presunti atleti dell’ultima ora.
In conclusione, si può affermare che l’utilizzo necessario degli integratori è limitato a poche patologie, come gli stati di carenza nutrizionale o un aumentato fabbisogno fisiologico. L'uso ingiustificato e incontrollato di queste sostanze può avere dei rischi, perciò, prima di assumerli, è sempre necessario chiedere almeno un parere al proprio medico. Gli integratori, in ogni caso, non possono mai sostituire gli alimenti, in particolare la frutta e la verdura che dovremmo mangiare almeno cinque volte al giorno. Infine, l'integratore non può e non deve essere l'alibi per evitare di adottare una dieta variata ed equilibrata o per esimersi dall'attività fisica
di Vittorio Di Gioia

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