Salvo il primo Bimbo operato al cuore ancora nel pancione, il primo stent in europa è a Bergamo.


L'intervento, su un feto di 33 settimane, è stato eseguito il 31 gennaio all'ospedale 'Papa Giovanni XXIII'.


Milano, 27 feb. (Adnkronos Salute) - Operato al cuore prima di nascere, per 'aggiustare' una malformazione non gli avrebbe permesso di vivere fuori dal pancione della mamma. L'intervento, su un feto di 33 settimane, è stato eseguito il 31 gennaio all'ospedale 'Papa Giovanni XXIII' di Bergamo, che ha presentato oggi i dettagli dell'operazione: uno stent cardiaco inserito attraverso un ago e una mini-cannula, senza praticare tagli né sull'addome materno né in utero. Un'operazione effettuata per la prima volta in Italia, adottando una variante anche alla tecnica standardizzata utilizzata nei centri di riferimento nordamericani. In sala operatoria 8 camici bianchi (2 ginecologi, un cardiologo, un anestesista, 2 ostetriche e 2 infermiere), 4 le Unità ospedaliere coinvolte (Ostetricia di ginecologia, Cardiologia 1, Cardiochirurgia 2, Anestesia e rianimazione 2).
Il futuro bebè protagonista dell'intervento soffre di quella di ipoplasia del cuore sinistro: la metà sinistra dell'organo non si sviluppa. Capita una volta su 10 mila (10% del totale cardiopatie congenite) e nel caso di Bergamo la sindrome, già severa - spiegano dal nosocomio - era aggravata dalla totale chiusura del setto atriale, verificatasi alla 32esima settimana di gestazione. Un quadro simile permette la sopravvivenza in utero, ma non alla nascita, quando la chiusura totale del setto si rivelerebbe fatale perché renderebbe impossibile ossigenare il bambino con qualsiasi manovra rianimatoria.

" Dopo aver praticato l'anestesia generale sul feto, grazie a un'iniezione muscolare - descrive Nicola Strobelt, ginecologo responsabile dell'Unità di medicina materno-fetale, che ha effettuato la prima parte della procedura mentre la collega Luisa Patané monitorava le immagini ecografiche e lo guidava - abbiamo inserito una cannula poco più spessa di un ago da amniocentesi", 1,6 millimetri circa, "nell'addome materno e nella membrana uterina, pungendo il torace del feto, trapassando il polmone e l'atrio cardiaco sinistro, forando il setto interatriale". Una volta posizionato l'ago Matteo Ciuffreda, medico della Cardiologia 1, ha inserito nella cannula una minuscola guida e su di essa un catetere provvisto di stent del diametro di 4 mm, che è stato gonfiato e rilasciato nel cuore del feto per mantenere aperto il foro praticato con la settostomia.

"Il controllo ecografico immediato ha confermato il corretto posizionamento dello stent e il ripristino del passaggio di sangue dai polmoni al cuore, obiettivo dell'intervento - sottolinea Ciuffreda - Questo consente di prevenire in utero la compromissione irreversibile della funzione polmonare e di non andar incontro a morte certa alla nascita". Luigi Frigerio, direttore del Dipartimento materno infantile, sottolinea come "i rischi delle procedure intrauterine sono alti e le rendono necessarie in pochi casi selezionati, per i quali i benefici superino i rischi. Occorre avere la certezza che il nostro intervento cambi la storia della malattia, e così è stato in questo caso".

"La procedura è perfettamente riuscita, ma è solo il primo passo - precisa Lorenzo Galletti, responsabile della Cardiochirurgia 2 dell'ospedale di Bergamo - Lo stent ha consentito di migliorare la circolazione polmonare del feto che, dopo la nascita, potrà affrontare il lungo percorso che aspetta i piccoli affetti da ipoplasia del cuore sinistro. Questa cardiopatia resta inguaribile, ma se adeguatamente seguita non impedisce una vita normale, come dimostrano i piccoli pazienti del nostro centro".

Il 'Papa Giovanni XXIII' è infatti centro di riferimento per la diagnosi, il trattamento e la ricerca per il cuore sinistro ipoplasico. Gli specialisti bergamaschi stanno sviluppando, oltre ai trattamenti in età fetale, procedure ibride e volte alla riabilitazione chirurgica del ventricolo sinistro, cercando allo stesso tempo di individuare i geni responsabili di questa rara patologia.

Carlo Nicora, direttore generale dell'azienda ospedaliera, fa notare come l'ospedale - attivo solo da un anno nella nuova struttura - non è solo tornato ai livelli di attività ordinari, ma sta attuando "procedure profondamente innovative destinate a cambiare la pratica e la storia della medicina. Siamo un ospedale di livello internazionale nato e cresciuto in provincia grazie a maestri come Lucio Parenzan", pioniere della cardiochirurgia morto nelle scorse settimane, "e ciò che presentiamo oggi è paragonabile per importanza ai primi interventi fatti a Bergamo sui 'bambini blu'", la tetralogia di Fallot.

Se è la prima volta in Italia che viene posizionato uno stent nel cuore di un feto, nel nostro Paese l'intervento cardiaco intrauterino ha due precedenti. Nel 2011, sempre a Bergamo, agli ospedali Riuniti (oggi 'Papa Giovanni XXIII') - ricorda l'Ao orobica - i medici bergamaschi e un'équipe dell'ospedale universitario di Madrid '12 de Octubre' praticarono una valvuloplastica aortica. Ancora nel 2011, a Torino all'ospedale Le Molinette, è stata praticata una valvuloplastica polmonare.

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