Renzi: «Dimettermi? Non ci penso neppure. Non fatemi ridere»


ROMA «Dimettermi? Non ci penso neppure. Cambiare l'Italicum? Non fatemi ridere»
Renzi: non è voto di protesta e mi tengo il doppio incarico.

ROMA «Dimettermi? Non ci penso neppure. Cambiare l'Italicum? Non fatemi ridere». Matteo Renzi, dopo la batosta di Roma e soprattutto di Torino, non batte in ritirata. Tantomeno apre a quella parte della minoranza Pd che invoca la rinuncia al doppio incarico e sostanziali ritocchi alla legge elettorale. Il premier-segretario piuttosto contrattacca, torna a vestire i panni del rottamatore come ha fatto capire nella lunga notte di domenica: «Bisogna innovare, innovare, innovare. Perché dietro ai risultati di queste elezioni non ci sono la protesta, la rabbia, il populismo. C'è la voglia di cambiamento. Ha vinto chi ha saputo interpretare meglio l'ansia di cambiare». E, in nome del fair play, dell'«onestà di dire che ho perso quando ho perso», Renzi cita Virginia Raggi e s'inchina alla vittoria dei grillini: «Il successo dei Cinquestelle è netto e indiscutibile, come è innegabile che questo voto abbia anche una valenza nazionale e non solo territoriale».

L'occasione per parlare alla stampa è data dall'incontro con lo chef campione del mondo Massimo Bottura. Nella sala dei galeoni, al primo piano di palazzo Chigi, Renzi si presenta ostentatamente allegro e festoso. Scherza. Fa battute. Si guarda bene però dall'entrare nel dettaglio delle richieste di Bersani & C. Rinvia la resa dei conti alla riunione della Direzione anticipata a venerdì: «Se ho fatto bene o male? Ne discuteremo in modo vero, franco e sincero tra quattro giorni. Nessuno deve drammatizzare il voto dei ballottaggi, ma nessuno deve minimizzare. E poi la Direzione si farà il giorno di San Giovanni e a Firenze si dice: San Giovanni non vuole inganni. Sarà un giorno meraviglioso...».

Insomma, chi pensava di ritrovarsi davanti a un Renzi mogio e depresso resta deluso. La grave sconfitta di Piero Fassino a Torino, la valanga di voti con cui la grillina Raggi ha seppellito Roberto Giachetti, gli 11 Comuni capoluogo su 19 persi rispetto al 2011, spingono Renzi a tornare «alle origini». Allo schema rottamatorio del 2014, quando alle europee incassò il 40,8%: «La gente preferisce il nuovo all'usato sicuro. E non solo con i candidati grillini. Pure noi a Varese e a Caserta, ma anche a Milano, siamo riusciti a vincere puntando su candidati innovativi».
Come dire: non importa il colore della maglia del sindaco, ma il suo tasso di novità. E qui, Renzi, si regala una metafora gastronomica citando lo chef Bottura: «A me emozionano sempre le lasagne della nonna e continuano ad emozionarmi. Ad altri un po' meno. Ma il punto chiaro è che dobbiamo come Pd riflettere per dare una lettura non banale al voto. Bisogna coniugare i valori della nostra comunità con la capacità di aprirsi al nuovo senza scadere nel nuovismo».

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