Maurizio Costanzo, a 77 anni è ancora sul trono, e si racconta...


A 77 anni in Tv è ancora sul trono, alla conduzione di Bella storia. Quella che qui ci racconta con più cuore, riguarda la De Filippi, ultima delle sue quattro mogli, con cui quest'anno ha compiuto 20 anni di matrimonio. «Non pensavo di resistere così a lungo, sarà al mio fianco fino alla fine»

Si guarda intorno in quello che per lui è «più una tana di un ufficio», e dice di «rimpiangere una cosa su tutte», di quando era ragazzo: «Non avere più tanta vita davanti».

Maurizio Costanzo è un uomo malinconico, e sostiene sia stato questo a salvarlo dalla depressione. È pure, e lo sa, un uomo fortunato. «Perché ho fatto del mio unico hobby il mio lavoro. Perché nel 1993 mi sono salvato per uno scarto di dieci secondi da un attentato al tritolo ordito dalla mafia. Perché sebbene abbia perso molti amici, lungo la strada, a 77 anni ho una moglie, tre figli, quattro nipoti. Tornerei indietro solo perché sono, anche, un uomo esagerato».


Sarebbe in età da pensione, invece continuano a chiamarla per lavorare tanto da essere in Tv quasi «a reti unificate».
«In Bella Storia (programma firmato da Rai Cultura e in onda ogni mercoledì su Rai Storia), ho provato lo stupore di conoscere otto straordinari rappresentanti della nuova industria italiana di cui nessuno parla, troppo impegnati come siamo a dir male del nostro Paese: dal titolare della stamperia con il più alto indice di redditività in Europa a due giovani amiche che ricavano nuovi filati tessili ecologici dagli scarti delle arance. Giancarlo Leone mi ha voluto poi capo-progetto di Domenica In e su Rete 4 il Maurizio Costanzo Show indagherà ancora le famiglie vip e non».
Smetterà mai?
«Ricordo un pomeriggio, con Vittorio Gassman. Pensammo sinceramente: “Che bello sarebbe morire in palcoscenico”».
Che cosa le hanno insegnato sull’amore 20 anni di matrimonio con Maria De Filippi?
«Una grande complicità può trasformarsi in un affetto che può essere addirittura più forte: non c’è agli inizi, lo costruisci nel tempo, giorno dopo giorno. Ci avviciniamo alle nozze d’argento, se contiamo i 2 anni di fidanzamento prima del sì: non l’avrei mai creduto possibile».
Agli inizi, però, confessò: «Quando ho incontrato Maria, per la prima volta nella mia vita ho pensato "Ecco, questa è la persona che stringerà la mia mano mentre morirò».
«Lo penso ancora. Non mi era mai successo con le mie donne precedenti».


MARIA E LE ALTRE, POTERE ALLE DONNE
Ha avuto 4 mogli, più una convivenza «come un matrimonio» con Simona Izzo. È mai stato solo?
«Forse per due mesi: credo nella coppia, e al fatto che se non funziona si scioglie e si va avanti trovandone un'altra».
Maria, scherzosamente, si dichiarò gelosa di lei (da Fabio Fazio, per Katia Ricciarelli).
«Ma io non gli do motivo di esserlo, e non mi sono mai meritato una scenata».

Lei lo è, di sua moglie?
«Se lo fossi, mi preoccuperei: significherebbe che qualcosa non va nella natura della nostra relazione».

È ancora il primo osservatore/critico dei programmi di Maria?
«Li guardo sempre, lei mi telefona nei break pubblicitari. Mi piacciono perché non sono improvvisate, si capisce che c’è quel duro lavoro dietro che ci fa vedere solo a tarda sera».


STRISCIA, IL DEBUTTO FETISH DI DE FILIPPI E HUNZIKER
L’allieva ha superato il maestro?
«È giusto: ha 23 anni meno di me, va bene così».
Lei ha tre figli (Camilla e Saverio, avuti dalla giornalista Flaminia Morando) e Gabriele (adottato nel 2004 sedicenne). Si è padri migliori a 30 anni o a 70?
«Oggi con loro c’è un rapporto molto più intenso di quando erano ragazzini. Li vedo tutti i giovedì, in una sorta di rito: vengono a pranzo qui da me in ufficio e ci raccontiamo la settimana passata, quella che verrà».
Vive ancora sotto scorta?
«Dal 1993, di cinque poliziotti. Ormai sono diventati come dei parenti, è grazie a loro che ho superato lo choc dell'attentato a quella che per me era una casa: il Teatro Parioli».

DE FILIPPI: «NON POTREI MAI FARE A MENO DI MAURIZIO»
Altri vizi da dichiarare, oltre ai bignè?
«Ormai sono a dieta, non ho neanche più quello: ma una volta a San Giuseppe ne ho mangiati 24. C’è mancato poco finissi in ospedale». 

Chiuda gli occhi, torni bambino.
«Ricordo che scrivevamo i nomi sui tappi delle bottiglie, li legavamo a delle lattine, poi con un gesso segnavamo il percorso, e imitavamo così Il giro d’Italia. Era finita la guerra, e soldi per i giochi non ce n’erano».

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