INCREDIBILE: pediatra con la tubercolosi rischia di contagiare 3500 bambini..


Trieste, pediatra con tubercolosi Richiamati quasi 3.500 bambini.

La donna eseguiva le vaccinazioni in convenzione con l’Azienda sanitaria, primi sintomi un anno fa. Rischi di contagio limitati ma i pazienti più piccoli sottoposti a profilassi.

Una pediatra che scopre di avere la tubercolosi, 3.490 bambini richiamati in via precauzionale per scongiurare un possibile contagio. Succede a Trieste, dove la donna, che si occupava di vaccini, ha svolto la sua attività, in convenzione con l’Azienda sanitaria universitaria integrata, nei distretti 1, 2 e 3 fino al 15 settembre scorso quando la situazione si è aggravata, ha spiegato il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Nicola Delli Quadri. Ora è ricoverata nel reparto Malattie infettive dell’Ospedale Maggiore cittadino, le sue condizioni non sono preoccupanti nonostante abbia la forma “attiva” (ovvero conclamata) della malattia. I piccoli pazienti da 0 a 6 anni, che negli ultimi mesi sono stati vaccinati nell’ambulatorio della pediatra, saranno sottoposti al test della tubercolina per verificare se sono entrati in contatto o meno con il germe della tubercolosi (abbreviata in Tbc o Tb). Le iniziative messe in campo per controllare i bambini sono state decise, spiega l’Asl, «secondo il principio della massima precauzione». Per completare le verifiche serviranno due mesi-due mesi e mezzo. Per quanto riguarda gli adulti, sono stati sottoposti a controllo i colleghi e i familiari della pediatra e le persone che hanno avuto contatti prolungati, superiori alle 8 ore e in ambiente chiuso, in quanto la possibilità di contagio negli adulti non è elevata.

Profilassi per i bambini sotto l’anno
Per i più piccoli è stata però decisa una procedura d’emergenza: seicento bambini sotto l’anno di età saranno sottoposti a profilassi. «Nei primi anni di vita si è a maggior rischio di sviluppare un’infezione, per cui le linee guida suggeriscono di fare la profilassi a tutti i bambini sotto l’anno anche se il test è negativo» spiega Massimo Maschio, responsabile del Centro Regionale del Friuli Venezia Giulia per la diagnosi e la cura della fibrosi cistica. La terapia evita che il contatto si possa trasformare in infezione, seppur latente. I bambini saranno sottoposti a un controllo dopo 8 settimane. Se invece il test risultasse positivo i bambini verranno presi in carico dall’Ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste.

I primi sintomi un anno fa
C’è un punto della vicenda che richiederà approfondimenti: la pediatra triestina aveva accusato i primi sintomi della Tbc un anno fa. A renderlo noto è la stessa Azienda sanitaria per cui la donna lavorava in regime di convenzione. A Trieste, nel 2016, sono stati notificati sette casi di tubercolosi; erano 13 nel 2015, mentre negli anni ‘60 si registravano 3-400 all’anno. La positività al test - ricorda l’Azienda Sanitaria - non significa aver contratto la malattia, né che ci sia un collegamento automatico con il caso accertato. Positività significa che si è avuto il contatto con il germe; in questo caso vengono approfondite le indagini per verificare se la positività è effettiva e impedire l’eventuale sviluppo della malattia. «Si dovrà individuare il ceppo di origine - ha detto il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza -. Certo è che il riacutizzarsi di certe malattie dovrebbe porre degli interrogativi sulla efficacia delle procedure di profilassi che vengono adottate in considerazione della massiccia immigrazione nel nostro Paese». (Fonte: CORRIERE DELLA SERA)

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