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25 Aprile, storia e significato del giorno della liberazione.

La Festa della Liberazione si festeggia ogni anno il 25 aprile, quando si ricorda la liberazione d'Italia dal governo fascista e dall'occupazione nazista del paese. La Festa del 25 aprile, durante la quale ovviamente non si lavora, è conosciuta anche come anniversario della Resistenza, una festività dedicata anche al valore dei partigiani di ogni fronte che, a partire dal 1943, contribuirono alla liberazione del paese. In Italia le formazioni partigiane si costituirono infatti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943, per iniziativa di antifascisti e di militari del dissolto regio esercito. Inizialmente composta da poche migliaia di uomini, la Resistenza assunse consistenza grazie alla vasta partecipazione di operai, contadini e dei giovani renitenti alla leva della Repubblica di Salò che portarono nell'esercito partigiano circa 300.000 persone. Le bande partigiane diedero vita alla resistenza armata contro l’occupazione nazista e contro il collaborazionismo fascista ed è per questo che fu nel contempo una guerra di liberazione contro lo straniero e una guerra civile.

L’azione della Resistenza fu coordinata dai Comitati di Liberazione Nazionali il primo dei quali sorse a Roma il 9 settembre 1943 mentre il Re e Badoglio fuggivano. Nei CLN erano rappresentati i partiti sorti e ricostituitisi durante il 1943. Le formazioni partigiane si distinguevano a loro volta per orientamento politico: vi erano le brigate Garibaldi (comuniste), le Matteotti (socialiste) e Giustizia e libertà (del partito d’azione). Nel giugno 1944 si costituì anche il CLN Alta Italia (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia). Grazie all'attività di questi gruppi a cui si affiancò la partecipazione diretta della popolazione civile, molte zone furono liberate dai partigiani prima dell’arrivo degli alleati.

25 APRILE, LIBERAZIONE D'ITALIA: RIASSUNTO
Le formazioni partigiane operavano di preferenza lontano dai centri abitati per sfruttare i vantaggi offerti dalla natura montagnosa del paese, lanciando attacchi improvvisi a reparti nemici o a strutture di interesse militare. Le rappresaglie tedesche furono feroci: lo testimoniano i 335 civili massacrati a Roma nelle Fosse Ardeatine e la strage di Marzabotto, nei pressi di Bologna, dove si contarono 1830 vittime. Rivestirono grande importanza anche altre forme di resistenza. Nel marzo del 1944 un grande sciopero generale - l’unico nell’Europa occupata dai nazisti - bloccò la produzione del triangolo industriale.

LIBERAZIONE E FINE DELLA GUERRA IN ITALIA Nella primavera del 1945 le truppe anglo americane sfondarono la linea Gotica che si sviluppava da La Spezia fino a Rimini lungo l’Appennino dilagando nella Pianura Padana. Il 25 aprile la resistenza italiana, che poteva ormai contare più di 200.000 uomini, scatenò l'insurrezione nazionale contro i tedeschi. Mussolini tentò la fuga in Svizzera unendosi a una colonna tedesca ma riconosciuto e catturato dai partigiani fu giustiziato il 28 aprile nel villaggio di Dongo assieme alla compagna Claretta Petacci e ad altri gerarchi. I loro corpi, appesi per i piedi, furono esposti in Piazzale Loreto a Milano. Il 25 aprile viene festeggiato in tutta Italia quale Festa della Liberazione. La data fu scelta dal CLN perchè proprio il 25 aprile, da Milano, partì l'appello per l'insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano.

''Sono tua mamma?'', donna malata di alzheimer riconosce la figlia: la sorpresa è......

Una ragazza di Sanford, nel Maine, ha pubblicato sui social un video dove mostra il momento in cui la mamma, sorda e affetta da demenza, riesce nuovamente riconoscerla.

La morte di un genitore è senza dubbio un dolore indescrivibile, ma forse c'è qualcosa di ancora peggiore, come avere una mamma o un papà che non ti riconoscono più a causa della demenza senile. Un fenomeno che diventa sempre più frequente con l'avanzare dell'età e che spesso trasforma in autentici sconosciuti i figli cresciuti per decine di anni. Ma riesce a far tornare alla memoria i vecchi ricordi, la reazione di queste persone è sempre incredibile. Un'esplosione di gioia come quella di Carmen, una donna di 76 anni sorda e affetta da demenza, che vive a Sanford, nel Maine (Stati Uniti). La storia di questa mamma e di sua figlia MJ è diventata molto popolare dopo che la ragazza ha diffuso sui social un video in cui si trova in auto insieme alla mamma. Dalle immagini si capisce chiaramente che Carmen non rammenta in alcun modo che la ragazza seduta al suo fianco sia sua figlia, così la giovane inizia a darle diversi indizi sul suo passato. Tanti ricordi felici, momenti condivisi in famiglia, che uno dopo l'altro riescono ad aprire un varco nella nebbia che si addensa nella mente della 76enne.



Poi un bagliore negli occhi, un colpo di fulmine e la sorpresa: la mamma riconosce nuovamente la figlia, con le due che si abbracciano come se fosse per la prima volta. Una storia commovente che in questi giorni sta facendo il giro del globo dopo che MJ ha condiviso sui social il filmato, con in allegato la frase ''La demenza può anche fare delle belle sorprese''. Come darle torto.

Messaggio anonimo visto davanti al letto di un paziente di Alzheimer...

"Non chiedermi di ricordare,
non cercare di farmi capire.
Lasciami riposare, fammi capire che sei con me,
baciami sulla guancia e tienimi la mano.

Sono confuso ben oltre la tua concezione,
sono triste e sofferente e perso.
Tutto quello che so è che ho bisogno di te,
stai con me a tutti i costi.

Non perdere la pazienza con me,
non imprecare, rimproverarmi o sgridarmi.
Non riesco a dirti perché mi comporto così,
non posso essere diverso, anche se ci provo.

Ricorda solo che ho bisogno di te,
che la parte migliore di me se n'è andata.
Ti prego di non evitare di starmi vicino,
amami finché la mia vita se ne va."

Messaggio di autore anonimo visto davanti al letto di un paziente di Alzheimer. (Posted By Beppe Tardito 07/12/2019)


La forza dell'amore.. (da una storia vera)


Il 15 aprile 1945 i soldati tedeschi entrarono nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, un luogo di orrore dove circa 70mila persone si stima siano morte in appena 4 anni. Howard Kleinberg era tra i prigionieri. Oggi ricorda che «se volevi morire, dovevi trovare un posto tra i cadaveri non sepolti». Pochi giorni prima dell’ingresso degli americani, era stato incaricato dai gendarmi tedeschi di buttare alcuni cadaveri in una fossa comune. Deperito, malato e privo di forze, cadde al suolo stremato, in mezzo ai cadaveri. Fu così che lo trovarono i soldati americani e alcune donne, entrate per dare una mano, a Bergen-Belsen il 15 aprile 1945. Lo credevano tutti morto, ma una donna di nome Nancy si accorse che era ancora in vita. Per tre settimane Nancy si prese cura di lui, poi venne trasferito in un ospedale militare.

Quando venne dimesso iniziò a cercare la donna che gli aveva salvato la vita, invano. La cercò per settimane e settimane, fino a quando gettò la spugna e si trasferì nella lontana Toronto, dove vivevano alcuni suoi parenti. Lì incontrò altre famiglie di immigrati e qualcuno le parlò anche di una certa Nancy, anche lei fuggita dal Vecchio Continente. A Howard si aprì il cuore in due: forse era la “sua” Nancy. Era proprio così. Quando la incontrò le chiese se si ricordava di lui. La risposta fu un semplice “sì”, lo stesso che lei rispose alla domanda che lui gli fece anni dopo, quando le chiese se voleva sposarlo. Da oltre 65 anni lui la tratta come una principessa: «La amo ed è l’unico modo per ringraziarla per avermi salvato la vita» racconta oggi Howard.

Si sposa poche ore prima di morire.. (Video struggente)

Rowden Go Pangcoga, filippino di Manila, è stato invece il protagonista del matrimonio più struggente, documentato da un video che è impossibile reggere fino alla fine senza avvertire un groppo alla gola. Aveva fissato la data delle nozze prima che gli diagnosticassero un male incurabile: cancro al fegato al quarto stadio. Non sarebbe mai arrivato all’8 luglio, il giorno delle nozze e del suo compleanno. Ha deciso così di sposarsi con la sua Leizl nei corridoi dell’ospedale, mentre il fratello della sposa girava il video. Lui in barella, lei in lacrime, come del resto tutti gli altri invitati: ha detto sì. L’ha baciata. Ed è morto dieci ore più tardi, l’11 giugno, all’età di 29 anni.



Metastasi ai polmoni e al fegato, ecco come sono guarita...


Questa è la storia di Veronica.

Veronica due anni fa ha scoperto un tumore già esteso. E, dopo poco, recidive ad altri tre organi. Nonostante ben 11 cicli di chemio c’erano ancora 4 metastasi ai polmoni e al fegato.

"Non potevo più continuare con la chemioterapia, ero piegata dai dolori e soggetta a crisi convulsive.."

Racconta lei che ora ha 54 anni e sta bene.

L’oncologia ufficiale non ha dato alternative a Veronica, il protocollo è quello. E lei, che ha due fratelli medici, uno in Messico (ematologo) e uno in Francia (immunologo), ha scelto da sola la sua terapia salvavita, un mix di sana alimentazione e integratori. “Ma prima di ingerire qualcosa, chiedevo puntualmente il loro parere”. E l’ok è sempre arrivato.

Veronica è violinista. Non ha mai abbandonato il suo lavoro di orchestrale, neppure nei momenti peggiori. “La musica è la mia vita – dice – Ho scelto di non rinunciare ai concerti, anche quando avrei rischiato di ammalarmi stando in mezzo alla gente perchè avevo le difese immunitarie azzerate dalla chemio”.
Come sono guarita dal tumore?!?
via la farina bianca per eliminare metastasi al fegato

ha eliminato la farina bianca

“Durante la chemio ero ingrassata 15 chili. Per combattere la nausea mangiavo pasta e tanti spuntini con il pane. Ho cominciato a eliminare le farine raffinate e lo zucchero. Non solo: anche carne e latticini.

Sono sempre stata golosa, mettevo due cucchiaini di zucchero nel caffè, ne bevevo tre o quattro, quindi ho tolto gli otto cucchiai di zucchero al dì. Spesso prendevo anche una Coca cola, con la scusa della pressione bassa. Facevo colazione con la brioche. A pranzo mangiavo pasta e la sera, molte volte, una tazza di latte, sempre con brioche. E siccome consumavo poca carne, ero convinta di mangiare bene…”. (Fonte: http://blog.ilgiornale.it)

Dove o da chi ha appreso che questi sono errori alimentari?

“Soprattutto dagli studi sui cinesi di Colin Campbell (The China Study) e dai testi di David Schreiber, lo psichiatra e neuroscienziato francese vissuto 19 anni con un tumore al cervello, autore dei libri Guarire e Anticancro.

Tutti i libri e le ricerche sull’alimentazione concordano su questi punti…

Ho quasi eliminato le proteine animali, ogni tanto il pesce azzurro o pochissima carne usata come condimento. Ho sostituito la pasta bianca con grandi piatti di riso e quinoa. Preparo il pane in casa (uso la macchina che impasta e cuoce) con farine biologiche e integrali al 100%, alterno avena, grano, segale. Vi aggiungo semi, lino, zucca o girasole”.

contro le metastasi ai polmoni il tè verde

Tè verde a colazione.

La colazione?
“Trenta minuti prima di mangiare prendo l’ascorbato di potassio, adatto a contrastare l’acidità del corpo che è il terreno fertile del cancro.

Poi inizio con una tazza di tè verde. Quindi caffè e latte vegetale (avena, farro, miglio, mandorle, riso), sul pane spalmo marmellata biologica senza zucchero o miele di agave che ha il pregio di non alzare la glicemia. Poi tanta frutta secca, noci, nocciole, anacardi.

A metà mattina bevo un litro di centrifugato (sedano, finocchio, carote, frutta, quello che ho, con aggiunta di zenzero, potente anti-infiammatorio), un giorno vi aggiungo una bustina di glutatione in polvere (catena di aminoacidi antiossidanti), un altro l’aloe o le bacche di goji”.

Il pranzo?
la curcuma per curare le metastasi
la curcuma un po’ ovunque

“Cerco di variare il più possibile i cereali, quasi mai la pasta bianca. Condisco i piatti come farei con la pastasciutta, pomodoro, verdure o erbette e spezie. Provo a inserire la curcuma dappertutto. Da messicana cucino volentieri fagioli e tortillas di mais. Tutti i giorni un’insalata di verdure crude e semi”

La cena?
“Zuppe di legumi, minestroni, passati, tortini di verdure o il latte. Ma, quest’ultimo, solo vegetale e con cereali non zuccherati industrialmente: fiocchi d’avena con un po’ di miele d’agave e cannella”.

I risultati
In questo modo le sono scomparse 4 metastasi ai polmoni e al fegato, dopo quanto tempo?
“Le metastasi sono sparite completamente dopo un anno di alimentazione sana. Ma, come dicono i medici, non si può sapere se questo è stato l’effetto ritardato della chemio o un miracolo. Colin Campbell (l’autore di The Cina Study) ha una spiegazione scientifica: per lui sono riuscita ad affamare le cellule del mio cancro e a impedirne la proliferazione”.

Ma cosa le ha detto l’oncologa, quando, dopo un anno, ha visto che ecografie e Tac non mostravano più segni del tumore?

“Prima mi ha chiesto se avessi seguito qualche cura, poi, quando le ho detto che ho stravolto il modo di mangiare e inserito un paio di integratori, mi ha guardato come avrebbe fatto con una bambina che crede alle favole”.

Però le ha detto che la favola non è vera.

“Sì. Prima ha detto che l’alimentazione non c’entra. Poi ha aggiunto che ‘nessuno ha la verità assoluta’”.

Una storia d'amore.. Da una storia vera. (Bellissima e commovente)



Ecco una delle storie d’amore più struggenti, che spesso vengono a galla solo grazie ai social network è quella tra Maxine e Don Simpson, di Bakersfield, in California, l’ha raccontata ad esempio su Facebook la nipote Melissa Sloan, postando le loro fotografie. Lei aveva 87 anni e lui 90. Sono rimasti sposati 62 anni. Fino a quando lei non si è ammalata di cancro, terminale. E lui, a luglio, si è fratturato l’anca. Quando le condizioni di Maxine sono drasticamente peggiorate, e Don Simpson era ricoverato, li hanno messi in due letti a fianco. Si sono stretti la mano. Maxine è morta così. E passate quattro ore è spirato pure lui. Il web si è commosso e poco dopo dal Brasile rimbalzava una vicenda simile, raccontata dal giornale inglese Express. È successo a Porto Alegre. Protagonisti Italvino e Diva Possa, 89 anni lui e 80 lei, ricoverati all’ospedale di San Lucas. Si erano conosciuti ad un ballo nel lontano 1948 e non si erano più lasciati. Nel 2013 a Italvino avevano diagnosticato una leucemia, mentre a Diva, ad aprile, era stato trovato un cancro alla vescica. I due quadri clinici si sono aggravati entrambi all’improvviso e anche in questo caso i medici li hanno lasciati nella stessa stanza. Sono morti a 40 minuti di distanza uno dall’altra. Il nipote Rafael li ha definiti le due «persone più romantiche» che abbia mai conosciuto. Italvino, per tutti i 65 anni del loro matrimonio, ha preparato la colazione alla moglie. «Mai visto niente di simile» hanno commentato tanti.

Un sorriso all'aurora. (Bellissima e toccante testimonianza di Raoul Follereau)


Una toccante testimonianza di Raoul Follereau [Raoul Follereau, giornalista francese (Nevers, 1903-1977), ha ispirato AIFO e molte altre associazioni Follereau, soprattutto in Europa e Africa.]

Si trovava in un lebbrosario in un'isola del Pacifico. Un incubo di orrore. Solo cadaveri ambulanti, disperazione, rabbia, piaghe e mutilazioni orrende. Eppure, in mezzo a tanta devastazione, un anziano malato conservava occhi sorprendentemente luminosi e sorridenti. Soffriva nel corpo, come i suoi infelici compagni, ma dimostrava attaccamento alla vita, non disperazione, e dolcezza nel trattare gli altri. Incuriosito da Quel vero miracolo di vita, nell'inferno del lebbrosario, Follereau volle cercarne la spiegazione: che cosa mai poteva dare tanta forza di vivere a quel vecchio così colpito dal male? Lo pedinò, discretamente. Scoprì che, immancabilmente, allo spuntar dell'alba, il vecchietto si trascinava al recinto che circondava il lebbrosario, e raggiungeva un posto ben preciso. Si metteva a sedere e aspettava. Non era il sorgere del sole che aspettava. Né lo spettacolo dell'aurora del Pacifico. Aspettava fino a quando, dall'altra parte del recinto, spuntava una donna, anziana anche lei, con il volto coperto di rughe finissime, gli occhi pieni di dolcezza. La donna non parlava. Lanciava solo un messaggio silenzioso e discreto: un sorriso. Ma l'uomo si illuminava a quel sorriso e rispondeva con un altro sorriso. Il muto colloquio durava pochi istanti, poi il vecchietto si rialzava e trotterellava verso le baracche. Tutte le mattine. Una specie di comunione quotidiana. Il lebbroso, alimentato e fortificato da quel sorriso, poteva sopportare una nuova giornata e resistere fino al nuovo appuntamento con il sorriso di quel volto femminile. Quando Follereau glielo chiese, il lebbroso gli disse: "E' mia moglie!". E dopo un attimo di silenzio: "Prima che venissi qui, mi ha curato in segreto, con tutto ciò che riusciva a trovare. Uno stregone le aveva dato una pomata. Lei tutti i giorni me ne spalmava la faccia, salvo una piccola parte, sufficiente per apporvi le sue labbra per un bacio... Ma tutto è stato inutile. Allora mi hanno preso, mi hanno portato qui. Ma lei mi ha seguito. E quando ogni giorno la rivedo, solo da lei so che sono ancora vivo, solo per lei mi piace ancora vivere".

Certamente qualcuno ti ha sorriso stamattina, anche se tu non te ne sei accorto. Certamente qualcuno aspetta il tuo sorriso, oggi. Se entri in una chiesa e spalanchi la tua anima al silenzio, ti accorgerai che Dio, per primo, ti accoglie con un sorriso.


(Raoul Follereau nel 1936 viene inviato dal suo giornale in Africa dove incontra per la prima volta gli hanseniani, i malati di lebbra. Scopre, attraverso di loro, il mondo della povertà e del pregiudizio sociale nei confronti della lebbra che condanna i malati alla solitudine e all’emarginazione. Da quel momento dedica la sua vita alla lotta contro la lebbra e contro tutte “le lebbre”. Compie 32 volte il giro del mondo, lavorando instancabilmente per migliorare la qualità della vita delle persone colpite dalla malattia. Raoul Follereau ci insegna che “amare è vivere”, che “amare non è donare ma condividere”, che amare è agire; alimenta la forza e la passione del nostro amore politico nonviolento, della nostra lotta, anche personale, contro le “lebbre” dell’indifferenza e dell’egoismo.)

Aggrapparsi alla vita. (Da una storia vera, stupenda da leggere)


Un fotografo che stava realizzando il servizio video di un intervento chirurgico eseguito all’interno di un utero materno – per correggere un problema di spina bifida - in un feto di appena 21 settimane (un’autentica prodezza medica), mai avrebbe immaginato che la sua macchina fotografica potesse catturare il più eloquente grido in favore della vita sino ad ora conosciuto.

Mentre Paul Harris realizzava il servizio nell’ Università di Vanderbilt ( Nashville, Tennessee) da tutti riconosciuta come una delle strutture più avanzate nell’esecuzione di questo tipo di chirurgia, catturò il momento in cui il bimbo trasse la piccola mano dall’interno dell’utero materno afferrando il dito del chirurgo che lo stava operando.

La spettacolare foto fu pubblicata in varie riviste negli USA e le sue ripercussioni fecero il giro del mondo sino ad arrivare in Irlanda, dove più forte è lo schieramento contrario alla legalizzazione dell’aborto. La piccola mano che commosse il mondo appartiene a Samuel Alexander, la cui nascita era attesa per lo scorso 28 Dicembre (il giorno della foto era a soli 5 mesi di gestazione).

Se pensiamo a ciò, la foto è più che eloquente. La vita del bimbo era letteralmente appesa ad un filo. I chirurghi sapevano che non avrebbero mai potuto mantenerlo in vita al di fuori dell’utero materno. Per questo dovevano riuscire ad operarlo “dentro”, correggendo l’anomalia fetale e risuturando poi l’organo perchè il bimbo potesse proseguire la sua crescita fisiologica.

Per tutti questi motivi, l’immagine fu considerata come una delle fotografie mediche più importanti degli ultimi tempi ed il documento di uno degli interventi più straordinari sino ad ora eseguiti nel mondo. Samuel è il paziente più giovane che mai sia stato sottoposto a questo tipo di procedura.
E’ auspicabile che, ora nato, Samuel Alexander Arms stringa nuovamente il dito della mano del Dr.Bruner. Ciò fa pensare come a volte una mano sia in grado di salvare delle vite.

Abbiamo cominciato a sentirci per E-mail, poi per forza di cose lui ha voluto..(Clicca l'immagine per leggere)


il mio numero e quando mi ha chiamata io ho avuto il suo... Aveva 38 anni, io solo 19 ma cominciavo a volergli davvero tanto bene. Era una persona speciale, sapeva come farmi star bene, come farmi sorridere e soprattutto...Come farmi sognare. Ci sentivamo spessissimo al telefono, mi consolava quando stavo male ed è stato l'unico uomo che mi faceva davvero sentire speciale e unica.

Fin quando col tempo il nostro rapporto è cominciato a stringersi sempre di più, ci siamo mandati anche delle foto, notti intere a chattare e la mattina a scuola con il pensiero rivolto sempre a lui. Un giorno mi disse che mi amava...Io ci credevo... e questo suo interessamento mi portava sempre di più a lui fin quando non mi disse una cosa brutta, molto brutta... Era sposato...separato... con una bimba di 10 anni... nuovamente fidanzato... con la donna in gravidanza di due mesi!

Volevo morire, mi sentivo in un film, non sapevo cosa fare, volevo dimenticarlo ma non c'è mai stato niente da fare, cadevo sempre ai suoi piedi. Lui diceva che avrebbe voluto conoscermi un anno prima così non avrebbe avuto questi problemi, diceva che ero sempre nei suoi pensieri, che se io lo avessi amato veramente avrebbe lasciato sua moglie..Di tutto! Sembra la solita storia come nei film, l'uomo che tradisce la moglie con una più giovane però poi ritorna sempre da lei.. Anche se poi è proprio quello che è successo... Lui continuava a darmi sempre tantissime attenzioni. A Natale mi mando a casa delle rose con un bigliettino con scritto il titolo della nostra canzone...che canzone... io piansi... Nessuno mi aveva mai trattata così..."Mi ama veramente" pensai...
Decisi di andarlo a trovare, lui stava al NORD ed io al SUD ma era tanta la voglia di vederlo, di abbracciarlo, di sentirlo vivo accanto a me che presi il primo aereo che mi avrebbe portata da lui. Quando lo vidi.. fu un sogno, lo abbracciai con tutte le mie forze... Era bruttino ma l'amore che ormai provavo per lui avrebbe superato tutto! Non potevamo baciarci, avevamo promesso di non farlo, avevamo promesso che ci saremmo solo visti per curiosità perchè la nostra storia non poteva andare avanti e noi infatti quella sera non ci siamo baciati. Era la sera di Capodanno, mi lasciò a casa di un'amica per andare dalla sua... e sua figlia.. Champagne, candele, desideri, messaggi, pensieri... Tutto legato a lui..e credevo fosse la stessa cosa anche per lui.

Due giorni dopo venne a prendermi la mattina presto e siamo stati insieme fino all'1 di quella stessa notte. Mi portò a casa sua a farmi vedere il vasetto di Nutella enorme che mi faceva vedere durante le nostre chattate notturne e li... l'ho dovuto baciare...era più forte di me... E' stato bellissimo.
Mi portava in giro senza paura, senza problemi, in mezzo a tutti i suoi amici.. E se qualcuno lo dice alla tua...? - "NON M'INTERESSA"- diceva il bastardo- "IO AMO TE, TE E SOLO TE"...
Mi portò anche a casa di sua madre presentandomi come un'amica.. e mi presentò anche a sua figlia!!! La bambina mi guardava con un viso molto strano e corrucciato..quasi sapesse quello che provavo per il suo papà. Già sentivo quella bimba mia... Lui diceva: "LE PARLERO' E CAPIRA', LEI VUOLE PIUì IL MIO BENE, VUOLE CHE IO SIA FELICE E FELICE LO SONO CON TE..." Senza parole... La sera mi portò in una sua stanza, la sua stanza privata, LA NOSTRA TANA la chiamavamo. Ero ancora vergine, volevo fosse lui il primo, perchè sentivo che solo lui avrei amato in tutta la mia vita, ci baciammo, ci spogliammo, non andammo più in la di così.. non si sa il perchè, fatto sta che quella notte io rimasi vergine.

Sono partita, lo lasciai piangendo perchè lui non si faceva mai sentire, diceva che la sua... aveva rischiato di abortire perchè lui le aveva detto che aveva conosciuto un'altra donna (io)... Bugie... FOTTUTISSIME BUGIE!

Ritornai nella mia città, mi mancava comunque moltissimo, continuammo a sentirci... Di nuovo alla normalità, lui mi chiamava, io lo chiamavo, diceva di amarmi alla follia, dicevo di amarlo alla follia.
Decisi di partire un'altra volta, proprio il giorno di San Valentino e lui il giorno prima della mia partenza disse che non potevo, che mi avrebbe rimborsato il biglietto, che non era da solo... Si negava al telefono in una maniera incredibile... Paura, angoscia mi stavano assalendo! Decisi di partire lo stesso e se lui non mi avesse voluta vedere, avrei fatto il mio gioco da "amante innamorata" ma mi fece venire a prendere da un suo amico, mi fece passare la sera di San Valentino con lui e la notte finalmente riuscii a vederlo. Ero arrabbiatissima ma quando lui si avvicinò cominciai a "sciogliermi". Troppo stupida per amarlo, troppo!!! La notte in discoteca cercai di baciarlo... Non voleva, poi voleva, poi non voleva, poi mi baciò.
Ci tenevamo la mano, mi accompagnò insieme al suo amico in un albergo, sembrava che mi lasciasse con tanto dolore... Due giorni dopo ci siamo visti un un pub, lo provocavo, mi provocava, quella sera mi disse che dovevo aspettarlo, che mi amava veramente, che avrebbe cercato di mollare tutto al più presto per stare con me, avremo dovuto aspettare almeno 5 anni... Era tutto un brutto film... reale. Mi portò in albergo... e li la notte più bella ed indimenticabile di tutta la mia vita... Una notte con lui. Io.. l'amore per la prima volta... Eccezionale!
Era come un sogno. Dopo 3 ore disse che era tardi e che doveva tornare a casa altrimenti lei si sarebbe insospettita. Mi misi a letto, mi baciò e chiuse quella porta... Quella era stata l'ultima volta...

Partii la mattina dopo, andai in stazione e senza saperlo gli dissi addio per sempre. Tornai a casa triste ma felice. triste per averlo "lasciato", felice perchè convinta di amare una persona che provava le mie stesse emozioni. 4 giorni dopo mi disse addio.. Così, senza nessuna spiegazione... L'unica spiegazione era: "SEI UNA MENEFREGHISTA, CRESCI!"... Mi è crollato il mondo addosso... Mi aveva soltanto usata, perchè? Perchè???? Piansia tanto, credevo che ormai non ci fosse più nulla a farmi vivere, ero rimasta completamente solal, rinchiusa nel mio dolore. Avevo perso la persona più importante della mia vita. Era finita.
Pensavo a quella fantastica notte del 16 febbraio... No, pentita no, come potevo pentirmi di aver fatto una cosa tanto bella? Mi sono trasferita nella sua città (sto col suo amico ora) e rivederlo ogni giorno non mi provoca nessun turbamento, nessun rancore, giuro.
Forse è rimasto il fastidio di vedere fare quello che faceva con me con altre ragazze, senza che la sua donna sapesse nulla... Perchè pentirsi di aver passato la notte più bella di tutta la mia vita? ( di: Fiona - Da una storia vera)

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