I due ciliegi innamorati.. (◀ clicca per leggere)


Due Ciliegi innamorati, nati distanti, si guardavano senza potersi toccare. Li vide una Nuvola, che mossa a compassione, pianse dal dolore ed agitò le loro foglie … ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono. Li vide una Tempesta, che mossa a compassione, urlò dal dolore ed agitò i loro rami … ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono. Li vide una Montagna, che mossa a compassione, tremò dal dolore ed agitò i loro tronchi … ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono.

Nuvola, Tempesta e Montagna ignoravano, che sotto la terra, le radici dei Ciliegi erano intrecciate in un abbraccio senza tempo.

Ictus, 6 campanelli d’allarme da non sottovalutare...


Ictus, la terza causa di morte in Italia dopo malattie cardiovascolari e tumore per cui è importante saper riconoscere le prime avvisaglie, i così detti campanelli d’allarme, perché la rapidità d’intervento è di fondamentale importanza se non addirittura determinante.

Imparare a riconoscerne i sintomi è importante, tuttavia le differenze tra soggetto e soggetto possono essere anche significative, perché molto dipende dal tipo di ictus.

Vi è l’ictus ischemico, il più frequente in assoluto, che colpisce in genere i soggetti maschi over 70.
Ictus emorragico intraparenchimale che colpisce soggetti più giovani, anche se sempre di un certa età e prevalentemente maschi, e rappresenta il 20% dei casi di ictus.
Infine l’emorragia subaracnoidea che colpisce prevalentemente le donne di circa 50 anni di età.

La sola arma che si ha a disposizione per cercare di uscire indenni, o per lo meno con minor conseguenze possibili è, oltre alla prevenzione che è rappresentata da un corretto stile di vita, la rapidità di intervento, per cui ai primi sintomi è necessario portare immediatamente il soggetto colpito, o presunto tale, al pronto soccorso più vicino. Intervenendo nelle 3-6 ore successive alla crisi, è possibile limitare significativamente i danni che, come detto in precedenza, e come del resto confermano anche i numeri appena citati, possono essere devastanti se non addirittura letali.

Ecco i sintomi che preludono ad un attacco di ictus su cui fare attenzione non bisogna affatto ignorarli e per la precisione sono:

1 - disturbi del linguaggio - che si possono manifestare nella evidente difficoltà a pronunciare parole anche semplici e a comporre una frase o articolare un discorso.

2 - difficoltà a comprendere ciò che dicono gli altri, anche espressioni semplici e poco articolate.

3 - perdita di sensibilità ad un braccio o ad una gamba o anche solo debolezza improvvisa e temporanea ad un arto così come formicolio agli arti e difficoltà a muovere le dita di mani e piedi.

4 - dolore alla testa improvviso quanto insopportabile e oltre tutto inspiegabile, che non si attenua nemmeno dopo l’assunzione di un analgesico specifico.

5 - alterazione della visione, difficoltà a riconoscere gli oggetti che appaiono offuscati e che spesso vengono avvertiti da un solo occhio.

6 - vertigine, capogiro, sbandamento, perdita dell’equilibrio senza una qualsiasi ragione apparente.

Tuttavia, a volte questi sintomi possono essere temporanei e sparire nell’arco delle 24 ore, e in questo caso si è trattato di un Transient Ischemic Attack (TIA), ma questo non vuol dire che passata la paura è finito anche il pericolo, tutt’altro, perché un soggetto che ha avuto un episodio di TIA è decisamente un soggetto a rischio, molto più degli altri, anche di 10 volte. In presenza di una simile sintomatologia, come detto in precedenza,la sola cosa Ictussensata da fare è chiamare immediatamente il 118 e/o farsi portare al pronto soccorso.

"La macchia nera." La vita è una serie di momenti: il vero..


Una volta, un maestro fece una macchiolina nera nel centro di un bel foglio di carta bianco e poi lo mostrò agli allievi. “Che cosa vedete?”, chiese. “Una macchia nera!”, risposero in coro. “Avete visto tutti la macchia nera che è piccola piccola”, ribatté il maestro, “e nessuno ha visto il grande foglio bianco”.

La vita è una serie di momenti: il vero successo sta nel viverli tutti. Non rischiare di perdere il grande foglio bianco per inseguire una macchiolina nera. Perché il grande foglio bianco è la tua isola, ed è proprio davanti a te! Così sono gli uomini: capaci solo di vedere le macchie nere, non sanno riconoscere l’immenso foglio bianco che è la loro vita. Tutti noi dovremmo essere, invece, consapevoli, che, nonostante le macchie nere della nostra esistenza, c’è, anche se nascosto, un bel foglio bianco, simbolo della vita, che vale sempre la pena di essere vissuta. (di: Bruno Ferrero)

La storia narra di due amici che, durante un viaggio...(Bellissima da leggere)



La storia narra di due amici che, durante un viaggio nel deserto, videro la loro amicizia attraversare fasi alterne di alti e bassi. Come spesso accade nei rapporti interpersonali, a momenti di grande accordo, armonia e condivisione si alternarono momenti di diverbi e litigi.

Poi, uno dei due passò dalle parole ai fatti e diede uno schiaffo all’altro che, profondamente ferito, si allontanò in silenzio e scrisse sulla sabbia: “Oggi il mio migliore amico mi ha dato uno schiaffo”.

I due non parlarono più dell’accaduto e proseguirono il viaggio.

Dopo qualche giorno trovarono un’oasi e decisero di rinfrescarsi tuffandosi in acqua. Mentre facevano il bagno, l’amico che era stato schiaffeggiato rischiò di annegare, ma l’altro gli venne immediatamente in aiuto e lo salvò. Ripresosi dallo spavento, l’uomo si appartò e scrisse su una pietra: “Oggi il mio migliore amico mi ha salvato la vita”.

Passarono altri giorni, durante i quali i due amici ritrovarono la vecchia amicizia.

A un certo punto, il secondo chiese al primo: “Avrei una domanda da farti. Perché, quando ti ho dato uno schiaffo, hai scritto sulla sabbia: ‘Oggi il mio migliore amico mi ha dato uno schiaffo’ e, quando ti ho salvato, hai scritto su una pietra: ‘Oggi il mio migliore amico mi ha salvato la vita’?”.

L’amico rispose: “Quando mi hai dato uno schiaffo, l’ho scritto sulla sabbia affinché il vento portasse via quel ricordo.

Quando mi hai salvato la vita, l’ho scritto sulla pietra affinché il tuo gesto e la mia gratitudine rimanessero incisi per sempre”.

Un giovane era seduto da solo nell’autobus; teneva lo sguardo... (leggetela è bellissima)


Un giovane era seduto da solo nell’autobus; teneva lo sguardo fisso fuori del finestrino. Aveva poco più di vent’anni ed era di bell’aspetto, con un viso dai lineamenti delicati.
Una donna si sedette accanto a lui. Dopo avere scambiato qualche chiacchiera a proposito del tempo, caldo e primaverile, il giovane disse, inaspettatamente: Sono stato in prigione per due anni. Sono uscito questa mattina e sto tornando a casa.
Le parole gli uscivano come un fiume in piena mentre le raccontava di come fosse cresciuto in una famiglia povera ma onesta e di come la sua attività criminale avesse procurato ai suoi cari vergogna e dolore. In quei due anni non aveva più avuto notizie di loro. Sapeva che i genitori erano troppo poveri per affrontare il viaggio fino al carcere dov’era detenuto e che si sentivano troppo ignoranti per scrivergli. Da parte sua, aveva smesso di spedire lettere perchè non riceveva risposta.
Tre settimane prima di essere rimesso in libertà, aveva fatto un ultimo, disperato tentativo di mettersi in contatto con il padre e la madre. Aveva chiesto scusa per averli delusi, implorandone il perdono.
Dopo essere stato rilasciato, era salito su quell’autobus che lo avrebbe riportato nella sua città e che passava proprio davanti al giardino della casa dove era cresciuto e dove i suoi genitori continuavano ad abitare.
Nella sua lettera aveva scritto che avrebbe compreso le loro ragioni. Per rendere le cose più semplici, aveva chiesto loro di dargli un segnale che potesse essere visto dall’autobus. Se lo avevano perdonato e lo volevano accogliere di nuovo in casa, avrebbero legato un nastro bianco al vecchio melo in giardino. Se il segnale non ci fosse stato, lui sarebbe rimasto sull’autobus e avrebbe lasciato la città, uscendo per sempre dalla loro vita.
Mentre l’automezzo si avvicinava alla sua via, il giovane diventava sempre più nervoso, al punto di aver paura a guardare fuori del finestrino, perchè era sicuro che non ci sarebbe stato nessun fiocco.
Dopo aver ascoltato la sua storia, la donna si limitò a chiedergli: Cambia posto con me. Guarderò io fuori del finestrino.
L’autobus procedette ancora per qualche isolato e a un certo punto la donna vide l’albero.
Toccò con gentilezza la spalla del giovane e, trattenendo le lacrime, mormorò: “Guarda! Guarda! Hanno coperto tutto l’albero di nastri bianchi.”
(Il segnale - di Bruno Ferrero da "La Vita è tutto quello che abbiamo.")

Gli amici..


Puoi cambiare la vita di una persona... Quando ero ancora un ragazzino e frequentavo le superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola. Il suo nome era Kyle e sembrava stesse portando tutti i suoi libri. Dissi tra me e me: “Perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì? Deve essere un ragazzo strano”. Io avevo il mio week end pianificato (feste e una partita di football con i miei amici), così ho scrollato le spalle e mi sono incamminato. Mentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro a Kyle. Gli corsero addosso facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango. I suoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nell’erba un paio di metri più in là. Lui guardò in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi. Mi rapì il cuore! Così mi incamminai verso di lui mentre stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli: “Quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere.” Kyle mi guardò e disse: “Grazie!”. C’era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine.

Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scoprii che viveva vicino a me così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima. Lui mi spiegò che prima andava in una scuola privata. Prima di allora non sarei mai andato in giro con un ragazzo che frequentava le scuole private. Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri. Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andava di giocare a football con i miei amici e lui disse di sì. Stemmo in giro tutto il week end e più lo conoscevo più Kyle mi piaceva così come piaceva ai miei amici. Arrivò il lunedì mattina ed ecco Kyle con tutta la pila dei libri ancora. Lo fermai e gli dissi: “Ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno!”. Egli rise e mi passo la metà dei libri.

Nei successivi quattro anni io e Kyle diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti cominciammo a pensare al college, Kyle decise per Georgetown e io per Duke. Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Kyle sarebbe diventato un dottore mentre io mi sarei occupato di scuole di football. Kyle era il primo della nostra classe e io l’ho sempre preso in giro per essere un secchione. Kyle doveva preparare un discorso per il diploma. Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Giorno dei diplomi, vidi Kyle, aveva un’ottimo aspetto. Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le scuole superiori. Si era un po’ riempito nell’aspetto e stava molto bene con gli occhiali. Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano. Ragazzi qualche volta ero un po’ geloso!
Oggi era uno di quei giorni, potevo vedere che era un po’ nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: “Ehi ragazzo, te la caverai alla grande!”. Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) e sorrise mentre mi disse: “Grazie”. Iniziò il suo discorso schiarendosi la voce: “Nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio raccontarvene una”. Guardai il mio amico Kyle incredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il week-end. Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stava portando a casa tutte le sue cose.Kyle mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. “Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto”. Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento. Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni. Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio. Dio fa incrociare le nostre vite perché ne possiamo beneficiare in qualche modo. Cercate il buono negli altri.

“Gli amici sono angeli che ci sollevano in piedi quando le nostre ali hanno problemi nel ricordare come si vola”.

Dov'è il mio bacio..


C’era una volta una bambina che si chiamava Cecilia. Il papà e la mamma della bambina lavoravano tanto. La loro era una bella famiglia e vivevano felici. Mancava solo una cosa, ma Cecilia non se ne era mai accorta. Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele. Quando fu ora di dormire, la mamma di Adele rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte. “Ti voglio bene” disse la mamma ad Adele. “Anch’io” sussurrò la bambina.
Cecilia era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio. Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene. Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando: “È così che dovrebbe essere”. Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua. Li odiava. Perché non l’avevano mai baciata? Perché non l’abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene? Forse non gliene volevano? Cecilia pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni.Alla fine decise di scappare di casa. Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare. Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo. All’improvviso, trovò una soluzione. Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia: “Ti voglio bene”. Poi corse dal papà e lo abbracciò: “Buonanotte papà”, disse, “ti voglio bene”. Quindi andò a letto, lasciando i genitori ammutoliti in cucina. Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà. Alla fermata dell’autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma: “Ciao, mamma. Ti voglio bene”. Cecilia andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati. A volte ne ridevano. Ma Cecilia non smise. Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera. Poi, una sera, dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto. Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò. “Allora, dov’è il mio bacio?” chiese, fingendo di essere contrariata. Cecilia si sollevò a sedere: “Oh, l’avevo scordato”. La baciò e poi: “Ti voglio bene, mamma”. Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi. Ma la mamma rimase lì e alla fine disse: “Anch’io ti voglio bene”. Poi si chinò e baciò Cecilia proprio sulla guancia. Poi aggiunse con finta severità: “E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte”. Cecilia rise e promise: “Non succederà più”. (Bruno Ferrero)

Il bambino che scriveva sulla sabbia. (bellissimo racconto)


Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e scriveva sulla spiaggia: “Mamma ti amo!”; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via sorridendo. Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare felice il mare portargliela via. Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi ed effimeri.”

Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più di dieci anni, e gli chiese: “Ma che senso ha che tu scriva “Mamma ti amo!” sulla sabbia che poi il mare te la porta via. Diglielo tu che le vuoi bene.”

Il bambino si alzò, e guardando l’ennesima scritta cancellata dall’acqua salata disse al vecchio: “Io non ce l’ho la mamma! Me l’ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte. Eppure torno qui ogni giorni a ricordare alla mamma e a Dio che non si può cancellare l’amore di un figlio per la propria madre.”

Il vecchio si inginocchiò, e con le lacrime agli occhi scrisse: “Nora. Ti amo!”; era il nome della moglie appena morta. Poi prese il bimbo per mano e assieme guardarono la scritta sparire. (Racconto di Alessandro Bon) Posted by Beppe Tardito on 03/05/2014

La vecchia e il "Cavaliere" (clicca l'immagine per leggere)


C’era una volta una vecchia, povera, sola e timorata di Dio. Questa anziana ogni giorno pregava perchè il "Cavaliere" avesse lunga vita, tanti decreti e condoni senza limiti. Nel paese la prendevano per pazza, essendo la vecchia devota al cavaliere più di Schifani e un pelino sotto Bondi, ma senza averne alcun tornaconto. La storia della sua ammirevole devozione fece il giro del mondo, tutti si chiedevano se non fosse una zia laica, la nonna di Mastella o semplicemente affetta da alzheimer. La sua fama arrivò fino ad Arcore, tanto che il cavalierissimo in persona la volle conoscere, prima che schiattasse, una sua fan così accanita, benchè ad essa non pensasse minimamente di proporle un ministero. Casomai le avrebbe regalato una parure. Mandò due senatori maggiordomi nel paese dove la vecchina pregava contro le maledizioni comuniste sulla sua testa ricrinita, e la fece portare seco, a palazzo Grazioli, nella stanza over 70. E lì, finalmente, fu in grado di conoscere il mistero di tanta abnegazione e premiarla come meritava. “Cara vecchia paesana. Io sono felice che tu, come mi dicono, preghi per me, eppure non mi risulta che tu abbia la televisione, che sia mai stata candidata ad alcun consiglio comunale, che sia stata protagonista di una delle mie proverbiali promesse. Allora cosa ti porta ad adorarmi così tanto? Potenza del mio fascino? Merito dell’elisir di Scapagnini?” “Vede Cavaliere, io ho una certa età, e ne ho viste tante. Ho visto Andreotti che andava a cena con Riina e faceva accordi con Badalamenti, e pregavo perchè scomparisse dalla scena. Ho visto Craxi, un politico in grado in pochi anni di fare scomparire nella vergogna la tradizione socialista, e ho pregato perchè fosse rinchiuso nelle patrie galere. Ho visto Forlani, Cirino Pomicino, Poggiolini, e altri ladri dissanguare l’economia e la povera gente. e ho pregato perchè tutto ciò finisse. Poi tutto ciò è finito, prima che la nera signora venisse a me, ma sei arrivato tu, un raro concentrato di tutte le peggiori figure della prima repubblica. E allora prego perchè tu abbia lunga vita, non si sa mai dopo di te venisse uno ancora peggiore.” Il cavaliere, uomo di spirito, rise a tutti denti, tanto non erano presenti che le sue televisioni, e quindi avrebbe potuto cestinare la conversazione. Diede un bacio alla vecchina, le regalò una spilletta con l’effigie del capo, e la fece buttare fuori dal palazzo, convinto che sotto sotto, non avesse poi tutti i torti.

Abbiamo cominciato a sentirci per E-mail, poi per forza di cose lui ha voluto..(Clicca l'immagine per leggere)


il mio numero e quando mi ha chiamata io ho avuto il suo... Aveva 38 anni, io solo 19 ma cominciavo a volergli davvero tanto bene. Era una persona speciale, sapeva come farmi star bene, come farmi sorridere e soprattutto...Come farmi sognare. Ci sentivamo spessissimo al telefono, mi consolava quando stavo male ed è stato l'unico uomo che mi faceva davvero sentire speciale e unica.

Fin quando col tempo il nostro rapporto è cominciato a stringersi sempre di più, ci siamo mandati anche delle foto, notti intere a chattare e la mattina a scuola con il pensiero rivolto sempre a lui. Un giorno mi disse che mi amava...Io ci credevo... e questo suo interessamento mi portava sempre di più a lui fin quando non mi disse una cosa brutta, molto brutta... Era sposato...separato... con una bimba di 10 anni... nuovamente fidanzato... con la donna in gravidanza di due mesi!

Volevo morire, mi sentivo in un film, non sapevo cosa fare, volevo dimenticarlo ma non c'è mai stato niente da fare, cadevo sempre ai suoi piedi. Lui diceva che avrebbe voluto conoscermi un anno prima così non avrebbe avuto questi problemi, diceva che ero sempre nei suoi pensieri, che se io lo avessi amato veramente avrebbe lasciato sua moglie..Di tutto! Sembra la solita storia come nei film, l'uomo che tradisce la moglie con una più giovane però poi ritorna sempre da lei.. Anche se poi è proprio quello che è successo... Lui continuava a darmi sempre tantissime attenzioni. A Natale mi mando a casa delle rose con un bigliettino con scritto il titolo della nostra canzone...che canzone... io piansi... Nessuno mi aveva mai trattata così..."Mi ama veramente" pensai...
Decisi di andarlo a trovare, lui stava al NORD ed io al SUD ma era tanta la voglia di vederlo, di abbracciarlo, di sentirlo vivo accanto a me che presi il primo aereo che mi avrebbe portata da lui. Quando lo vidi.. fu un sogno, lo abbracciai con tutte le mie forze... Era bruttino ma l'amore che ormai provavo per lui avrebbe superato tutto! Non potevamo baciarci, avevamo promesso di non farlo, avevamo promesso che ci saremmo solo visti per curiosità perchè la nostra storia non poteva andare avanti e noi infatti quella sera non ci siamo baciati. Era la sera di Capodanno, mi lasciò a casa di un'amica per andare dalla sua... e sua figlia.. Champagne, candele, desideri, messaggi, pensieri... Tutto legato a lui..e credevo fosse la stessa cosa anche per lui.

Due giorni dopo venne a prendermi la mattina presto e siamo stati insieme fino all'1 di quella stessa notte. Mi portò a casa sua a farmi vedere il vasetto di Nutella enorme che mi faceva vedere durante le nostre chattate notturne e li... l'ho dovuto baciare...era più forte di me... E' stato bellissimo.
Mi portava in giro senza paura, senza problemi, in mezzo a tutti i suoi amici.. E se qualcuno lo dice alla tua...? - "NON M'INTERESSA"- diceva il bastardo- "IO AMO TE, TE E SOLO TE"...
Mi portò anche a casa di sua madre presentandomi come un'amica.. e mi presentò anche a sua figlia!!! La bambina mi guardava con un viso molto strano e corrucciato..quasi sapesse quello che provavo per il suo papà. Già sentivo quella bimba mia... Lui diceva: "LE PARLERO' E CAPIRA', LEI VUOLE PIUì IL MIO BENE, VUOLE CHE IO SIA FELICE E FELICE LO SONO CON TE..." Senza parole... La sera mi portò in una sua stanza, la sua stanza privata, LA NOSTRA TANA la chiamavamo. Ero ancora vergine, volevo fosse lui il primo, perchè sentivo che solo lui avrei amato in tutta la mia vita, ci baciammo, ci spogliammo, non andammo più in la di così.. non si sa il perchè, fatto sta che quella notte io rimasi vergine.

Sono partita, lo lasciai piangendo perchè lui non si faceva mai sentire, diceva che la sua... aveva rischiato di abortire perchè lui le aveva detto che aveva conosciuto un'altra donna (io)... Bugie... FOTTUTISSIME BUGIE!

Ritornai nella mia città, mi mancava comunque moltissimo, continuammo a sentirci... Di nuovo alla normalità, lui mi chiamava, io lo chiamavo, diceva di amarmi alla follia, dicevo di amarlo alla follia.
Decisi di partire un'altra volta, proprio il giorno di San Valentino e lui il giorno prima della mia partenza disse che non potevo, che mi avrebbe rimborsato il biglietto, che non era da solo... Si negava al telefono in una maniera incredibile... Paura, angoscia mi stavano assalendo! Decisi di partire lo stesso e se lui non mi avesse voluta vedere, avrei fatto il mio gioco da "amante innamorata" ma mi fece venire a prendere da un suo amico, mi fece passare la sera di San Valentino con lui e la notte finalmente riuscii a vederlo. Ero arrabbiatissima ma quando lui si avvicinò cominciai a "sciogliermi". Troppo stupida per amarlo, troppo!!! La notte in discoteca cercai di baciarlo... Non voleva, poi voleva, poi non voleva, poi mi baciò.
Ci tenevamo la mano, mi accompagnò insieme al suo amico in un albergo, sembrava che mi lasciasse con tanto dolore... Due giorni dopo ci siamo visti un un pub, lo provocavo, mi provocava, quella sera mi disse che dovevo aspettarlo, che mi amava veramente, che avrebbe cercato di mollare tutto al più presto per stare con me, avremo dovuto aspettare almeno 5 anni... Era tutto un brutto film... reale. Mi portò in albergo... e li la notte più bella ed indimenticabile di tutta la mia vita... Una notte con lui. Io.. l'amore per la prima volta... Eccezionale!
Era come un sogno. Dopo 3 ore disse che era tardi e che doveva tornare a casa altrimenti lei si sarebbe insospettita. Mi misi a letto, mi baciò e chiuse quella porta... Quella era stata l'ultima volta...

Partii la mattina dopo, andai in stazione e senza saperlo gli dissi addio per sempre. Tornai a casa triste ma felice. triste per averlo "lasciato", felice perchè convinta di amare una persona che provava le mie stesse emozioni. 4 giorni dopo mi disse addio.. Così, senza nessuna spiegazione... L'unica spiegazione era: "SEI UNA MENEFREGHISTA, CRESCI!"... Mi è crollato il mondo addosso... Mi aveva soltanto usata, perchè? Perchè???? Piansia tanto, credevo che ormai non ci fosse più nulla a farmi vivere, ero rimasta completamente solal, rinchiusa nel mio dolore. Avevo perso la persona più importante della mia vita. Era finita.
Pensavo a quella fantastica notte del 16 febbraio... No, pentita no, come potevo pentirmi di aver fatto una cosa tanto bella? Mi sono trasferita nella sua città (sto col suo amico ora) e rivederlo ogni giorno non mi provoca nessun turbamento, nessun rancore, giuro.
Forse è rimasto il fastidio di vedere fare quello che faceva con me con altre ragazze, senza che la sua donna sapesse nulla... Perchè pentirsi di aver passato la notte più bella di tutta la mia vita? ( di: Fiona - Da una storia vera)

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