Omicidio Meredith: Amanda e Raffaele assolti. Cassazione: «Non furono...
loro a uccidere Mez»
ROMA - Assolti per non aver commesso il fatto. Non ci sarà un altro processo per Amanda Knox e Raffaele Sollecito, condannati dalla corte d'Appello di Firenze a 28 anni e sei mesi e 25 anni per l'omicidio di Meredith Kercher. Da ieri sono innocenti. Ad avere ucciso Mez è stato solo Rudy Guede,, l'unico imputato che ha scelto il rito abbreviato e nel 2010 ha chiuso la partita con un verdetto soft: sedici anni di carcere. La Corte di Cassazione, con una sentenza senza precedenti, ieri, ha scritto la parola fine a un'inchiesta cominciata sette anni e mezzo fa. Una sola pena per Amanda, tre anni, già scontati, per calunnia. Era accusata di avere ingiustamente indicato in Patrick Lumumba il responsabile dell'omicidio.
LA SENTENZA
Era il verdetto meno atteso: annullamento senza rinvio. La decisione della quinta sezione penale della Cassazione, presieduta da Gennaro Marasca, disconosce, di fatto, un precedente pronunciamento della stessa Suprema Corte che, a marzo 2013, aveva ”bocciato” la sentenza di assoluzione e chiesto un nuovo processo. Il procuratore generale aveva definito la decisione dei giudici di Appello un «raro concentrato di violazioni di legge e di illogicità». Il riferimento era al verdetto del dicembre 2011, quando la corte d'Assise d'Appello di Perugia aveva assolto Amanda e Raffaele «per non avere commesso il fatto», sostenendo che i «mattoni» su cui si era basata la precedente condanna (26 anni per Amanda, 25 per Sollecito) erano «venuti meno», con una «insussistenza materiale» degli indizi, dalle tracce di Dna all'arma del delitto. Adesso bisognerà attendere le motivazioni di questa decisione che ha richiesto ai giudici più di dieci ore di camera di consiglio. Un fatto è certo la Cassazione, alla fine, ha deciso di bocciare le conclusioni di quel processo che aveva richiesto.
LA VICENDA
Sono trascorsi sette anni e mezzo da quel giorno di novembre in cui Meredith venne trovata priva di vita, la gola tagliata, nell'appartamento di via della Pergola a Perugia. Un'inchiesta controversa e difficile che ha visto il pg dela Cassazione, mentre chiedeva la conferma delle pesanti condanne per Amanda e Raffaele, citare addirittura il caso del bandito Salvatore Giuliano e rifarsi alle parole del giornalista Tommaso Besozzi: «una cosa è certa, che è morta». E invece adesso per la morte di Meredith c'è un colpevole solo con la certezza assoluta di una sentenza passata ingiudicato. Resteranno i sospetti e i dubbi di chi l'inchiesta l'ha condotta e negli anni ha ritenuto Amanda e Raffaele colpevoli. Come i giudici dell'appello bis, certi che entrambi impugnassero un'arma quella notte di novembre.
LE REAZIONI
«È finita.. è finita», così Francesco Sollecito, il papà di Raffaele, ha accolto in lacrime la sentenza. «Stiamo piangendo di gioia» è riuscito solo ad aggiungere. E' al fianco di Raffaele che ieri, dopo avere ascoltato l'arringa del suo legale, aveva scelto di tornare in Puglia. Lei, Giulia Bongiorno, che adesso esulta, lo aveva definito come Forrest Gump, chiedendo l'assoluzione ai giudici. «È stata una battaglia durissima - commenta il legale - era pacifico che Sollecito fosse innocente e questa Cassazione ha avuto il coraggio di affermarlo. Ora Raffaele torna a riprendersi la sua vita». Il rammarico è invece della famiglia di Meredith: «Siamo allibiti», dice all'avvocato Francesco Maresca, poco dopo la sentenza, Stephanie, la sorella di Mez. La famiglia ha atteso a Londra il verdetto, «Ci sono state poche parole - racconta il legale - la mamma di Meredith mi ha chiesto se ci sarebbe stato un altro appello e io le ho dovuto rispondere di no. ”Siamo sorpese e scioccate” , ha detto soltanto questo. È una verità difficile da digerire per la famiglia - spiega ancora Maresca - per noi, che l'abbiamo difesa, e per i giudici, che hanno emesso i verdetti di condanna». (Fonte: Il Messaggero.it)
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