La pozzanghera..


Faresti una passeggiata con me? Lo so che piove ma mettiamo gli stivali da pioggia e prendiamo un ombrello.

Dammi la mano e prendiamo quel sentiero che si apre nel bosco. Non piove poi molto. Si può distinguere il suono di ogni goccia sulle foglie. Guarda, s’apre uno squarcio di sereno.

Vedi le pozzanghere? Adesso sono un problema da evitare ma ricordi da bambini? Avevano un fascino tutto particolare. A guardarle non ci si ricordava che lì c’era una buca, si immaginava che fossero mondi comparsi improvvisamente, regali della pioggia. Nessuno resisteva alla tentazione di infilarci un piede dentro, anche a costo di beccarsi una lavata di capo poi a casa. Mi piacerebbe recuperare la gioia e il senso di potere assoluto che vedo negli occhi dei bambini quando riescono ad approfittare di un attimo di distrazione delle mamme, e in uno splash di goduria saltano a piè pari in una pozzanghera.

Te lo ricordi il piacere che dava pasticciarci con un rametto? Cosa poteva nascondersi sotto la superficie? Vermi? Mosche morte? Mostri? E le ore passate a guardare i cerchi che si spandevano sulla superficie tirandoci una pietra? Così perfetti, magici.

Vieni, chinati con me, guarda questa pozzanghera, te la regalo. Qui puoi nasconderci il te stesso bambino. Guarda meglio, specchiatici. Lo vedi? È lì, non è mai andato via. Ogni volta che piove e si formano delle pozzanghere gli “io” bambini più fortunati riescono a tornare anche se è solo per il tempo di un arcobaleno.

Quelli che ci provano o meglio, quelli che non riescono a far a meno di avere lo sguardo del bambino negli occhi sono svantaggiati a questo mondo. Sono persone che non sono riuscite a costruirsi la corazza difensiva come la maggior parte ha fatto. Sono persone che si lasciano permeare dalla vita, che assorbono ancora dolori e gioie senza il filtro della ragione adulta. Ecco perché ti “addolora”, provi dolore in modo intenso perché tutto ti penetra direttamente attraverso la pelle. Non sempre è uno svantaggio però, io non farei a cambio, non darei i miei occhi bambini per la corazza protettiva. Mi ferisco ogni giorno sulla pelle nuda, basta una parola detta con un velo di cattiveria, uno sguardo sprezzante ma quando sulla mia pelle si posa una carezza, l’avverto con un’intensità inarrivabile da chi porta la corazza e attraversa la vita senza ferirsi ma anche, penso, senza goderne.

Gioisci del dolore che ti causano quegli sguardi crudeli, è la prova che puoi e sai godere del vento sulla faccia, di una corsa a perdifiato, del sapore di un frutto maturo, di un bacio, di una carezza, di una pacca sulla spalla da parte di un amico. È la prova che sei vivo, non uno che attraversa la vita limitando i danni e basta. Quelli come te non hanno paura di graffiarsi in un roseto, per questo riescono a godere del profumo delle rose.

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