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Mi chiamo Francesca, vivo a New York. Sono... (Storia di una mitomane)
Mi chiamo Francesca. Vivo a New York. Sono felicemente sposata con Antonio da sei anni, e lo amo, eccome se lo amo. Antonio fa il medico, ed è inutile dire che di soldi a casa ne porta eccome. Io lavoro come assistente di un grande avvocato, famoso per i suoi miracolosi interventi in tribunale. Nella mia vita c’è solo una cosa che amo più di mio marito: i miei figli. Due gemelli, un maschio e una femmina. Sono due pesti, ma si fanno voler bene. In casa vive con noi anche Candy, una cucciola di Labrador. In effetti, siamo una famiglia allargata, ed è dir poco. Ho un rapporto splendido con tutti, con i vicini di casa, con i nonni dei ragazzi, con i colleghi. Sarà fortuna, che ne so. Ho un gruppo di amiche fenomenale con cui condivido tutta la mia vita, i momenti di serietà e quelli di follia pura. Con loro esco a fare shopping e con loro mi confido quando qualcosa non va. Con alcune di esse vado in palestra, dove c’è un personal trainer che pare un David di Michelangelo, e soltanto lui, lo ammetto, forse lo paragonerei a mio marito con rimpianto. Per il resto, che dire? Ho le mie passioni, amo leggere, ascoltare la musica, e a volte provo pure a cantare. I miei figli dicono che sono brava, ma chi lo sa se è vero. Mi piace fare sport, tutte le mattine esco presto di casa e mi faccio la mia corsetta mattutina con Candy, magari incontro qualcuno, conosco nuove persone, e la cosa è sempre una sorpresa. Ho una sorella che per me farebbe qualsiasi cosa, ed io per lei. Ci vediamo appena abbiamo due minuti di tempo, e per quei minuti torniamo come bambine. Mi sembra tutto così perfetto da raccontare. Sono felice? Sì, sono felice. Sono assolutamente felice. Dicono tutti che sono gentile, disponibile, solare, simpatica, energica, una buona amica, una persona completa. Una mitomane. Mi chiamo Ermenegilda, ma il nome mi fa ribrezzo. Me lo hanno dato i miei genitori, che detesto e che non vedo da anni. Vivo in un paesino di venti persone che non sto neanche a nominare. Sono sposata e divorziata, da quando mio marito ha fatto le valigie ed è partito con la sua segretaria. Lavoro come precaria in un centro di pulizie, ed i soldi mi bastano appena per arrivare a fine mese. Non ho figli, non ho animali, la mia unica compagnia è il televisore. Nemmeno i vicini di casa mi sopportano, anzi, non perdono occasione di diffondere maldicenze sul mio conto, che io cerco ogni volta di ignorare. L’unica amica che avevo si è trasferita in Canada per lavoro, ed ora ha una carriera meravigliosa, un marito perfetto e tre figli. Il mio shopping consiste nel comprarmi i set di magliette colorate in saldo ai mercatini, detesto andare dalla parrucchiera, e i capelli me li taglio da me. Odio lo sport, sono una pigra cronica in una rafforzata relazione col mio divano. Una volta ho provato ad andare in palestra, ma il mio personal trainer era un settantenne schiavista che si divertiva a sfiancarmi fino al rischio svenimento. Così ho smesso. La mattina ho appena il tempo di fare colazione mentre mi allaccio le scarpe, perchè sono sempre puntualmente in ritardo su tutto. L’autobus, il lavoro, gli appuntamenti, le bollette. Mi piacerebbe avere più tempo per me, ma non lo trovo mai. Ogni volta qualcuno bussa alla mia porta, ed io mi ritrovo a chiamare idraulici, giardinieri e psicologi per mezzo mondo. Mi piacerebbe saper cantare, ma sono stonata come una campana. Mi piacerebbe leggere di più, ma la sera collasso sul letto senza aver messo nemmeno il pigiama. Sono figlia unica, nessuno che mi aiuti in casa, nessuno che mi sopporti. Dicono che sono scontrosa, triste, arrabbiata con il mondo, una stronza, una bugiarda. Io non ce l’ho con il mondo, io ci provo ad essere gentile, disponibile, solare, simpatica, energica, una buona amica, una persona completa. Ma non ci riesco. Non sono felice. Sono Ermenegilda, e sono una mitomane. Mi chiamo Francesca. Sono felice.
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