Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
I NOSTRI AMICI CI SCRIVONO: LETTERA DA UN CANE..
La mia vita dura 10-15 anni al massimo.. Ogni volta che mi separo da te per me è una sofferenza. Pensaci prima di adottarmi. Sii paziente cone me, dammi il tempo di capire cosa vuoi che faccia: la maggior parte delle persone capisce soltanto una lingua, mentre da me si pretende che ne capisca due, quella canina e quella umana. Fidati di me, perché tu sei la mia unica ragione di vita. Non restare arrabbiato con me a lungo: tu hai il tuo lavoro, i tuoi amici, i tuoi divertimenti, ma io ho soltanto te. Parla con me: anche se io non capisco le tue parole mi piace ascoltarti e riconoscerei la tua voce tra mille. Sappi che, comunque mi tratti, ti perdonerò sempre, ma non potrò mai dimenticare, e quel che mi fai mi segnerà per sempre. Prima di picchiarmi ricordati: io potrei difendermi, ma non sceglierò mai di morderti. Prima di sgridarmi perchè sono testardo, stanco o svogliato, chiediti se c'è qualcosa che non va... forse il cibo che mi dai non mi fa bene, oppure sono rimasto per troppo tempo sotto il sole o il mio cuore si sta indebolendo o sta invecchiando. Per favore prenditi cura di me quando sarò vecchio, anche tu invecchierai e avrai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te e che non ti abbandoni. Quando arriverà il giorno del mio ultimo viaggio, per favore, resta accanto a me. Non dire che non puoi sopportare di vedermi morire, non lasciare che io affronti quel terribile momento da solo. Se sarai al mio fianco sarà più facile per me lasciarti, perchè saprò che mi vuoi bene e che stai facendo quello che è più giusto per me.
Tango bond, l’Argentina non pagherà la rata del debito di..
fine giugno. Buenos Aires gela le speranze dei creditori e torna ad agitare lo spettro di una nuova bancarotta. Il ministero dell’Economia ha infatti avvertito che il 30 giugno il Paese non sarà in grado di pagare quanto dovuto ai possessori di bond che hanno accettato il concambio, cioè la ristrutturazione del debito dopo il default del 2001-2002. Tutto nasce dalla sentenza della Corte suprema Usa che ha imposto alla Casa Rosada di rimborsare 1,33 miliardi di dollari ai fondi speculativi titolari di bond e non firmatari degli accordi sul concambio. L’Argentina, hanno stabilito le toghe Usa, non potrà pagare le cedole sui titoli ristrutturati a meno che non paghi simultaneamente anche la totalità di quanto richiesto dagli hedge fund. Cosa che, secondo il governo, comporterebbe un esborso complessivo di 15 miliardi di dollari.
Dopo la dura reazione a caldo della presidenta Cristina Kirchner, mercoledì gli avvocati del governo avevano aperto alla possibilità di una trattativa con gli hedge fund. Ma a poche ore di distanza, giovedì mattina, è arrivata una nuova doccia gelata sotto forma di una nota del ministero da Alex Kicillof. Secondo la quale il governo non rispetterà la scadenza di fine mese nei confronti degli investitori che hanno in portafoglio bond con scadenza 2033 denominati in dollari, euro e yen. (Non sarà pagata la cedola di interesse per coloro che hanno accettato l'ultima offerta argentina del 2010).
Gli analisti di JpMorgan gettano acqua sul fuoco, scrivendo in un report sul Paese che la minaccia di default potrebbe essere una mera tattica negoziale. Messa in campo con l’obiettivo di ritardare il rispetto della sentenza o mettere i fondi hedge che non hanno accettato il concambio in una posizione più debole. Ma la situazione rimane incandescente. Tanto più che l’hedge fund Elliott Management, uno dei creditori “dissidenti”, ha appena chiesto alla giustizia americana di rendere esecutivo l’ordine della Corte permettendogli di rifarsi sulle proprietà che l’Argentina detiene in territorio Usa. In particolare la sua controllata Nml, attraverso la quale era stato intentato il ricorso contro Buenos Aires, punta a ottenere informazioni dalle aziende energetiche americane che hanno legami commerciali con la Yacimientos Petrolíferos Fiscales, compagnia statale del petrolio e del gas.
Intanto alzano la voce anche i 50mila italiani possessori di bond argentini che sono impegnati in questi giorni nella fase finale di un arbitrato davanti al tribunale della Banca Mondiale. La Task Force Argentina (Tfa), costituita nel 2002 da otto banche italiane per rappresentare i creditori nelle sedi di negoziazione, ha chiesto al Paese di avviare trattative e cercare un accordo con tutti i creditori, inclusi gli italiani. “L’Argentina è ora chiamata a far fronte alle sue responsabilità. Se non lo facesse si troverebbe a far fronte a un default tecnico e a difficoltà nell’accedere al mercato dei capitali”, si legge nel comunicato della Tfa. Secondo il quale, comunque, la decisione della Corte Suprema americana lascia inalterati i diritti dei titolari di bond italiani.
L'albero e il bambino. (Bellissimo racconto che fa riflettere.)
C'era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni.
Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato al suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino. Quando era stanco, il bambino si addormentava all'ombra dell'albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna nanna.
Il bambino amava l'albero con tutto il suo piccolo cuore.
E l'albero era felice.
Ma il tempo passò e il bambino crebbe.
Ora che il bambino era grande, l'albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l'albero e l'albero gli disse: "Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice".
"Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare", disse il bambino. "Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?".
"Mi dispiace", rispose l'albero "ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, e va' a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice".
Allora il bambino si arrampicò sull'albero, raccolse tutti i frutti e li porto via.
E l'albero fu felice.
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare... E l'albero divenne triste. Poi un giorno il bambino tornò; l'albero tremò di gioia e disse: "Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami e sii felice".
"Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi", rispose il bambino. "Voglio una casa che mi ripari", continuò. "Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi danni una casa?". "Io non ho una casa", disse l'albero. "La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice".
Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa. E l'albero fu felice.
Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l'albero era così felice che riusciva a malapena a parlare.
"Avvicinati, bambino mio", mormorò "vieni a giocare".
"Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare", disse il bambino. "Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?".
"Taglia il mio tronco e fatti una barca", disse l'albero. "Così potrai andartene ed essere felice".
Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire. E l'albero fu felice... ma non del tutto.
Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora.
"Mi dispiace, bambino mio", disse l'albero "ma non resta più niente da donarti... Non ho più frutti".
"I miei denti sono troppo deboli per dei frutti", disse il bambino. "Non ho più rami", continuò l'albero "non puoi più dondolarti".
"Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami", disse il bambino.
"Non ho più il tronco", disse l'albero. "Non puoi più arrampicarti". "Sono troppo stanco per arrampicarmi", disse il bambino.
"Sono desolato", sospirò l'albero. "Vorrei tanto donarti qualcosa... ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto...".
"Non ho più bisogno di molto, ormai", disse il bambino. "Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco".
"Ebbene", disse l'albero, raddrizzandosi quanto poteva "ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati".
Così fece il bambino.
E così l'albero fu felice."
Forse ogni tanto dovremmo sederci in un angolo tranquillo e aiutare il nostro cuore a ringraziare tutti gli "alberi" della nostra vita.
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Dormite poco? Siete spesso nervosi? Vi irritate per niente? Attenzione controllatevi..
La pressione sanguigna.
Che disturbi provoca?
Molti ipertesi sono tali senza saperlo e spesse volte lo scoprono durante un controllo medico occasionale. Non a a caso gli anglosassoni chiamano l’ipertensione il killer silenzioso. Tuttavia non bisogna sottovalutare alcuni sintomi potenzialmente dovuti all’ipertensione arteriosa quali: insonnia, irritatezza, occasionali mal di testa, ronzio auricolare, disturbi visivi, senso di vuoto alla testa; e quelli più gravi che denotano già un grado medio-alto di ipertensione: instabilità e vertigine, sensazione di malessere e nausea con difficoltà di concentrazione e di memoria, arrossamento del viso, palpitazioni, epistassi (sangue dal naso).
Qual’e la causa?
Nella stragrande maggioranza dei pazienti non è possibile riscontrare una causa vera e propria dell'ipertensione, che viene pertanto definita essenziale o primitiva. Più raramente sono identificabili malattie specifiche che possono causare ipertensione: malattie renali, malattie endocrine, malattie congenite, ecc...
RIMEDI:
A volte bastano semplici accortezze per ripristinare i normali valori pressori specialmente quando l'ipertensione è di grado lieve (150-160/ 85-90): sana alimentazione, eliminare il fumo, ridurre o eliminare l'alcool, il sale, gli affettati, i formaggi stagionati e le salse, eseguire regolare attività fisica (o camminare almeno mezz'ora a passo svelto tutti i giorni).
IPERTENSIONE ARTERIOSA è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la pressione che in più rilevazioni è uguale o superiore al valore di 140 mmHg di sistolica (IPERTENSIONE ARTERIOSA SISTOLICA) o 90 mmHg di diastolica (IPERTENSIONE ARTERIOSA DIASTOLICA).
Valori pressori di sistolica compresi tra 140 e 159 mmHg e di diastolica tra 90 e 99 mmHg sono definiti come ipertensione di grado lieve.
Valori pressori di 160-179 mmHg di sistolica o 100-109 mmHg di diastolica rappresentano un’ipertensione di grado moderato.
Infine valori uguali o superiori a 180 e 110 mmHg rispettivamente di sistolica e di diastolica costituiscono un’ipertensione di grado severo o grave.
Estate di pioggia e soprattutto di tasse.. Ecco le scadenze:
Già alle prese con condizioni atmosferiche poco rilassanti, gli italiani dovranno vedersela con un altro intruso: le tasse. Commercialisti e consulenti del lavoro lanciano l’allarme chiedendo al governo di modificare la "scaletta" delle scadenze: tra il 20 agosto e il 19 settembre le norme fiscali prevedono un numero molto elevato di adempimenti, ben 410. Contribuenti di ogni categoria avranno un gran da fare, dunque, e dovranno nuotare in un mare di scadenze.
Questo “appuntamento con lo Stato” interesserà circa venti milioni di italiani. Oltre al modello 770 c’è di tutto: da Irpef a Irap, Ires, Iva e poi addizionali regionali, Inps, Tobin tax, Imposta sostitutiva sui redditi di capitale e sui capital gain. Senza contare il versamento dei contributi previdenziali per lavoratori dipendenti, ma anche per artigiani, commercianti, collaboratori, lavoratori domestici. E pure i diritti dovuti alle Camere di commercio cadono nel medesimo periodo dell’anno. E, da questo punto di vista, gli itliani sono davvero tutti uguali, tutti sulla stessa barca: 171 adempimenti per gli imprenditori individuali, seguiti a stretto giro dai professionisti con 167 adempimenti. Per gli enti non commerciali gli adempimenti sono 72, ma anche imprenditori, commercianti, artigiani, partite Iva, professionisti, co.co.pro sono coinvolti in questo balletto di date incerte che non aiuta né la pianificazione finanziaria aziendale né la razionalizzazione delle attività.
Una proposta per riformare il Fisco - Un ingorgo estivo che però rischia di durare tutto l’anno. Anche per questo la richiesta di semplificazione e riforma fiscale, con un nuovo calendario, è sempre più forte. Il presidente del Coordinamento unitario delle professioni Marina Calderone lancia una proposta: “Introdurre la cosiddetta contrapposizione di interessi. Consiste nel rendere detraibile tutto quello che il contribuente spende, senza alcun limite. Questo avrebbe una serie di vantaggi: pagamento delle imposte sui redditi effettivi, interesse a richiedere la ricevuta o lo scontrino per qualsiasi pagamento, azzeramento degli adempimenti trattandosi di semplici conteggi di detrazione. Sarebbe anche un modo efficace per favorire l’emersione del nero”.
Amici per la pelle? Questione (anche) di geni. Chi si..
somiglia si piglia? Secondo una ricerca che ha effettuato analisi su un milione e mezzo di persone, il Dna degli amici tende a somigliarsi. Chi si somiglia si piglia, e questo fin nel profondo del Dna. A gettare nuova luce sul detto popolare è una ricerca pubblicata su -pnas.org- secondo cui gli amici condividono fra loro, oltre a gusti e passioni, insolite somiglianze genetiche.
Dunque arrivare a considerare i propri amici un po' come una famiglia non è un atteggiamento privo di basi scientifiche. Lo studio dell'Università della California a San Diego e della Yale University ha scoperto, infatti, che gli amici che non sono biologicamente imparentati fra loro (neanche alla lontana), si somigliano l'un l'altro geneticamente.
Scegliamo di frequentare chi è simile a noi. Anche nel Dna.
Come cugini alla lontana. «Guardando all'intero genoma - spiega James Fowler dell'Uc di San Diego che firma lo studio insieme a Nicholas Christakis di Yale - abbiamo scoperto che, in media, noi siamo piuttosto simili ai nostri amici. Abbiamo più Dna in comune con le persone che scegliamo nella nostra cerchia di affini rispetto ai perfetti sconosciuti nello stesso gruppo di popolazione».
Ma quanto si somigliano gli amici, a livello di Dna? I ricercatori hanno una risposta precisa: gli amici sono legati fra loro come quarti cugini o persone che hanno in comune i bis-bis-bis-bisnonni. In pratica, questo equivale a circa l'1% dei nostri geni. «Questo può non sembrare molto, ma per i genetisti è un numero significativo», dice Christakis. «Non solo: molte persone non conoscono i propri quarti cugini. Insomma, in noi c'è qualcosa che ci spinge a scegliere persone che somigliano alla nostra famiglia».
C’è anche un “punteggio dell’amicizia”, che può dire quanto si andrà d’accordo con una persona in maniera decisamente più scientifica dei test che compiliamo sotto l’ombrellone, infatti nella loro ricerca, gli scienziati hanno sviluppato quello che chiamano "punteggio dell'amicizia": permette di prevedere chi diventerà amico con un livello di sicurezza con cui oggi si prevede, su base genetica, la chance di sviluppare obesità e schizofrenia. Secondo i ricercatori, il fatto di avere caratteristiche comuni con i propri amici, una sorta di "familiarità funzionale", può conferire vantaggi evoluzionistici.
Il team ha scoperto inoltre che gli amici presentano particolari somiglianze nei geni che influenzano il senso dell'odorato, mentre le maggiori differenze sono concentrate nei geni che controllano il sistema immunitario.
Da Positano a Sorrento, relax sulle due Costiere per Richard Gere..
Il bel Richard dopo aver presenziato alla quinta giornata del Giffoni Film Festival, negli ultimi giorni è stato in Costiera Amalfitana per trascorrere qualche giorno di vacanza in completo relax. Positano, Ravello, Capri, Procida, ma anche Sorrento e Pompei. Proprio gli scavi, racconta la sua talent coordinator Giovanna De Gennaro, sono stati l'attrazione che maggiormente l'hanno entusiasmato ed affascinato.
Nella nottata di ieri, la star americana si è presentata alla porta del "Music on the Rocks", il noto locale sulla spiaggia di Positano.
Tra lo stupore generale si è concesso a foto, salfie ed autografi senza batter ciglio. Sorridendo e rendendosi disponibile con chi lo incrociava. Ieri, in mattinata, ha anche visitato la nota fabbrica di ceramiche "Solimene" di Vietri sul Mare.
Richard ha confessato di venire quasi ogni anno in Costiera, ma sempre in barca e per periodi molto brevi. Non metteva piede in Costiera dal lontano 1982.
Il commento alla fine è stato unanime: una star del cinema, un bellissimo uomo ma anche persona tremendamente "normale".
Chi lo ha visto in questi cinque giorni in giro per la Costiera racconta di aver trovato una persona umilissima, disposta ad ascoltare e ad abbassare quei muri che dividono una star di Hollywood da un uomo qualunque. (Fonte: IL MATTINO.it)
Dimmi che cane hai e ti dirò i difetti del tuo carattere. (Clicca l'immagine per leggere)
1 - Cane di razza:
amate gli status-symbol e ritenete che il solo possederli vi ponga al riparo da ricevere critiche sociali. questo purtroppo restringe parecchio il vostro senso di realtà.
2 - Cane meticcio:
date spesso e volentieri fiato alla bocca senza prima accendere il cervello. Ve ne uscite facilmente così, con affermazioni talmente inopportune da scatenare la reazione di chiunque.
3 - Cane da salotto:
amate molto lo stile "Vecchia Inghilterra" fatto di ritualità, pettegolezzi e freddure. Ovviamente non riuscendo a riprodurlo adeguatamente, scadete facilmente nel ridicolo senza rendervene minimamente conto.
4 - Cane da difesa:
intorno a voi vedete solo ostilità e gente malintenzionata. Inoltre siete talmente sospettosi nei confronti altrui che ritenete impossibile l'esistenza di un comportamento genuino, assolutamente privo di doppi sensi.
5 - Cane da guardia:
siete degli insicuri e mascherate questo vostro difetto con un atteggiamento ipercritico. Non vi va mai bene niente e, spesso a sproposito, tendete a rimarcare questioni inopportune.
6 - Cane da caccia:
siete persone prive di immaginazione, con scarsissime capacità di osservazione. Spesso basterebbe un niente per rendervi consapevoli di ciò che accade intorno a voi, ma non c'è proprio niente da fare, sembrate del tutto ciechi.
7 - Cane da pastore:
avete idee ben precise per quanto riguarda ordine e regole. Cercate di vivere secondo i tempi scanditi dalla Natura e anche chi vive con voi, volente o nolente, viene a far parte di questa filosofia esistenziale.
8 - Cane da corsa:
vi piace possedere cose che non possono passare inosservate. Dietro la vostra apparente normalità, celate un animo notevolmente narcisista.
9 - Cane da tartufi:
siete dei tipi intransigenti con poca capacità di autocritica. La vostra rigidità vi porta spesso a sottovalutare le ragioni altrui. Soprattutto quelle di chi vi ha sempre dimostrato attaccamento e disponibilità.
10 - Cane da cerca:
siete dei gran puntigliosi e di ogni questione, grande o piccola che sia, amate ricercare fino in fondo la risoluzioneservendovi dei metodi più svariati.
11 - Cane di piccola taglia:
Nonostante le robuste apparenze siete di costituzione deboluccia sia fisicamente ma soprattutto psicologicamente, infatti basta un nonnulla per farvi innervosire ed imbestialire, questo vi porta a mettere in luce aspetti della vostra personalità che sarebbe meglio non rivelare.
12 - Cane di media taglia:
siete degli inguaribili titubanti. Tergiversate fino all'ultimo su ogni decisione e, quando l'avete presa siete subito pronti a fare retromarcia. La vostra vita così diventa proprio una gran fatica.
13 - Cane di grande taglia:
per sopperire a qualche vostro complesso d'inferiorità amate ostentare cose di notevoli dimensioni. Tutti presi da questa ricerca di compensazione, spesso vi tradite con affermazioni che hanno del paradossale.
14 - Cane che ubbidisce:
credete di avere lo spirito del capobranco ma in realtà siete solamente dei tiranni. Vi illudete che gli altri vi ubbidiscano perchè riconoscono in voi doti superiori e invece lo fanno solo per non perdere i loro privilegi.
15 - Cane che non ubbidisce:
non sapete imporvi. O meglio, non sapete farlo in tutti i modi. Credete infatti che ogni comportamento debba derivare da un dibattito ideologico: ciò è molto apprezzabile, ma in alcuni casi bisogna sapere anche battere i pugni.
16 - Cane iperattivo:
siete dei pigroni con pochissima forza di volontà. Questo fatto, in cuor vostro vi duole e non vi fa stare sereniperchè vorreste cambiare ma non ne siete capaci. Ecco perchè spesso vi risvegliate angosciati.
17 - Cane giocoso:
comici e anche divertenti, buttate in ridere ogni cosa perchè questo fa sganasciare gli altri e vi fa sentire bene. Come tutti gli zuzzurelloni però, avete il solito neo: non sapete quando è il momento di fermarsi.
18 - Cane da compagnia:
anche se non vi sembra avete tedenze malinconiche che esprimete nel peggiore di tutti i modi, abbandonandovi a eterne litanie di lamenti cui nessuno può sfuggire.
Un nuovo fiore. (Leggetela)
In un tempo lontano, in una bella distesa di grano, nacque un nuovo fiore. Era diverso da tutti gli altri, e le spighe, con il loro dolce ondeggiare cullate dal vento lo guardavano con diffidenza "un estraneo tra noi" dicevano "che sciagura, rovinerà lo splendido panorama che solo noi riusciamo a creare!", a volte lo prendevano in giro, la spiga Gina diceva: "Ma guardati sei proprio strano, sei troppo giallo, sarai malato?". E il fiore dal lungo stelo, si sentiva sempre più solo, sempre più triste, e mentre cresceva la sua testa si chinava in basso, per la vergogna di essere diverso.
Le spighe, vedendo che il nuovo arrivato non si difendeva neanche, presero ancora a elogiare le loro qualità una volta raccolte, facendo sentire il nostro fiore ancora più inutile. Dicevano in coro: "con il nostri frutti si fa la farina, con la farina si fanno i biscotti le torte e pure la pastasciutta di cui ogni creatura ne va ghiotta!” e la spighe gemelline gli dicevano: “e tu, dicci un po’, a cosa servi? Secondo noi proprio a niente!”
E lo strano fiore si chinava sempre più a guardar la terra! Ma un giorno passò di lì una donna con il suo bambino, e le spighe eccitate dai complimenti che sapevano avrebbero ricevuto, si sussurrarono l’un l’altra a bassa voce: “coprite il buffo fiore, di modo che non lo possano vedere!”. Ma il bambino curioso notò lo strano fiore tra le spighe di grano, fece avvicinare la sua mamma, e le chiese: “Mamma cos’è questa pianta, a che serve, perché è così china?”. La donna riuscì a vedere attraverso la sua solitudine e si commosse, versò una lacrima che finì proprio al centro del cuore del giovane fiore, che sentì per la prima volta un’emozione d’amore. “E’ un girasole, il più bel fiore”, disse la mamma, “è nato per caso tra le spighe di grano e non sentendosi accettato ha chinato il capo, forse non sa che i suoi tanti fratelli sono talmente belli e talmente fieri da avere il capo eretto per guardare in faccia il sole. E poi, piccolo mio, immagina che questa distesa di grano sia un bel piatto di pastasciutta condita da un filo d’olio, il frutto del suo girasole” Da allora il girasole alzò il capo per guardare il sole da mattina fino a sera, ma senza rancore per le sorelle spighe, che chiesero perdono per il male causato ma soprattutto capirono che un fiore non è peggiore solo perché diverso, che ogni creatura porta dentro di sé la propria bellezza e lo scopo della propria esistenza, e che invece di canzonarlo per tanto tempo avrebbero semplicemente potuto aiutarlo.
Il palloncino nero.
Una bambina dalla pelle scura stava a guardare il venditore di palloncini alla fiera del villaggio. L’uomo era evidentemente un ottimo venditore, perchè lasciò andare un palloncino rosso, che salì alto nel cielo, attirando così una folla di aspiranti piccoli clienti.
Slegò poi il palloncino blu, e subito dopo uno giallo e un altro bianco, che volarono sempre più in alto finché scomparvero.
La bimba di colore continuava a fissare il palloncino nero e finalmente domandò: «Signore, se tu mandassi in aria quello nero, volerebbe in alto come gli altri?».
Il venditore rivolse alla bimba un sorriso affettuoso, poi strappò il filo che teneva legato il palloncino nero e, mentre saliva in alto, spiegò: «Non è il colore che conta. È quello che sta dentro che lo fa salire».
Il collier di turchesi. Il gioielliere era seduto alla....
Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio. Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti. Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri.
“E per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?”. Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: “Quanti soldi hai?”. Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina.
“Bastano?”, disse con orgoglio. “Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi”.
L’uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l’astuccio. “Prendilo” disse alla bambina. “Portalo con attenzione”. La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo.
Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurrì. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò:
“Questa collana è stata comprata qui?”.
“Sì, signorina”.
“E quanto è costata?”.
“I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me”.
“Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo”.
Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza. “Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva”.
I giorni perduti..
Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava una cassa sul camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all'estrema periferia della città fermandosi sul ciglio di un vallone. Kazirra scese dall'auto ed andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel vallone, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali. Si avvicinò all'uomo e gli chiese:
"Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?"
Quello lo guardò e sorrise:
"Ne ho ancora sul camion da buttare. Sono i giorni."
"I giorni? Che giorni?"
"I tuoi giorni."
"I miei giorni?"
"I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?"
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se ne andava per sempre. E lui neppure la chiamava. Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari. Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare. Si sentì prendere da una certa cosa quì alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. "Signore!" gridò Kazirra, mi ascolti.. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole. Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell'aria, e all'istante scomparve anche il gigantesco cumulo di casse misteriose.
NON PERDERE I TUOI GIORNI, RICORDA: UNA VOLTA PERSI NON TORNERANNO PIU' INDIETRO.
Aggiustare il mondo. (Clicca l'immagine per leggere)
Un bambino ed il suo papà erano seduti sul treno. Il viaggio sarebbe durato un’ora circa. Il padre si siede comodamente e si mette a leggere una rivista per distrarsi.
Ad un certo punto il bambino lo interrompe e domanda: “Cos’è quello, papà?”. L’uomo si volta per vedere quello che gli aveva indicato il bambino e risponde: “E’ una fattoria.” Incomincia di nuovo a leggere quando il bambino gli domanda un’altra volta: “Quando arriveremo, papà?”. Il padre gli risponde che manca ancora molto.
Aveva di nuovo cominciato a leggere la sua rivista quando un’altra domanda del bambino lo interrompe e così per tantissime altre volte. Il padre disperato cerca la maniera di distrarre il bambino.
Vede sulla rivista che stava leggendo la figura del mappamondo, la rompe in molti pezzetti e li da al figlio invitandolo a ricostruire la figura del mappamondo. Così si siede felice sul suo sedile convinto che il bambino sarebbe stato occupato per tutto il resto del viaggio.
Aveva appena cominciato a leggere di nuovo la sua rivista quando il bambino esclama: “HO TERMINATO”. “Impossibile! Non posso crederci! Come hai potuto ricostruire il mondo in così poco tempo?” Però il mappamondo era stato ricostruito perfettamente. Allora il padre gli domanda di nuovo: “Come hai potuto ricostruire il mondo così rapidamente?”
Il bambino risponde: “Non mi sono fissato sul mondo.... dietro al foglio c’era la figura di un uomo, HO RICOSTRUITO L’UOMO E IL MONDO SI E’ AGGIUSTATO DA SOLO !”.
Morale: il mondo sarà aggiustato solo quando gli uomini saranno aggiustati ossia, saranno leali ed onesti.
Ecco le foto di alcuni "Vip" se invecchiassero come persone "normali".
Vivere, Amare, Capirsi.. (Clicca l'immagine per leggere)
Abbiamo paura di vivere la vita, e perciò non facciamo esperienze, non vediamo. Non sentiamo. Non rischiamo! Non prendiamo a cuore nulla! Non viviamo… perché la vita significa essere coinvolti attivamente. Vivere significa sporcarvi le mani. Vivere significa buttarvi con coraggio. Vivere significa cadere e sbattere il muso. Vivere significa andare al di là di voi stessi… tra le stelle! Ma dovete decidere voi, per voi stessi.
“Cosa significa per me la vita?” Sono convinto che se ogni giorno dedicassimo a pensare alla vita e a vivere e ad amare lo stesso tempo… no, un quarto del tempo che dedichiamo a preparare i pasti, saremmo incredibili! Ma la vita ha un modo meraviglioso per risolvere questo problema. Per me è sempre affascinante perché, quando la vita non viene vissuta, esplode in noi. E’ come cercare di bloccare il coperchio di una pentola che bolle. Succederà qualcosa, ne sono convinto. Finirete per piombare nella paura, nella sofferenza, nella solitudine, nella paranoia o nell’apatia. Tutti segni del fatto che non state vivendo! Quindi, se avvertite uno di questi sintomi, rimboccatevi le maniche e dite: “Ora devo vivere”. Nell’attimo in cui incominciate a lasciarvi coinvolgere nella vita, il vapore fuoriesce, e siete salvi. Non è facile: ma la vita ci fa sapere che deve essere vissuta. Meraviglioso! Perché c’è la morte? Io non so perché c’è la morte.
Perché c’è la sofferenza? Vorrei che non ci fosse, ma non so perché c’è. Se passassi la vita a cercare le risposte a questi interrogativi, non vivrei mai. Però a quelli che vengono da me dico che so qualcosa della vita. C’è una cosa chiamata gioia, perché io l’ho provata. E c’è una cosa chiamata follia meravigliosa, perché l’ho vissuta. E so che c’è una cosa chiamata amore perché ho amato. E so che c’è una cosa chiamata estasi perché ho conosciuto l’estasi. E so anche – perché ho conosciuto gente che ne ha fatto l’esperienza – che c’è una cosa chiamata rapimento. Oh, mi piace questa parola, “rapimento”! Cercate il rapimento! Mi rifiuto di morire fino a quando non avrò imparato che cos’è! Perché uno si comporti così, bisogna che faccia molte scelte. Una delle più importanti è “scegliere se stesso”. Scegliete voi stessi. Finitela di odiarvi. Finitela di buttarvi giù. Abbracciatevi e dite: “Sai, va bene così! Starai perdendo i capelli, ma sei tutto ciò che ho!”. Quando vi riconciliate con le vostre debolezze, ce l’avete fatta! Non sono enormi, sono soltanto una piccola parte di voi.
Dovete scegliere voi stessi. Sono sicuro che coloro che si tolgono la vita, che non vivono, sono soprattutto coloro che non hanno rispetto per se stessi. Non so quando è stata l’ultima volta che qualcuno ha detto questo, ma voglio sottolinearlo: Voi siete un miracolo.
(Leo Buscaglia)
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