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Covid 19: L'OMS (organizzazione mondiale della sanità) ci fa sapere....
Studio italiano all’Oms: In Cina, già a fine ottobre 2019 a destare i primi sospetti sulla presenza di un nuovo patogeno è stata la registrazione di molti casi di polmonite virale nel giro di pochi giorni. Similmente, in Italia, si è scoperto che nell’ultima settimana di dicembre, nell’ospedale di Piacenza, a pochi km da Codogno e Casalpusterlengo, (i primi focolai italiani) si sono avuti oltre 40 casi di polmonite, un picco assolutamente anomalo. Tuttavia, i sintomi dei pazienti sono stati confusi e curati come quelli delle influenze di stagione o di polmoniti comuni. La maggioranza è guarita, ma nel sangue sono rimaste le tracce degli anticorpi contro il Covid-19, a dimostrazione del fatto di essere stati già infettati. Sulla base di questi accertamenti, si deduce che il virus è presente in Italia da molto prima della diagnosi del “paziente uno” e abbia avuto un’iniziale diffusione silente. L’evoluzione della situazione del nostro Paese dipenderà da quanto si dimostreranno efficaci le misure di contenimento adottate, dal rispetto da parte di ciascuno delle ordinanze istituzionali e delle regole di igiene.
Negli ultimi giorni si è aperta una faglia tra chi accetta quanto viene disposto dalle istituzioni e chi grida alla «psicosi collettiva». In realtà, proprio l’analisi matematica dell’andamento di questa epidemia, ci aiuta a capire che le misure restrittive messe in atto non sono affatto «esagerate».
Nel momento in cui queste misure venissero allentate o disattese è probabile che i valori di R0 tornerebbero ad innalzarsi nuovamente e il contagio ricomincerebbe a diffondersi.
I prossimi giorni saranno quindi cruciali per capire se si andrà verso una crescita incontrollata di casi oppure se saranno rilevati i primi segni di un rallentamento. (Fonte:
Organizzazione Mondiale della Sanità)
Covid 19: sperimentata una nuova cura che sembra funzionare...
9 Marzo 2020 Cura per il Covid 19, quello che non ci dicono è che una nuova cura a base di Tocilizumab o atlizumab (anticorpo monoclonale umanizzato sviluppato dalla Hoffmann-La Roche e Chugai Chugai è un farmaco immunosoppressore, studiato principalmente per il trattamento dell'artrite reumatoide) E' stato sperimentato in Cina e anche in Italia contro il virus SARS-CoV-2 nell'epidemia di COVID-19 del 2020. La collaborazione tra Azienda Ospedaliera dei Colli e Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori Fondazione Pascale, due pazienti affetti da polmonite severa da Covid-19 sono stati trattati con Tocilizumab. Per la prima volta in Italia, è stata possibile grazie a una stretta collaborazione tra il direttore della UOC di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, il direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto “Pascale” di Napoli e studiosi di virologia italiani e cinesi della University of Science and Technology of China. A distanza di 24 ore dall’infusione, sono stati evidenziati incoraggianti miglioramenti. In Cina sono stati 21 i pazienti trattati che hanno mostrato un miglioramento importante già nelle prime 24-48 ore dal trattamento, che si effettua con un’unica somministrazione e che agisce senza interferire con il protocollo terapeutico a base di farmaci antivirali.
Ancora sui benefici del caffè: il caffè proteggerebbe il cervello...
Ancora sui benefici del caffè: il caffè proteggerebbe il cervello dall'avanzare della demenza dell'Alzheimer.
Alzheimer, il caffè aiuta a prevenire la demenza. Merito della caffeina, che sembrerebbe in grado di azionare un enzima difensivo che protegge il cervello chiamato ‘NMNAT2’ e solo di recente scoperto come un’arma molecolare importante contro la formazione di aggregati tossici nelle cellule nervose.
La notizia arriva da uno studio condotto presso e l’Indiana University e pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Solo di recente in un altro lavoro pubblicato sulla rivista Plos Biology sono stati scoperti gli effetti protettivi di NMNAT2 contro l’Alzheimer. Inoltre un altro studio pubblicato sulla rivista The Journals of Gerontology, Series A: Biological Sciences and Medical Sciences dimostrava che consumare abitualmente caffè o altre bevande contenenti caffeina protegge dalla demenza.
In questo nuovo studio gli esperti americani hanno testato quasi 2000 molecole attive, tra cui la caffeina, per selezionare quelle con un ruolo nell’aumentare la produzione di NMNAT2. Di tutte le molecole testate, la caffeina è risultata il più potente attivatore della produzione di NMNAT2. Testata su topolini a rischio di demenza perché geneticamente incapaci di produrre quantità idonee di NMNAT2, la caffeina ha riportato il cervello degli animali a una quantità normale di enzima.
Lo studio apre la strada a nuove possibilità terapeutiche basate appunto sulla caffeina e su composti affini: altre 23 molecole tra tutte quelle studiate hanno dimostrato una sia pur minore efficacia nell’aumentare la produzione dell’enzima protettivo.
Salute news: Scoperte molecole che fermano l'invecchiamento cellulare...
Nuova spinta allo sviluppo di farmaci efficaci contro cirrosi epatica, fibrosi polmonare, diabete, cataratta, osteoporosi, artrite e progenia.
Scoperte le molecole che fermano l'invecchiamento cellulare.
Milano ha individuato una classe di molecole in grado di bloccare i segnali che portano all'invecchiamento cellulare causato dal deterioramento dei telomeri, che sono sequenze di DNA poste all'estremità dei cromosomi proprio con la funzione di mantenere integro il DNA contenuto nei cromosomi stessi. Lo studio di questi ricercatori guidati da Fabrizio d'Adda di Fagagna, pubblicato su Nature Communications, pone le basi per intervenire sull'invecchiamento cellulare in alcune patologie causate proprio dal deterioramento dei telomeri, quali la cirrosi epatica, la fibrosi polmonare, il diabete, la cataratta, l'osteoporosi e l'artrite, o in malattie rare come la progenia, caratterizzata da un invecchiamento precoce.
Molecole individuate fermano l'invecchiamento cellulare
E' fisiologico - spiegano i ricercatori - che nei cromosomi, corpuscoli presenti nel nucleo di tutte le cellule degli organismi viventi (23 coppie nell'uomo) e che sono deputati alla trasmissione dell'informazione genetica, i telomeri si accorcino ogni volta che il DNA della cellula si replica per riprodursi o che si danneggino nel tempo anche in assenza di divisione. L'accorciamento e il danno ai telomeri costituiscono quindi una minaccia alla stabilità del nostro DNA e la cellula reagisce attivando un allarme molecolare che blocca la proliferazione della cellula danneggiata inducendo una sorta di invecchiamento cellulare. La cellula senescente perde per sempre la sua capacità di replicarsi e di svolgere efficientemente le sue funzioni, e questo impedisce ai tessuti di rigenerarsi.
DDRNA, un guardiano che tutela l'integrità del genoma
Una ricerca condotta all'IFOM e pubblicata già nel 2012 su Nature individuava per la prima volta i DDRNA (DNA Damage Response RNA), molecole preposte al ruolo di guardiani del DNA: sarebbero loro a intervenire ogni volta che si rileva un danno al DNA per far scattare l'allarme a tutela dell'integrità del genoma, favorendone la senescenza. "Abbiamo osservato - spiega ora d'Adda di Fagagna - che i telomeri, quando sono corti o danneggiati, possono indurre essi stessi la formazione di DDRNA e quindi l'attivazione dell'allarme e la conseguente senescenza della cellula". La ricerca pubblicata fornisce proprio la risposta a come spegnere questi allarmi per prevenire la senescenza cellulare. In particolare, D'Adda Di Fagagna e il suo gruppo hanno sviluppato una nuova batteria di molecole che agiscono all'estremità dei cromosomi, "specificamente sui telomeri - sottolinea Francesca Rossiello, coautrice della pubblicazione - inibendo la funzione dei DDRNA telomerici".
Sperimentata sia in vitro (in cellule umane e di topo), sia in vivo (nei topi), la nuova molecola è stata costruita in base allo studio dei DDRNA identificati tramite una nuova tecnologia, il Target Enrichment, sviluppato appositamente dal team di IFOM in collaborazione con il Center for Life Science Technologies diretto dall'italiano Piero Carninci all'interno del Riken Institute a Yokohama in Giappone. La prossima sfida che affronterà il team IFOM sarà di capire come le nuove molecole possano essere utili per prevenire l'invecchiamento cellulare in tutte le patologie associate al danno ai telomeri. (Fonte: http://notizie.tiscali.it/scienza/)
Cresce l'aspettativa di vita, ecco nel 2030 che toccheremo la soglia...
Cresce l'aspettativa di vita, nel 2030 le donne toccheranno la soglia dei 90 anni, gli uomini si avvicineranno toccando la soglia 85 anni.
La sfida alla longevità avanza con successo.
In poco più di 10 anni, nel 2030, l'aspettativa di vita media non solo continuerà a crescere, ma toccherà la soglia dei 90 anni, e le prime a tagliare questo traguardo al mondo saranno le donne sudcoreane, seguite da francesi, giapponesi, spagnole e australiane.
Gli uomini rimarranno più indietro, ma ridurranno le distanze dal sesso femminile, avvicinandosi a quota 85.
A stimarlo sono i ricercatori dell'Imperial Colle di Londra e dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in uno studio sui 35 paesi industrializzati pubblicato sulla rivista Lancet.
Servendosi di metodi simili a quelli dei metereologi e combinando 21 modelli matematici, hanno calcolato che l'aspettativa di vita aumenterà almeno del 65% per le donne e dell'85% per gli uomini nel 2030.
Il Giappone perderà il suo attuale primato, mentre gli Stati Uniti saranno il paese con i risultati peggiori.
Tra le donne, l'Italia nel 2030 slitterà di due posizioni, collocandosi al nono posto, dopo Portogallo e Slovenia.
Per gli uomini c'è invece il 95% di probabilità che la loro aspettativa di vita in Corea del Sud, Australia e Svizzera superi gli 80 anni entro i 2030, e del 27% oltre gli 85 anni.
Grandi miglioramenti sono previsti anche per gli uomini dei paesi dalle economie emergenti, come Ungheria e Slovenia, così come di Danimarca e Irlanda.
Usa, Giappone, Svezia, Grecia, Macedonia e Serbia registreranno invece, secondo le stime, i minori miglioramenti in termini di aspettativa di vita, per entrambi i sessi.
Dovunque il vantaggio delle donne rispetto agli uomini dovrebbe ridursi entro il 2030, tranne che in Messico, dove la crescita nell'aspettativa di vita per il gentil sesso sarà maggiore di quella maschile, e in Cile, Francia e Grecia, dove i due sessi cresceranno in modo simile.
«Tradizionalmente gli uomini hanno stili di vita meno sani, e per questo un'aspettativa di vita minore - commenta Majid Ezzati, coordinatore dello studio - Fumano e bevono di più, sono vittime più spesso di incidenti stradali e omicidi. Ma gli stili di vita stanno diventando più simili tra i due sessi, e così anche la loro longevità».
Gran parte dell'aumento dell'aspettativa di vita è dovuto al miglioramento delle condizioni degli over 65.
In Corea del Sud, così come prima in Giappone, a fare la differenza è stato prima il calo delle morti per infezioni in adulti e bambini, e poi in tempi più recenti la migliore gestione delle malattie croniche.
Il paese asiatico inoltre ha l'indice di massa corporea e di pressione più basso della maggior parte dei paesi occidentali, un basso livello di fumo tra le donne e ha ridotto le differenze di salute tra i sessi per tumore e malattie cardiovascolari. L'aspettativa di vita è invece più bassa in quei paesi con mortalità più alta tra i giovani adulti, più fattori di rischio per le malattie croniche e sistemi sanitari meno efficaci.
Negli Usa ad esempio l'aspettativa di vita alla nascita è già la più bassa di molti altri paesi ricchi, e si stima che peggiorerà ancora, arrivando a livelli simili della Repubblica Ceca per gli uomini, e della Croazia e Messico per le donne.
Attenzione alla dieta senza glutine, scoperta pesante presenza di...
Attenzione alla dieta senza glutin, scoperta pesante presenza di metalli nell’organismo.
Ancora tanti dubbi sulla dieta senza glutine ed in tanti si chiedono che questa faccia male se seguita da persone non affette da celiachia. Secondo quanto riferito da alcuni esperti, poter beneficiare di un regime alimentare di questo tipo è essenziale per chi soffre di celiachia, ma non è detto che questo non possa apportare dei vantaggi a coloro i quali non soffrono di questo disturbo.
I nutrizionisti sono convinti che la dieta senza glutine seguita dai non celiaci possa causare delle carenze nutrizionali soprattutto per i bambini, oltre che un maggiore apporto di grassi e calorie. Secondo quanto è emerso, sembra che molti non affetti da celiachia decidano di eliminare il glutine dalla propria alimentazione, nella speranza di poter dimagrire, ma i medici vogliono smentire questa convinzione, spiegando che non è assolutamente così e che seguire una dieta senza glutine non fa dimagrire.
Nonostante alcuni medici siano concorsi nel dichiarare che questo regime alimentare possa risultare benefico per i non celiaci, altri hanno appurato che chi segue una dieta senza glutine pur non avendone bisogno è esposto a vari rischi legali per lo più all’uso dei pesticidi impiegati nelle coltivazioni di alcuni prodotti.
E’ questo sostanzialmente quanto è emerso da un recente studio americano pubblicato su Epidemiolgy, che ha preso in esame la dieta di 7000 persone, delle quali 73 hanno dichiarato di seguire una dieta priva di glutine in quanto celiaci, proprio in questi casi è stata rilevata una concentrazione maggiore di arsenico e cadmio nelle urine e di mercurio nel sangue. Gli esperti hanno sottolineato il fatto che la presenza di questi metalli nell’organismo purtroppo non fanno altro che aumentare il rischio di malattie croniche ed ancora di contrarre il cancro. “Non è certo quali siano gli effetti di una dieta con scarsa esposizione ad arsenico e mercurio, è possibile però che possa aumentare il rischio di cancro e altre malattie croniche”, hanno riferito i ricercatori.
Sembra che anche in Italia siano stati effettuati esperimenti del genere, e nello specifico a condurli pare siano stati alcuni ricercatori dell’Istituto superiore di Sanità e dell’ospedale Bambin Gesù di Roma i quali sembra siano al lavoro per cercare di individuare quanto i bambini affetti da celiachia siano esposti all’arsenico; questi ricercatori hanno dichiarato che i soggetti coinvolti sono molti di più rispetto allo studio americano e stanno analizzando quali prodotti consumano i bambini. Per chi non lo sapesse, la celiachia, altro non è che un’infiammazione cronica dell’intestino provocata dal glutine una sostanza proteica che è presente in alcuni tipi di cereali, come ad esempio il grano, l’orzo ed il segale. I celiaci, ovvero i soggetti affetti da celiachia, dovrebbero evitare tutti i prodotti contenenti il glutine, visto che l’ingerimento di questa sostanza proteica potrebbe provocare conseguenze molto grai, come il danneggiamento della mucosa intestinale.
La terapia della intolleranza al glutine consiste solo nella dieta che NON deve contenere alimenti preparati con le farine dei cereali tossici per il paziente celiaco: FRUMENTO, ORZO, SEGALE (e analoghi del frumento come FARRO, KAMUT, SPELTA E TRITICALE). E’ necessario escludere dagli alimenti anche solo piccole quantità delle farine tossiche, poiché l’effetto dannoso sulla mucosa intestinale è subdolo e può impiegare mesi ed anni prima di dare una chiara sintomatologia clinica. E’ molto importante abituare il paziente ad una dieta che, anche se non tradizionale, sia una dieta NORMALE E NATURALE. LA DIETA SENZA GLUTINE E’ UNA ALTERNATIVA POSSIBILE E GUSTOSA, NON UNA RINUNCIA. Ma come può diventare normale una dieta SENZA PANE E SENZA PASTA, alimenti di consumo quotidiano per le nostre abitudini alimentari? Con un po’ di buona volontà e fantasia possiamo rendere la dieta del paziente gustosa e nutriente anche senza pane e pasta. Ad esempio il primo piatto può consistere in RISO, MAIS (polenta), PATATE, MINESTRE DI TUTTI I TIPI DI LEGUMI (fagioli, ceci, piselli, lenticchie, fave) E VEGETALI (verdure di qualsiasi tipo) cucinati come si preferisce, con condimento sufficiente a rendere gustosa la pietanza. Sviluppare quindi delle vere alternative alimentari. Un ragazzo, un adulto che lavora in Europa deve essere educato a scegliere tra gli alimenti naturalmente senza glutine non può portarsi indietro la mamma o la cuoca che cucinano per lui: deve acquistare il piacere dell’alternativa alla pasta ed al pane, non deve vivere di “falso pane e falsa pasta”. Nessun problema per il secondo piatto che può consistere in CARNE, PESCE, UOVA, FORMAGGI E PIETANZE SENZA FARINE. Altra considerazione importante riguarda la necessità di cucinare gli alimenti base di cibi naturali senza glutine in modo saporito, sicchè tutta la famiglia possa mangiare con piena soddisfazione, la dieta del celiaco. In tal modo si evita che il celiaco si senta “diverso” dagli altri componenti della famiglia. Infine, non va dimenticato che il gusto deve essere indirizzato, nel bambino, più verso cibi modicamente salati che verso cibi dolci; ci sono infatti molti primi piatti alternativi a quelli contenenti il glutine, mentre i cibi dolci sono preparati spesso (o quasi sempre) con farine contenenti glutine. E’ perciò opportuno che il gusto del celiaco si sviluppi più verso il moderatamente salato che verso il dolce. Cosa che è, d’altra parte, più sana: sappiamo infatti oggi che proprio l’abuso di cibi dolci (per es. le merendine a scuola) non è salutare per il bambino (come per l’adulto).
Per quelli che hanno dovuto affrontare da un giorno all’altro una dieta senza glutine, spesso la gande paura non è stata il contenuto reale in farina o amidi contenente il glutine, ma la possibilità di una contaminazione minima in alimenti naturalmente senza glutine: “la traccia di glutine”. Questo terrore ha generato enorme angoscia nei pazienti e nelle loro famiglie, fino a stimolare un fanatismo che ha causato molti più danni della malattia stessa. Si è giunti al fanatismo di portarsi in giro la propria tovaglietta, le posate, le pentole separate: un grave danno all’equilibrio degli intolleranti al glutine. Si è infatti trasformata una prescrizione POSITIVA : MANGIARE MEGLIO SENZA GLUTINE, in una persecuzione quotidiana: NON FARE, NON MANGIARE, TEMERE, SOSPETTARE! ORA BISOGNA CAMBIARE IN BASE A TRE SEMPLICI CONSIDERAZIONI: 1) Le “tracce” debbono essere qualcosa di misurabile e consistente, non “un timore”. In pratica vi sono limiti ben definiti dal “Codex Alimentarius Europeo” (dello 0,2%), che sono decine di volte inferiori alle quantità di glutine capaci di dare un qualche sensibilità nel soggetto celiaco. 2) La scelta SENZA GLUTINE è positiva, non proibitiva, in quanto i prdotti senza glutine sono di qualità nutrizionale MIGLIORE di quelli con il glutine. 3) Il fanatismo delle tracce di glutine ha già indotto varie centinaia di celiaci adolescenti, perseguitati dalla paura della “traccia” nelle gomme masticanti o dalla necessità di avere un sol tipo di gelato o di patatine, ad abbandonare seriamente la dieta che deve essere sì senza glutine, ma non può essere una irrazionale condanna ad una vita difficile. LE ETICHETTE AIUTANO MOLTO A COMPRENDERE GLI INGREDIENTI SOSTANZE PERICOLOSE Frumento, Orzo, Segale; Farine di frumento, di orzo, di segale; Amido, Amido di frumento; Malto (d’orzo). SOSTANZE NON PERICOLOSE Farine ed amido di riso, mais, soia, patate, di castagne, di miglio, di grano saraceno. Maltosio, maltitolo, maltodestrine; Glutammato ed additivi vari. Semi di guar, carrube, carragenanti. PAROLE CHIAVE : indicano l’aggiunta o la sospetta presenza del glutine. (Fonte: https://www.controcopertina.com/)
ANSA: ritirati alcuni lotti di aspirina tossici, se li avete in casa non prendeteli, ecco i lotti interessati...
Allerta Aspirina, ecco perché. Aspirina e Alka Effer (Bayer), Aifa ritira alcuni lotti: L’Agenzia italiana del farmaco ha disposto il ritiro di alcuni lotti dell’aspirina prodotta dalla Bayer a causa di problemi di imballaggio che potrebbero compromettere la qualità del medicinale. Alcune confezioni potrebbero presentare un colore anomalo.
Aspirina, ecco i lotti ritirati:
004763405 Aspirina 500 mg granulato x 10 bustine BTT1BKK feb-18
004763405 Aspirina 500 mg granulato x 10 bustine BTT1AGN gen-18
004763405 Aspirina 500 mg granulato x 10 bustine BTT1BL5 gen-18
004763405 Aspirina 500 mg granulato x 10 bustine BTT1CPS lug-18
04763544 Aspirina 500 mg granulato x 20 bustine BTT185R gen-18
ALKA EFFER (BAYER): I LOTTI RITIRATI
004601023 ALKA EFFER 20 compresse BTAHTUO mar-19
004601023ALKA EFFER 20 compresse BTAHELO mag-19
Allerta Aspirina, la procedura di ritiro.
Il provvedimento, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello «Sportello dei Diritti», si è reso necessario a seguito della notifica di allerta rapida e della dichiarazione di non conformità alle norme di buona fabbricazione del sito di produzione». La ditta Bayer ha comunicato l’avvio della procedura di ritiro che il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute è invitato a verificare.
Allerta Aspirina, l’allarme spagnolo.
Solo qualche giorno fa era stata lanciata un’altra allerta dall’Agenzia Española de Medicamentos y Productos Sanitarios (AEMPS) che aveva ordinato il ritiro di altri lotti. I controlli di routine avevano evidenziato che la qualità dello strato di alluminio in pochi di alcuni lotti del farmaco, «aveva alterato le proprietà di allungamento». A causa di questo problema, nel processo di fabbricazione del materiale di imballaggio si sono formati «piccoli fori nello strato di alluminio,» quindi è possibile che «le preparazioni medicinali possono andare incontro ad un’alterazione dell’aspetto fisico del prodotto e potenzialmente potrebbe verificarsi una degradazione prematura» a causa del materiale di imballaggio che, in alcuni casi potrebbe provocare piccoli fori. Chi li avesse in casa deve gettarli ed eventualmente acquistarne altri. (Fonte: affariitaliani.it)
Aspirina, ecco i lotti ritirati:
004763405 Aspirina 500 mg granulato x 10 bustine BTT1BKK feb-18
004763405 Aspirina 500 mg granulato x 10 bustine BTT1AGN gen-18
004763405 Aspirina 500 mg granulato x 10 bustine BTT1BL5 gen-18
004763405 Aspirina 500 mg granulato x 10 bustine BTT1CPS lug-18
04763544 Aspirina 500 mg granulato x 20 bustine BTT185R gen-18
ALKA EFFER (BAYER): I LOTTI RITIRATI
004601023 ALKA EFFER 20 compresse BTAHTUO mar-19
004601023ALKA EFFER 20 compresse BTAHELO mag-19
Allerta Aspirina, la procedura di ritiro.
Il provvedimento, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello «Sportello dei Diritti», si è reso necessario a seguito della notifica di allerta rapida e della dichiarazione di non conformità alle norme di buona fabbricazione del sito di produzione». La ditta Bayer ha comunicato l’avvio della procedura di ritiro che il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute è invitato a verificare.
Allerta Aspirina, l’allarme spagnolo.
Solo qualche giorno fa era stata lanciata un’altra allerta dall’Agenzia Española de Medicamentos y Productos Sanitarios (AEMPS) che aveva ordinato il ritiro di altri lotti. I controlli di routine avevano evidenziato che la qualità dello strato di alluminio in pochi di alcuni lotti del farmaco, «aveva alterato le proprietà di allungamento». A causa di questo problema, nel processo di fabbricazione del materiale di imballaggio si sono formati «piccoli fori nello strato di alluminio,» quindi è possibile che «le preparazioni medicinali possono andare incontro ad un’alterazione dell’aspetto fisico del prodotto e potenzialmente potrebbe verificarsi una degradazione prematura» a causa del materiale di imballaggio che, in alcuni casi potrebbe provocare piccoli fori. Chi li avesse in casa deve gettarli ed eventualmente acquistarne altri. (Fonte: affariitaliani.it)
L'Acrilammide sostanza cancerogena, sarebbe presente nelle patate, nel..
L'Acrilammide sostanza cancerogena, sarebbe presente nelle patate, nel caffè e nel pane, rendendo questi alimenti cancerogeni.
Pane, caffè e patatine fritte possono mettere a rischio la nostra salute. In questi tre cibi è presente l’acrilammide è una sostanza presente negli alimenti il cui consumo va tenuto sotto controllo perché è in grado di aumentare il rischio di sviluppare mutazioni genetiche e tumori.
L’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha stilato un rapporto in cui valuta i livelli di acrilammide e di altre sostanze nocive nel cibo. L'odore di pane appena sfornato, ad esempio è dato dalla reazione di Maillard in cui amminoacidi e zuccheri reagiscono ad alte temperature e uno degli effetti di questa reazione è la produzione di acrilammide. La sostanza si produce naturalmente quindi, soprattutto esponendo alcuni cibi ad alte temperature.
L'Efsa ha dichiarato che la dose accettabile, ovvero non dannosa per l'organismo umano di acrilammide è (0,17 x 60)/10.000 = 1 microgrammo al giorno di acrilammide: si tratta di un valore che possiamo trovare in 1 g di patate chips, 3 g di patate fritte o al forno, 4 g di biscotti e 3 g di Plasmon Primi Mesi. Dopo la scoperta della sostanza cancerogena le industrie alimentari si sono adoperate per ridurne il più possibile le quantità nei cibi, ma restano dei prodotti ancora a rischio ad esempio i i sostituti del caffè (orzo, cicoria…).
Ovviamente il pericolo è anche se si cucinano o lavorano le materie prime in casa, per questo L'Efsa ha rilasciato dei consigli con tutti gli accorgmenti necessari per ridurre al miinmo il livello di acrilammide nei cibi.
Patate
1. Conservarle a temperatura ambiente superiore a 8°C. A temperature inferiori sviluppano più zuccheri riducenti.
2. Prediligerle appena raccolte. Le patate si raccolgono tutto l’anno ma soprattutto durante i mesi estivi. Durante lo stoccaggio, nei mesi successivi alla raccolta si sviluppano più zuccheri riducenti.
3. Scegliere le varietà che contengono poca asparagina e/o zuccheri riducenti come gria, Jelli e Spunta.
4. Tagliarle in modo uniforme scartando eventuali residui e pezzi troppo piccoli che durante la cottura potrebbero scurirsi più facilmente.
5. Sbollentarle per 6-8 minuti in acqua e aceto prima di friggerle o cuocerle al forno (14 g di aceto per ogni litro di acqua di cottura). L’ambiente acido rallenta la formazione di acrilammide.
6. Per friggerle aggiungere 1g di estratto di rosmarino in 1 litro di olio.
7. Per le patate al forno i riferimenti consigliati sono : 150-160°C per 30-40 minuti, meglio se con un 25% di vapore.
– Usare la carta forno per evitare che si brucino a contatto con la teglia.
– Disporle ben stese sulla teglia in modo che cuociano in modo omogeneo.
Seguendo queste indicazioni si riduce la formazione di acrilammide e si ottengono patate dorate e croccanti.
8. Controllare sempre il colore durante la cottura, queste devono risultare dorate e non marroncine.
9. Mettere in ammollo le patate con estratto di tè verde per 1 minuto prima di cuocerle al forno o friggerle (1 g di estratto per litro di acqua): l’acrilammide si riduce del 62%.
Cereali, pane, pizza, dolci
1. La farina di segale e quelle integrali producono maggiori quantità di acrilammide. È preferibile utilizzare farine raffinate addizionate con altre fibre, come ad esempio la fibra di bambù o l’inulina (reperibili in erboristeria o farmacia), in questo modo si riduce la formazione di acrilammide senza rinunciare alla fibra che rappresenta pur sempre un importante nutriente per la salute. Se si preferiscono i prodotti integrali il colore deve essere appena dorato.
2. Prediligere una lievitazione più lunga, i lieviti si nutrono degli zuccheri che si formano in seguito alla scissione dell’amido della farina. In questo modo diminuisce la quantità di zuccheri riducenti responsabili della formazione di acrilammide.
3. Quando si prepara una panatura aggiungere un 3% di foglie di tè verde al pangrattato: l’acrilammide diminuisce del 50% circa.
4. Prediligere cotture più lunghe ma a temperatura più basse. L’acrilammide si forma più velocemente a temperature superiori a 180°C.
5. L’aggiunta alla farina di segale e di grano saraceno di un 2% di noce moscata, finocchio, anice e chiodi di garofano riduce la formazione del 20% circa.
6. Controllare sempre che il colore degli alimenti sia dorato e non marroncino. - Fonte: CorriereAdriatico.it -
Frontiere della salute: l'olio di Cannabis per sconfiggere il tumore?!
Curare il tumore al fegato con l’olio di cannabis. È quanto ha scelto di fare il britannico Mike Cutler dopo che per la seconda volta era rimasto vittima di tale patologia. Questo malgrado avesse dovuto subire, in seguito alla prima diagnosi avvenuta tre anni prima, il trapianto dello stesso organo.
Dopo la nuova diagnosi di tumore l’uomo ha deciso di cercare una soluzione su internet, non rassegnandosi all’ipotesi di morire. Durante la sua ricerca si è imbattuto nel video che riportiamo in basso e ha acquistato il necessario per produrre in casa l’olio di cannabis.
Secondo quanto ha dichiarato il 63enne di Hastings, nell’East Sussex, appena dopo tre giorni dall’inizio dell’assunzione il dolore straziante che sentiva si è affievolito, mentre le analisi svolte pochi mesi dopo hanno registrato la scomparsa delle cellule tumorali individuate in precedenza:
"Scoprire che sarei potuto morire è stato terribile. Tutto quello che avevo in quei giorni era il mio portatile così ho iniziato a cercare per qualcosa di alternativo che potesse aiutarmi, non potevo accettare l’idea che stessi per morire.
Quando ho scoperto di essere guarito sono rimasto completamente sconvolto. Sono un normale uomo di famiglia, non un drogato. Ho avuto una malattia seria e questo rimedio ha aiutato."
Alcuni recenti studi hanno riguardato, ultimo in ordine di tempo quello condotto dalla Universidad Complutense di Madrid, la possibilità che la cannabis possa essere impiegata nel trattamento delle cellule tumorali. Ricerche ancora non conclusive, ma che potrebbero portare secondo la Dr.ssa Kat Arney, del Cancer Research UK, a nuove possibilità di cura dei tumori:
Questi esperimenti sono stati condotti utilizzando cellule tumorali cresciute in laboratorio o nei topi e i risultati possono contribuire a svelare i dettagli di come i cannabinoidi influiscano sulle cellule tumorali a livello molecolare.
Questo potrebbe potenzialmente condurre a trattamenti anticancro più efficaci in futuro, ma non ci sono al momento dati empirici sufficientemente rassicuranti che dimostrino che la cannabis o i cannabinoidi possano in maniera sicura ed efficace trattare il cancro nei pazienti.
Attualmente si conoscono due tipi di recettori cannabinoidi (Recettori della cannabis): il recettore CB1, scoperto nel 1990, e il recettore CB2, individuato nel 1993. I recettori CB1 si trovano principalmente nell'encefalo, in particolare nei gangli basali, globus pallidus e substantia nigra e, in misura minore, nel cervelletto, nell'ippocampo, nel nucleo caudato, nel putamen, nell'ipotalamo e nell'amigdala. Sono stati inoltre individuati, ma con minore densità, anche nei polmoni, nel fegato, nei reni e nelle cellule dell'apparato riproduttivo sia maschile che femminile. I recettori CB1 sono invece assenti nel midollo allungato, la parte del sistema nervoso che presiede al controllo delle funzioni respiratorie e cardiovascolari. La stimolazione dei recettori CB1 rende conto degli effetti euforizzanti dei cannabinoidi ma anche della loro azione antiemetica, antiossidante, ipotensiva, immunosoppressiva, antinfiammatoria, analgesica, antispastica e stimolante dell'appetito.
Alcuni ricercatori a ragion veduta, suppongono l'esistenza di un terzo tipo di recettore che sarebbe presente nelle cellule cancerogene in grande quantità, di qui il fatto che l'olio di cannabis aiuterebbe nella cura contro il tumore, anche se ci sono diversi casi di guarigione dal tumore questa terapia a base di olio di cannabis non è però stata ancora confermata.
Corsa ai vaccini per l'arrivo dell'influenza che quest'anno si...
Corsa ai vaccini per l'arrivo dell'influenza che quest'anno si prevede sia particolarmente aggressiva.
Ora è corsa ai vaccini. Da una parte quello anti influenzale richiesto proprio per il fatto che quest’anno il virus si preannunciava più agressivo del solito. E dall’altra l’anti meningococco, in seguito agli ultimi casi toscani di meningite. «I pazienti sono tornati in massa a vaccinarsi - spiega il dottor Dario Grisillo segretario provinciale dei medici di medicina generale - per la paura dell’influenza di stagione che quest’anno sembra più cattiva del solito e per i nuovi casi toscani di meningite. Questo ha portato nei primi giorni della campagna vaccinale anti influenzale a qualche problema di approvvigionamento, adesso superato.
Le dosi infatti ci sono ed è possibile fare la profilassi. Anzi invito chi ancora non l’ha fatto a venire a vaccinarsi dai medici di famiglia. Per quanto riguarda l’influenza il momento migliore per vaccinarsi è adesso ed entro i prossimi 15 giorni. Questo perchè i primi casi si stanno iniziando a manifestare e il picco è atteso per le vacanze di Natale e visto che ci vogliono due settimane perchè la profilassi faccia effetto, è meglio affrettarsi adesso e non arrivare a quel momento impreparati. Vaccineremo comunque fino alla fine di dicembre».
Il consiglio vale soprattutto per le categorie a rischio come bambini, anziani e malati cronici, ma ricordano i medici, anche per tutti i loro familiarl. La campagna vaccinale contro l’influenza è partita ufficialmente il 9 novembre negli ambulatori di pediatri e medici di famiglia. Il nuovo virus metterà a letto 6 milioni di italiani e circa la metà degli aretini. Il ceppo è l’A/H3, che quest’anno colpirà molti in piena età lavorativa, tra i 50 e 60 anni. I sintomi sono più o meno i soliti: infezioni alla vie respiratorie, con tosse e mal di gola, febbre anche alta, mal di testa e dolori alle articolazioni.
Fonte
21 novembre: Ritirato farmaco anti reflusso in tutta Italia, ecco i lotti interessati...
Il medicinale contro il reflusso gastrico Pantoprazolo Eg ritirato per via del colore alterato delle pastiglie. I carabinieri faranno controlli per sequestrare il farmaco.
Le pastiglie erano di un colore diverso da quello che ci si aspettava: per questo il farmaco Pantoprazolo della Eg Spa è stato ritirato dal mercato dall'Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco.
Ad essere interessati dal richiamo sono quelle scatole del lotto 60801con scadenza 02-2021.
Secondo quanto scrive il Gazzettino, "le confezioni interessate sono quelle da 20 milligrammi da 14 compresse" con Aic 038440020. Non è la prima volta che il farmaco in questione finisce nelle mire dell'Agenzia del Farmaco. A febbraio infatti era stato ritirato un altro lotto per lo stesso prodotto e per gli stessi identici motivi.
Questo medicinale generico è usati principalmente per trattare il reflusso gastrico, il fastidio che interessa il sistema digerente e che consiste in una sorta di rigurgito acido dallo stomaco. Ad essere interessati sono principalmente soggetti che conducono una vita alimentare non equilibrata e che dunque sviluppano i sintomi e i problemi del reflusso gastico.
L'indicazione per chi avesse a casa uno dei lotti interessati dal ritiro è quello di non farne uso. Come scrive sempre il Gazzettino, "L’Agenzia del farmaco ha precisato che la Eg Spa, del gruppo Stada, entro qualche giorno dovrebbe fornire informazioni su eventuali altri lotti interessati e sulle azioni correttive che intenderà adottare". Intanto i Carabinieri faranno i controlli nelle farmacie e sequestreranno eventuali lotti rimasti.
Le proprietà della birra, bere birra fa bene o no?.. Ecco la verità...
Un nuovo studio americano afferma che la birra preserva il colesterolo buono e aiuta il cuore con grandi benefici per la salute.
La birra fa bene o male alla salute? Questa è una domanda da sempre oggetto di forti discussioni tra coloro che amano e coloro che non amano questa bevanda, ma numerose ricerche hanno esaminato l'argomento in tutte le sue sfumature. Ora, un nuovo studio americano condotto in Cina e presentato alle American Heart Association's Scientific Sessions 2016, dimostra che una birra piccola a giorno preserva il colesterolo “buono” (Hdl) e previene problemi cardiovascolari anche gravi.
Birra: attenzione a non abusarne.
Naturalmente, sappiamo tutti che l’abuso di alcol e il suo consumo, anche moderato, non è raccomandato per le donne in gravidanza o in allattamento, adolescenti e le persone a rischio (vulnerabilità alla dipendenza , malattie croniche, farmaci ...). Inoltre è fortemente sconsigliato bere birra per coloro che soffrono di gotta in quanto produce acido urico (che si cristallizza nelle articolazioni causando infiammazione e dolore). L'alcol influisce anche sulla memoria e sulla concentrazione, tra gli altri misfatti. Detto questo, la maggior parte degli studi in materia hanno concluso che bere moderatamente birra non è dannoso per salute. Piuttosto, un consumo oculato ha più vantaggi che svantaggi.
Le proprietà della birra.
I componenti principali della birra sono malto (orzo germinato), acqua, luppolo e lievito. È quindi un prodotto naturale senza conservanti, sale o grassi. La birra contiene molte vitamine e minerali (tra cui magnesio, silicio e potassio). Vista in questo modo, è una bevanda particolarmente salutare. Di tutte le bevande alcoliche, la birra classica è la meno calorica, con 40-60 kcal per 100 g (circa 10 cl), a seconda del contenuto di alcool. Per confronto, il vino rosso contiene in media 80 kcal per la stessa quantità, ma un bicchiere di vino è ovviamente più piccolo di un bicchiere di birra. Infine, è una buona fonte di antiossidanti grazie a luppolo e malto. #birra fa bene al colesterolo #proprietà della birra #birra fa bene alla salute
Le sue virtù
Orzo: fornisce vitamina B e fibre solubili che favoriscono il transito intestinale, riducono i livelli di colesterolo e il rischio di malattie cardiovascolari.
Il lievito: fornisce vitamine B, soprattutto B1, B6 e B9 (acido folico), che contribuiscono a mantenere un bassi i livelli di omocisteina nel sangue riducendo il rischio di malattie cardiovascolari (omocisteina è una sostanza pro-infiammatoria sospetta nell’aterosclerosi). La vitamina B promuove anche la salute della pelle e dei capelli. Infine, lievito di birra è una buona fonte di vitamina B12.
Luppolo: contiene luppolina, una sostanza di colore giallo con proprietà lenitive, che aiuta a combattere contro lo stress e la depressione. Il luppolo ha proprietà anti-infiammatorie e presenta, secondo gli scienziati cinesi, alcuni interessanti effetti contro il morbo di Alzheimer e di Parkinson.
Per quanto riguarda i minerali , la combinazione di un elevato contenuto di magnesio e un basso tasso il calcio è molto utile per il cuore e le arterie e aiuta a combattere contro i calcoli biliari e anche renali. La combinazione di un alto contenuto di potassio e basso contenuto di calcio, a sua volta, è utile contro l'ipertensione.
L’alcool fluidifica il sangue e agisce preventivamente contro l'ictus (stroke). L'etanolo ha un effetto positivo sul metabolismo del colesterolo e aumenta il colesterolo "buono" (HDL), degradando il colesterolo "cattivo" (LDL).
Uomo “guarito” dall’HIV: la nuova cura sembra funzioni davvero, solo il...
Uomo “guarito” dall’HIV: la nuova cura sembra funzioni davvero, solo il tempo ci confermerà il successo nel lungo periodo.
La tecnica prevede un duplice trattamento capace di attaccare il virus «dormiente» nelle cellule. Positivi i primi risultati. Il successo dovrà essere valutato nel lungo periodo.
La notizia fa ben sperare perché, a differenza dei casi passati, l’approccio utilizzato è totalmente nuovo. Secondo uno studio inglese, che ha visto la partecipazione di diverse università (Oxford, Cambridge, Imperial College, University College London e King’s College), un uomo di 44 anni avrebbe sconfitto definitivamente HIV, il virus che causa la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Il condizionale è però d’obbligo: già in passato furono diverse le persone dichiarate libere dal virus. Purtroppo però, terminate le terapie, HIV si è ripresentato.
CHE COSA SONO AIDS E HIV?
L’AIDS è una patologia causata dalla presenza del virus dell’HIV. Quest’ultimo, infettando in maniera specifica le cellule del sistema immunitario, rende le persone affette più vulnerabili a molte malattie che generalmente, nelle persone sane, non creano particolari problemi. Fungendo da vero e proprio cavallo di Troia il virus distrugge progressivamente le difese lasciando il corpo senza protezione. In questi casi una banale influenza può risultare fatale. Attenzione però a non fare confusione: una persona sieropositiva, ovvero venuta in contatto con il virus, non necessariamente svilupperà l’AIDS. E’ solo questione di tempo.
Se non trattato il virus si moltiplica sino al punto da compromettere il sistema immunitario. E’ in quel momento che la persona passa dalla sieropositività all’immunodeficienza acquisita.
COME SI CURA L’AIDS? A differenza di 30 anni fa, quando la malattia non lasciava scampo, ora fermare l’infezione da HIV è diventato relativamente semplice. Non è un caso che oggi, se trattata in tempo, l’aspettativa di vita media è paragonabile a quella di chi non è mai venuto in contatto con il virus. A segnare la svolta sono stati i farmaci antiretrovirali, molecole in grado di arrestare e contenere la replicazione del virus all’interno delle cellule. Grazie ad essi il virus non scompare ma cronicizza senza però evolversi in AIDS.
I CASI DI GUARIGIONE TEMPORANEA
Già in passato sono stati diversi i casi in cui si è parlato di guarigione. Quello più famoso è sicuramente Mississippi baby - così venne soprannominata la bambina-, la prima persona nata sieropositiva ad essere guarita dalla sua condizione. In Italia stessa sorte toccò ad un piccolo di Milano. In entrambi i casi i due bambini furono trattati precocemente con terapia antiretrovirale.
Purtroppo però, a differenza dell’ottimismo iniziale, sospese le cure il virus -nonostante attraverso le analisi non fosse più rilevabile- è tornato a farsi vedere. Ed è proprio per questa ragione che gli scienziati hanno teorizzato che HIV, oltre ad essere presente nel sangue, può nascondersi in forma dormiente e ripresentarsi all’improvviso.
IL PAZIENTE INGLESE: LA CURA COMBINATA
Ed è proprio sull’attacco al «virus dormiente» che si è concentrata l’attenzione degli scienziati inglesi. La nuova terapia, ancora in fase sperimentale, è composta da due fasi: nella prima è previsto l’uso di un vaccino che aiuta l’organismo a riconoscere le cellule infette e a eliminarle. Nella seconda la molecola vorinostat attiva le cellule contenente il virus dormiente in modo che possano essere captate e combattute dal sistema immunitario.
Proprio questa seconda parte potrebbe rappresentare l’ottenimento della prima cura completa contro HIV. Per ora, dopo il successo in animali da laboratorio, la «cura» ha funzionato su un 44enne sieropositivo. Adesso bisognerà aspettare e osservare nel tempo l’effettiva e duratura eradicazione del virus. I test nell’uomo -come sottolineano gli autori- dureranno per i prossimi 5 anni. (Articolo di: Daniele Banfi. Fonte: LaStampa.it)
ATTENZIONE: quest'anno l'influenza sarà molto più cattiva degli...
Influenza 2016-17, quest'anno l'influenza sarà molto più cattiva deglianni passati, per il fattore meteo, si prevedono oltre 16 milioni di italiani a letto.
Con l'arrivo della nuova stagione e dei primi freddi è inevitabile che arrivino anche i primi malanni. Quest'anno però l’influenza che verrà si annuncia più cattiva rispetto a quella degli anni passati: colpirà 6-7 milioni di italiani, ma sommata ai virus ‘cugini’ delle sindromi parainfluenzali potrebbe mettere a letto fino a 15-17 milioni di connazionali. Questi i numeri previsti per la prossima stagione invernale da Fabrizio Pregliasco, intervenuto oggi a Milano a un incontro promosso da Assosalute-Associazione nazionale farmaci di automedicazione. L’influenza 2016-2017, spiega l’esperto, farà ammalare circa 2 milioni di persone in più rispetto all’edizione 2015-2016 quando sono stati registrati meno di 5 mln di casi.
Influenza 2016/2017 più cattiva per il fattore meteo: 2mln in più 'le vittime'
"Tutto dipenderà anche dall'andamento del meteo", tiene a precisare Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell'università degli Studi milanese e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi del capoluogo lombardo. "Se questo inverno dovesse essere più lungo e freddo - dice - sicuramente si avranno molti più pazienti influenzati; se invece sarà un periodo con molti sbalzi termici si ridurrà la quota di vera influenza, ma potrebbero esserci più casi di sintomi simili-influenzali".
Dei 3 virus influenzali attesi per quest'anno, 2 sono 'new entry'. "Secondo le previsioni - riferisce Pregliasco - a circolare saranno il virus A/California/7/2009", l'H1N1 responsabile della 'pandemia' del 2009, "insieme al virus A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2)-nuova variante, e al virus B/Brisbane/60/2008 (lineaggio B/Victoria)-nuova variante, tutti presenti nella nuova composizione vaccinale". E se per l'influenza vera "c'è ancora tempo, è bene iniziare a pensare alla vaccinazione che partirà come ogni anno da ottobre", raccomanda lo specialista. L'iniezione 'scudo' è consigliata in particolar modo ai soggetti più a rischio ai quali si rivolge la campagna vaccinale, perché una mancata prevenzione può causare gravi rischi alla salute.
"I pochi casi sporadici di influenza che sono stati già isolati - evidenzia il virologo - dimostrano da un lato l'efficienza degli attuali sistemi di sorveglianza e dall'altra 'ci fanno gioco' perché i ceppi individuati sono quelli contenuti nel vaccino di quest'anno". In altre parole, "confermano più che mai l'opportunità di aderire a una forma di prevenzione efficace e sicura".
Gli epidemiologi parlano di un possibile picco previsto per Natale e i primi giorni del 2017. Consci dell’inefficacia di trattamenti antibiotici, gli esperti consigliano la prevenzione mediante la vaccinazione, disponibile a partire dai primi giorni di novembre. Oltre al vaccino, è sempre utile ribadire quanto una prevenzione naturale a base di una dieta leggera e l’adempire alle norme igieniche possa risultare fra gli strumenti più efficaci. Adeguare il proprio vestiario alle temperature, lavarsi le mani dopo le ore passate in luoghi pubblici, non per forza troppo affollati, o prestare attenzione all’igiene casalinga sono consigli ogni anno reiterati da medici ed esperti, specialmente rivolti a bambini ed anziani.
In ultimo, ricordiamo quanto sia dannoso cercare di contrastare i virus influenzali mediante un digiuno prolungato. Al contrario, uno studio risalente al 2000, pone fra gli alimenti consigliati in tali occasioni la zuppa di pollo, sostanza che risponde in maniera corretta agli effetti apportati dal virus, da coordinare preferibilmente ad una dieta a base di fibre vegetali e vitamina C.
INCREDIBILE: pediatra con la tubercolosi rischia di contagiare 3500 bambini..
Trieste, pediatra con tubercolosi Richiamati quasi 3.500 bambini.
La donna eseguiva le vaccinazioni in convenzione con l’Azienda sanitaria, primi sintomi un anno fa. Rischi di contagio limitati ma i pazienti più piccoli sottoposti a profilassi.
Una pediatra che scopre di avere la tubercolosi, 3.490 bambini richiamati in via precauzionale per scongiurare un possibile contagio. Succede a Trieste, dove la donna, che si occupava di vaccini, ha svolto la sua attività, in convenzione con l’Azienda sanitaria universitaria integrata, nei distretti 1, 2 e 3 fino al 15 settembre scorso quando la situazione si è aggravata, ha spiegato il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Nicola Delli Quadri. Ora è ricoverata nel reparto Malattie infettive dell’Ospedale Maggiore cittadino, le sue condizioni non sono preoccupanti nonostante abbia la forma “attiva” (ovvero conclamata) della malattia. I piccoli pazienti da 0 a 6 anni, che negli ultimi mesi sono stati vaccinati nell’ambulatorio della pediatra, saranno sottoposti al test della tubercolina per verificare se sono entrati in contatto o meno con il germe della tubercolosi (abbreviata in Tbc o Tb). Le iniziative messe in campo per controllare i bambini sono state decise, spiega l’Asl, «secondo il principio della massima precauzione». Per completare le verifiche serviranno due mesi-due mesi e mezzo. Per quanto riguarda gli adulti, sono stati sottoposti a controllo i colleghi e i familiari della pediatra e le persone che hanno avuto contatti prolungati, superiori alle 8 ore e in ambiente chiuso, in quanto la possibilità di contagio negli adulti non è elevata.
Profilassi per i bambini sotto l’anno
Per i più piccoli è stata però decisa una procedura d’emergenza: seicento bambini sotto l’anno di età saranno sottoposti a profilassi. «Nei primi anni di vita si è a maggior rischio di sviluppare un’infezione, per cui le linee guida suggeriscono di fare la profilassi a tutti i bambini sotto l’anno anche se il test è negativo» spiega Massimo Maschio, responsabile del Centro Regionale del Friuli Venezia Giulia per la diagnosi e la cura della fibrosi cistica. La terapia evita che il contatto si possa trasformare in infezione, seppur latente. I bambini saranno sottoposti a un controllo dopo 8 settimane. Se invece il test risultasse positivo i bambini verranno presi in carico dall’Ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste.
I primi sintomi un anno fa
C’è un punto della vicenda che richiederà approfondimenti: la pediatra triestina aveva accusato i primi sintomi della Tbc un anno fa. A renderlo noto è la stessa Azienda sanitaria per cui la donna lavorava in regime di convenzione. A Trieste, nel 2016, sono stati notificati sette casi di tubercolosi; erano 13 nel 2015, mentre negli anni ‘60 si registravano 3-400 all’anno. La positività al test - ricorda l’Azienda Sanitaria - non significa aver contratto la malattia, né che ci sia un collegamento automatico con il caso accertato. Positività significa che si è avuto il contatto con il germe; in questo caso vengono approfondite le indagini per verificare se la positività è effettiva e impedire l’eventuale sviluppo della malattia. «Si dovrà individuare il ceppo di origine - ha detto il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza -. Certo è che il riacutizzarsi di certe malattie dovrebbe porre degli interrogativi sulla efficacia delle procedure di profilassi che vengono adottate in considerazione della massiccia immigrazione nel nostro Paese». (Fonte: CORRIERE DELLA SERA)
Ci siamo:Ticket sanitari, stangata in arrivo, ecco le 24 prestazioni che diventeranno a pagamento...
La denuncia della Cgil. Col riassetto dei Lea molte prestazioni diventano soggette a ticket. Il ministro Lorenzin smentisce la stangata.
Una nuova stangata sta per abbattersi sulle tasche degli italiani per quanto riguarda la spesa per i ticket sanitari. Con l’approvazione dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), infatti, è stata messa in atto una riclassificazione delle prestazioni che, secondo una denuncia della Cgil, comporterà un maggiore spesa da parte delle fasce più deboli dei cittadini che si rivolgono alle strutture pubbliche.
Non si è fatta attendere la smentita del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che, appena uscita dalle polemiche del Fertility Day, si ritrova nuovamente al centro delle proteste per i tagli alla sanità denunciati dalla Cgil.
I nuovi Lea e le prestazioni che diventano a pagamento
Con il piano di riassetto dei nuovi Lea, i ministero ha, di fatto, tagliato di 60 milioni la spesa, introducendo il pagamento del ticket per una serie di prestazioni che, finora, erano esenti e che, dal gennaio 2017, diventano a pagamento.
In pratica, il risparmio scaturisce dallo spostamento di alcune prestazioni dal regime chirurgico di Day Surgery, per il quale non si paga il ticket, a quello ambulatoriale, per il quale si prevede il pagamento di un ticket. Lo spostamento è stato motivato in una relazione tecnica del ministero che ha definito tali prestazioni ‘ad alto rischio di appropriatezza’ se erogate in regime di Day Surgery.
Le prestazioni che diventano a pagamento vanno dal tunnel carpale, alla cataratta, alle operazioni in artroscopia, oltre che le ernie e i trattamenti di litotripsia dei calcoli renali. Tutte patologie che, secondo la denuncia della Cgil, vedono coinvolta in gran parte la fascia anziana della popolazione. Da qui la protesta per l’ennesima operazione di tagli alla sanità fatta sulla pelle dei più deboli.
Lorenzin: ‘Nessun nuovo ticket’
La notizia diffusa dalla Cgil sulla presunta stangata sanitaria è stata subito smentita dallo stesso ministro Lorenzin che, in un’intervista all’Ansa, si è affrettata a dichiarare che non ci sarà nessun nuovo ticket. La denuncia della Cgil, secondo la Lorenzin, è allarmistica e priva di fondamento, frutto di un’errata lettura dei dati forniti dal Ministero.
Secondo il ministro, infatti, con i nuovi Lea, attesi da 15 anni e da tempo sollecitati dagli stessi sindacati, vengono garantite nuove prestazioni gratuite, come quelle oncologiche per curare il tumore al cervello o per l’autismo, grazie allo stanziamento di 800 milioni di euro inserito nella legge di Stabilità 2016.
Questo il botta e risposta sui ticket tra Lorenzin e la Cgil. Basterà attendere qualche mese per capire chi ha ragione, anche se un sospetto ce l’abbiamo.
Sanità, ecco gli esami e le visite mediche che diventeranno a pagamento, ecco la lista:
COSA SI DOVRA' PAGARE
Le prestazioni mediche a pagamento riguarderanno soprattutto l'odontoiatria, la radiologia diagnostica e molte prestazioni di laboratorio. In molti casi saranno tutelati i ragazzi al di sotto dei 14 anni e gli esami specialistici resteranno gratuiti in determinate condizioni, tra cui anche la “particolare vulnerabilità sociale e sanitaria del paziente”, l'età del paziente, le patologie pregresse e via discorrendo. Il documento va solo a definire esplicitamente i criteri da utilizzare per ogni tipo di prestazione chiarendo, naturalmente, i soggetti che beneficeranno della gratuità della prestazione (come i soggetti vulnerabili sia per motivi sociali che sanitari o i minori). Le Regioni avranno il compito di stabilire le soglie di Isee da considerare "vulnerabili". Molti esami specialistici di diagnostica per immagini, come TAC e RMN degli arti e della colonna, non saranno completamente gratuiti e tutto questo, secondo il ministero, potrebbe addirittura ridurre i tempi di attesa.
Per quanto riguarda, invece, gli esami di laboratorio, il provvedimento prevede esami a basso costo ma anche alcune specialistici per determinate patologie, come l'analisi di polimorfismi. Sono comprese nella lista alcune riabilitazioni, visite dermatologiche (relative ad allergie) e specifici esami specialistici.„
Sanità, ecco gli esami e le visite mediche che diventeranno a pagamento, la lista:
Prestazioni di laboratorio
Deossicortisolo
Acido 5 idrossi 3 indolacetico
Acido delta
Ala deidrasi
Alanina
Albumina
Aldolasi
Alfa amilasi
Alfa amilasi isoenzimi
Androstenediolo
Aspartato aminotrasferiasi
Calcio totale
Colesterolo HDL
Colesterolo LDL
Colesterolo totale
Creatinchinasi
Creatinina
Cromo
Enolasi
Ferro
Fosfatasi acida
Fosfatasi alcalina
Fosfatasi alcalina isoenzima osseo
Fosfato inorganico
Lattato
lipasi
Magnesio
Mioglobina
Potassio
Proteine
Sodio
Sudore
Trigliceridi
Urato Urea
Alfa 2
Anticorpi anti microsomi
Antigene carboidratico 125
Antigene carboidratico15.3
Antigene carboidratico 19.9
Antigene carcino embrionario
Antigeni HLA
beta tromboglobulina
cyfra
Eparina
Fenotipo RH
Glicoproteina
Gruppo sanguigno ABO e RH (d)
Ige specifiche allergologiche
Ige specifiche allergologiche screening qualitativo
Ige specifiche allergologiche
inibitore attivatore del plasminogeno
Tempo di protrombina
Tempo di tromboplastina
Test aggregazione piastrinica
Test resistenza proteina C
Tipizzazione genomica
Tipizzazione genomica HLA – A sequenziamento diretto
Tipizzazione genomica HLA – B
Tipizzazione genomica HLA – B sequenziamento diretto
Tipizzazione genomica HLA – C
Tipizzazione genomica HLA – C seq. diretto
Tipizzazione genomica HLA – DP seq. diretto
Tipizzazione genomica HLA – DP alta risoluzione
Tipizzazione genomica HLA – DQ seq. diretto
Tipizzazione genomica HLA – DQ alta risoluzione
Tipizzazione genomica HLA – DQB1 bassa risoluzione
Tipizzazione genomica HLA – DQB1 alta risoluzione
Tipizzazione genomica HLA – DR seq. diretto
Tipizzazione genomica HLA – DRB bassa risoluzione
Tipizzazione genomica HLA – DRB alta risoluzione
Tipizzazione sierologica HLA classe I
Tipizzazione sierologica HLA classe II
Trombossano B2
Viscosità ematica
Campylobacter antibiogramma
Campylobacter da coltura
Campylobacter esame colturale
Chlamydie ricerca diretta (EIA)
Chlamydie ricerca diretta (IF)
Chlamydie ricerca diretta (ibridazione)
Miceti anticorpi
Miceti lieviti
Salmonelle da coltura
Shigelle
Virus epatite B (HBV) Anticorpi Hbeag.
Virus epatite B (HBV) Antigeni Hbeag
Analisi citogenetica per fragilità cromosomica
Analisi citogenetica per ricerca siti fragili
Analisi citogenetica per scambi di cromatidi
Analisi citogenetica per studio mosaicismo
Analisi citogenetica per studio riarrangiamenti
Analisi DNA e ibridazione con sonda
Analisi DNA per polimorfismo
Analisi mutazione del DNA con reazione polimerasica a catena
Analisi mutazione del DNA con ibridazione sonde non radiomarcate
Analisi mutazione del DNA con ibridazione sonde radiomarcate
Analisi mutazione del DNA con reverse dot blot
Analisi di polimorfismi
Analisi di segmenti di DNA
Cariotipo ad alta risoluzione
Cariotipo da metafasi di fibroblasti
Cariotipo da metafasi linfocitarie
Cariotipo da metafasi spontanee di villi corali
Cariotipo da metafasi di midollo osseo
Colorazione aggiuntiva in bande: Actinomicina D
Colorazione aggiuntiva in bande: bandeggio C
Colorazione aggiuntiva in bande: bandeggio G
Colorazione aggiuntiva in bande: bandeggio G alta ris.
Colorazione aggiuntiva in bande: bandeggio NOR
Colorazione aggiuntiva in bande: bandeggio Q
Colorazione aggiuntiva in bande: bandeggio R
Colorazione aggiuntiva in bande: bandeggio T
Colorazione aggiuntiva in bande: distamicina A
Coltura di amniociti
Coltura di cellule o tessuti
Coltura di fibroblasti
Coltura di linee cellulari stabilizzate con virus
Coltura di linee linfocitarie stabilizzate con virus o interleuchina
Coltura di linfociti fetali
Coltura di linfociti periferici
Coltura di materiale abortivo
Coltura semisolida di cellule emopoietiche
Coltura di villi coriali a breve termine
Coltura di cilli coriali
Coltura per studio del cromosoma X
Conservazione campioni DNA RNA
Crioconservazione in azoto liquido di colture cellulari
Crioconservazione in azoto liquido di cellule e tessuti
Digestione DNA con enzimi
Estrazione DNA o RNA
Ibridazione con sonda molecolare
Ibridazione in SITU (Fish)
Ricerca Mutazione (DGGE)
Ricerca mutazione (SSCP)
Analisi DNA studio citometrico
Dermatologia allergologica
Orticarie fisiche
Inalanti
Test epicutanei a lettura ritardata
Test a lettura immediata
Tomoscintigrafia miocardica (PET)
Tomoscintigrafia Cerebrale (PET)
Radioterapia stereotassica
Irradiazione cutanea
Terapie e riabilitazioni
Esercizi respiratori per seduta collettiva
Esercizi respiratori per seduta individuale
Tomoscintigrafia globale
Irradiazione cutanea
Terapia del dolore da metastasi ossee
Altre procedure ed esami specialistici
Ablazione tartaro
Sigillatura solchi e fossette
Rimozione protesi dentarie
Immunizzazione allergia
Immunizzazione malattia autoimmune
Terapia luce ultravioletta
Splintaggio per gruppi di 4 denti
Trattamento applicazioni protesi semovibili.
Interventi su denti, gengive e alveoli
Gengivoplastica
Asportazione di tessuto della gengiva (gratuita fino a 14 anni)
Levigatura delle radici
Intervento chirurgico preprotesico
Asportazione di lesione dentaria della mandibola (gratuita fino a 14 anni)
Trattamento ortodontico con apparecchi mobili
Trattamento con apparecchi fissi
Trattamento con apparecchi funzionali
Riparazione di apparecchio ortodontico
Radiologia diagnostica
Tomografia computerizzata del rachide
Tomografia computerizzata con contrasto
Tomografia computerizzata dell’arto superiore (solo con patologia traumatica acuta)
Tomografia computerizzata dell’arto superiore senza e con contrasto (patologia o sospetto oncologico)
Tomografia computerizzata dell’arto inferiore (patologia traumatica)
Tomografia computerizzata dell’arto inferiore senza e con contrasto (patologia o sospetto oncologico)
Risonanza magnetica nucleare (RM) della colonna cervicale
Risonanza magnetica nucleare (RM) della colonna senza e con contrasto
Risonanza magnetica nucleare (RM) muscoloscheletrica
Risonanza magnetica nucleare (RM) muscoloscheletrica senza e con contrasto
Densitometria ossea.
Stangata in arrivo da 60 milioni sui cittadini con i nuovi ticket: dalla...
Stangata in arrivo da 60 milioni sui cittadini con i nuovi ticket: dalla cataratta al tunnel carpale.
Nuova stangata in arrivo per i conti degli italiani, questa volta dalla Sanità: a lanciare l’allarme è la Cgil che, analizzando la relazione tecnica del ministero della Salute al decreto sui Livelli essenziali di assistenza (Lea), ha stimato in 60,4 milioni di euro il valore dei nuovi ticket sanitari.
Dal sindacato denunciano come alcune cure e prestazioni garantite gratuitamente ai cittadini, ad esempio piccoli interventi di chirurgia come la cataratta, l’ernia al dito a martello o il tunnel carpale, con i nuovi Lea diventeranno a pagamento: in aggiunta anche alcune prestazioni, complessivamente 24, che ora vengono effettuate in Day Surgery diventeranno ambulatoriali e quindi richiederanno il pagamento del ticket.
Uno spostamento che determinerà incassi maggiori di circa 20 milioni di euro per il Servizio sanitario nazionale mentre gli altri 40 milioni stimati arriveranno dall’introduzione di nuove prestazioni ambulatoriali nell’elenco dei Livelli essenziali di assistenza.
Altre prestazioni a rischio sarebbero quelle di artroscopia, ernia inguinale, calcoli, ricostruzione della palpebra, interventi sul cristallino e amputazione delle dita della mano e del piede.
Pur giudicando in modo positivo l’idea di una ridefinizione dei Lea, la Cgil si oppone al fatto che i nuovi ticket vengano scaricati sulle spalle dei cittadini e, in particolare, sulle fasce più deboli come gli anziani.
Sul decreto sui Lea manca ancora il parere delle commissioni parlamentari, poi si passerà alla fase operativa: le nuove disposizioni dovrebbero entrare in vigore gradualmente nel corso del 2017.
LA SCIENZA DIMOSTRA CHE FARE L’AMORE FA BENE AL CERVELLO: ECCO GLI 8 EFFETTI POSITIVI
Fare l’amore fa bene al cervello, ma in generale alla salute. Che avesse tanti benefici lo sapevamo già, ma una ricerca dimostra nuovi effetti positivi sul cervello connessi all’attività sessuale. Scopriamoli insieme.
Fare l’amore fa bene all’umore, ci aiuta a bruciare un discreto numero di calorie, e a quanto pare influisce positivamente anche sul cervello, a entrare nei dettaglio è Barry R. Komisaruk, un noto professore di psicologia della Rutgers University di Newark, nel New Jersey, che ha pubblicato proprio di recente i risultati di uno studio che analizza gli effetti del sesso sul cervello umano.
1) Il sesso è come una droga, ci fa sentire bene, per cui più ne facciamo più ne vogliamo. Il piacere che ne otteniamo deriva dal rilascio di dopamina, neurotrasmettitore che attiva il centro che percepisce la ricompensa nel cervello. Non è esattamente come assumere droghe ma agisce più o meno come la caffeina e il cioccolato.
2) Il sesso può anche rivelarsi un importante antidepressivo. Secondo un altro studio pubblicato nel 2002 chi aveva riferito di rapporti sessuali senza preservativo, riportava anche sintomi minori di depressione rispetto a chi invece lo aveva usato. In quella situazione i ricercatori avevano ipotizzato la presenza nello sperma di sostanze che pare abbiano proprietà antidepressive, se vengono assorbite dal corpo dopo il sesso. Inoltre, è chiaro, che l’umore in un certo senso viene influenzato dall’uso del preservativo, che comunque rimane l’unico modo per prevenire le malattie a trasmissione sessuale.
3)Ma ci sono anche degli svantaggi, perché se è vero che le sostanze che ci fanno stare bene durante l’amplesso sono al massimo, dopo si scatena una sorta di disforia post-coitale, quel senso di tristezza che in un’altra ricerca molte donne avevano riferito dopo i rapporti, e che potrebbe comunque essere collegato a sentimenti disattesi o rimpianti.
4) Il sesso come antidolorifico. Insomma la vecchia scusa del mal di testa non può più funzionare. Secondo uno studio tedesco del 2013, molto spesso chi soffre di emicrania dopo un rapporto sessuale percepisce una totale assenza del dolore o uno sgravio parziale. Altri studi dimostrano inoltre che la stimolazione della zona erogena del punto G a quanto pare aumenta la soglia del dolore.
5) Soffrite di amnesia? Non preoccupatevi, tutta colpa del sesso, non sempre ma è una cosa possibile. Ogni anno almeno 7 persone su 100.000 vivono l’esperienza dell’amnesia transitoria globale, che secondo gli esperti non è attribuibile a una qualsiasi altra condizione neurologica. Al contrario questo tipo di situazione potrebbe essere causata dal sesso vigoroso, e la dimenticanza può durare pochi minuti ma anche qualche ora.
6) Però può anche succedere il contrario, ovvero che il sesso migliori la nostra memoria, o almeno questi sono stati i risultati di uno studio sperimentato nel 2010 sui roditori: i più attivi sessualmente hanno subito un aumento dei neuroni dell’ippocampo, la regione del cervello associata alla memoria.
7) Lo stesso studio, ha inoltre dimostrato che il sesso può avere degli effetti calmanti, e altre ricerche hanno confermato che chi ha appena avuto un rapporto sessuale, riusciva anche a rispondere meglio alle situazioni stressanti.
8) Infine il sesso non solo dà sonnolenza ma favorisce anche il riposo, potrebbe quindi rivelarsi un ottimo rimedio contro l’insonnia. In realtà questa possibilità riguarda maggiormente gli uomini e gli scienziati sostengono che sia dovuta al fatto che la corteccia prefrontale tende a calmarsi dopo l’eiaculazione, che insieme al rilascio di ossitocina e serotonina spiegherebbe come mai gli uomini dopo tendono ad appisolarsi.
Scoperto nel Cilento uno dei “segreti” dei centenari. Ecco il...
Scoperto nel Cilento uno dei “segreti” dei centenari. Ecco il biomarcatore della longevità.
Lo studio CIAO (Cilento Initiative on Aging Outcome) ha portato a scoprire uno dei segreti della longevità. Bassi livelli circolanti di bio-ADM (adrenomedullina) correlano con un microcircolo super-efficiente, che a sua volta potrebbe essere uno dei presupposti per arrivare a spegnere le cento candeline. Se il ruolo di questo biomarcatore della longevità venisse confermato si inaugurerebbe un nuovo filone di studi che porterà ad una più facile individuazione dei fattori allunga-vita.
Qual è il segreto dei centenari e come scoprire il loro elisir di lunga vita? Molte le ipotesi tirate in ballo finora, dai fattori genetici, alla restrizione calorica, alla dieta Mediterranea corredata da un ragionevole esercizio fisico (i maratoneti purtroppo non sono noti per la longevità). Ma una risposta definitiva ancora non c’è. E quindi si continua a cercare, anzi a ricercare; ovviamente laddove il terreno potrebbe essere fertile di risposte, cioè nelle terre dei centenari.
Da queste premesse prende il via CIAO (Cilento Initiative on AgingOutcome), uno studio pilota su una delle popolazione più longeve del mondo, portato avanti dai ricercatori dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma. Le prime evidenze sembrano indicare che i centenari hanno una perfusione di organi e tessuti (come i muscoli) efficiente come quella dei trentenni. Una caratteristica della longevità che è anche facilmente misurabile: una bassa concentrazione di adrenomedullina (bio-ADM) circolante rappresenta un fedele indicatore di un buon microcircolo. E si tratta di un importante passo avanti nello studio della longevità perché disporre di un biomarcatore facilmente misurabile apre la strada alla ricerca dei fattori che possono contribuire all’allungamento della vita.
Il team di ricerca del professor Salvatore Di Somma ha preso in esame due gruppi di soggetti residenti nel Cilento. Il primo, composto da 29 individui ‘super-anziani’ (età media 92 anni), l’altro di 52 loro parenti più giovani (età media 60 anni) conviventi con i super-nonni e candidati a loro volta a diventarlo, visto il comune background genetico e l’esposizione agli stessi fattori ambientali e di stile di vita.
Tutti sono stati sottoposti al dosaggio del MR-proANP, un biomarcatore di funzionalità cardiaca, del penKid, un biomarcatore di funzionalità renale e della bio-ADM, un regolatore della vasodilatazione e dell’integrità dei vasi, influenzante i livelli pressori. I risultati di queste analisi sono stati confrontati con quelli di 1.294 persone in buona salute (età media 63,9 anni), monitorate per otto anni all’interno del progetto MPP (Malmö Preventive Project, coordinato dal Professor Olle Melander dell’università di Lund in Svezia).
Come previsto, bassi livelli di MR-proANP e di penKid nei due gruppi dei controlli giovani stanno ad indicare una buona salute del cuore e dei reni; entrambi questi fattori sono invece risultati elevati nel gruppo dei super-anziani, come probabile spia di invecchiamento di questi organi. Tuttavia, pur presentando livelli di MR-proANP e di penKid sovrapponibili a quelli riscontrati rispettivamente nei soggetti con scompenso cardiaco o con insufficienza renale, i super-nonni apparivano in ottima forma e mostravano valori di bio-ADM (spesso elevati in maniera patologica nei soggetti con scompenso cardiaco e insufficienza renale) paragonabili a quelli dei ‘giovani’.
“Bassissime concentrazioni di questo biomarcatore – spiega Di Somma – stanno ad indicare il buon funzionamento del sistema endoteliale e del microcircolo, garantendo così una buona perfusione di organi e muscoli.” Sarà necessario evidentemente validare ulteriormente il ruolo del bio-ADM come biomarcatore della longevità ma se questo fosse confermato si aprirebbe tutto un nuovo filone di studi volti a individuare quali stili di vita, farmaci o integratori siano in grado di ridurre i valori di questo biomarcatore e di migliorare dunque l’efficienza del microcircolo.
L’adrenomedullina è un ormone prodotto dalle cellule endoteliali; tra le sue funzioni biologiche ci sono il controllo della vasodilatazione, della pressione arteriosa e della perfusione d’organo. Elevati livelli plasmatici correlano con una disfunzione di circolo (i suoi livelli ad esempio salgono 2-3 giorni prima che si instauri uno shock settico) e sono indicativi di vasodilatazione e di perdite dai capillari del microcircolo. Per contro un microcircolo intatto è caratterizzato da bassi livelli di bio-ADM.
Il microcircolo è fatti di capillari, vasellini minuscoli che penetrano in maniera appunto ‘capillare’ all’interno di organi e tessuti e che, messi uno dietro, raggiungerebbero una lunghezza di circa 90-110.000 chilometri. Normalmente la concentrazione di capillari è pari a 200-300/mm2 ma gli atleti di sport di resistenza possono averne fino al 40% in più (300-500/mm2); questo contribuisce ad una migliore perfusione e ossigenazione dei muscoli e consente dunque di ottenere performance superiori.
Il prossimo passo di questa ricerca consisterà nell’estendere questo studio a 2.000 soggetti residenti in Cilento per valutare se alcuni pilastri della dieta Mediterranea siano in grado di influenzare le concentrazioni di questo biomarcatore. Un’altra parte della ricerca consisterà nel far trasferire per un certo periodo in Cilento i soggetti con elevati livelli di bio-ADM per valutare se l’ambiente locale sia in grado di ridurne le concentrazioni.
Il Cilento ha una delle popolazioni più longeve del mondo. L’aspettativa di vita media delle donne è di 92 anni (media italiana 84 anni), quella degli uomini 85 anni (media italiana 79 anni); questa regione ha inoltre una delle più alte concentrazioni di centenari del mondo, addirittura superiore a quella della mitica Okinawa (Giappone). Per effettuare questo studio i ricercatori si sono avvalsi di un mezzo mobile che girava per paesi e campagne per visitare i partecipanti al CIAO, intervistandoli sullo stile di vita e prelevando i campioni per le analisi di laboratorio.
Il team di Di Somma già in passato aveva individuato nel rosmarino un ingrediente della dieta mediterranea che potrebbe avere uno perché sulla longevità. Per quanto riguarda le varianti genetiche associate alla longevità e individuate nella popolazione del Cilento e all’interno del Southern Italy Centenarian Study (SICS) ce ne sono alcune che influenzano la sensibilità all’insulina, l’editing dell’RNA e la via delle aromatasi. La membrana cellulare dei globuli rossi dei super-nonni presenta infine un profilo lipidico peculiare. E da oggi le ricerche sui centenari possono disporre anche del biomarcatore di Matusalemme. (Articolo di: Maria Rita Montebelli. Fonte: www.quotidianosanita.it)
Krtin Nithiyanandam un genio di 16 anni dice di aver trovato la cura al cancro al seno...
ROMA – Lo scorso anno è stato premiato da Google per il suo test svela-Alzheimer, e oggi potrebbe aver aiutato a fare un passo avanti nella lotta contro il cancro.
Ha solo 16 anni Krtin Nithiyanandam, il piccolo genio che sostiene di aver trovato il modo per trasformare uno dei tumori più letali, il cancro al seno triplo negativo, in una forma che risponde alle terapie.
“La maggior parte dei tumori ha recettori sulla superficie che si legano ai farmaci, ma il triplo negativo no. In questo modo i trattamenti non funzionano”, ha spiegato Nithiyanandam al The Telegraph.
Ma lavorando nel suo laboratorio a scuola, sostiene di aver scoperto un modo per aggirare l’ostacolo.
La risposta si troverebbe nell’ibizione della proteina ID4 – responsabile della specializzazione delle cellule staminali, che può portare a trattamenti di maggior successo rispetto quelli tradizionali, una combinazione estenuante di chirurgia, radioterapia e chemioterapia.
“Sono riuscito a trovare un modo per silenziare i geni che producono ID4, portando il cancro ad uno stadio meno insidioso” ha spiegato Nithiyanandam.
In genere, gli ormoni come gli estrogeni e il progesterone, attaccandosi ai recettori ormonali delle cellule tumorali, contribuiscono allo sviluppo e alla crescita di molte forme di cancro al seno.
Questi recettori sono proteine che si trovano nelle cellule del seno, che ricevono messaggi dagli ormoni che dicono alle cellule di crescere.
Farmaci come il Tamoxifen sono utilizzati per il trattamento, in quanto bloccano questi ormoni e inibiscono la crescita della malattia.
Tuttavia, questi farmaci sono inefficaci contro il cancro al seno triplo negativo perché queste cellule tumorali non hanno recettori.
Nithiyanandam sotiene che combinando l’inibizione della proteina ID4 con l’aumento dell’omologo della fosfatasi e della tensina (PTEN) – un soppressore del tumore – potrebbe rivelarsi molto più efficace dei farmaci tradizionali.
Il piccolo genio di Epsom, nel Surrey, spera che la comunità scientifica possa interessarsi alle sue ricerche e lavorare sulla base dei suoi risultati.
tumore al senoCancro al seno “triplo negativo”
Non tutti i tumori al seno sono uguali e il tumore definito “triplo negativo” TNBC (dall’inglese triple-negative breast cancer). è uno dei più aggressivi e più difficili da curare.
Il triplo negativo rappresenta circa il 15% dei casi di tumore della mammella.
Spiega l’Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro):
“Il nome deriva dal fatto che le cellule di questo tumore non presentano sulla superficie nessuno dei tre classici bersagli contro cui sono dirette le cure più efficaci. I bersagli sono i recettori per gli estrogeni, quelli per i progestinici e HER2, un recettore per il fattore di crescita epiteliale. Spesso queste molecole sono presenti in eccesso sulla superficie delle cellule tumorali e sono responsabili dell’incontrollata proliferazione cellulare, in seguito a stimolazione ormonale e del fattore di crescita epiteliale. In mancanza di questi bersagli non resta che affidarsi alle classiche chemioterapie che, però, danno risultati non abbastanza soddisfacenti”
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