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La storiella dell'asino.. (per riflettere)


C’era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino.
Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino. Arrivati nel primo paese, la gente commentava: “guardate quel ragazzo quanto è maleducato…lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano”.
Allora la moglie disse a suo marito: “non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio.” Il marito lo fece scendere e salì sull’asino.
Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: “guardate che svergognato quel tipo…lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa”.
Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino. Arrivati al terzo paese, la gente commentava: “pover’uomo! dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino. E povero figlio, chissà cosa gli spetta, con una madre del genere! Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio. Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta. Gli spaccheranno la schiena!
Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo: “guarda quei tre idioti: camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!”

Conclusione: ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi. fai cosa ti dice il cuore, ciò che vuoi.. la vita è solo tua, ed è come un’opera di teatro che non ha prove iniziali.
Perciò canta, ridi, balla, ama.. e vivi intensamente ogni momento della tua vita.. prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.

Non distruggete l’autostima dei vostri figli! Ogni genitore dovrebbe leggere questo...


Hai figli emotivamente avviliti, psicologicamente affranti, demotivati e senza più la minima autostima di se stessi? Ecco quali sono le cause citate dalla pedagogista-docente Dr. Tiziana Cristofari.

Sono molto indignata per la facilità con cui i nostri bambini vengono giudicati e “torturati” psicologicamente. E non sto esagerando! Perché la tortura non è solo quella fisica, ma anche e ai nostri giorni soprattutto, quella psicologica.
Viviamo in una società molto superficiale, dove i tempi frenetici e la poca pazienza che abbiamo nei confronti dei nostri bambini e delle nostre bambine, ci spingono a conclusioni affrettate sulle loro potenzialità e capacità cognitive, purché ci sollevino dall’incombenza di seguirli negli studi.
Troppo spesso i genitori mi portano i loro figli emotivamente avviliti, psicologicamente affranti, demotivati e senza più la minima autostima di se stessi.

Arrivano da me dicendomi che il loro bambino o la loro bambina ha difficoltà nello studio; che piange perché non vuole studiare; che non vuole andare a scuola. Me li portano dicendomi che l’insegnante gli ha detto che sicuramente ha qualche problema cognitivo, e quando arrivano da me hanno già fatto percorsi con il logopedista e il più delle volte, il medico, gli ha certificato un ritardo nell’apprendimento.
Ma sapete una cosa? Nel 99% dei casi, il bambino o la bambina non ha niente, recuperando nel giro di un anno scolastico tutte le carenze!
Mi sono chiesta più volte se voi vi foste mai domandati come reagiscono i vostri figli a tutte queste chiacchiere non vere sulla loro capacità di apprendimento. Vi siete mai chiesti cosa provano? Come stanno? Cosa pensano di tutte quelle ricerche mediche e quelle esercitazioni alienanti, ai quali vengono sottoposti anche solo perché hanno una pessima scrittura? Vi siete mai chiesti guardando la calligrafia di un medico se anche lui fosse disgrafico?
Ve lo dico io cosa pensano i nostri figli! Pensano di essere inferiori, di essere diversi, stupidi, non capaci come i loro compagni di classe. E la loro psiche lentamente cambia e diventa brutta. Perdono la loro autostima, diventano tristi, paurosi e a scuola non rendono più, non si sentono capaci e si convincono di non riuscire negli studi; dentro di loro si domandano perché devono continuare a studiare; perché devono andare a scuola, a cosa serve… perché la scuola non brucia!
Io sono molto indignata! con insegnanti impreparati nella didattica che si sentono in diritto di diagnosticare senza averne la competenza.
Sono molto indignata! con la connivenza dei medici psichiatri che devono trovare necessariamente un’anomalia in un bambino che ha solo bisogno di essere rispettato nei suoi tempi di apprendimento, mentre la loro diagnosi è basata su statistiche (vi ricordo che Albert Einstein ha mostrato la sua genialità solo all’università, risultando terribilmente carente in tutti i precedenti corsi di studi, soprattutto in matematica; e nonostante oggi si dica che fosse dislessico, niente e nessuno allora, fortunatamente, gli ha impedito di credere in se stesso e di diventare ciò che tutti noi conosciamo). Vogliamo parlare dei logopedisti? Che uccidono il pensiero del bambino tediandolo con tanti esercizietti che allontanano sempre più il piccolo dalla scuola? E tutto questo pur di non ammettere che quel paziente non ha bisogno del loro aiuto, ma solo di una efficace didattica che loro ignorano completamente.
Ma è tutto un sistema di scarica barile: l’insegnante ai genitori, i genitori al medico, il medico al logopedista e il logopedista sul problema diagnosticato dal medico che purtroppo si può migliorare, ma non curare; e non c’è la cura semplicemente perché non c’è la malattia!
Ma sono indignata anche con voi genitori! Che non avete la pazienza di ascoltarli i vostri figli; che li imboccate come se fossero sempre piccoli, senza svezzarli nel rapporto e nella loro continua e costante crescita di competenze. E questo è un errore grave, molto grave, perché non permettete loro di crescere, di sviluppare indipendenza, di conquistarsi quel pezzettino di mondo a scuola, che

Non avete voglia di seguire e capire i cambiamenti che la scuola li costringe a sviluppare, non avete la voglia di capire che il vero problema potrebbe essere nel rapporto con voi, con la maestra o con i compagni di classe. Perché è così: quasi sempre il problema scolastico ha le sue profonde radici nel rapporto umano.

Allora non distruggiamo la mente e la vitalità dei nostri figli, abbiate il coraggio e l’umiltà di valutare il vostro rapporto, di considerare quello che la maestra ha con vostro figlio o vostra figlia, prima ancora di intraprendere un percorso diagnostico, che in quanto tale, nella mente del bambino, riporta sempre e comunque a una malattia e quindi a una diversità dai compagni di scuola. Ricordandovi inoltre che oggi, quella che viene comunemente definita dislessia, il più delle volte è un abuso di terminologia e medicalizzazione su bambini sanissimi per questione di business. Non confondiamo le difficoltà didattiche e di rapporto con la scusa della malattia, una malattia che nessuno ha organicamente riscontrato e che si basa solo su statistiche. Eviteremo così di crescere bambini insicuri, ribelli, aggressivi, svogliati, tristi, spaventati e senza autostima.
Di Dr. Tiziana Cristofari. (Fonte: Figli Meravigliosi)

Sono arrivata a un punto della mia vita, in cui...


Non ho pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata ad un punto della mia vita, in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o mi ferisce. Non ho più pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura. Ho perso la voglia di compiacere  chi non mi aggrada, di amare  chi non mi ama e di sorridere chi non mi sorride. Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare. Ho deciso di non convivere più con la presunzione, l'ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato. Non mi adeguo più ai provincialismi e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti. Credo in un mondo di opposti, per quello evito le persone rigide e inflessibili. Nell'amicizia come in amore non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento. Non mi accompagno con chi non sappia elogiare e incoraggiare. Ma soprattutto non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza. (Posted by Beppe Tardito on 05/02/2017)

Perchè le persone gridano.. (Leggetela è bellissima)


Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: "Perchè le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perchè perdono la calma" rispose uno di loro.
"Ma perchè gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore
"Bene, gridiamo perchè desideriamo che l'altra persona ci ascolti"
replicò un altro discepolo
E il maestro tornò a domandare:
"Allora non è possibile parlargli a voce bassa?"
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
" Voi sapete perchè si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto.
Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.

D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente. E perchè ?
Perchè i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola.
A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi.
I loro cuori si intendono. È questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."
In fine il pensatore concluse dicendo:
"Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino,
non dite parole che li possano distanziare di più, perchè arriverà un giorno in
cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare." - Gandhi -

La leggenda della Befana.


C’era una volta una casetta che sorgeva un po’ discosta dal villaggio. Era una casetta piccola e un po’ malconcia, e ci viveva una vecchina che usciva ogni mattina per fare legna nel bosco. Poi tornava a casa e si sedeva accanto al focolare insieme al suo gattino. Raramente vedeva delle altre persone: nel villaggio aveva la fama di essere una strana vecchina, un po’ maga, e nessuno si spingeva fino a quella casetta isolata, soprattutto in inverno, quando venti gelidi colpivano a raffica le regione. Una sera, una fredda sera di gennaio, la vecchina (che si chiamava Befana) sentì all’improvviso bussare alla sua porta. Naturalmente si spaventò: chi poteva essere, a quell’ora e con quel tempo? All’inizio non voleva aprire, ma poi la curiosità la vinse. E, quando aprì... oh, meraviglia! Davanti a lei c’erano tre orientali riccamente vestiti, che erano scesi dai loro cammelli per chiederle la strada per Betlemme. La vecchina era stupefatta: perché mai volevano andare a Betlemme? I tre viandanti – sì, proprio loro, i Re Magi! – le raccontarono allora che stavano andando a portare i loro doni al Bambino Gesù e la invitarono a unirsi a loro. La Befana ci pensò un po’ su, ma... chi se la sentiva di partire con un freddo simile? Così li lasciò andare, dopo aver dato loro le indicazioni che chiedevano. Poi però si pentì. Aveva commesso un grande errore! Presto, doveva raggiungerli! Così uscì a cavallo della sua scopa (sì, la Befana un po’ maga lo era davvero!) per cercarli e andare con loro a rendere omaggio a Gesù, ma non riuscì più a trovarli. Perciò ebbe un’idea: si fermò in tutte le case, lasciando un dono a ogni bambino, nella speranza che uno di loro fosse Gesù. E da allora ha continuato, anno dopo anno, a portare i suoi doni a tutti i bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.

A proposito dell'odio...

Guardate com’è sempre efficiente
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l’odio,
con quanta facilità supera gli ostacoli
come gli è facile avventarsi, agguantare.
Non è come gli altri sentimenti,
insieme più vecchio e più giovane di loro,
da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Se si addormenta il suo non è mai un sonno eterno,
l’insonnia non lo indebolisce ma lo rafforza.
Religione o non religione
purché ci si inginocchi per il via
Patria o non patria
purché si scatti alla partenza
Anche la giustizia va bene all’inizio,
poi corre tutto solo,
l’odio. L’odio.
Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.
Oh, quegli altri sentimenti
malaticci e fiacchi!
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione è mai
arrivata per prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina, che sa il fatto suo.
Capace, sveglio, molto laborioso…
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?
Diciamoci la verità:
sa creare bellezza
splendidi i suoi bagliori nella notte nera
magnifiche le nubi degli scoppi nell’alba rosata
innegabile è il pathos delle rovine
e l’umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.
È un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio
tra sangue rosso e neve bianca
e soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata.
In ogni istante è pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro.
Lui solo.

Si trova sempre ciò che ci si aspetta di trovare. Per questo sono stato...


C'era una volta un uomo seduto ai bordi di un'oasi all'entrata di una città del Medio Oriente. Un giovane si avvicinò e gli domandò: "Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città?".
Il vecchio gli rispose con una domanda: "Com'erano gli abitanti della città da cui vieni?".
"Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là".
"Così sono gli abitanti di questa città", gli rispose il vecchio.
Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all'uomo egli pose la stessa domanda: "Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa città?".
L'uomo rispose di nuovo con la stessa domanda: "Com'erano gli abitanti della città da cui vieni?".
"Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli".
"Anche gli abitanti di questa città sono così", rispose il vecchio.
Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all'abbeveraggio aveva udito le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vecchio in tono di rimprovero: "Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone?".
"Figlio mio", rispose il vecchio, "ciascuno porta il suo universo nel cuore. Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui. Al contrario, colui che aveva degli amici nell'altra città troverà anche qui degli amici leali e fedeli. Perchè, vedi, le persone sono ciò che noi troviamo in loro".

Alla mia età, beh alla mia età non ho più tempo.. Non ho..


Alla mia età, beh alla mia età non ho più tempo...
Non ho più la pazienza,
non ho più la voglia di cercare di capire sempre tutto e tutti,
non cerco più di compiacere, ma cerco ciò che mi piace,
non ho più tempo né voglia di fare falsi sorrisi, cortesie svogliate,
cercare chi non ti cerca, fare cose che non voglio fare.
Alla mia età, si ha quella parte di saggezza e spensieratezza che quasi torni ragazzetto/a e, invece di dire ”Ma sì, non importa”, cominci a dirti ”Ma sai che ti dico? fanculo! ”. E non è da signori/e, ma lo dici e sai come ci si sente meglio dopo, una liberazione, perché alla mia età ho troppi fanculo accumulati e non ho più la pazienza…(cit. dal web)

Immagina di avere un conto in banca sul quale ogni...


Immagina di avere un conto in banca sul quale ogni mattina vengono accreditati 86.400 Euro. Sì, hai capito bene: 86.400 Euro al giorno.

Ogni sera a mezzanotte però la banca, da quello stesso conto, cancella qualsiasi cifra tu non sia riuscito a spendere durante la giornata.

Riesci a immaginare cosa faresti ogni giorno con 86.400 Euro al giorno?

Non cercheresti forse di spenderli fino all'ultimo centesimo?

In realtà tu già disponi di un deposito simile: si chiama Tempo.

Ogni giorno sul tuo conto vengono accreditati 86.400 secondi, e a mezzanotte in punto puoi considerare perso qualsiasi ammontare tu non abbia investito saggiamente durante la giornata.

Non puoi andare in rosso e non puoi accumulare tempo. Non puoi chiedere anticipi o dilazioni di pagamento. Devi vivere nel presente.

Morale: investi ogni giorno i tuoi 86.400 secondi in salute, felicità e successo. L'orologio non si ferma, va sempre avanti. Non sprecare questa giornata.

Il sabato sera, è veramente d'obbligo passarlo fuori casa? (Leggetela)


Tante volte, nel ritrovarmi da sola durante il weekend, quando pare che tutto il mondo sia fuori a divertirsi e a vivere chissà quali straordinarie esperienze, mi sono sentita veramente fuori posto.

"Ancora una volta sono qui ad annoiarmi, e invece tutti sono fuori con i loro amici: cosa c'è che non va in me? Ci deve essere qualcosa di sbagliato, non sono come le persone normali. E poi -per carità- spero che nessuno mi chieda cos'ho fatto durante il weekend lunedì"

E' la sensazione di "dovere" avere una vita sociale. Voler passare del tempo con altre persone non perché hai voglia di vederle, ma perché senti di doverle vedere per non essere diversa/strana/fuori dai giochi.

Avevo davvero voglia di uscire con altra gente? Era irrilevante, sapevo solo che bisogna farlo, se no non si è normali. Quella volta che riuscivo ad uscire con un gruppetto di persone, tornavo a casa e più che essere contenta della bella serata, ero sollevata di poter dire: questo sabato ho fatto quello che dovevo.
Detto molto onestamente, mi sono resa conto che non volevo stabilire dei rapporti con le persone, ma sfruttarle per sentirmi a posto con la coscienza e poter dire di non essere sola.

E invece non c'è nessun obbligo. Mi rendo conto di quanta libertà ho in realtà di passare il finesettimana come meglio credo. Sono da sola, e ci sono così tante cose che posso fare, che in compagnia non potrei fare: guardarmi un film, leggere un libro, cucinare qualcosa, tirare fuori qualche vecchio ricordo, scrivere, disegnare...e ringrazio di poter essere così indipendente e così libera: non dipendo dagli altri per stare bene.

Ci sono persone che senza gli altri smettono di esistere, persone per cui l'identità solitudine=noia è un postulato, è indubitabile.
Non voglio essere così: la solitudine è preziosa, ti arricchisce dentro se vissuta con serenità.

Questa sera mi metterò a leggere Dracula, che da tempo è sul comodino e aspetta di essere cominciato, e poi magari guarderò un film. (A proposito, consigli?XD).

Siccome se vedete questa discussione di sabato sera probabilmente anche voi siete da soli (a meno che non vi stiate collegando a fobiasociale da un'affollata discoteca, ma è un'ipotesi che mi sento di scartare), mi piacerebbe che condividessimo il modo cui viviamo questi weekend solitari...

E un'altra cosa: avendo vissuto sia i finesettimana da evitante che quelli passai in discoteca/locali vari posso dire quanto idealizziamo quest'ultimo tipo di serate quando non le conosciamo.
E' tutto costruito ad arte per sembrare l'apice del divertimento, il massimo in cui si può sperare, ma c'è dietro tanta, tanta finzione.
Io mi sono divertita a ballare, è bella la sensazione di lasciare da parte l'imbarazzo e lasciarsi andare; ma ho visto tante ragazze ballare a disagio su tacchi impossibili, nella speranza di catturare qualche attenzione maschile, che poi ovviamente va rifiutata per non sembrare "facile"...tanti ragazzi passare la serata a provarci con una ragazza dopo l'altra, quasi meccanicamente (proprio tipo catena di montaggio)...
La cosa assurda è che a volte gente che hai visto passare la serata a muovere le braccia in modo perplesso, guardandosi intorno a disagio, ti viene a dire: "serata fantastica ieri!!! siamo stati a ballare fino alle 4!!", e poi ti accorgi che certe persone non mirano a divertirsi, si accontentano dell'illusione di essersi divertiti.

Io sono il tuo angelo..


Vidi una ragazzina seduta tutta sola nel parco. Tutti le passavano vicino e non si fermavano per scoprire perché sembrasse così triste. Indossava un vestito rosa logoro, scalza e sporca, sedeva e guardava la gente passare.
Non provava mai a parlare. Non diceva una parola. Molti le passavano vicino, ma nessuno si fermava. Il giorno dopo decisi di tornare al parco per curiosità, per vedere se la ragazzina stava ancora lì. Sì, era lì, proprio nello stesso posto dov'era il giorno prima, e ancora con lo stesso sguardo triste negli occhi. Quel giorno ero decisa a fare qualcosa ed avvicinarmi alla ragazzina. Che, come tutti sappiamo, un parco pieno di gente strana non è il posto giusto dove dei bambini possano giocare soli. Nell'avvicinarmi notai la parte posteriore del vestito della ragazzina. Aveva una forma grottesca. M'immaginai che fosse quella la ragione per cui la gente passava e non faceva lo sforzo di parlare con lei.
Le deformità sono un colpo basso nella nostra società , e il cielo vieta di fare un passo verso di esse e assistere qualcuno che è diverso. Avvicinandomi ancora, la ragazza abbassò appena gli occhi per evitare il mio sguardo.
Da vicino potei vedere più chiaramente la forma della sua schiena. Aveva la forma orribile di una gobba esagerata.
Sorrisi per farle capire che era tutto ok; ero lì per aiutarla, per parlare.
Mi sedetti accanto a lei e esordii con un semplice "ciao".
La ragazzina sembrò colpita, e balbettò un "salve" dopo avermi a lungo fissato negli occhi. Sorrisi e anche lei sorrise timidamente. Parlammo finché venne sera, e il parco fu completamente vuoto. Chiesi alla ragazza perché fosse così triste.
Lei mi guardò e con tristezza disse "perché sono diversa". Immediatamente risposi "lo sei!"; e sorrisi.
La ragazzina sembrò ancora più triste e disse "lo so". "cara," dissi, "mi sembri un angelo, dolce ed innocente".
Mi guardò e sorrise, poi si alzò in piedi lentamente e disse "davvero?"
"sì, sei come un piccolo angelo custode mandato a prenderti cura della gente che passa". Annuì con la testa, e sorrise.
Così facendo aprì la parte posteriore del suo vestito rosa e lasciò uscire le sue ali. Poi disse "lo sono". "sono il tuo angelo custode" con un luccichio negli occhi.
Rimasi senza parole - di certo stavo avendo un'allucinazione.
Disse "per una volta hai pensato a qualcuno oltre a te stessa. Il mio lavoro qui è finito."
Mi alzai in piedi e dissi "aspetta, perché nessuno si è fermato per aiutare un angelo?"
Mi guardò, sorrise, e disse "sei l'unica che possa vedermi" e poi se ne andò.

Il sole e la montagna.. (Un racconto molto bello da leggere))

Raggiunse il sole un giorno la montagna, le chiese dove andasse e lei rispose "resto qui e ci sto da sempre". Il sole allora rise e si sedette in cima dove il ghiaccio lo toccava. "Ascolta" disse lui "se ti sciogli e ti do noia, mi tolgo subito e torno su nel cielo". La montagna gradiva quel calore tanto lontano, un tempo tanto sperato "no resta qui, vicino alla mia vetta, se non vuoi però puoi pure andare, io sto bene con te, son sempre sola". Si misero in silenzio ad ascoltare il canto degli uccelli, il vento e il mare.
Così quel giorno, il sole e la montagna si strinsero la mano e un bacio sciolse il ghiaccio e nacque così un fiume. Nulla poteva dividere i destini, tanto lontani ma ormai cosi vicini. Disse allora il sole: "amore, io devo andare, ma non ti preoccupare viene la luna, ti sarà amica. Poi tornerò io e saremo di nuovo nell'amore". La montagna sorrise e sospirando rispose: "ti aspetterò con gioia, inneverò le cime, così che quando tornerai potrai di nuovo sciogliermi nel fiume, sei mio ormai, nulla mi serve, vorrei soltanto un bacio al giorno e te". Così si salutarono. La sera arrivò la luna, pallida e malinconica, divennero amiche e si raccontarono la vita. Poi di nuovo, prima che arrivasse, la montagna da lontano lo vide e si innevò. L'accolse come fanno le regine, si inchinò, attese il baciamano del suo re. Divenne giorno, un nuovo giorno nell'amore.
(Roberto Ceccacci)

Non sopporto i falsi elogi e le ipocrisie: meglio il... (Leggetela)


Non mi piacciono i compromessi, non mi sono mai piaciuti. Non mi piace trascorrere del tempo con chi sa solo parlare e non fa nulla per comprendere, con chi sa solo criticare perché è più facile distruggere ciò che gli altri creano piuttosto che sforzarsi di collaborare alla costruzione.
Non mi piacciono le persone che usano il cinismo come filosofia di vita, né chi chiede e continua a chiedere e non è disposto a donare nemmeno un minuto del suo tempo. Non vado d’accordo con l’arroganza e la prepotenza, né con le persone presuntuose che si autocelebrano. Non riesco a stare vicino a chi si mette un gradino più su degli altri sentendosi autorizzato a giudicare e a criticare l’operato di chi, umilmente e con tenacia, fa il proprio lavoro. Non sono disposta a passare il mio tempo con il “colto, istruito” che si sente superiore: sapere qualcosa in più degli altri non significa essere migliori. Non riuscirò mai a comprendere chi si pone rigidamente su una posizione e non accetta il punto di vista degli altri o la possibilità di guardare, almeno per un attimo, da una prospettiva diversa a quella cui è abituato.

Amo stare con le persone semplici, che umilmente rendono migliore il mondo e non si rendono nemmeno conto di essere persone speciali. Amo le critiche “amorevoli” e costruttive. Amo chi incoraggia e sprona coloro che provano a realizzare imprese che possono apparire impossibili a tutti, ma non a chi ci crede. Adoro le persone allegre, sorridenti e positive anche quando vivono momenti di grande difficoltà. Non riesco a convivere con i portatori di invidie e gelosie: esse oscurano la vista e rendono poco obiettivo chi ne è affetto. Non sopporto i falsi elogi e le ipocrisie: meglio il silenzio che un finto complimento.

Non sono disposta a passare nemmeno un minuto con chi non crede nella possibilità che tutti possano migliorare. (Alessia S. Lorenzi)

Perchè la gente arrabbiata grida? Ecco la spiegazione....


Un maestro domanda ai suoi discepoli:
“Perché la gente grida quando è arrabbiata?”
I discepoli pensano per un attimo e poi rispondono:
“Perché perdono la calma maestro!”

Il maestro aggiunge:
”Ma, perché gridare se l’altra persona è proprio davanti a te?
Non sarebbe possibile parlare a bassa voce??
Perché gridare proprio quando si è arrabbiati?”

I discepoli davano delle risposte
ma purtroppo non soddisfacevano il maestro.

Il maestro allora rispose:
“Quando due persone si arrabbiano, i loro cuori si allontanano troppo. Per coprire questa distanza debbono gridare e così poter ascoltarsi. Quindi… più arrabbiati si è, più si deve alzare la voce per ascoltarsi.”

Dopo il maestro fa un’altra domanda:
“Cosa succede quando 2 si innamorano??
Essi si parlano sottovoce, perchè?
Perché i loro cuori sono molto vicini
e la distanza fra di loro è piccola.. E quando si innamorano di più, cosa succede?
Non parlano, sussurrano
e si sente ancor più vicino il loro amore.
Infine non hanno più bisogno di sussurrare,
si guardano solo negli occhi e basta.

Quando discutiamo,
non permettiamo che i nostri cuori si allontanino.
Non diciamo parole che ci possano distanziare ancora di più,
perché un giorno la distanza sarà così grande
che non riusciremo a trovare il cammino del ritorno…
il cammino del dialogo sereno. (Racconto Zen)

Mi chiamo Francesca, vivo a New York. Sono... (Storia di una mitomane)


Mi chiamo Francesca. Vivo a New York. Sono felicemente sposata con Antonio da sei anni, e lo amo, eccome se lo amo. Antonio fa il medico, ed è inutile dire che di soldi a casa ne porta eccome. Io lavoro come assistente di un grande avvocato, famoso per i suoi miracolosi interventi in tribunale. Nella mia vita c’è solo una cosa che amo più di mio marito: i miei figli. Due gemelli, un maschio e una femmina. Sono due pesti, ma si fanno voler bene. In casa vive con noi anche Candy, una cucciola di Labrador. In effetti, siamo una famiglia allargata, ed è dir poco. Ho un rapporto splendido con tutti, con i vicini di casa, con i nonni dei ragazzi, con i colleghi. Sarà fortuna, che ne so. Ho un gruppo di amiche fenomenale con cui condivido tutta la mia vita, i momenti di serietà e quelli di follia pura. Con loro esco a fare shopping e con loro mi confido quando qualcosa non va. Con alcune di esse vado in palestra, dove c’è un personal trainer che pare un David di Michelangelo, e soltanto lui, lo ammetto, forse lo paragonerei a mio marito con rimpianto. Per il resto, che dire? Ho le mie passioni, amo leggere, ascoltare la musica, e a volte provo pure a cantare. I miei figli dicono che sono brava, ma chi lo sa se è vero. Mi piace fare sport, tutte le mattine esco presto di casa e mi faccio la mia corsetta mattutina con Candy, magari incontro qualcuno, conosco nuove persone, e la cosa è sempre una sorpresa. Ho una sorella che per me farebbe qualsiasi cosa, ed io per lei. Ci vediamo appena abbiamo due minuti di tempo, e per quei minuti torniamo come bambine. Mi sembra tutto così perfetto da raccontare. Sono felice? Sì, sono felice. Sono assolutamente felice. Dicono tutti che sono gentile, disponibile, solare, simpatica, energica, una buona amica, una persona completa. Una mitomane. Mi chiamo Ermenegilda, ma il nome mi fa ribrezzo. Me lo hanno dato i miei genitori, che detesto e che non vedo da anni. Vivo in un paesino di venti persone che non sto neanche a nominare. Sono sposata e divorziata, da quando mio marito ha fatto le valigie ed è partito con la sua segretaria. Lavoro come precaria in un centro di pulizie, ed i soldi mi bastano appena per arrivare a fine mese. Non ho figli, non ho animali, la mia unica compagnia è il televisore. Nemmeno i vicini di casa mi sopportano, anzi, non perdono occasione di diffondere maldicenze sul mio conto, che io cerco ogni volta di ignorare. L’unica amica che avevo si è trasferita in Canada per lavoro, ed ora ha una carriera meravigliosa, un marito perfetto e tre figli. Il mio shopping consiste nel comprarmi i set di magliette colorate in saldo ai mercatini, detesto andare dalla parrucchiera, e i capelli me li taglio da me. Odio lo sport, sono una pigra cronica in una rafforzata relazione col mio divano. Una volta ho provato ad andare in palestra, ma il mio personal trainer era un settantenne schiavista che si divertiva a sfiancarmi fino al rischio svenimento. Così ho smesso. La mattina ho appena il tempo di fare colazione mentre mi allaccio le scarpe, perchè sono sempre puntualmente in ritardo su tutto. L’autobus, il lavoro, gli appuntamenti, le bollette. Mi piacerebbe avere più tempo per me, ma non lo trovo mai. Ogni volta qualcuno bussa alla mia porta, ed io mi ritrovo a chiamare idraulici, giardinieri e psicologi per mezzo mondo. Mi piacerebbe saper cantare, ma sono stonata come una campana. Mi piacerebbe leggere di più, ma la sera collasso sul letto senza aver messo nemmeno il pigiama. Sono figlia unica, nessuno che mi aiuti in casa, nessuno che mi sopporti. Dicono che sono scontrosa, triste, arrabbiata con il mondo, una stronza, una bugiarda. Io non ce l’ho con il mondo, io ci provo ad essere gentile, disponibile, solare, simpatica, energica, una buona amica, una persona completa. Ma non ci riesco. Non sono felice. Sono Ermenegilda, e sono una mitomane. Mi chiamo Francesca. Sono felice.

Per te mamma... (Stupenda)


Mamma!
Non c’è suono più melodioso di questo in tutto l’universo! Non c’è parola più dolce di questa in tutto il firmamento! Le labbra si saziano nel dirla! Le orecchie si dissetano nell’udirla!

Mamma!
Gioia del cuore! Delizia dell’anima!

Tutti vorrebbero parlare della loro mamma. Tutti vorrebbero scrivere della loro mamma. Tutti vorrebbero decantare la loro mamma. Tutti vorrebbero gridare al mondo: “IO AMO LA MIA MAMMA”!

La mamma è la mamma! La mamma è tutto! La mamma è quella che ti ascolta e ti consiglia. La mamma è quella che ti protegge e ti custodisce. La mamma è quella che ti carezza con l’anima... l’anima e nell’anima. La mamma è quella che stringe al petto e ti dà calore. La mamma è quella che ti riscalda quando è freddo, che ti copre quando è notte, che ti sostiene quando sei debole e bisognoso, che ti rincuora quando sei affranto e triste, che si carica sulle sue spalle i tuoi pesi. La mamma non chiede per sé. La mamma non esige, non pretende. La mamma non impone. La mamma non ordina. La mamma non obbliga.

La mamma quando accudisce il suo bambino non è mai stanca, non ha mai fame, non ha mai sete, non dorme mai, non teme il gelo della notte, non teme l’afa del giorno.

La mamma ha sempre un sorriso da donare, ha sempre una carezza da regalare, ha sempre un bacio da offrire.

La mamma piange sempre in silenzio. La mamma nasconde sempre le sue lacrime. Il pianto di una mamma è come rugiada. Il pianto di una mamma è come balsamo.

La mamma non si ripara, ma ripara. La mamma non si protegge, ma protegge.

La mamma soffre in silenzio e nel silenzio. La mamma patisce, ma non molla. La mamma subisce, ma non desiste. La mamma sopporta, ma non si arrende. La mamma si angoscia, ma non rinuncia. La mamma si tormenta, ma non si rassegna. La mamma si dispera, ma non si ribella. La mamma si strugge, ma non si lamenta. La mamma si consuma, ma non si tira mai indietro.

Il cuore di una mamma sanguina, ma non smette mai di battere. Anche quando una spada lo trafigge, lo trapassa, lo pugnala.

La mamma copre sempre le manchevolezze dei figli. Le copre e le medica. Le copre e le cura. Le copre e le ama.

La mamma non è mai sola, anche quando è sola. Le basta il profumo dei figli.

La mamma non teme la povertà, non teme la miseria, non teme il bisogno. La mamma sa sempre come affrontare la povertà, sa sempre come combattere la miseria, sa sempre come superare il bisogno. La mamma affronta la povertà con la ricchezza di cuore, combatte la miseria con la ricchezza della sua anima, supera il bisogno con la ricchezza del suo amore.

L’amore di una mamma è infinito. L’amore di una mamma è smisurato. L’amore di una mamma è sconfinato. L’amore di una mamma non ha mai fine. L’amore di una mamma è inestinguibile, insopprimibile, inesauribile. L’amore di una mamma è immortale. È ETERNO!
(Dal Libro "MAMMA" di Umberto Russo)

Non dico di essere speciale, anzi forse valgo.. (Bellissima)


Non dico di essere speciale, anzi forse valgo meno di niente, e posso stare antipatica..ma c'è una cosa che mi distingue...non sono un'ipocrita e credo sempre che la bellezza e la ricchezza più grande è quella che una persona ha nel cuore.. perchè tutto il resto stanca.. ma le cose fatte con amore e per amore.. sono sempre ben accette.

"Io sono il tuo angelo." (Se credete agli angeli custodi dovete Leggerla è bellissima)

Se tu sapessi con quanto amore seguo i tuoi passi ....
Se tu sapessi con quanto amore asciugo le tue lacrime ...
Se tu sapessi con quanto amore ti prendo per mano affinchè tu non cada .....
Se tu sapessi con quanto amore ti guardo ....
mentre annaspi nel caos della vita .....
E ogni istante .... minuto .... ora della giornata .....
ti sono accanto ..... In ogni tuo respiro prende vita il mio battito d'ali ...
In ogni tuo sguardo prende vita il mio sorriso .....
Vorrei volare assieme a te .... e forse un giorno lo faremo ...
quando sarai consapevole della tua divinità .....
aprirai le ali ..... e volerai felice ...... capirai cosa sono .....
e quanto ti amo. Ora non volo .... ma cammino assieme a te ....
a fianco a te. Io sono il tuo angelo ..... quello della tua anima ....
del tuo cuore quell'angelo che ogni mattina ti sveglia con un bacio ....
e ogni notte, apre le sue ali per riscaldarti il cuore.
Io sono il tuo angelo ..... quello che mai ti abbandonerà .....
quell' angelo che aspetta solo un tuo ... si .... per rivelarsi al tuo cuore.
Se tu sapessi con quanto amore guardo il tuo sguardo ….
che a volte è così triste e non ce la fa a vedere la luce …...
Se tu sapessi con quanto amore stringo al tua mano …..
quando scrivi parole che non riesci a condividere ….
se tu sapessi con quanta gioia mi stringo al tuo cuore …..
quando regali un sorriso …..
Se tu sapessi che ti sono accanto sempre …..
in ogni stante e maggiormente nei momenti difficili …..
Raccolgo i ricordi più belli che a volte tendi a dimenticare …..
raccolgo l'amore seppellito nel tuo cuore ….
e te lo ripropongo attraverso gli incontri casuali
attraverso il tuo stesso sguardo riflesso su di uno specchio.
Se solo sapessi quanto soffro insieme a te dell'amaro della vita ….
Vorrei accarezzarti con mani di carne ….
ma lo sussurro a chi ti sta accanto ….
vorrei dirti le parole più vere dell'amore ……
ma le suggerisco a chi ti regala una parola …..
Vorrei vederti raccogliere tutto l'amore che semini …..
per sentirti soddisfatto della tua vita …..
ma come ogni cosa …..
il tempo lascerà crescere il frutto che tu stesso hai fatto nascere.
Gioisci perché attraverso le tue mani …..
io regalo l'amore a chi ha la fortuna di incontrarti …..
Tu non lo sai forse ma io sono il tuo angelo …..
quello che mai ti abbandonerà ….
e che è qui solo per te e grazie a te può amare il mondo.

Una sera ho ricevuto una telefonata da un caro amico... (Leggetela è bellissima)


Una sera ho ricevuto una telefonata da un caro amico.
Mi ha fatto molto piacere la sua telefonata e la prima cosa che mi ha chiesto è stata: “Come stai?” Non so perché gli ho risposto: “Mi sento molto solo”
“Vuoi che parliamo?” Mi disse.
Gli ho risposto di si, e mi ha subito detto: “Vuoi che venga a casa tua?”
Io ho risposto di si. Depose la cornetta del telefono e in me…no di 15 minuti, lui stava già bussando alla mia porta. E così io gli ho parlato per molte ore di tutto, del mio lavoro, della mia famiglia, della mia fidanzata, dei miei dubbi e lui sempre attento mi ascoltava.
E così si è fatto giorno, mi sentivo rilassato mentalmente, mi ha fatto bene la sua compagnia, soprattutto il suo ascolto, mi sono sentito sostenuto e mi ha fatto vedere i miei sbagli. Mi sentivo molto bene e quando lui si è accorto che mi sentivo meglio, mi ha detto: “Bene, ora me ne vado, perché devo andare al lavoro” Io mi sono sorpreso e gli ho detto: “Perché non mi hai avvisato che dovevi andare al lavoro? Guarda che ora è, non hai dormito niente, ti ho tolto tutto il tempo questa notte” Lui ha sorriso e mi disse: “Non c’è problema, per questo ci sono gli amici!” Mi sono sentito molto felice e orgoglioso di avere un amico così.
L’ho accompagnato alla porta di casa e mentre lui camminava verso l’auto gli ho gridato da lontano: “Ora è tutto a posto, ma perché mi hai telefonato ieri sera così tardi?” Lui ritornò verso di me e mi disse a voce bassa che desiderava darmi una notizia, ed io gli ho chiesto: “Cos’è successo?” Mi rispose: “Sono andato dal dottore che mi ha detto di essere molto malato” Io rimasi muto …. ma lui mi sorrise e mi disse: “ Ne riparleremo, ti auguro una bella giornata”
Si è girato e se ne è andato. Mi è servito un po’ di tempo per rendermi conto della situazione e mi sono chiesto più volte: perché quando lui mi ha chiesto come stavo, io mi sono dimenticato di lui ed ho solo parlato di me? Come ha avuto la forza di sorridermi, di incoraggiarmi, di dirmi tutto quello che mi ha detto, stando in quella situazione? Questo è incredibile!
…. Da quel momento la mia vita è cambiata.
Ora sono meno drammatico con i miei problemi e godo di più per le cose belle della vita. Adesso dedico il giusto tempo alle persone a cui voglio bene …. Auguro loro che abbiano una bella giornata e ricordino che: “ Colui che non vive per servire … non serve per vivere …”
La vita è come una scala, se tu guardi in alto, sarai sempre l’ultimo della fila, ma se tu guardi in basso, vedrai che ci sono molte persone che desidererebbero essere al tuo posto.

Un uomo portò suo padre ad un ristorante per... (Un racconto bellissimo)


Un uomo portò suo padre ad un ristorante per godere di una deliziosa cena. Suo padre era abbastanza anziano, e quindi, un po' debole anche. Mentre mangiava, un po' di cibo cadeva di quando in quando sulla sua camicia e i pantaloni. Gli altri clienti osservavano l'anziano con i loro volti imbronciati per il disgusto, ma suo figlio rimase in totale tranquillità.
Una volta che entrambi finirono di mangiare, il figlio, senza mostrarsi neanche lontanamente imbarazzato, aiutò con assoluta tranquillità suo padre ad alzarsi e lo portò in bagno. Gli ripulì gli avanzi di cibo dal viso, e provò a lavare le macchie dai suoi vestiti; amorevolmente gli pettinò i capelli grigi e finalmente gli rimise gli occhiali.
All'uscita dal bagno, un profondo silenzio regnava nel ristorante. Tutti erano erano rimasti indignati dal modo di mangiare di quell'uomo e si chiedevano come ci si potesse rendere così ridicoli in pubblico dentro ad un ristorante.
Le uniche cose che si sentivano erano bisbigli e risatine di scherno.
Il Figlio allora si apprestò a pagare il conto, ma prima di arrivare alla cassa, un uomo, di età avanzata, si alzò di scatto tra i commensali e chiese al figlio del vecchio: "non ti sembra di aver lasciato qualcosa qui?"
Il giovane rispose: "No, non ho lasciato nulla". Allora l'anziano gli disse:" Sì hai lasciato qualcosa! Hai lasciato qui una lezione per ogni figlio, e una speranza per ogni genitore!"
L' intero ristorante a quel punto rimase in silenzio ed in molti si iniziarono a vergognare per aver deriso e giudicato l'uomo anziano e il figlio.
Uno dei più grandi onori che esistono, è poter prendersi cura di quegli anziani che una volta si sono presi cura di noi, I nostri genitori, gli stessi che hanno sacrificato le loro vite, il loro tempo ed il loro denaro per noi. Loro meritano il nostro massimo rispetto, SEMPRE. Se anche tu provi rispetto per gli anziani, condividi questa storia con tutti i tuoi amici.

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