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25 novembre 2014 Giornata internazionale contro la violenza sulle donne..


Perché il 25 novembre?
L’Onu ha scelto questa data perché nel 1981 alcune femministe si incontrarono a Bogotà, in Colombia, per un incontro, per riflettere sulla condizione delle donne e in ricordo dell’assassinio nel 1960 di tre sorelle donne rivoluzionarie che lottavano contro il regime di Rafael Leónidas Trujillo. Omicidio avvenuto proprio il 25 novembre.

La storia:
Il 25 Novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio Militare di Intelligenza. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. L'assassinio delle sorelle Mirabal è ricordato come uno dei più truci della storia dominicana.

La giornata mondiale contro la violenza sulle donne fu  istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite e viene celebrata il 25 novembre.

Una vittima ogni due giorni, 179 donne uccise: un anno nero per i femminicidi in Italia, il 2013, secondo il rapporto Eures. Aumentano al Sud (+27 per cento nel 2013) e raddoppiano al Centro, mentre il Nord detiene il record di uccisione di donne in famiglia. Tutta l'Italia si mobilita in vista del 25 novembre, data scelta nel 1999 dalle Nazioni Unite come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Si ricorda l'assassinio delle tre sorelle Mirabal avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana durante il regime di Rafael Leonidas Trujillo.

Qualche numero:
Secondo uno studio del 2013 della World Health Organization, la violenza fisica o sessuale colpisce più di un terzo delle donne nel mondo (35%), e quella domestica, inflitta dal partner, è la forma più comune (30%). Il Paese dove le donne sono più a rischio è il Sud-est asiatico, dove più della metà (58,8%) degli omicidi avviene per mano di mariti, fidanzati o compagni. A seguire, i Paesi ad elevato reddito (41,2%), tra questi vi è anche l'Italia, le Americhe (40,5%) e infine l'Africa (40,1%).

Le iniziative:
Roma celebra la giornata colorando di luce rossa Piazza del Popolo e proiettando sui palazzi parole legate al tema della violenza sulle donne.

A Milano.
Il 25 novembre, poi, il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, e l'Assessore alle Pari Opportunità, invitano tutti coloro che vogliono sostenere le donne che hanno subito violenza a partecipare ad una fiaccolata per ricordare le vittime.

A Napoli
Palazzo San Giacomo diventa sede di un Infopoint dove poter chiedere informazioni su tutte le iniziative che stanno cercando di combattere ogni tipo di violenza.

A Trieste
Dal 20 novembre al 19 dicembre, in provincia di Trieste, laboratori, mostre e spettacoli teatrali, anche gratuiti. Incontri aperti con psicoterapeuti e polizia per riconoscere e difendersi dallo stalking.

A Torino
Torino intitola un giardino alle vittime di femminicidio, in via Chambery, con l'nstallazione "Pa-pi-lla", simbolo delle donne che subiscono violenza.

A Padova
Anche Padova ha in serbo un flashmob, il 25 novembre alle 15 in via Roma, per realizzare una catena umana di uomini e donne che dicono no alla violenza.

Oggi 25esimo anniversario della caduta del muro di Berlino. 8000...


Oggi 25esimo anniversario della caduta del muro di Berlino. 8000 palloncini luminosi a Berlino ricorderanno oggi, domenica 9 novembre il simbolo della divisione dell’Occidente.

La caduta del Muro di Berlino, della quale ricorre il 25esimo anniversario, è stata spesso definita uno spartiacque nella storia mondiale. Eppure, secondo un sondaggio condotto sui lettori di skuola.net, quasi uno studente italiano su due non sa cosa sia successo il 9 novembre di 25 anni fa. Anzi, il 16% degli studenti crede che quel giorno sia avvenuta la strage di Bologna, per il 7% il trattato di Maastricht e per il 6% l'assassinio di Aldo Moro.

Ma non è solo questione di ricorrenze: il 19% ammette di non sapere nulla di cosa rappresenti la caduta del Muro. Quattro ragazzi su dieci hanno studiato l'argomento durante l'ora di storia, 3 su 10 ne hanno parlato a scuola ma devono ancora studiarlo, 1 su 3 non ha mai sentito parlare dell'argomento in classe. Lacune che si spera verranno colmate con l'occasione dell'anniversario di oggi.

Il motivo probabilmente è da ricercarsi nei programmi scolastici, che spesso a causa delle poche ore a disposizione non riescono a trattare adeguatamente i periodi e gli avvenimenti più recenti della nostra Storia. Un altro sondaggio di Skuola condotto sui maturandi conferma le difficoltà degli insegnanti di Storia a portare il programma didattico fino ai giorni nostri: un quarto degli studenti interpellati ha concluso gli studi senza aver terminato il programma, il 10% dei quali si è fermato al periodo tra le due guerre. Il 15% uscirà dalla scuola secondaria senza essere arrivato a trattare la prima Guerra Mondiale.

Come sopperire alle carenze della preparazione scolastica? Il 31 % degli studenti ha cercato informazioni sulla caduta del Muro sul web, un altro 31% ne ha sentito parlare in telelvisione e un 24% su giornali e riviste. Solo il 13% ne ha parlato in famiglia.

1 novembre Festa di Ognissanti: il significato e la storia della celebrazione..


Il mese di novembre si apre con due importanti celebrazioni, momenti per riflettere e ricordare: il primo del mese si festeggiano i Santi, mentre il giorno successivo, il 2 novembre è il momento di ricordare chi non c’è più, una giornata ricca di significati religiosi, che si fondono con antichi riti e credenze popolari.

Il giorno di Ognissanti, festività cristiana e civile, celebra la gloria e l’onore di tutti i Santi canonizzati e non ed è popolarmente considerato l‘onomastico delle persone il cui nome non compare nel calendario cristiano.

Le origini di questa Festa sono lontanissime: le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate già nel IV secolo. Le prime tracce di una celebrazione generale sono attestate ad Antiochia, e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste. E’ infatti solo dal VII secolo che, a seguito delle richieste provenienti dal mondo monastico irlandese, Papa Gregorio II stabilì la data del 1 novembre per far coincidere la festività con l’antica festa celtica del nuovo anno, il Samhain.

Arrivati ai tempi di Carlo Magno, la festività novembrina di Ognissanti, diffusamente celebrata e il 1° novembre, venne decretato festività di precetto dal re franco Luigi il Pio nell’835, con decreto emesso “su richiesta di Papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi”.

Le ragioni dello spostamento della data dal 13 maggio al 1 novembre sarebbero quindi da imputare al tentativo di cristianizzare la festa pagana del Capo d’anno del popolo Celtico, che cadeva appunto ai primi di novembre. Al significato di questa festa, in origine prettamente agricola e pagana, andò così affiancandosi quello spirituale e religioso. Con l’avvento al soglio pontificio di Papa Bonifacio IV si tentò poi di tramutare la festa da pagana a cristiana, dandone così un significato puramente religioso. Per rimuovere ogni residuo di paganesimo, l’idea originale fu quella di abolire la festa pagana, decisione che però avrebbe scatenato le ire del popolo, ancora molto ancorato alle antiche tradizioni. Nonostante i vari tentativi di sradicare il culto pagano, le riforme non ebbero quindi esito, cosicché, per tentare di quantomeno di rafforzarne la valenza religiosa, la chiesa introdusse nel X secolo una nuova festa, quella dedicata ai morti, che cade il 2 di novembre.

Nel 1475 la festività di Ognissanti venne poi resa obbligatoria in tutta la Chiesa d’occidente da Sisto IV ma il culto pagano, in special modo quello celtico, è sopravvissuto nella cultura dei popoli europei fino ai giorni nostri. Infatti la notte di “Nos Galan-Gaeaf “ dell’antica cultura celtica viene rievocata tutt’oggi nella notte di Halloween il cui significato è proprio vigilia di Ognissanti o di Tutti i Santi (All Hallows = Tutti i Santi + eve = Vigilia).

Infine, il 1° giugno 1949 la Costituzione italiana, come quella di altri paesi europei (Austria, Belgio, Spagna, Francia e Grecia) inserì il giorno di Ognissanti tra quelli considerati “festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici“.

Una storia travagliata, un’altra storia di antichi riti legati alla cultura agricolo-pagana inglobati e cristianizzati dalla Chiesa.

Oggi 4 ottobre si festeggia San Francesco d'Assisi. Egli nacque..


San Francesco d'Assisi nacque ad Assisi nel 1182 ca. e morì nel 1226. Giovanni Francesco Bernardone, figlio di un ricco mercante di stoffe, istruito in latino, in francese, e nella lingua e letteratura provenzale, condusse da giovane una vita spensierata e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno, durante il quale patì per una grave malattia che lo avrebbe indotto a mutare radicalmente lo stile di vita: tornato ad Assisi nel 1205, Francesco si dedicò infatti a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina, dopo aver avuto una visione di san Damiano d'Assisi che gli ordinava di restaurare la chiesa a lui dedicata.

Il padre di Francesco, adirato per i mutamenti nella personalità del figlio e per le sue cospicue offerte, lo diseredò; Francesco si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi, eletto da Francesco arbitro della loro controversia. Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio. Nella cappella di Santa Maria degli Angeli, nel 1208, un giorno, durante la Messa, ricevette l'invito a uscire nel mondo e, secondo il testo del Vangelo di Matteo (10:5-14), a privarsi di tutto per fare del bene ovunque.

Tornato ad Assisi l'anno stesso, Francesco iniziò la sua predicazione, raggruppando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi confratelli del suo ordine (poi denominato primo ordine) ed elessero Francesco loro superiore, scegliendo la loro prima sede nella chiesetta della Porziuncola. Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto da papa Innocenzo III; nel 1212 anche Chiara d'Assisi prese l'abito monastico, istituendo il secondo ordine francescano, detto delle clarisse. Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a tornare, e altri problemi gli impedirono di diffondere la sua opera missionaria in Spagna, dove intendeva fare proseliti tra i mori.

Nel 1219 si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza però riuscire a convertirlo, poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al 1220; al suo ritorno, trovò dissenso tra i frati e si dimise dall'incarico di superiore, dedicandosi a quello che sarebbe stato il terzo ordine dei francescani, i terziari. Ritiratosi sul monte della Verna nel settembre 1224, dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, le fonti non concordano.

Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che non indebolì tuttavia quell'amore per Dio e per la creazione espresso nel Cantico di frate Sole, probabilmente composto ad Assisi nel 1225; in esso il Sole e la natura sono lodati come fratelli e sorelle, ed è contenuto l'episodio in cui il santo predica agli uccelli. Francesco, che è patrono d'Italia, venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX. Viene sovente rappresentato nell'iconografia tradizionale nell'atto di predicare agli animali o con le stigmate.

15 settembre: Beata Vergine Maria Addolorata. La Madre di Dio rivelò a..


I SETTE DOLORI di MARIA

La Madre di Dio rivelò a Santa Brigida che, chiunque reciti sette "Ave Maria" al giorno meditando sui suoi dolori e sulle sue lacrime e diffonda questa devozione, godrà dei seguenti benefici:

La pace in famiglia.

L’illuminazione circa i misteri divini.

L'accoglimento e la soddisfazione di tutte le richieste purché siano secondo la volontà di Dio e per la salvezza della sua anima.

La gioia eterna in Gesù e in Maria.

PRIMO DOLORE: La rivelazione di Simeone
Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2, 34-35).

SECONDO DOLORE: La fuga in Egitto
Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto. (Mt 2, 13-14)

TERZO DOLORE: Lo smarrimento di Gesù nel Tempio
Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». (Lc 2, 43-44, 46, 48).

QUARTO DOLORE: L'incontro con Gesù sulla via del Calvario
Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore. (Lm 1, 12). «Gesù vide sua Madre lì presente» (Gv 19, 26).

QUINTO DOLORE: La crocifissione e la morte di Gesù.
Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla Croce; vi era scritto "Gesù il Nazareno, il re del Giudei" (Lc 23,33; Gv 19,19). E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!" E, chinato il capo, spirò. (Gv 19,30)

SESTO DOLORE: La deposizione di Gesù tra le braccia di Maria
Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. (Mc 15, 43, 46-47).

SETTIMO DOLORE: La sepoltura di Gesù e la solitudine di Maria
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Magdàla. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Gv 19, 25-27).


PREGHIERA A MARIA ADDOLORATA
Regina dei martiri, che sostenesti i più atroci dolori e compisti nel tuo cuore il più eroico dei sacrifici, io voglio unire le mie pene alle tue.
Vorrei essere vicina a te come san Giovanni e le pie donne per consolarti della perdita del tuo Gesù. Purtroppo riconosco che anch'io con i miei peccati sono stato causa della morte del tuo Figlio diletto.
Ti chiedo perdono, o madre addolorata. Accetta in riparazione l'offerta che io ti faccio di me stesso, e il proposito di volerti sempre amare per l' avvenire.
Metto nelle tue mani tutta la mia vita; fa' che io possa farti amare anche da tante anime che vivono lontane del tuo Cuore materno. Amen.

La pizza Margherita compie 125 anni: buon compleanno alla regina delle pizze..


1 giugno:La pizza margherita compie 125 anni. Ad annunciarlo è la Coldiretti che con un comunicato ripesca la lettera del capo dei servizi di tavola della Real Casa Camillo Galli che, in occasione della visita della Regina Margherita a Napoli, convocava il cuoco Raffaele Esposito a corte. Era il 1889 e il pizzaiolo della pizzeria Brandi si recò al Palazzo Reale di Capodimonte – residenza estiva della corte – per preparare una delle sue celebri “pizze”. Fu così che “con l’acqua e la farina” il cuoco preparò una pizza sulla quale apporre, vuole la leggenda, i colori dell’Italia e i sapori del sud. La scelta non potè che ricardere su quei tre ingredienti: pomodoro, mozzarella e basilico che contraddistinguevano l’alimentazione della città.

Secondo quanto riferisce la Cldiretti il 39% degli italiani vede nella pizza il simbolo dell’Italia in cucina. Non solo ma “pizza” è la parola italiana più conosciuta all’estero seguita da: cappuccino, spaghetti ed espresso.

La Margherita 125 anni di storia per una pizza regale
Sebbene la pizza conobbe la sua consacrazione con l’avvento della Regina sembra che la leggenda che vuole la sua nascita legata alla visita di Margherita Regina d’Italia sia un “falso storico”. Pare infatti che la nota pizza fosse conosciuta e preparata a Napoli ben prima del 1889 e che il nome derivi dal fiore dall’omonimo fiore. Emanuele Rocco già nel 1849 parlava di una pizza a base di basilico “pomidoro” e “sottili fette di muzzarella”. Pare che la disposizione a fette a raggiera – come i petali di un fiore – fosse alla base del nome della stessa. Inoltre l’aggiunta del basilico – successiva alla ricetta base – determinò il nome di “pizza a fior di margherita”

La margherita è ora di gran lunga la preferita nel mondo, dove i maggiori 'mangiatori' sono diventati gli Stati Uniti, che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all'anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa.

2 giugno, Festa della Repubblica: le origini, la storia, perché si festeggia..


La data è stata scelta perché, proprio tra il 2 e il 3 giugno 1946, si tenne il referendum con cui gli italiani, dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia (di cui 20 di dittatura fascista), scelsero di far diventare l'Italia una Repubblica costituzionale, abolendo la monarchia.

A tutt'oggi la cerimonia di festeggiamento del 2 giugno prevede la deposizione di una corona d'alloro al Milite Ignoto presso l'Altare della Patria e una parata militare alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Uno dei momenti più spettacolari della parata è quello dell'esibizione delle Frecce Tricolori: dieci aerei, di cui nove in formazione e uno solista, che compongono la pattuglia acrobatica più numerosa del mondo.


I festeggiamenti nella Capitale italiana proseguono nel pomeriggio con l'apertura al pubblico dei giardini del palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica Italiana, con concerti delle bande dell'Esercito Italiano, della Marina Militare Italiana, dell'Aeronautica Militare Italiana, dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato.

Inno di mameli spiegato da Roberto Benigni:

Le origini e la storia del 1° maggio, la tragedia di Chicago. (Clicca l'immagine per leggere)


1° MAGGIO, ECCO PERCHE' SI FESTEGGIA - La scelta del 1° maggio vuole ricordare la tragedia della rivolta di Haymarket del 1886 (Chicago, Illinois) nel corso della quale, gravi incidenti, provocarono la morte di diversi lavoratori e di 7 poliziotti.

Il 1° maggio 1886 i sindacati organizzarono a Chicago uno sciopero per chiedere la giornata lavorativa di 8 ore. All'epoca i turni di lavoro duravano anche 12 ore, coinvolgevano indistintamente uomini, donne e bambini che lavoravano spesso in condizioni drammatiche sotto ogni punto di vista.

Il 3 maggio i manifestanti, riuniti davanti alla fabbrica McCormick, vennero attaccati dalla polizia senza motivo, un attacco che provocò 2 morti tra i manifestanti e diversi feriti. L'evento causò l'indignazione dell'opinione pubblica e il giorno seguente altri lavoratori si aggiunsero alle proteste.

Ma il 3 maggio i disordini erano solo all'inizio. Il giorno successivo la tensione crebbe. Nuovi manifestanti si aggiunsero allo sciopero e nel corso di un raduno pacifico ad Haymarket Square uno sconosciuto lanciò un ordigno contro i poliziotti che presidiavano la piazza: uno di loro venne ucciso e fu a questo punto che la polizia iniziò a sparare sulla folla uccidendo alcuni manifestanti e 7 poliziotti, caduti sotto il fuoco amico.

Otto persone collegate con le proteste furono arrestate e per sette di loro la sentenza fu di condanna a morte; successivamente, per due dei sette, la sentenza fu commutata in ergastolo. Non c'era in realtà un collegamento ne' prove di chi fosse la persona che aveva lanciato l'ordigno, ciononostante, la giuria emise verdetti di colpevolezza per tutti e otto gli imputati. La notizia della sentenza indigno' gli operai di tutto il mondo e i condannati diventarono i "Martiri di Chicago". Morendo August Spies, uno dei condannati, disse: "verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi".

Il 25 aprile è la Festa della Liberazione: ricordiamoci che uomini e..(Clicca l'immagine per leggere)


donne di tutte le età sono morti allora, per garantirci i diritti democratici dei quali oggi godiamo.

Grazie a loro Il 25 aprile si celebra l’anniversario della liberazione d’Italia dalla occupazione dall’esercito tedesco e dal governo fascista avuta luogo nel 1945. E' quindi doveroso dedicare una pagina a questa ricorrenza perché ha segnato una svolta importante per il nostro paese.

Dopo la liberazione d’Italia dai nazifascisti i gruppi politici della Resistenza hanno ricostruito il nuovo stato italiano. Un nuovo stato basato sulla democrazia e sul rispetto delle libertà. Questa era l’idea in origine dello Stato italiano.

Ogni anno in svariate città italiane vengono organizzati cortei e manifestazioni per festeggiare e ricordare la festa della liberazione. Torino e Milano furono liberate il 25 aprile del 1945: questa data è stata assunta quale giornata simbolica della liberazione dell'Italia intera dal regime fascista e, denominata appunto Festa della Liberazione che viene commemorata ogni anno in tutte le città d'Italia.

Festa del Papà: le origini e le tradizioni del 19 marzo.


La festa del papà è una ricorrenza diffusa in tutto il mondo, che in Italia, come in altri Paesi di tradizione cattolica, cade in concomitanza al il giorno di san Giuseppe (19 marzo) padre putativo di Gesù, protettore dei poveri, degli orfani e delle ragazze nubili, come anche dei falegnami, da sempre i principali promotori della sua festa.

Pare che l’usanza di dedicare un’intera giornata alla celebrazione dell’amore paterno provenga dagli Stati Uniti, dove fu celebrata per la prima volta intorno ai primi del 1900, quando la signora Sonora Smart Dodd, ispirata dal sermone ascoltato in chiesa in occasione della festa della mamma, decise di organizzare una festa in onore di suo padre, veterano della guerra di secessione americana. Era 19 giugno del 1910, data in cui cadeva il compleanno del Signor Smart. Da allora la festa del papà si diffuse in tutto il mondo, anche se il giorno della sua celebrazione può variare da nazione a nazione: molti paesi hanno mantenuto la terza domenica di giugno come giornata dedicata alla festa del papà, mentre nei paesi di tradizione cattolica viene fatta coincidere con il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, archetipo del padre e marito devoto. Fanno eccezione Russia e Danimarca, per le quali la festa assume invece un significato del tutto civile: nel primo caso coincide infatti con il giorno in onore dei difensori della patria, mentre nel secondo con le celebrazioni per la Costituzione. Ma non solo la data varia di nazione in nazione, svariate sono infatti anche le usanze tipiche per dichiarare tutto il nostro amore nei confronti di una figura speciale come quella del papà: abitudine molto suggestiva è quella francese di regalare una rosa rossa ai papà e una rosa bianca a quelli che purtroppo non ci sono più, ma ancora vivono nel cuore dei figli. Dall’Inghilterra invece la tradizione di celebrare il “San Valentino dei padri”, celebrati con fiori, dolci e cioccolatini, mentre nell’America del sud si accendono falò nelle città e si sfidano i papà a superarli con un salto; più fortunati sono i padri tedeschi, trasportati per le vie delle città su uno o più carri trainati da buoi.

Per quanto riguarda l’Italia, la festa del papà inizia ad essere celebrata nel 1968, come festività nazionale. Attualmente non lo è più, è stata abrogata, tramutandosi in un momento di ritrovo familiare, vissuto con grande gioia soprattutto dai bambini, che festeggiano la figura paterna con piccoli regalini, simbolo di riconoscenza. La ricorrenza è inoltre spesso accompagnata da tradizioni e usanze tipiche, che tendono a variare da regione in regione. Secondo la tradizione popolare, San Giuseppe protegge gli orfani, le giovani nubili e i più sfortunati, motivo per cui, in alcune aree, il 19 marzo è tradizione invitare i poveri a pranzo, mentre altrove la festa viene fatta coincidere con la festa di fine inverno. Esiste però un comune denominatore che, da nord a sud, unisce tutte le regioni nel comune intento di deliziare, nel giorno a loro dedicato, tutti i papà d’Italia. Stiamo naturalmente parlando dell’arte culinaria: che si tratti infatti di Bignè di San Giuseppe, zeppole, o raviole, in tutte le loro più svariate declinazioni, certo è che, qui da noi, i papà sappiamo “prenderli per la gola” … e quale regalo più gradito di un dolcetto preparato con amore?!

Festa della Donna: le origini e la vera storia dell'8 marzo..

L'8 marzo è probabilmente una delle feste più conosciute e una delle date più ricordate dalla gente. Un po' per l'aspetto goliardico, in quanto numerose esponenti del "gentil sesso" si riuniscono ed organizzano una serata diversa dalle altre, tra amiche, evitando la presenza dei maschietti. Si ha così l'impressione, per le strade, nei locali, ai ristoranti, che vi sia un'invasione pacifica di donne. Un po', però, anche per una motivazione ben più importante e, nonostante sia l'anno 2014, ancora di attualità. Ossia il non pieno rispetto dei diritti e delle parità di genere, con conseguenze sociali, lavorative e, purtroppo, di cronaca. Infatti, la Giornata Internazionale della Donna, dovrebbe trascorrere più nella riflessione e nel dialogo costruttivo, con iniziative mirate alla sensibilizzazione pubblica, piuttosto che con una birra al pub o uno spettacolo notturno per adulti. Dovrebbe mantenere vive la memoria storica sulle battaglie vinte a livello sociale, politico ed economico dalle donne, da un parte, e la lotta contro la discriminazione, l'abuso, dall'altra. Ma oggi come oggi, questa data, ha perso molto del suo vero significato, trasformandosi in una ricorrenza dai caratteri prettamente commerciali. Storia Migliaia di operaie newyorkesi, il 22 novembre 1908, misero in atto una grande protesta per rivendicare i propri diritti, che durò circa tre mesi. In seguito, il 27 febbraio, fu celebrato il "Woman's day". La protesta indusse le delegate socialiste americane a proporre, durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste (Copenaghen, 26-27 agosto 1910), di fissare una data comune che ricordasse a tutto il mondo l'importanza nella tutela dei diritti delle donne. Da allora, negli USA, la giornata delle donne venne celebrata l'ultima domenica del mese di febbraio. In Europa, invece, si "festeggiò" il 19 marzo 1911, sembra per ricordare il 19 marzo del 1848, quando il sovrano della Prussia promise, per timore delle conseguenze di una rivolta popolare, di concedere il diritto di voto alle donne. Tuttavia non vi fu molto seguito a tale proclamazione, poiché negli anni a venire, ogni Paese festeggiò a modo proprio: Russia (3 marzo), Germania (8 marzo), Francia (9 marzo). Solo dopo la Prima Guerra mondiale si venne ad un accordo. L'8 marzo 1917, a San Pietroburgo, un "esercito popolare" guidato da donne portò in piazza un'imponente manifestazione per far terminare la guerra. La famosa "Rivoluzione russa di febbraio" (in quanto l'8 marzo corrispondeva al 23 febbraio del calendario giuliano), quindi, determinò la scelta definitiva per la Giornata internazionale dell'operaia, l'8 marzo. In Italia la celebrazione arrivò qualche anno dopo, nel 1922, per volontà del Partito comunista d'Italia. Leggende metropolitane A partite dagli anni '50 saltarono fuori dal nulla alcune ricostruzioni storiche che oggi potremmo definire "bufale". La Festa della Donna veniva associata ad un terribile incendio in una fabbrica americana, dove persero la vita centinaia di donne (viene solitamente presentato come rogo alla Cotton di New York, risalente all'8 marzo 1908). L'unico incidente simile e certificato, dove morirono uomini e giovani donne (tra le quali molte italiane), fu quello del 25 marzo 1911. Già 40/50 anni fa numerose femministe cercarono di spiegare la falsità della notizia secondo cui la nascita della Festa della Donna fosse collegata all'incendio Cotton, ma fu -e ancora oggi è- inutile. I mass media continuano a diffondere questa storiella probabilmente perché "vende" di più rispetto alla reale vicenda. (Fonte: Wikipedia)

La storia e le vere origini della festa della donna dell'8 marzo..


La festa della donna è una festività internazionale nata per ricordare i sacrifici, le difficoltà e gli abusi che le donne hanno subito nel corso dei secoli per riuscire ad affermare, riscattare, libertà, dignità, ed emancipazione insomma, vere conquiste sociali, politiche ed economiche
. Tuttavia, col trascorrere degli anni, il vero significato di questa ricorrenza è andato scemando, lasciando posto a una ricorrenza caratterizzata dal consumismo, dall’allegria e dal divertimento perdendone così il vero significato della festa.

Una leggenda alquanto controversa, vuole che questa festa nasca in un terribile avvenimento umano e sociale che vide le donne protagoniste nell'ambito lavorativo...
Nel 1908, un gruppo di operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terrificanti condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l' 8 marzo il proprietario Mr. Johnson, stanco della mancata produttività e soprattutto il non voler riconoscere tali diritti, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Un grosso incendio divampa all'interno della fabbrica e le donne operaie prigioniere ne furono travolte e ben 129 di loro morirono arse dalle fiamme. In seguito questa data fu proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburgo, proprio in ricordo della tragedia. Questo triste accadimento, ha dato il via negli anni immediatamente successivi ad una serie di celebrazioni che, i primi tempi, erano circoscritte agli Stati Uniti e avevano come unico scopo il ricordo dell’orribile fine fatta dalle operaie morte nel rogo della fabbrica.

Comunque La Giornata Internazionale della Donna nacque  ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano, che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto.

Ma la vera storia di come nacque la festività dell'8 marzo è questa: La data dell'8 marzo entrò per la prima volta nella storia della Festa della Donna nel 1917, quando in quel giorno le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita alla «rivoluzione russa di febbraio». Fu questo evento a cui si ispirarono le delegate della Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste a Mosca quando scelsero l'8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell'Operaia, e della donna.

(fonte: Enciclopedia Wikipedia)

Le origini e la storia del Carnevale.


Caratterizzato da colori e schiamazzi, il carnevale è considerata la festa dell'allegria per eccellenza.
Certamente non è facile indagare sulle origini di una festa come il carnevale, le cui tracce storiche nessuno ha potuto o voluto realmente conservare. Non è possibile nemmeno fare luce sui diversi aspetti che ne caratterizzano i festeggiamenti, in quanto, nel corso dei secoli e in realtà geografiche diverse, il carnevale si è arricchito di sfumature sempre nuove.
Le origini del carnevale
L'etimologia del termine "carnevale" risale, con ogni probabilità, al latino carnem levare, espressione con cui nel Medioevo si indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, vale a dire dal giorno successivo alla fine del carnevale, sino al "giovedì santo" prima della Pasqua. Il carnevale infatti, nel calendario liturgico cattolico-romano si colloca necessariamente tra l'Epifania (6 gennaio) e la Quaresima. Le prime testimonianze documentarie del carnevale risalgono ad epoca medievale (sin dall'VIII sec. ca.) e parlano di una festa caratterizzata da uno sregolato godimento di cibi, bevande e piaceri sensuali. Per tutto il periodo si sovvertiva l'ordine sociale vigente e si scambiavano i ruoli soliti, nascondendo la vecchia identità dietro delle maschere.

I festeggiamenti culminavano solitamente con il processo, la condanna, la lettura del testamento, la morte e il funerale di un fantoccio, che rappresentava allo stesso tempo sia il sovrano di un auspicato e mai pago mondo di "cuccagna", sia il capro espiatorio dei mali dell'anno passato. La fine violenta del fantoccio poneva termine al periodo degli sfrenati festeggiamenti e costituiva un augurio per il nuovo anno in corso. Nelle varie manifestazioni carnevalesche è possibile individuare un denominatore comune: la propiziazione e il rinnovamento della fecondità, in particolare della terra, attraverso l'esorcismo della morte. Il periodo carnevalesco coincide più o meno con l'inizio dell'anno agricolo, un chiaro indizio che permette di collegare direttamente il carnevale alle feste greche di impronta dionisiaca (le feste in onore di Dionisio, dio greco del vino, caratterizzate dal raggiungimento di uno stato di ebbrezza ed esaltazione entusiastica, che sfociavano in vere e proprie orge), e a quelle romane dei Saturnali (solenne festa religiosa, che si celebrava in onore del dio Saturno e durante la quale si tenevano cerimonie religiose di carattere sfrenato e orgiastico, che prevedevano tra l'altro la temporanea sospensione del rapporto servo-padrone). Lo stretto rapporto esistente tra queste feste e alcuni costumi del carnevale è evidente, anche se ignorato dai più. In tempi recenti gli storici hanno insistito maggiormente sull'origine agraria e sociale del carnevale. Esso è irrisione dell'ordine stabilito e capovolgimento autorizzato, limitato e controllato nel tempo e nello spazio dall'autorità costituita. In altre parole la festa del carnevale era vista dalle classi sociali più agiate come un'ottima valvola di sfogo concessa ai meno abbienti allo scopo di garantirsi il protrarsi dei propri privilegi. Non meno interessante è l'origine e la valenza demoniaca di alcune tra le maschere carnevalesche più famose e antiche, come quella nera sul volto di Arlecchino o quella bipartita (bianca e nera) di Pulcinella. Studi sul significato psicologico della volontà di indossare una maschera hanno mostrato che l'irresistibile attrazione esercitata dal carnevale sta proprio nella possibilità di smettere di essere se stessi per assumere le sembianze e il comportamento della maschera. Questa scelta, quando non è condizionata da fattori economici, rivela interessanti, e talvolta inaspettati, aspetti psicologici di una persona. Queste brevi note storiche, lungi dall'esaurire l'argomento, vogliono far riflettere il lettore sulla reale origine del carnevale e sull'impossibilità per ogni cristiano, separato dalle usanze del mondo e consacrato a Dio, di lasciarsi coinvolgere sia pure dal minore di questi aspetti.

8 marzo festa della donna..(Ecco la storia e le vere origini della festa, con video)

In molti pensano che la Giornata Internazionale della Donna sia nata in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York. In realtà la storia di questa festa è molto più complessa..



Una leggenda molto celebre narra che la Festa della Donna sia stata istituita nel 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la Cotton. In realtà, appunto, si tratta solo di una leggenda nata negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

La Giornata Internazionale della Donna nacque infatti ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano, che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto. Il tema era già stato a lungo discusso negli anni precedenti sia negli Usa (celebri sono gli articoli della socialista Corinne Brown) sia dai delegati del VII Congresso dell'Internazionale socialista (tenutosi a Stoccarda nel 1907). Le manifestazioni per il suffragio universale si unirono presto ad altre rivendicazioni dei diritti femminili. Tra il novembre 1908 e il febbraio 1909 migliaia di operaie di New York scioperarono per giorni e giorni per chiedere un aumento del salario e un miglioramento delle condizioni di lavoro. Nel 1910 l'VIII Congresso dell'Internazionale socialista propose per la prima volta di istituire una giornata dedicata alle donne.

Il 25 marzo del 1911 cadde la goccia che fece traboccare il vaso: nella fabbrica Triangle di New York si sviluppò un incendio e 146 lavoratori (per lo più donne immigrate) persero la vita. Questo è probabilmente l'episodio da cui è nata la leggenda della fabbrica Cotton. Da quel momento in avanti, le manifestazioni delle donne si moltiplicarono. In molti Paesi europei, tra cui Germania, Austria e Svizzera, nacquero delle giornate dedicate alle donne.

La data dell'8 marzo entrò per la prima volta nella storia della Festa della Donna nel 1917, quando in quel giorno le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita alla «rivoluzione russa di febbraio». Fu questo evento a cui si ispirarono le delegate della Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste a Mosca quando scelsero l'8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell'Operaia.

In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale. L'iniziativa prese forza nel 1945, quando l'Unione Donne in Italia (formata da donne del Pci, Psi, Partito d'Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del Lavoro) celebrò la Giornata della Donna nelle zone dell'Italia già liberate dal fascismo. L'8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l'Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è stata scelta la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza. Negli anni successivi la Giornata è diventata occasione e momento simbolico di rivendicazione dei diritti femminili (dal divorzio alla contraccezione fino alla legalizzazione dell'aborto) e di difesa delle conquiste delle donne.

La storia di San Valentino: Perché gli innamorati festeggiano San Valentino il 14 febbraio?


Perché festeggiamo San Valentino? Da cosa nasce l'alto numero di baci, di cuori, di fiori, biglietti e cioccolatini che ci scambiamo il 14 febbraio in occasione della festa degli innamorati? La Chiesa cattolica voleva metter fine al rito pagano per la fertilità fin dal IV secolo a.C., i romani pagani rendevano omaggio al dio Lupercus. I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo dio venivano messi in un'urna e mescolati. Un bambino (una sorta di Cupido) sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto insieme. L'anno successivo sarebbe poi ricominciato il rito con altre coppie. La Chiesa, per rimpiazzare questo rito, trovò così un vescovo che era stato martirizzato circa duecento anni prima a Roma, il 14 febbraio del 270 d.C. Il suo nome era Valentino di Interamna (ora Terni). Ma perché fu scelto proprio il vescovo Valentino come Santo patrono degli innamorati? Le leggende sono tante. La principale (a cui credono gli americani) riguarda la cosiddetta rosa della conciliazione. Secondo la leggenda, infatti, San Valentino, udendo litigare due fidanzati vicino al suo giardino, andò loro incontro sorridendo con una rosa in mano. La pace fu fatta! La storia si diffuse e gli abitanti iniziarono ad andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni il 14 di ogni mese. Svelata così anche la tradizione di regalare rose a San Valentino. Un'altra leggenda riguarda il matrimonio tra la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino che fu causa del martirio del santo. Lei era malata e il vescovo li unì in matrimonio in punto di morte, prima che entrambi cadessero in un sonno profondo: come in Romeo e Giulietta! Lo scambio di biglietti il 14 febbraio ha due diverse spiegazioni leggendarie. La prima, la più accreditata, narra che il vescovo compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo carceriere. A quest’ultima il vescovo scrisse un biglietto che recitava: "Dal tuo Valentino". L'altra leggenda racconta che il sacerdote possedeva un grande giardino dove i bambini giocavano ogni giorno. La sera Valentino regalava loro un fiore da portare a casa. Un giorno, però, il Santo fu imprigionato. I bambini non sapevano più dove giocare! Due piccioni viaggiatori scapparono dal giardino del Santo e riuscirono a trovare il loro padrone. Si posarono sulle sbarre della sua finestra e presero a tubare. Valentino li riconobbe e legò al collo di uno un sacchetto fatto a cuoricino con dentro un biglietto e, al collo dell'altro, una chiavetta. Quando i due piccioni fecero ritorno furono accolti con grande gioia. Le persone si accorsero di quello che portavano e riconobbero subito la chiavetta: era quella del giardino di Valentino! Cosa c'era scritto nel biglietto? "A tutti i bambini che amo, dal vostro Valentino".

La storia del Natale.

Il Natale è la festa della nascita del Signore, celebrata il 25 dicembre. Non c’e nessun’altra festa cristiana cosi carica di tradizioni, di fascino, che abbia altrettanto richiamo popolare,

con le cerimonie e i riti più solenni, con usanze a volte di incerta origine e che si perdono nei secoli passati. L’uso di scambiarsi doni, la decorazione dell’albero di Natale, il presepe,


(la cui prima rappresentazione è attribuita a san Francesco d’Assisi), la figura di Babbo Natale, ormai inflazionata dai consueti e ripetitivi film natalizi. La data del 25 è, in realtà, puramente simbolica. Fu scelta dalla chiesa nel 440 d.C. per farla coincidere con il solstizio d’inverno e con la festa pagana in onore del dio del sole, per distogliere l’attenzione dei fedeli da quella festa, che con la sua spettacolarità riuniva molte persone. Infatti, non si conosce la data esatta della nascita di Gesù. I vangeli non ne fanno menzione. Stranamente però, in un almanacco, redatto nel 354 d.C. da Furio Dionisio Filocalo, vi è un frammento di un calendario liturgico cristiano in uso a Roma, che alla data VIII Kalendas Ianuarias, cioè il 25 dicembre, dice: Natus est Christus in Betleem Judaeae. Nel corso del Medioevo, sorsero un numero incalcolabile di leggende e credenze varie legate al Natale, molte delle quali messe in relazione più alla magia e alla ciarlataneria piuttosto che ai veri valori cristiani. Si credeva, ad esempio, che se si moriva alla mezzanotte della notte di Natale, si andava subito in paradiso. I bambini nati la notte di Natale poi avrebbero dovuto avere poteri sovrannaturali, ma per altri, erano invece portatori di un flagello, perché nati lo stesso giorno di Cristo. Nel Natale, come già accenato prima, si mescolano simboli e usanze precedenti al cristianesimo, e solo di alcune è possibile tracciarne l’origine. La scelta dell’abete non è casuale. Infatti, nell’antico Egitto, l’abete simboleggiava la natività. Nell’antica Grecia, l’abete bianco era sacro alla dea Artemide, che era la dea della luna, della caccia e delle nascite. Inoltre, nel calendario celtico, l’abete era destinato al culto del giorno della nascità del Fanciullo Divino. Secondo altre fonti però, potrebbe derivare dal ciocco di Yule, (in inglese, termine arcaico per Natale) associato a una festa pagana nordica, che durava dodici giorni, il cui ramoscello veniva bruciato all’aperto, e dall’albero del paradiso, presente nei drammi antichi su Adamo ed Eva. Il moderno albero di Natale potrebbe originare anche da Martin Lutero, che vide un abete illuminato dalle stelle nella foresta. L’usanza di scambiarsi regali sembra derivi da un rito pagano romano, strenae, periodo in cui la popolazione si regalava cibo, monete e pietre preziose come portafortuna per il nuovo anno. Il personaggio che è divenuto famoso in tutto il mondo per consegnare i regali a Natale è Santa Claus,
in Italia Babbo Natale, che deriva da San Nicola. Dice la leggenda, che San Nicola, vescovo di Myra del IV secolo d.C., avendo ereditato molti beni e denari dai suoi genitori, per liberarsene cominciò a fare regali a chi ne avesse più bisogno, trovando gioia nel semplice donare ai bisognosi. Da qui, ebbe origine questa moderna consuetudine dei doni natalizi. Secondo la tradizione, Babbo Natale arriva con una slitta trainata da renne, ma in alcuni paesi, ad esempio l’Australia, dove non c’è mai neve durante il Natale, si dice, specie ad uso dei racconti per l’infanzia, che venga con una zattera rimorchiata da alcuni delfini.

La vera storia di Santa Lucia, ecco perché non si mangiano pane e pasta.


Lucia nasce a Siracusa alla fine del III secolo in una famiglia nobile e molto ricca. Da piccola rimane orfana di padre e con la madre sono costrette a professare di nascosto la religione cristiana per sfuggire alle persecuzioni. Ancora ragazzina, Lucia era promessa sposa a un giovane pagano ma lei non aveva alcun interesse per il matrimonio: in lei era forte l’amore per Dio. Sua mamma inizia a stare male e soffre di gravi emorragie. Lucia la convince a recarsi in pellegrinaggio a Catania presso la tomba di Sant’Agata, in occasione dell’anniversario del suo martirio per chiedere la grazia della guarigione. Dopo la messa, Lucia, mentre prega sul sepolcro, si addormenta e in sogno le appare Sant’Agata che le promette la guarigione della madre e le anticipa che diventerà santa. Subito la madre ritornò a stare bene. Supportata da questo miracolo e dalle parole della Santa, Lucia tornata a Siracusa comunica alla madre che non voleva sposarsi e che la sua intenzione era quella di aiutare i poveri della città, donando loro tutto quello che possedeva. La notizia arriva alle orecchie del pretendente di Lucia che preso dall’ira, avendo scoperto la sua fede cristiana, la denuncia all’arconte di Siracusa (Pascasio) che subito la fa arrestare. In quel tempo, infatti, erano in vigore i decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall’Imperatore Diocleziano. Durante il processo, Pascasio cerca di convincere Lucia a rinnegare la sua fede e a compiere sacrifici in onore degli dei romani, lei però non cede. Alterato dalle sue risposte, ordina che sia portata in un “luogo infame, dove sarai costretta al disonore” (postribolo), ma quando i soldati tentano di spostarla, Lucia miracolosamente diventa irremovibile. Pascasio pensa che Lucia sia una strega per questo ordina che sia cosparsa di urina e di riprovare a muoverla usando dei buoi. Ma gli animali non riescono a spostarla. L’arconte, infuriato, ordina che venga bruciata. Cosparsa di pece e olio, il corpo di Lucia viene avvolto dalle fiamme, ma non brucia. Alla fine Lucia fu decapitata con un colpo di spada. Si narra anche che le furono strappati gli occhi, per questo lei divenne protettrice della vista, anche se non ci sono fonti ufficiali su questo gesto terribile. L’emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, è da ricollegarsi, semplicemente, con la devozione popolare che l’ha sempre invocata protettrice della vista a motivo del suo nome Lucia, da Lux, che vuol dire “luce”. Il 13 dicembre del 304, Lucia muore da martire e il suo nome e quello di Siracusa diventano famosi in tutto il mondo.

Attestato dalla testimonianza scritta di un testimone oculare: (come il miracolo della fine della carestia dell’anno 1646 di domenica 13 maggio) una colomba fu vista volteggiare dentro la Cattedrale di Palermo durante la Messa. A Palermo, in questo giorno in cui si celebra la Vergine siracusana, si ricorda un vetustu avvenimento, che la Santa implorata dai palermitani esaudì facendo arrivare nel porto un bastimento carico di grano. La popolazione tutta vide in quella nave la risposta data da Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte. Quando la colomba si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l’arrivo al porto di un bastimento carico di cereali.

I palermitani stretti nella morsa della fame da diversi mesi di carestia, non molirono il grano per farne farina, ma lo bollirono, per sfamarsi in minor tempo, aggiungendogli soltanto un filo d’olio, creando così la “cuccia”. Da quella volta i palermitani specialmente in ambito popolare, ogni anno per devozione ricordano solennemente l’evento, rigorosamente ricorrono all’astensione per l’intera giornata dal consumare farinacei, sia pane che pasta, si preferisce mangiare riso, legumi e verdure, questi ultimi due alimenti ci riferisce il Pitrè anticamente in questo giorno erano le ragazze palermitane che per venerazione se ne cibavano e non doveva mancare la “cuccia”, questa tradizione era dovuta alla preservazione degli occhi incantevoli. Dopo il miracolo, i palermitani decisero di bollire il grano e di condirlo con dell’olio di oliva. Fu così che nacque la cuccìa, il cui nome deriva da “coccio” cioè chicco. Anche se oggi la ricetta è del tutto rivisitata e resa molto più golosa.
La festività dovrebbe avere una finalità spirituale: in ricordo del miracolo la Chiesa propone il digiuno e l’astensione dal consumare, per questa giornata, pane e pasta. Un celebre motto palermitano recita: “Santa Lucia, vulissi pani, pani unn’ aiu e accussi mi staiu”. Ma il 13 dicembre, in un tripudio di arancine, panelle, gateaux e cuccìa, si preferisce consolare lo stomaco piuttosto che l’anima.

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