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Gambe gonfie e insuf. venosa: ecco tutti i cibi da evitare...


A quante sarà capitato di tornare a casa la sera, dopo un’intensa giornata di lavoro, con gambe gonfie, arrossate, stanche e dolenti, specialmente nel periodo estivo. Una problematica comune a moltissime donne, un disturbo che può risultare fastidioso e portare, nel tempo, anche a conseguenze più importanti. Si tratta dell’insufficienza venosa, ovvero un ritorno difficoltoso del sangue verso il cuore, quindi con una circolazione alterata a livello degli arti inferiori. Quali sono i sintomi e le cause dell’insufficienza venosa e, soprattutto, come intervenire con l’alimentazione? Quali sono i cibi da evitare?

Di seguito, qualche consiglio utile per delle gambe sempre in forma, le definizioni sull’insufficienza venosa e i consigli più utili per la propria dieta.
Insufficienza venosa, sintomi e cause:
Per insufficienza venosa si è solitamente soliti indicare una più lenta circolazione locale, con un ridotto di sangue venoso verso il cuore. Questa condizione è molto frequente, soprattutto nel sesso femminile, e coinvolge di solito gli arti inferiori: per diverse cause, sia ereditarie che fisiologiche, il sangue fatica a risalire le gambe, un fatto che determina alcuni fastidiosi disturbi.

Fra i sintomi più evidenti, il gonfiore e il senso di pesantezza sono i più frequenti. Le gambe possono quindi apparire dolenti e arrossate, possono comparire dei fastidiosi crampi e, non ultimo, non capita di rado si avvertano dei formicolii. Ancora, coinvolgendo direttamente la circolazione, il disturbo può comportare la comparsa di capillari in evidenza nelle prime fasi, ma anche nel tempo contribuire all’apparizione di vene varicose, iperpigmentazione della cute e, nei casi più gravi, ferite e ulcere.

Le cause sono le più svariate anche se, fatta eccezione per precise condizioni patologiche determinate dal medico, nella maggior parte dei casi attengono allo stile di vita. A partire dalla sedentarietà dovuta dalle esigenze moderne, quali il dover rimanere sedute per più di otto ore alla scrivania dell’ufficio, ma anche il ricorso a calzature scomode e tacchi alti, il sovrappeso, un’alimentazione poco equilibrata, la scarsa idratazione e vizi dalle conseguenze negative come fumo e alcol.
Insufficienza venosa e alimentazione, cibi da evitare:
Come già accennato, il disturbo dell’insufficienza venosa è legato anche, e soprattutto, con il controllo dell’alimentazione. Sovrappeso e obesità, caricando gli arti inferiori di lavoro extra, possono decisamente rallentare il percorso del sangue nelle gambe, rendendo particolarmente difficoltoso il suo normale ritorno verso il cuore. È quindi fondamentale elaborare una dieta priva di tutti quei cibi che contribuiscono all’accumulo di peso, ma anche al sovraccarico di vene e arterie. Bisognerà perciò ridurre l’apporto di elementi dannosi come i grassi saturi, preferendo un approccio più equilibrato all’alimentazione sul modello della dieta mediterranea.

Nel controllo della dieta in caso di insufficienza venosa è quindi consigliato eliminare o ridurre, anche dopo aver vagliato il parere del medico, i seguenti cibi:
                                                                                             1 - Sale: una dieta ricca di sale, soprattutto nei mesi più caldi dell’anno, può contribuire alla comparsa di disturbi venosi agli altri inferiori. Meglio, allora, sostituire con delle spezie, dal medesimo effetto al palato: fra le tante, curcuma e zenzero;

2 - Zuccheri semplici: meglio ridurre il consumo di zuccheri semplici qualora si soffra di problemi di gonfiore alle gambe, poiché questi contribuiscono al rapido accumulo di peso. Meglio perciò controllare l’assunzione di bibite zuccherate, sciroppi, aromatizzanti e dolci da forno;

3 - Grassi saturi: nemici di vene e arterie, contribuiscono in modo preponderante ai problemi di circolazione, nonché all’accumulo di peso. Fra questi burro, lardo e strutto;

4 - Grassi trans e idrogenati: come i precedenti, contribuiscono ai disturbi della circolazione e incentivano l’accumulo di adipe. Fra i tanti, margarina ma anche biscotti di produzione industriale, merendine e fritti con oli meno raffinati rispetto all’extravergine di oliva;

5 - Fast e junk food: queste categorie alimentari rappresentano praticamente la somma delle precedenti, poiché ricchi di grassi saturi e idrogenati, nonché preparati con oli poco raffinati. Tra gli elementi possibilmente da eliminare, hamburger, patatine fritte, condimenti come salse ketchup e maionese, nonché le carni rosse.

Come già accennato, un’alimentazione sullo stile della dieta mediterranea è già equilibrata e fornisce tutta la protezione adatta per il benessere di vene e gambe. Si consiglia di aumentare il consumo d’acqua, almeno di 1,5 litri al giorno, poiché l’idratazione è fondamentale per un buon funzionamento del sistema cardiovascolare. Inoltre, via libera anche a verdura a foglia verde – dalla lattuga ai broccoli, dagli spinaci al finocchio – ma anche alla frutta secca. I frutti di bosco, i mirtilli in particolare, sono da sempre consigliati per migliorare la circolazione. Infine utile è anche il pesce, grazie al suo carico di Omega-3.

Curare la propria alimentazione è molto importante per chi soffre di insufficienza venosa, ma a volte può non bastare. Un valido aiuto per questa patologia può essere l’utilizzo di prodotti a base di Centella Asiatica come Centellase Vital Gambe cremaGel, una cremaGel indicata qualora si presentino disturbi o affezioni a carico del sistema circolatorio che si manifestano con pesantezza ed affaticamento di gambe e caviglie.

Le informazioni riportate su questo sito sono di natura generale e non possono essere utilizzate per formulare indagini cliniche, rivolgetevi sempre al vostro medico.

Curare artrosi, colesterolo e ipertensione? Ecco come fare..


Per prepararsi al cambio di stagione, non c’è niente di meglio di una cura disintossicante, che aiuti a eliminare le tossine e fortifichi l’organismo contro le malattie. Niente di meglio, quindi, di una dieta al limone, alimento ricco di vitamina C, che aiuta a difendere il fisico dalle malattie, e di proprietà antiossidanti, che facilita il transito intestinale e l’eliminazione delle tossine. Inoltre, rende più forti e lucenti capelli e unghie.

Il limone ha una lunghissima storia come frutto pregiato e indispensabile, soprattutto per le popolazioni mediterranee. l limone possiede numerose proprietà benefiche: è battericida e antisettico, antireumatico e antiurico, diuretico e dimagrante, antiemorragico, antidiarroico e antisclerotico, ipotensivo ed epatoprotettore. Il succo di limone si rivela prezioso in tutte le infezioni (respiratorie, urinarie, vaginali, ecc.), in tutte le patologie che colpiscono le articolazioni (come, ad esempio, le artriti, le artrosi e la gotta), nelle ritenzioni idriche, nel sovrappeso e nell’obesità, nella fragilità capillare e nella tendenza alle emorragie, nel diabete e nell’arteriosclerosi, nell’ipertensione arteriosa, nelle manifestazioni cutanee come gli eczemi, l’acne e la seborrea, ecc. Nell’articolo Bicarbonato e Limone: Ecco la ricetta della longevità ho descritto come le proprietà alcalinizzanti del limone siano utili anche per trattare il cancro.

LA CURA SECONDO IL DOTT. COSTACURTA
Luigi Costacurta (1921-1991) è stato un noto naturopata, studioso di scienza della nutrizione terapeutica, famoso per le sue conferenze e il suo libro La Nuova Dietetica. Nelle sue proposte curative, la «cura dei limoni» ha sempre avuto un ruolo importante. Costacurta la consigliava soprattutto a chi soffriva di artrosi e gotta, arteriosclerosi, aumento del colesterolo sanguigno, calcoli nella cistifellea, irritazioni croniche della pelle, ipertensione arteriosa. Eccola descritta in breve.

“Diluisci il succo di mezzo/un limone in un bicchiere di acqua tiepida e bevetelo al mattino a digiuno (anche con una cannuccia, per evitare di danneggiare lo smalto). È opportuno aspettare quindici minuti prima di consumare la colazione. Ogni tre giorni aumentate la dose di un altro limone fino a raggiungere la quantità massima di 3-7 limoni, variabile in relazione alla vostra costituzione e alle vostre necessità. Dopo altri tre giorni potete iniziare il percorso inverso (ogni tre giorni eliminate un limone) per ritornare gradatamente al consumo del succo di un limone al giorno. Costacurta consigliava di proseguire con la dose minima ancora per trenta giorni.”

CONTROINDICAZIONI
Il limone, se utilizzato intensamente, presenta alcune controindicazioni. Considerato che la sua tendenza è quella di sciogliere gli addensamenti, alleggerire gli ingorghi, togliere in definitiva l’eccesso di «materia» presente nell’organismo, è ovvio che chi è di corporatura esile, si affatica rapidamente e tende a perdere peso con troppa facilità dovrà consumare il limone in modo saltuario e scegliere, per gli spuntini giornalieri, preferibilmente la frutta decisamente più dolce. Cioè, in relazione alla stagione: pesche, meloni, fichi, uva, mele, pere, ecc.

Se siamo affetti da disturbi di qualche tipo e se vogliamo comunque migliorare il nostro stato di salute, non è utile pensare prima di tutto a qualche intervento straordinario e che risolva rapidamente e miracolosamente il problema. Serve piuttosto una graduale, ma definitiva modificazione del proprio stile di vita, dato che è nelle nostri abitudini errate la causa della malattia. Tuttavia spesso iniziare queste piccole cure è uno stimolo ed è l’inizio per cambiare la propria dieta, dato che si scopre come la salute sia davvero nelle nostri mani! Nell’articolo Gli avevano dato un mese di vita. Dopo 7 anni, è vivo grazie al limone è chiaro come questo sia possibile.

CHI BENEFICIA DELLA CURA DI LIMONI
A ben vedere, una sorta di filo rosso lega tutte le proprietà del limone. Un filo conduttore che consiste nella sua capacità di contrastare e ammorbidire l’eccessivo accumulo di tossine e di materiali che appesantiscono e limitano il regolare e fluido svolgersi delle reazioni metaboliche. In definitiva, il succo di limone è un vero e proprio soffio leggero e vivificatore che attenua la pesantezza dell’organismo e ne stimola il rinnovamento.

Ecco perché beneficeranno del suo consumo regolare e delle cure del limone soprattutto le persone corpulente, con il colesterolo sanguigno elevato, con una certa tendenza alla rigidità dei vasi sanguigni e delle articolazioni. Insomma, proprio coloro che la medicina moderna definisce a rischio per patologie cardiovascolari e metaboliche.

Tuttavia se sei di corporatura magra, bere il succo di un limone tutte le mattine per un anno (all’interno di una dieta equilibrata) sarà sicuramente benefico e depurativo, piuttosto che spremere 4-5 limoni per un periodo limitato di qualche giorno. Spero eliminare le tossine e riequilibrare il sistema ormonale è la chiave per ottenere il proprio peso forma ottimale, oltre a migliorare notevolmente la propria energia mentale e fisica.

"Farmaci equivalenti" conviene evitarli? Anche se sono meno costosi..


Anche se sono meno costosi degli originali I medicinali equivalenti non sono identici agli originali: possono avere, per esempio, una differente composizione in eccipienti o non essere formulati con identica tecnologia farmaceutica. Tuttavia sono prodotti considerati di pari valore (equivalenti, appunto) degli originator o bioequivalenti. Vale a dire che se somministrati alla stessa dose del farmaco originator, "non dovrebbero" comportare differenze significative in termini di efficacia e sicurezza.

Lettera scritta da anonimo:
"Al posto dei farmaci che prendevo di solito, un po' di tempo fa hanno cominciato a darmene altri, assicurandomi che erano «generici equivalenti» e costavano meno. Poi mi sono accorta che qualcosa non andava: i disturbi ricomparivano. Sono tornata ai «vecchi» farmaci e i disturbi sono spariti. Ho iniziato a farmi domande su questi «generici» e alla fine il mio medico ha ammesso: «Non sono sempre equivalenti agli originali, non tutte le case farmaceutiche li fanno come si deve, anche quando si tratta di prodotti salvavita». Servirebbero controlli seri ma, si sa, le farmaceutiche sono potenti... Che cosa devo pensare?"

Risponde
Silvio Garattini
Direttore Istituto Ricerche Farmacologiche, Mario Negri, Milano:
"Da dove nascono, allora, i dubbi sugli equivalenti? Soprattutto da ragioni commerciali molto evidenti. Le industrie hanno un notevole interesse ad ostacolare il diffondersi degli equivalenti, perché per mantenere la competitività dei prodotti di marca le ditte devono diminuirne il prezzo e per di più vedono erose le loro vendite dalla concorrenza. Anche i medici spesso esprimono dubbi, perché quando prescrivono un farmaco di marca, magari, in qualche caso si possono aspettare un ringraziamento da parte dell’industria che lo produce, mentre il farmaco equivalente può essere prodotto da molte industrie farmaceutiche. È molto importante che i cittadini si rendano conto del fatto che i farmaci equivalenti fanno risparmiare soldi al Servizio sanitario (nel 2010 circa 600 milioni di euro), soldi che sono stati utilizzati per coprire in parte la spesa legata a farmaci molto costosi, come quelli utilizzati per i pazienti con tumore." Insomma nel dubbio se il nostro portafoglio lo permette conviene acquistare i farmaci originali.

Alimentazione vegana, ci aiuterà a vivere più a lungo?..


Uno studio inglese sulla dieta vegana aprirebbe le porte a nuove strade e modi applicativi di quella che è diventata la moda alimentare del momento. La dieta vegana aiuterebbe, infatti, a salvare vite umane.

Negli ultimi tempi sono in molti a parlare di dieta vegana e molto spesso, sui social network e sui giornali, ci sono dei veri e propri dibattiti tra chi sostiene che la dieta vegana sia un vero toccasana e chi, d’altro canto, ritiene sia una forzatura del nostro apparato digerente e che l’uomo, in quanto onnivoro, dovrebbe mangiare un po’ di tutto.

Le diete vegane sono dei modelli dietetici vegetariani che escludono dall’alimentazione la carne di qualsiasi animale e tutti i prodotti di origine animale. I ricercatori dell’università di Oxford hanno pubblicato sulla rivista Pnas uno studio che lascerà a bocca aperta i contestatori di questa tipologia di dieta.
Con la dieta vegana si ridurrebbero le morti in tutto il mondo

Sembra un’assurdità, ma è quello che è emerso dall’articolo dei ricercatori inglesi. Questi studiosi hanno elaborato diversi scenari alimentari, precisamente 4. Uno prende il nome di “business as usual” in cui si mantengono gli usi dell’attuale dieta, un altro prevede la riduzione della carne a 300 grammi a settimana aumentando l’apporto di frutta e verdura; un altro ancora strettamente vegetariano e, infine, uno prettamente vegano.

Dall’osservazione di queste 4 tipologie alimentari hanno stabilito che il maggior guadagno per quanto riguarda le vite salvate, soprattutto in termini di malattie cardiovascolari e per le patologie legate all’obesità, sarebbe per l’appunto quella che prevede un regime di dieta vegana.

Inoltre è emerso che i due regimi alimentari a base di frutta e verdura permetterebbero maggiori vantaggi anche in termini di emissione di gas serra, oltre ad un sostanziale beneficio per l’economia individuale: costa meno un chilogrammo di verdura che uno di carne, questo è certo.

Questo articolo trova, come sempre quando si tratta di diete e tipologie alimentari estreme come la dieta vegana, sostenitori e persone che sono totalmente contrarie a questo regime alimentare. Nonostante i ‘convertiti vegani‘ siano in netto aumento anche in Italia, sono sempre in molti a non vedere di buon occhio questi regimi alimentari.

Forse serviranno ulteriori dimostrazioni dell’utilità della dieta vegana contro il cancro e contro agenti tossici per riuscire a convincere i più scettici. Ad ogni modo, consigliamo sempre di seguire i consigli di persone competenti come i dietologi prima di affrontare, da soli, dei cambi radicali nell’alimentazione.

Attenzione alla tachipirina. Sì, quella che date ai Vostri bambini: ecco gli effetti...


Attenzione alla tachipirina. Sì, quella che date ai Vostri bambini: ecco gli effetti collaterali e tossici.

Molti ne abusano e la somministrano anche ai bambini al primo accenno di febbre sotto consiglio dei medici. Ma la tachipirina, il cui principio attivo è il paracetamolo, ha effetti collaterali molto sgradevoli ed effetti tossici ancora peggiori.
Uno sguardo sugli studi che dimostrano gli effetti negativi di paracetamolo e tachipirina.


Come sanno quasi tutti, il principio attivo della tachipirina, come di un altro farmaco similare molto noto, l’efferalgan, è il paracetamolo. Questo farmaco viene usato, indiscriminatamente sia per gli adulti che per i bambini anche molto piccoli, come i neonati.
Ma quello che la gente non sa, grazie anche alla mancanza di informazione da parte del Sistema Sanitario Nazionale, è che la tachipirina è un farmaco molto tossico e che può danneggiare in maniera marcata l’organismo e soprattutto il delicato sistema immunitario dei bambini. Ma cominciamo con un certo ordine.
Gli effetti collaterali della tachipirina
Esiste una letteratura medica che riguarda il paracetamolo che risale già al 1967 ( cfr Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics 156, 285, 1967), che spiega quali sono gli effetti collaterali del principio attivo della tachipirina alle dosi terapeutiche: vertigini, sonnolenza, alterazioni ematologiche, secchezza orale, problemi di accomodazione, nausea, vomito, fenomeni allergici, tipo glossite (lingua gonfia) orticaria, prurito, arrossamenti cutanei, broncospasmo, porpora trombo-citopenica.
Questi effetti collaterali della tachipirina sono stati riportati anche circa vent’anni fa in un libro del dott. Roberto Gava (l’Annuario dei Farmaci), dove aggiunge che il paracetamolopossiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente con gravi effetti epatici, ittero ed emorragie, e la possibilità di avere una progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte.
Inoltre la tachiprina può causare insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, anemia emolitica, agranulocitosi, e pancitopenia.
Gli effetti tossici della tachipirina
Gli effetti tossici del paracetamolo sono ampiamente noti da decenni, e gli ultimi studi risalgono ad una pubblicazione del 2010 da parte del New Zeland Ashsma and Allergy color Study Group a cura del dott. Wickens e Colleghi sulla rivista “Clinical & Experimental Allergy” . Quello che spiegano, in sintesi, è che il paracetamolo (quindi la tachipirina) è un potente farmaco ossidante e consuma le scorte del nostro più potente antiossidante: il GLUTATIONE. E quando questo scarseggia, il paracetamolo svolge la sua azione epatotossica.
“L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo ( l’N-acetil-p-benzochinone), che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatocitarie di glutatione si sono esaurite il metabolita si lega con le proteine del citosol epatocitario ( dopo circa dieci ore dall’assunzione) e svolge al sua azione epatotossica”.( L’Annuario dei Farmaci , dott. Roberto Gava).
I pericoli di vaccini + tachipirina
Il dott. Gava aggiunge che il paracetamolo viene somministrato anche ai neonati, pur sapendo quanto questi scarseggino di sostanze antiossidanti come il glutatione. Tra l’altro sembra che la tachipirina sia somministrata ai bambini piccoli dopo aver fatto i vaccini di routine, con conseguenze a dir poco disastrose e vi spiego perché.
Sappiamo che la cisteina ( un aminoacido essenziale che permette la produzione di glutatione da parte del fegato e del cervello) viene sintetizzata da un enzima, la metionina sintetasi, e che il mercurio contenuto nei vaccini blocca l’attivazione di questo enzima con la conseguenza di una maggiore probabilità di alterare lo sviluppo cerebrale con incremento di autismo e del disturbo da iperattività (ADHD), patologie che sono enormemente aumentate in questi ultimi anni. Tra l’altro i bambini autistici hanno il 20% in meno di cisteina disponibile e il 54% di livelli più bassi di glutatione e questo comporta una maggiore incapacità del loro organismo di espellere metalli tossici come il mercurio (sia alimentare che dei vaccini).
Ne consegue che questi soggetti non dovrebbero mai assumere tachipirina almeno nei primi anni di vita, sicuramente non prima di aver superato i due anni. Infatti sotto i sei mesi, un bimbo non è in grado di espellere il mercurio vaccinale poiché il fegato è ancora “immaturo”. È dimostrato, tra l’altro, che il mercurio entra molto facilmente e si accumula nei tessuti cerebrali dei bambini (ma non solo, vedere post sui vaccini) dato che la loro barriera encefalica è più recettiva.
In più, il mercurio, a dosi elevate altera la mitosi cellulare in un cervello in accrescimento come è quello di un bambino. Studi scientifici del 2008 e del 2009 hanno dimostrato che l’assunzione di paracetamolo aumenta la probabilità dei bambini piccoli di ammalarsi di autismo. Eppure latachipirina spesso viene data dopo l’assunzione dei vaccini per “spegnere” gli effetti visibili e tranquillizzare quei genitori totalmente ignari di ciò che potrebbe succedere in quei soggetti più predisposti a livello immunitario ai danni dei vaccini. Febbre alta? Tachipirina. Il bambino piange? Tachiprina. Abitudine che spesso non finisce con l’età, perché molti adulti assumono tachipirina ai primi sintomi di mal di testa, mal di schiena o semplicemente per qualche linea di febbre.
Pochi giorni fa è uscita una notizia su Informasalus, che riporta uno studio coordinato dal dott. Julian Crane : “Farmaci con paracetamolo: rischio asma e allergie per i bambini”. Il dott. Crane spiega che secondo le sue ricerche, i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto i 15 mesi di età ( il 90%) hanno il triplo di probabilità in più di sviluppare una sensibilità agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare sintomi come l’asma verso i sei anni rispetto ai bambini che non hanno assunto tachipirina e simili farmaci conparacetamolo.
Tutte queste notizie dovrebbero farci riflettere, anche perché si tratta di un farmaco che più che un’azione antinfiammatoria ha un’azione antipiretica e analgesica. Quindi attenti agli abusi, poiché è una sostanza che svolge sempre e comunque un effetto epatotossico.
Il consiglio del dott. Roberto Gava (specializzato in Cardiologia, Farmacologia Clinica, Tossicologia Medica, si è perfezionato in Omeopatia Classica, Agopuntura Cinese, Ipnosi Medica) è quello di
non somministrare paracetamolo ai bimbi piccoli, specie se immaturi o se hanno assunto farmaci per tempi prolungati o se sono stati sottoposti a vaccini da meno di un mese
non vaccinare i bambini sotto i due anni di età
non accettare mai più di uno o massimo due vaccini per volta
far eseguire a bambini esami ematochimici per capire le capacità antiossidanti e quanto sia maturo il loro sistema immunitario e la loro capacità epatica di espellere le tossine
Infine, cercate medici che abbiano una visione più aperta alle conoscenze di Medicina Naturale e di Omeopatia in generale, che sappiano seguire i genitori nel gestire le malattie dei primi anni di vita, aumentando le difese immunitarie del bambino senza imbottirli di farmaci come latachipirina a tutti i costi.
CONSIGLIO PER I GENITORI: approfondite le vostre conoscenze personali sulle possibilità di cure alternative non tossiche, per voi e i vostri figli. Molti problemi si potrebbero risolvere soltanto rivedendo errate convinzioni ormai radicate nell’ inconscio collettivo dalle case farmaceutiche e dagli enti governativi, e adottando uno stile di vita più corretto, evitando l’assunzione continua di farmaci tossici come la tachipirina (ma non solo). Le alternative ci sono, ed alla portata di tutti. Pensateci.
fonte: http:terrarealtime.blogspot.it

«Il cuore: affidalo a chi lo ama» Altrimenti può ammalarsi. Dai risultati degli...


California: dai risultati degli screening è emerso che, su 18 mila elettrocardiogrammi effettuati, in 231 casi (l’1,3%) sono state riscontrate anomalie a livello cardiovascolare - tra le quali anche pregressi infarti e fibrillazione atriale - che i cittadini non sapevano di avere.

Da qui è partito uno studio più approfondito effettuato su oltre 30 mila persone (50%maschi e 50% femmine). Da questo studio approfondito (Elettrocardiogramma, ecocardiogramma, holter pressorio e cardiaco, conta di enzimi ecc..) è emerso che coloro che soffrivano di anomalie cardiache (aritmie, soffi, scompensi) erano il 40% e udite udite: di questo 40% il 33% era single o aveva subito da poco una delusione d'amore o un lutto.

Insomma non basta fare attivita fisica e/o curare l'alimentazione tenendo sotto controllo il colesterolo e la pressione, ma bisogna affidare il nostro cuore a qualcuno che lo ami.

Carni rosse carcerogene? Facciamo chiarezza.. Ecco la verità..


Ad ottobre scorso l’organizzazione mondiale della sanità decretò che le carni rosse erano una delle cause dell’insorgenza del cancro. La notizia suscitò parecchio scalpore e molti medici e centri di ricerche vollero esprimere la loro opinione.

Il mercato della carne rossa ebbe un sostanziale rallentamento, dovuto anche al timore che si era diffuso nella popolazione. Soprattutto negli Stati Uniti d’America dove la carne rossa è l’alimento più utilizzato si diffuse molta paura fra la popolazione.

Un ulteriore chiarimento sulla possibilità che le carni rosse possano essere una delle principali cause di alcuni tumori arriva dall’autorevole Comitato nazionale per la sicurezza alimentare che dopo tre mesi di studi ha reso noto la sua importantissima opinione.

Il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare è stato chiamato in causa dal ministro della salute, Beatrice Lorenzin che ha chiesto che il Cnsa si esprimesse sulla possibilità che la carne rossa possa essere una delle principali cause del tumore al colon.

La notizia che la carne rossa è una delle cause dell’insorgenza di neoplasie ha fatto molto scalpore ed ancora oggi fa tanto discutere. Solo qualche mese fa l’organizzazione mondiale della sanità inserì nella lista delle principali cause di insorgenza di cancro la carne rossa provocando un accesso dibattito e tantissime polemiche.

Dopo 4 mesi dalla decisione dell’Oms di inserire la carne rossa nella black list delle cause che provocano i tumori, è arrivata la seguente precisazione dal Comitato nazionale per la sicurezza alimentare: “l’effetto cancerogeno delle carni è condizionato da abitudini di cottura e trasformazione”. I ricercatori del Cnsa hanno anche precisato che la carne è un alimento importantissimo perché contiene una notevole quantità di proteine che sono utilissime per la crescita e il sostentamento dell’uomo.
La titolare del dicastero della salute, Beatrice Lorenzin aveva chiesto il parere del Cnsa sull’ipotesi che le carni rosse fossero una delle cause dell’insorgenza del tumore al colon. Il tumore al colon è, secondo gli ultimi dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità, il più diffuso delle neoplasie e colpisce moltissime persone sia in Italia che in tutto il mondo.

Il Cnsa ha reso noto che per esprimere il parere sulla domanda posta dal ministro Beatrice Lorenzin ci sono voluti tre mesi di studi. Il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare ha reso noto che: “La sezione del Cnsa ha osservato preliminarmente che una completa conoscenza del contesto e delle variabili alle quali si riferisce lo Iarc. Come pure dei dati a supporto del lavoro pubblicato, sarà possibile solo quando, nel secondo semestre di quest’anno, sarà resa disponibile la versione finale e completa della monografia. Nel merito scientifico, la sezione ha ricordato che l’insorgenza dei tumori è un evento derivante da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari”.

Il Cnsa, nella sua valutazione, ha anche detto che la carne non fa male se consumata in maniera limitata e che spesso il suo consumo può essere sostituito da alimenti che contengono vitamine e fibre. Il Cnsa ha raccomandato inoltre di:“prestare particolare attenzione alle modalità di preparazione e cottura degli alimenti, limitando, in particolare, cotture alla griglia ad alte temperature e fritture”.

Quindi il consumo di carne rossa se moderato non è la causa principale dell’insorgenza di tumori. Secondo i ricercatori del Cnsa bisogna prestare particolare attenzione alla cottura della carne e cercare di non abusare troppo di fritture e carne alla brace.

Sapevate che le arance sono il frutto di elezione contro il cancro?..


L’arancia dimezza il rischio di tumore.

Spremute e spicchi aiutano a prevenire le neoplasie, grazie a flavonoidi e antiossidanti. E secondo uno studio, dagli agrumi si ottiene un'arma contro il cancro alla prostata.

L’inverno ci fa un regalo straordinario, le arance. Ne mangi a sufficienza? Beh, dovresti. Perché sono un’ottima strategia di prevenzione dei tumori. Non a caso l’Associazione per la ricerca sul cancro (Airc) ha scelto proprio l’arancia come simbolo della sua raccolta fondi: sabato 26 gennaio 2013 tornano le Arance della Salute in oltre duemila piazze d’Italia. Il ricavato della vendita delle reticelle di arance rosse siciliane, a 9 euro ciascuna, sarà devoluto alla ricerca sul cancro. Quindi fai dell’arancia un frutto immancabile nella tua giornata, a fine pasto, bevendo la spremuta a colazione o durante pranzo o cena, aggiungendo gli spicchi all’insalata, abituandoti a condire con il succo alcuni secondi!

LE PROPRIETÀ ANTITUMORALI
«I micronutrienti dei cibi che ci proteggono dal tumore (leggi: Veronesi: i cibi che proteggono dal cancro), ma anche da altri mali come il diabete, le malattie cardiache o il processo degenerativo delle cellule che per esempio sfocia nell’Alzheimer, sono i composti fitochimici», spiega Giovanna Gatti (puoi chiederle un consulto), senologa dell’Istituto europeo di oncologia e consulente scientifico della Fondazione Umberto Veronesi. «I composti fitochimici sono classificati in grandi famiglie, a loro volta suddivise in classi e sottoclassi. La più numerosa è la famiglia dei polifenoli, tra le cui classi la più diffusa è quella dei flavonoidi. Sarebbe troppo lungo addentrarsi in questo popolo di guerrieri benefici. Basti sapere che ciascuna di queste sostanze ha dimostrato la sua capacità di proteggerci. Come? Principalmente stimolando nel nostro organismo reazioni biochimiche che hanno un grande potere antiossidante, in grado cioè di limitare o bloccare del tutto i radicali liberi, che nascono dal processo di ossidazione».

L’ossidazione all’interno delle nostre cellule è la stessa reazione chimica che fa scurire una mela tagliata o fa arrugginire un chiodo: ogni volta che respiriamo, l’ossigeno che mettiamo in circolo entra a far parte dei processi di ossidazione che si svolgono in tutte le cellule del nostro corpo. Da questa ossidazione (ma anche dal fumo, dall’inquinamento, dall’alcol in eccesso, dalle radiazioni) nascono pure i radicali liberi, molecole che perdono un elettrone e che così diventano spaiate. Questi radicali liberi cercano di tornare in equilibrio rubando elettroni alle altre cellule, e possono danneggiarle, dando inizio a un tumore. Ecco, gli antiossidanti combattono il rischio con un meccanismo semplicissimo: cedono ai radicali liberi l’elettrone che a loro manca, e quindi disinnescano la miccia.

UN PIENO DI ANTIOSSIDANTI
L’arancia, come saprai, apporta vitamina C (guarda: i cibi ricchi di vitamine), dalle note proprietà antiossidanti: te ne assicuri 50 milligrammi per ogni etto (che è più o meno il peso di un’arancia sbucciata), quasi sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero di acido ascorbico (o vitamina C, che è di 60 milligrammi). Ma ogni frutto è una specie di laboratorio fitochimico, nel senso che contiene diverse molecole benefiche, tra le quali oltre 200 tipi di polifenoli (anch’essi antiossidanti) e i terpeni, le sostanze che danno alla buccia delle arance il caratteristico odore.

Se l’arancia è rossa, ancor meglio! Contiene molte antocianine, pigmenti naturali dallo straordinario potere antiossidante, e carotenoidi, i pigmenti che conferiscono il colore anche a zucca e carote. «Tra l’altro queste sostanze nei fumatori aiutano a prevenire il tumore del polmone», spiega Anna Villarini, biologo nutrizionista e ricercatrice dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.

NEOPLASIE DI BOCCA, ESOFAGO
E STOMACO RIDOTTE DEL 50%
In particolare, secondo una revisione scientifica condotta in Australia, le arance possono abbattere, per merito soprattutto dei flavonoidi, il rischio di tumore fino al 50% per la bocca, l’esofago e lo stomaco. Mentre polifenoli e terpeni bloccano in generale la crescita delle cellule maligne.

Ora la ricerca guarda con interesse anche ad altri principi attivi del portentoso agrume frutto dell’arancio, ossia i triterpenoidi naturali, molecole simili ai terpeni, oli essenziali contenuti nelle bucce. Secondo un nuovo studio, cofinanziato dall’Airc e pubblicato sulla rivista internazionale Cancer Research, potrebbero combattere il tumore alla prostata. «Abbiamo scoperto che i triterpenoidi sintetici uccidono preferenzialmente le cellule di tumore alla prostata insensibili alla terapia a base di ormoni», spiega Adriana Albini, responsabile della ricerca oncologica dell’Irccs MultiMedica di Milano.

Queste molecole, in associazione con un derivato della vitamina A, si erano già mostrate efficaci contro il tumore al seno resistente agli ormoni. La speranza è che diventino un’arma contro una delle neoplasie più diffuse tra gli uomini. I ricercatori hanno già testato la «molecola della buccia d’arancia» in provetta e in modelli animali, con ottimi risultati. Ora tocca alle sperimentazioni cliniche.
(Di:Daniela Cipolloni)

Pressione alta? Ecco come tenerla sotto controllo con l'alimentazione...


Ecco la lista dei 6 alimenti da evitare se soffrite di pressione alta:

1) Pane e prodotti da forno: una fetta di pane non casereccio potrebbe contenere di per sé già il 15% dell'apporto di sale che non andrebbe giornalmente superato. Bisognerebbe fare attenzione anche a crackers e grissini confezionati e ad altri snack salati.

2) Affettati e carne di tacchino o roast-beaf: venduta a fette e pronta al consumo rappresentano il secondo gruppo di alimenti a maggior rischio per l'eccessivo contenuto di sale, che viene utilizzato per esaltare il sapore e per migliorare la conservazione delle carni.

3) Pizza: anche in questo caso ci si riferisce ai prodotti non caserecci, alla pizza confezionata, surgelata o comunque di produzione industriale. Due tranci di pizza abbondanti potrebbero già contenere il quantitativo di sale complessivo da assumere in una sola giornata.

4) Pollo arrosto: ci si riferisce al pollo arrosto confezionato acquistabile nei supermercati. Attenzione dunque alla quantità di sale indicata sulle confezioni. Gli esperti si sono occupati di stilare una media tra varie marche.

5) Zuppe pronte in scatola, e tutti gli alimenti scatolati (tonno, carni ecc..): si tratterebbe di alimenti salutari solamente in apparenza, in quanto il loro contenuto di sale è stato giudicato elevato e da tenere sotto controllo da parte degli esperti. Meglio sostituirle con zuppe di verdura fresche e/o pesce e carni fresche da preparare in casa.

6) I panini farciti: rappresentano l'ultima categoria di alimenti da cui gli esperti desiderano porre in guardia i consumatori. Sotto accusa sono soprattutto i condimenti eccessivi e l'aggiunta di salse confezionate ad alto contenuto di sale come ketchup e maionese, magari abbinate agli affettati di cui sopra.

Per tenere sotto controllo la pressione sanguigna in modo efficace limitare il consumo di comune sale da cucina, è bene sostituire tali alimenti con la loro versione casalinga, nei quali venga utilizzato del sale marino integrale, che alla presenza di cloruro di sodio affianca la presenza di minerali importanti come ferro, calcio, potassio e magnesio, che sono in grado di controbilanciarla.

Un ulteriore consiglio per diminuire il consumo di sale, utile soprattutto a chi è affetto da ipertensione, consiste nell'abituarsi gradualmente a consumare pietanza meno salate e a sostituire il sale con condimenti differenti, che possono essere rappresentati dalle spezie e dalle erbe aromatiche.

Un condimento saporito a base di sale marino integrale è il gomasio, composto da sale grosso e da semi di sesamo tostati, che può essere facilmente preparato in casa oppure acquistato nei negozi di prodotti biologici. Il sale marino integrale si trova comunemente in vendita nei supermercati e nei negozi di alimentari. Nel caso si soffra di ipertensione, potrebbe essere necessario seguire una dieta specifica. E' dunque opportuno rivolgersi al proprio medico per ottenere maggiori informazioni in proposito.

"Oki" Antidolorifico . (Ecco quello che ci nascondono)


E’ un farmaco, un antidolorifico: in moltissime case è disponibile, lì nel cassetto dei medicinali di mamma e papà. Ma anche se non ci fosse, è semplicissimo procurarselo fuori, dal momento che l’Oki si trova facilmente in commercio sia in farmacia sia nei “mercati paralleli” degli adolescenti. E sono proprio loro ad essere diventati consumatori, a volte anche abituali, di questo medicinale, che viene “sniffato”, per procurarsi un po’ di sballo. “Sempre più giovani mi confermano l’abitudine ad usare questi medicinali come sostituti a buon mercato di droghe, seguendo un trend diffuso negli Usa” spiega a Panorama.it Enrico Comi, esperto di prevenzione, che gira per le scuole a informare i ragazzi sui rischi che si corrono.

Oki da sniffare: che cosa c’è di vero.
Qualche settimana fa aveva fatto scalpore la notizia di una scuola di Martellago, in provincia di Venezia, dove alcuni studenti dell’Istituto Matteotti erano stati colti in flagranza a “sniffare” l’Oki. Ma non si tratta di un episodio isolato, perché nella vicina scuola media ragazzini poco più che 12enni hanno confermato questa “moda”. Anche dalla Puglia arrivano conferme, con segnalazioni da parte di genitori, che hanno scoperto che le bustine di antidolorifico custodite in casa erano sparite. “Anche nella provincia di Milano questa nuova tendenza è diffusissima: solo un anno fa, quando ne parlavo coi ragazzi delle scuole dove faccio prevenzione, mi sentivo rispondere che ne avevano sentito solo accennare. Ora, invece, mi confermano di conoscere molto bene questa nuova frontiera dello “sniffo”, con cenni di consenso” racconta ancora Comi.

Eppure l’Oki non è l’unica “droga da strada” a cui ormai fanno ricorso i ragazzi per procurarsi lo “sballo”. Enrico Comi, 47 anni, padre di tre figli, lascia infatti intendere che di “polvere bianca” da inalare ne esiste anche altra, a portata di mano, anche in casa dei genitori. Ma i ragazzi sono consapevoli dei rischi che corrono?

No, per niente. Sono invece convinti di poter smettere in qualsiasi momento. Quando però chiedo loro se conoscono qualcuno che ha smesso, rimangono spiazzati.

Pensa che questa nuova “moda” sia l’anticamera dell’uso di droghe vere e proprie?

Non proprio, nel senso che ormai i ragazzi si accontentano di qualsiasi cosa trovino in circolazione: se trovano la marijuana fumano quella, se c’è cocaina a disposizione ne assumono, altrimenti si accontentano delle bustine di Oki. Non esiste più una droga prevalente, si adattano a qualunque sostanza sia reperibile e si abituano a un po’ di tutto.

L’importante è trovare un po’ di “sballo”?

Sì e proprio questo è l’aspetto più preoccupante: i ragazzi si stanno abituando (e in alcuni casi si sono già abituati) a vivere usando qualcosa per avere delle emozioni, che altrimenti non sono in grado di provare. E questo nonostante lo “sballo” provocato, ad esempio, dall’Oki sia relativo: gli studenti mi raccontano che dura poco, dà un po’ di ebrezza, ma niente di più.

Eppure gli effetti collaterali possono essere anche molto gravi, dalle irritazioni alla mucosa ai disturbi gastrici, ecc. Si tratta comunque di una “moda” importata dall’estero, dagli Usa?

Sì, i primi casi sono stati segnalati lì e, tramite internet, è stato facile fare lo stesso anche qui.

Comi, dopo un passato da tossicodipendente e la riabilitazione in comunità, è riuscito a cambiare vita. Di sé dice di “aver riaconquistato la capacità di amare se stesso” e “la volontà di amare gli altrie la vita”. E’ padre di tre figli e co-autore dell’opera teatrale StupeFatto, premiata nel 2013 dal Presidente della Repubblica con la medaglia per l’impegno civile e sociale . Nel 2008 è stato nominato ambasciatore di Pace dalla Universal Peace Federation e nel 2006 ha ricevuto il premio della Fundation for Grug Free Europe di Bruxelles.

Cosa dice ai suoi tre figli e ai ragazzi che incontra quotidianamente?

Ai ragazzi parlo dei rischi per la salute, con un taglio scientifico, ma cerco anche e soprattutto di stimolarli e di farli ragionare.

Cosa ne pensa della liberalizzazione della marijuana?

Molti ritengono che si possa smettere di “farsi le canne” quando si vuole, ma non è così. Non sono contrario alla legalizzazione in se stessa, ma penso che ci siano dei forti interessi che spingono in questa direzione. La quantità ad uso personale già consentita oggi non è affatto bassa, al contrario è importante. Vede, se viene approvato l’uso di cannabis a livello terapeutico, è poi più semplice approvarne anche l’uso ricreativo. In quasi tutti i Paesi dove è consentito l’uso terapeutico, si è poi arrivati alla legalizzazione anche ad uso personale. Penso che ci sia una strategia ben precisa da parte di qualcuno che ha forti interessi a che ciò avvenga.

Colesterolo alto? Nessun problema ecco i 7 alimenti che lo abbassano naturalmente..


È possibile tenere sotto controllo il proprio livello di colesterolo e ridurre il rischio di infarto e ictus grazie a una corretta alimentazione. Di seguito riportiamo i sette alimenti che secondo la scienza abbasserebbero il colesterolo cattivo (LDL) e aiuterebbero ad innalzare quello buono (HDL) (Naturalmente chi ha problemi seri di colesterolo si rivolga al proprio medico.)

1 - Cioccolato fondente
Sono molti gli studi che confermano che il cioccolato fondente sia un alimento sano. È ricco di flavonoidi, agenti antiossidanti che aiutano a ridurre il colesterolo, ma anche di acido oleico, lo stesso tipo di grassi mono insaturi che si trovano anche nell’olio d’oliva. Un cubetto al giorno (al massimo fino a circa 30 grammi) è la dose perfetta.

2 - Vino rosso
Uno studio del dipartimento di nutrizione e metabolismo della Universidad Complutense de Madrid, ha rivelato che l'uva rossa è capace di agire sul colesterolo, grazie al suo alto contenuto di fibre. Addirittura è stata riscontrata una diminuzione fra il 9% e il 12% dei valori LDL.

3 - Tè verde
Il tè verde è un potente antiossidante ed è in grado di diminuire la concentrazione di lipidi nel sangue fino al 10% in sole tre settimane. Non solo: questa bevanda, come ha dimostrato uno studio condotto dal dipartimento americano per l’agricoltura, è importante anche per la salvaguardia dalle malattie coronariche.

4 - Noci
Le noci sono risultate essere grandi amiche per la nostra salute. Uno studio condotto dall’American Journal of Clinical Nutrition, ha constatato che consumare 3-5 noci intere al giorno, per sei giorni alla settimana per la durata di un mese, permette di ridurre il colesterolo totale di circa il 5% e quello LDL addirittura di oltre il 9%.

5 - Avocado
L'avocado maturo contiene grandi quantità di grassi mono insaturi ottimi per il cuore che aiutano ad abbattere il colesterolo cattivo e a tenere basso il valore dei trigliceridi, mentre migliorano il livello di colesterolo sano. Puoi provare l’avocado sotto forma di guacamole, oppure aggiungerlo a pezzetti nell’insalata oppure lo puoi spalmare su cracker integrali o gallette di riso con un pizzico di sale marino grosso.

6 - Salmone (fresco)
Da un recente studio della Loma Linda University è emerso che l’Omega3, non solo è capace di prevenire malattie cardiache e demenza senile ma aiuta a incrementare il colesterolo cosiddetto buono sino a circa il 5%. Ma non è solo il salmone che ci può dare una mano a tavola: ordinare anche aringhe e sardine per fare incetta di acidi grassi essenziali.

7 - Aglio
L'aglio non solo regola la pressione, ma è anche in grado di prevenire i coaguli del sangue, protegge contro le infezioni e infine abbassa il colesterolo. Sembra infatti che l’aglio riesca a rendere le arterie più elastiche e dunque più resistenti alle placche di colesterolo. L'unico problema resta il gusto che, diciamolo, non è proprio piacevole, soprattutto per chi ci sta vicino, anche perché la dose consigliata si aggira intorno ai 4-5 spicchi al giorno.

Seguite una dieta a base di questi alimenti e vedrete il vostro colesterolo scendere dopo solo 3 settimane.. Provare per credere.

Per vivere più a lungo 3 tazzine di caffè al giorno. Infatti le sostanze bio-attive contenute..


nel caffè riducono la resistenza all'insulina e alle infiammazioni.

Molti si chiedono quale sia il limite massimo di caffeina giornaliera assumibile, diversi studi hanno concluso che è il quantitativo contenuto in 5 tazzine di caffè espresso al giorno. Le persone che bevono 3 tazzine di caffè al giorno e non superano le 5 tazzine, presentano un minor rischio di morte prematura per qualsiasi tipo di causa (malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, disturbi neurologici, ecc.). Il caffè ha anche un effetto antidepressivo che contribuisce a ridurre i casi di suicidio. L'indagine condotta presso l'Harvard School of Public Health di Boston (Usa) conferma quindi ancora una volta che la caffeina, se non si superano determinate dosi, ha degli effetti benefici sulla salute. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Circulation (Association of Coffee Consumption with Total and Cause-Specific Mortality in Three Large Prospective Cohorts - doi: 10 1161 / CIRCULATIONAHA 115 017341 - Novembre 2015).

Complessivamente sono stati esaminati i dati di ben 208.501 persone: 74.890 donne che hanno preso parte al Nurses' Health Study (NHS), 93.054 donne del NHS 2 e 40.557 uomini coinvolti nell'Health Professionals Follow-up Study. I volontari, seguiti mediamente per 30anni, ogni quattro anni venivano ricontattati per rispondere a una serie di domande relative al loro stile di vita, all'attività fisica e alle abitudini alimentari.

Rob van Dam, coordinatore dello studio, evidenzia che i risultati dell'indagine confermano i risultati di ricerche precedenti. Le persone che consumano abitualmente 3 tazzine di caffè al giorno, sia normale che decaffeinato, hanno un minor rischio di morte prematura. I benefici maggiori sono stati registrati in quelle persone che bevevano caffè quotidianamente ma non fumavano sigarette, questi soggetti presentavano un rischio inferiore dall'8 al 15 per cento rispetto agli altri.

Nello studio non è stata rilevata nessuna associazione tra il consumo di caffè e l'incidenza di tumori. Gli effetti protettivi potrebbero invece essere ricondotti alle sostanze bio-attive contenute nella bevanda, tali sostanze potrebbero infatti ridurre la resistenza all'insulina e le infiammazioni sistemiche, di anti-ossidanti e magnesio. Sebbene siano necessari ulteriori studi per indagare sui meccanismi biologici prodotti dalle sostanze bio-attive, un'assunzione moderata di caffè può tranquillamente far parte di una dieta bilanciata. Si parla di assunzione moderata perché dai dati si è rilevato che il superamento di 4-5 tazzine di caffè al giorno non produce nessun beneficio ulteriore, anzi, tende ad annulare gli effetti protettivi, diventando tossico.

Il caffè e i danni (taciuti) della caffeina...


Stephen Cherniske è uno scienziato che ha trascorso 10 anni della sua vita studiando approfonditamente gli effetti della caffeina sull’organismo umano. Da questa sua analisi è nato un documento importantissimo: il libro “Caffeine Blues” (“Depressione da caffeina”).

Cherniske scrive: “La caffeina non fornisce energia-solo stimolazione chimica. L’energia che si percepisce viene dallo sforzo del corpo di adattarsi all’aumentato livello nel sangue di ormoni dello stress… L’uso del caffe’ per migliorare l’umore e’ una benedizione di breve durata ed una maledizione di lunga durata. Mentre l’iniziale stimolo dell’adrenalina puo’ procurare un provvisorio sollievo anti-fatica, l’effetto finale della caffeina e’ di una depressione, leggera o profonda. I pubblicitari e le “istituzioni” del caffe’ hanno nascosto all’opinione pubblica questo aspetto della caffeina…”.

Ma quali sono i danni creati dalla caffeina?

– Problemi di digestione con conseguenti rischi di malattie gastrointestinali,

– disturbi del sonno,

– carenze nutrizionali (perdita di vitamina B attraverso le urine, perdita di calcio, potassio, magnesio ed altri minerali),

– stipsi (si legge a pag.173 del libro di Cherniske “… molte persone richiedono la caffeina perche’ le aiuta a mantenere una normale regolarita’ intestinale, ma e’ come essere dipendenti dai lassativi. In ciascun caso, si usa una droga per indurre movimento intestinale, e alla fine molti bevitori di caffe’ diventano dipendenti da questa azione lassativa. Senza lo stimolo della caffeina, essi provano cio’ che e’ conosciuto come “costipazione di rimbalzo”),

– mal di testa (“La persona con il mal di testa non sa che esso e’ stato causato o scatenato dalla caffeina, cosicche’ ricorre ad un antidolorifico (analgesico). Gli studi mostrano che, nel 95% dei casi, i medicinali analgesici contengono caffeina. Cosi’ l’antidolorifico lavora, specialmente se il mal di testa e’ causato dall’astinenza dalla caffeina, ma la caffeina contenuta alla fine scatena un altro mal di testa. In definitiva, lo sfortunato che soffre diventa dipendente dall’antidolorifico per avere un briciolo di sollievo, ma il mal di testa aumenta in frequenza e in intensita’. Cio’ puo’ andare avanti per diversi anni, creando un ciclo di dolore e depressione che distrugge la qualita’ della vita.”

Il Melograno, frutto della giovinezza...


Frutto portentoso col primo freddo post-estivo, il melograno è soprattutto un alimento capace di ridurre i segni del tempo che avanza. Ma meglio non abusarne.
Con l’arrivo dell’autunno i cambiamenti in casa non riguardano solo l’armadio, ma anche i prodotti che più facilmente tornano su numerose tavole dopo mesi di letargo. Uno di questi è di sicuro il melograno, frutto di una pianta originaria dell’Asia e del Caucaso, ma diventato nel tempo anche molto diffuso in tutto il territorio mediterraneo.

Elisir di giovinezza e salute.
Secondo gli storici dell’agroalimentare, i primi melograni sarebbero stati coltivati in Iran, Armenia, Azerbaigian, Afghanistan e Palestina, arrivano anche sulle coste italiane -soprattutto quelle meridionali– col passare dei secoli. Oltre ad essere buono e fresco, il melograno è un frutto dal quale si ricavano succhi ed estratti con notevoli benefici per l’uomo. Quali? Per diversi studiosi, da sempre interessati alle sue proprietà, il melograno è ad esempio un prodotto di Madre Natura in grado di rappresentare un utile alleato contro gli effetti del tempo. Ricco di antiossidanti e capace di assorbire velocemente i radicali liberi, questo frutto rosso, con i suoi semi profumati, sarebbe quindi un prezioso alimento in grado di combattere i segni dell’età. Ma non solo. Grazie al suo elevato contenuto di vitamina C, il melograno è anche un alimento naturale particolarmente benefico per il sistema immunitario e durante l’autunno, quando col primo freddo post-estivo il rischio raffreddore e influenza è sempre dietro l’angolo, non si tratta esattamente di un particolare da sottovalutare per acquistarlo dal fruttivendolo sotto casa.

Numerose proprietà.
Il melograno, inoltre, conterrebbe delle sostanze utile a proteggere i reni da pericolose tossine, con effetti positivi anche per il funzionamento del fegato. Per quanto riguarda la lotta comune a tante persone contro il colesterolo cattivo, il melograno potrebbe rivestire un ruolo non secondario poiché capace di combattere concretamente i radicali liberi all’interno del sistema vascolare. E sempre a proposito di sangue, l’estratto di questo frutto, secondo alcune recenti ricerche, avrebbe anche la capacità di abbassare la pressione sanguigna, soprattutto in quelle persone che mangiano alimenti particolarmente ricchi di grassi. Grazie ad un buon livello di polifenoli, il melograno è anche un ottimo deterrente contro diverse allergie, pure quelle tipiche della stagione autunnale. Per merito degli antiossidanti contenuti e già ricordati, gli estratto di questo alimento rappresentano poi un buon alleato per la protezione delle strutture genetiche del Dna, mentre da anni la comunità scientifica sta cercando di capire se si tratta anche di un frutto capace di giocare un ruolo importante nella prevenzione di alcuni tumori. In particolare quelli al seno e alla prostata.
                                                                                          Controindicazioni.
Infine, il melograno, col suo estratto, potrebbe contribuire a contrastare l’azione di alcuni batteri finora dimostratisi resistenti ai farmaci, con un soddisfacente livello di protezione da diversi tipi di infezioni. Il suo succo, invece, lassativo e capace di stimolare l’appetito, aiuterebbe a combattere nausea ed emorroidi, oltre a parassiti intestinali come il verme solitario. Come detto, però, la ricerca sui benefici di questo frutto, apparentemente portentoso, sebbene con effetti collaterali come sonnolenza e vertigini in caso di abusi o il rischio di fastidiose macchie sugli indumenti difficili da eliminare a mano, continua.

Camminare solo 25 minuti al giorno può allungare la vita di 7 anni..


Camminare 25 minuti al giorno non solo aiuta a mantenere una linea invidiabile, ma allungherebbe anche la vita di ben 7 anni. È quanto emerge da uno studio della Saarland University, presentato all’European Society of Cardiology Congress. I ricercatori hanno testato 69 persone sane, non fumatrici, tra i 30 e i 60 anni, che non avevano mai fatto un esercizio fisico costante. Il campione è stato sottoposto a sei mesi di esercizio aerobico intervallato da un allenamente ad alta intensità. E gli esami del sangue dimostrerebbero che il training costante attiverebbe un processo di anti-invecchiamento e ricostruzione del Dna antico. Secondo i ricercatori, non è possibile bloccare l'invecchiamento, ma ritardarlo sì. E in base ai risultati dello studio, con l'esercizio fisico la vita si allungherebbe dai 3 ai 7 anni. In particolare i 70enni che iniziano ad allenarsi hanno meno probabilità di sviluppare fibrillazione atriale. Una patologia che colpisce il 10 per cento degli over 80.

È arrivato in Italia il nuovo farmaco che combatte il diabete senza insulina


Presentata al XX Congresso nazionale dell'Amd, la molecola controlla la glicemia grazie alla diuresi, eliminando fino a 120 grammi di zucchero al giorno.

In Italia sta per essere messo in commercio un nuovo farmaco contro il diabete di tipo 2 nei pazienti adulti che non richiede insulina per agire, il canagliflozin. La molecola, che va assunta per via orale, è stata presentata a Genova in occasione del XX congresso nazionale dell'Associazione medici diabetologi (Amd). Il grande vantaggio rispetto ad latri rimedi è la capacità di controllare la glicemia grazie alla diuresi, fino ad eliminare 120 grammi di zucchero al giorno, pari a circa 30 zollette.

Contro diabete, chili di troppo e pressione alta - Senza superare un dosaggio giornaliero massimo di 300 milligrammi, il cosiddetto canagliflozin favorisce la diuresi e si accompagna con effetti benefici come la riduzione del peso del paziente (4-5 chili in media) e la diminuzione della pressione. E il tutto senza il bisogno di punture o insulina. Il farmaco è stato già approvato e commercializzato negli Usa, dove è diventato il primo inibitore del sodio glucosio (SGLT2). In altre parole il canagliflozin blocca il riassorbimento del glucosio da parte del rene, abbassandone quindi i livelli nel sangue nelle persone affette da diabete.

La situazione italiana - In Italia sono sei milioni le persone colpite da diabete. "Il diabete è una pandemia enorme, la prevenzione resta la parola chiave e in caso di malattia va studiato un trattamento appropriato non solo farmacologico", ha detto il presidente dell'Amd, Antonio Ceriello. "Detto questo - aggiunge - dal 2000 assistiamo a un boom di nuovi farmaci, basti pensare che oggi sono allo studio 180 classi di molecole per la cura del diabete". (Fonte: TGCOM24)

Incredibile: Al Caldarelli di Napoli, chirurgo opera mentre è colto da infarto..


Napoli: al Cardarelli, chirurgo opera mentre ha l’infarto.. Claudio Vitale, 59 anni, primario nel reparto di Neurochirurgia all’ospedale Cardarelli di Napoli ha portato a termine l´intervento su un ammalato di tumore al cervello nonostante un attacco cardiaco. Finito l’intervento è stato sottoposto ad “angioplastica” ed è stato ricoverato in Terapia intensiva. Ora stanno bene. Entrambi, medico e paziente
«Non potevo abbandonare in un momento delicato. E non sono un eroe, ho solo fatto il mio dovere». Si schermisce e glissa sul fatto che ci poteva rimettere la vita, il neurochirurgo che ha continuato ad operare con un infarto addosso.

Cardarelli, tarda mattina di lunedì scorso. Sul lettino del complesso di Neurochirurgia c´è un anziano paziente, affetto da “glioblastoma”. È un tumore che ha coinvolto una delicata area del cervello. Gli anestesisti gli infilano l´ago in vena, lentamente parte la soluzione che induce il sonno artificiale. Pronto, “lavato” come si dice in gergo tecnico e con la mascherina sul viso, c´è Claudio Vitale, il 59enne primario “incaricato”. Inizia l´intervento.

Tutto sembra filare liscio, ma Vitale a un certo punto accusa un dolore al petto. È molto forte. Una smorfia, il chirurgo continua. Pensa a un reumatismo, si concentra sul campo operatorio. Ma col passare dei minuti, quel pugno al centro del torace si fa sempre più stretto. Lo specialista intuisce la gravità. Può essere un attacco cardiaco. Lo dice ai collaboratori. Lo invitano a smettere, lui si rifiuta. C´è un´emorragia da dominare e Vitale acconsente solo a farsi fare un prelievo di sangue per avere conferma del sospetto. Dieci minuti e l´infermiere agita il referto: “Infarto posteriore”.

Il medico dovrebbe lasciare, ma da lui ancora un no deciso: «Prima finisco, poi mi ricovero». Sopporta il dolore e conclude l´intervento. Con successo. Nell´antisala è pronta la barella e trenta minuti dopo Vitale è sottoposto ad “angioplastica” per disostruire la coronaria. In serata è in Terapia intensiva. Ora stanno bene. Entrambi, medico e paziente.

Come salvarsi da un infarto quando ci si trova da soli: IMPORTANTE..


Colpisce circa 100 mila persone l’anno. Una ogni 6 minuti. Ma per fortuna di infarto non si muore se.. "Se lo conosci lo eviti”, è il detto popolare. Che, per l’infarto, può essere tradotto in “se lo conosci, ti salvi”. Dunque, la prima strategia è il riconoscimento dei sintomi. “Si tratta di un dolore toracico che non si modifica con la posizione del corpo, spesso associato a manifestazioni neurovegetative, come forte sudorazione e agitazione”, spiega Francesco Fedele, ordinario di cardiologia all’Ospedale Umberto 1 di Roma e Presidente Fondazione Italiana Cuore e Circolazione, “e con sfumature che variano nei due sessi per un diverso modo di percepire il dolore: più senso di affanno, costrizione, palpitazioni per le donne; più pesantezza di stomaco, oppressione retro-sternale e irradiazione al braccio per gli uomini”. Non sempre, però, un dolore toracico corrisponde a un infarto. Se si modifica con il movimento può essere qualcosa di reumatico, se si associa a bruciori può essere un dolore gastrico o esofageo (e può alleviarsi con una pasticca di antiacido), se si modifica con il respiro può nascondere un’infezione del pericardio o della pleura. E difficilmente si tratta di cuore se il soggetto è molto giovane (sotto i 35 anni per le donne e i 25 per gli uomini). “Ma attenzione” avverte Fedele: “le varianti sono molte, e il condizionale sempre obbligatorio. Proprio perché sfuggente, subdolo e variabile, quello toracico è il dolore più difficile da diagnosticare. La prima cosa da fare se arriva uno dei sintomi descritti è mai indugiare, né azzardare diagnosi “fai da te” basate su quel che si è letto o sentito dire. La regola è una sola: chiamare il 118. Oppure - solo se si è vicinissimi a ospedali attrezzati di unità di terapia intensiva coronarica e accompagnati da qualcuno - mettersi in macchina e andare di corsa al Pronto Soccorso”.

In caso di allarme comportati così:
Quella contro l’infarto è una corsa contro il tempo. Al primo sintomo, occorre mettersi tranquilli in poltrona e chiamare il 118, possibilmente con una pillola di nitrato sublinguale (che non deve mai mancare a casa dei soggetti a rischio cardiopatie) o più semplicemente con un’aspirina (cardio o normale). Così come sono subdoli i sintomi, anche l’andamento del dolore può essere variabile. Dunque se si allenta momentaneamente occorre egualmente  attendere il 118.

Ambulanze attrezzate
In alcuni casi le ambulanze sono attrezzate per fare un primo elettrocardiogramma e inviarlo all’ospedale di riferimento. È così possibile fare una prima diagnosi da parte del personale di pronto soccorso, e l’eventuale dirottamento verso strutture più attrezzate, con evidente risparmio di tempo e quindi maggiore possibilità di interventi precoci.

Metastasi ai polmoni e al fegato, ecco come sono guarita...


Questa è la storia di Veronica.

Veronica due anni fa ha scoperto un tumore già esteso. E, dopo poco, recidive ad altri tre organi. Nonostante ben 11 cicli di chemio c’erano ancora 4 metastasi ai polmoni e al fegato.

"Non potevo più continuare con la chemioterapia, ero piegata dai dolori e soggetta a crisi convulsive.."

Racconta lei che ora ha 54 anni e sta bene.

L’oncologia ufficiale non ha dato alternative a Veronica, il protocollo è quello. E lei, che ha due fratelli medici, uno in Messico (ematologo) e uno in Francia (immunologo), ha scelto da sola la sua terapia salvavita, un mix di sana alimentazione e integratori. “Ma prima di ingerire qualcosa, chiedevo puntualmente il loro parere”. E l’ok è sempre arrivato.

Veronica è violinista. Non ha mai abbandonato il suo lavoro di orchestrale, neppure nei momenti peggiori. “La musica è la mia vita – dice – Ho scelto di non rinunciare ai concerti, anche quando avrei rischiato di ammalarmi stando in mezzo alla gente perchè avevo le difese immunitarie azzerate dalla chemio”.
Come sono guarita dal tumore?!?
via la farina bianca per eliminare metastasi al fegato

ha eliminato la farina bianca

“Durante la chemio ero ingrassata 15 chili. Per combattere la nausea mangiavo pasta e tanti spuntini con il pane. Ho cominciato a eliminare le farine raffinate e lo zucchero. Non solo: anche carne e latticini.

Sono sempre stata golosa, mettevo due cucchiaini di zucchero nel caffè, ne bevevo tre o quattro, quindi ho tolto gli otto cucchiai di zucchero al dì. Spesso prendevo anche una Coca cola, con la scusa della pressione bassa. Facevo colazione con la brioche. A pranzo mangiavo pasta e la sera, molte volte, una tazza di latte, sempre con brioche. E siccome consumavo poca carne, ero convinta di mangiare bene…”. (Fonte: http://blog.ilgiornale.it)

Dove o da chi ha appreso che questi sono errori alimentari?

“Soprattutto dagli studi sui cinesi di Colin Campbell (The China Study) e dai testi di David Schreiber, lo psichiatra e neuroscienziato francese vissuto 19 anni con un tumore al cervello, autore dei libri Guarire e Anticancro.

Tutti i libri e le ricerche sull’alimentazione concordano su questi punti…

Ho quasi eliminato le proteine animali, ogni tanto il pesce azzurro o pochissima carne usata come condimento. Ho sostituito la pasta bianca con grandi piatti di riso e quinoa. Preparo il pane in casa (uso la macchina che impasta e cuoce) con farine biologiche e integrali al 100%, alterno avena, grano, segale. Vi aggiungo semi, lino, zucca o girasole”.

contro le metastasi ai polmoni il tè verde

Tè verde a colazione.

La colazione?
“Trenta minuti prima di mangiare prendo l’ascorbato di potassio, adatto a contrastare l’acidità del corpo che è il terreno fertile del cancro.

Poi inizio con una tazza di tè verde. Quindi caffè e latte vegetale (avena, farro, miglio, mandorle, riso), sul pane spalmo marmellata biologica senza zucchero o miele di agave che ha il pregio di non alzare la glicemia. Poi tanta frutta secca, noci, nocciole, anacardi.

A metà mattina bevo un litro di centrifugato (sedano, finocchio, carote, frutta, quello che ho, con aggiunta di zenzero, potente anti-infiammatorio), un giorno vi aggiungo una bustina di glutatione in polvere (catena di aminoacidi antiossidanti), un altro l’aloe o le bacche di goji”.

Il pranzo?
la curcuma per curare le metastasi
la curcuma un po’ ovunque

“Cerco di variare il più possibile i cereali, quasi mai la pasta bianca. Condisco i piatti come farei con la pastasciutta, pomodoro, verdure o erbette e spezie. Provo a inserire la curcuma dappertutto. Da messicana cucino volentieri fagioli e tortillas di mais. Tutti i giorni un’insalata di verdure crude e semi”

La cena?
“Zuppe di legumi, minestroni, passati, tortini di verdure o il latte. Ma, quest’ultimo, solo vegetale e con cereali non zuccherati industrialmente: fiocchi d’avena con un po’ di miele d’agave e cannella”.

I risultati
In questo modo le sono scomparse 4 metastasi ai polmoni e al fegato, dopo quanto tempo?
“Le metastasi sono sparite completamente dopo un anno di alimentazione sana. Ma, come dicono i medici, non si può sapere se questo è stato l’effetto ritardato della chemio o un miracolo. Colin Campbell (l’autore di The Cina Study) ha una spiegazione scientifica: per lui sono riuscita ad affamare le cellule del mio cancro e a impedirne la proliferazione”.

Ma cosa le ha detto l’oncologa, quando, dopo un anno, ha visto che ecografie e Tac non mostravano più segni del tumore?

“Prima mi ha chiesto se avessi seguito qualche cura, poi, quando le ho detto che ho stravolto il modo di mangiare e inserito un paio di integratori, mi ha guardato come avrebbe fatto con una bambina che crede alle favole”.

Però le ha detto che la favola non è vera.

“Sì. Prima ha detto che l’alimentazione non c’entra. Poi ha aggiunto che ‘nessuno ha la verità assoluta’”.

Ridere fa bene alla salute.. Ecco 25 buoni motivi per farlo.


1 – ti fa sembrare più giovane
2 – migliora le tue relazioni con gli altri
3 – aiuta a migliorare la propria efficienza
4 – allunga la vita
5 – incoraggia la creatività
6 – migliora l’immagine di sé
7 – aiuta a respirare liberamente
8 – fa risparmiare almeno il 30% delle cure mediche
9 – facilita la digestione
10 – stimola gli organi
11 – aiuta a ridurre l’aggressività
12 – rende più attraenti
13 – è un ottimo esercizio fisico
14 – aiuta nell’imparare a gestire il dolore
15 – aiuta a migliorare le proprie capacità intellettive
16 – migliora il sonno
17 – aiuta ad abbassare il livello di zucchero nel sangue
18 – aiuta a guarire più velocemente
19 – rafforza il sistema immunitario
20 – protegge il cuore
21 – migliora il flusso sanguigno
22 – è un alleato contro le malattie cardiache
23 – aumenta l’HGH
24 – riduce il cortisolo
25 – allevia le tensioni muscolari.
Forza allora, che aspettate fatevi una bella risata...


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