Visualizzazione post con etichetta SALUTE NEWS. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta SALUTE NEWS. Mostra tutti i post

L’aspirina per il raffreddore, ma anche contro i tumori gastrointestinali..


Una recente ricerca americana ha dimostrato che assumere con regolarità aspirina (Acido Acetilsalicilico) riduce di circa il 15% il rischio di avere tumori gastrointestinali, in primis per quanto riguarda il tumore al colon retto.

I pareri relativi ad un’assunzione frequente dell’aspirina (Acido Acetilsalicilico o ASA), l’antinfiammatorio più conosciuto al mondo, sono spesso molto contrastanti.

Ora una ricerca condotta da un gruppo di esperti del Massachusetts General Hospital di Boston e pubblicata sulle riviste “JAMA Oncology” e “The Journal of the American Medical Association“, ha dimostrato che assumere aspirina, almeno due volte alla settimana per un periodo di tempo di sei anni, protegge da alcuni tipi di tumori, tra cui i tumori gastrointestinali, il cui rischio di incidenza si riduce di circa il 15%, arrivando fino al 19% nel caso del tumore del colon-retto. Inoltre, nei pazienti già colpiti dalla neoplasia abbasserebbe la mortalità. Non comporterebbe, invece, una riduzione del rischio di cancro al seno o alla prostata.

Questo effetto benefico è probabilmente legato alla capacità dell’aspirina di agire sulla prostaglandina E2 (o Pge2), la molecola che “nasconde” le cellule potenzialmente pericolose al sistema immunitario che dunque non è più in grado di riconoscerle. Dunque l’aspirina potrebbe essere utile non solo per combattere i dolori legati all’emicrania, al mal di denti e ai sintomi influenzali.

Per arrivare a questa evidenza i ricercatori hanno osservato, per ben 32 anni, un campione costituito da più di 135.000 persone, uomini e donne, malati e sani, di età 40-75 anni, che sono stati arruolati negli studi Nurses’ Health Study e Health Professionals Follow-up Study.

Aspirina, effetti collaterali del farmaco:
Andrew Chan, professore di medicina alla Harvard Medical School e coautore dello studio, ha commentato: “A questo punto potrebbe essere considerato ragionevole parlare col proprio medico dell’ipotesi di assumere l’aspirina per prevenire i tumori gastrointestinali, in particolare se ci sono fattori di rischio in famiglia, ma i pazienti devono anche essere correttamente informati sugli effetti collaterali potenziali di questo farmaco e proseguire comunque i test di screening”.

Quindi attenzione, in ogni caso, a ricorrere a terapie “fai da te”, soprattutto alla luce del fatto che questo farmaco può portare a forme emorragiche, a causa della sua proprietà anticoagulante, ad ulcere e ad orticarie. In attesa di ulteriori ricerche e sperimentazioni sarebbe quindi meglio continuare ad utilizzare questo farmaco per gli scopi tradizionali.

Carni rosse carcerogene? Facciamo chiarezza.. Ecco la verità..


Ad ottobre scorso l’organizzazione mondiale della sanità decretò che le carni rosse erano una delle cause dell’insorgenza del cancro. La notizia suscitò parecchio scalpore e molti medici e centri di ricerche vollero esprimere la loro opinione.

Il mercato della carne rossa ebbe un sostanziale rallentamento, dovuto anche al timore che si era diffuso nella popolazione. Soprattutto negli Stati Uniti d’America dove la carne rossa è l’alimento più utilizzato si diffuse molta paura fra la popolazione.

Un ulteriore chiarimento sulla possibilità che le carni rosse possano essere una delle principali cause di alcuni tumori arriva dall’autorevole Comitato nazionale per la sicurezza alimentare che dopo tre mesi di studi ha reso noto la sua importantissima opinione.

Il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare è stato chiamato in causa dal ministro della salute, Beatrice Lorenzin che ha chiesto che il Cnsa si esprimesse sulla possibilità che la carne rossa possa essere una delle principali cause del tumore al colon.

La notizia che la carne rossa è una delle cause dell’insorgenza di neoplasie ha fatto molto scalpore ed ancora oggi fa tanto discutere. Solo qualche mese fa l’organizzazione mondiale della sanità inserì nella lista delle principali cause di insorgenza di cancro la carne rossa provocando un accesso dibattito e tantissime polemiche.

Dopo 4 mesi dalla decisione dell’Oms di inserire la carne rossa nella black list delle cause che provocano i tumori, è arrivata la seguente precisazione dal Comitato nazionale per la sicurezza alimentare: “l’effetto cancerogeno delle carni è condizionato da abitudini di cottura e trasformazione”. I ricercatori del Cnsa hanno anche precisato che la carne è un alimento importantissimo perché contiene una notevole quantità di proteine che sono utilissime per la crescita e il sostentamento dell’uomo.
La titolare del dicastero della salute, Beatrice Lorenzin aveva chiesto il parere del Cnsa sull’ipotesi che le carni rosse fossero una delle cause dell’insorgenza del tumore al colon. Il tumore al colon è, secondo gli ultimi dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità, il più diffuso delle neoplasie e colpisce moltissime persone sia in Italia che in tutto il mondo.

Il Cnsa ha reso noto che per esprimere il parere sulla domanda posta dal ministro Beatrice Lorenzin ci sono voluti tre mesi di studi. Il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare ha reso noto che: “La sezione del Cnsa ha osservato preliminarmente che una completa conoscenza del contesto e delle variabili alle quali si riferisce lo Iarc. Come pure dei dati a supporto del lavoro pubblicato, sarà possibile solo quando, nel secondo semestre di quest’anno, sarà resa disponibile la versione finale e completa della monografia. Nel merito scientifico, la sezione ha ricordato che l’insorgenza dei tumori è un evento derivante da più fattori di natura individuale, comportamentale e ambientale, tra i quali vanno considerate anche le abitudini alimentari”.

Il Cnsa, nella sua valutazione, ha anche detto che la carne non fa male se consumata in maniera limitata e che spesso il suo consumo può essere sostituito da alimenti che contengono vitamine e fibre. Il Cnsa ha raccomandato inoltre di:“prestare particolare attenzione alle modalità di preparazione e cottura degli alimenti, limitando, in particolare, cotture alla griglia ad alte temperature e fritture”.

Quindi il consumo di carne rossa se moderato non è la causa principale dell’insorgenza di tumori. Secondo i ricercatori del Cnsa bisogna prestare particolare attenzione alla cottura della carne e cercare di non abusare troppo di fritture e carne alla brace.

Scoperto elisir di giovinezza: la "Metformina", il farmaco per il diabete aiuterebbe a vivere più a lungo...


A darlo a intendere sono studi su animali, e osservazioni su pazienti sembrano confermarlo. Solo nuovi studi potranno però dare una risposta certa.

Invecchiare sentendosi giovani: è questa la possibilità che ci si spalancherebbe innanzi se uno studio previsto per il prossimo anno dovesse confermare che la metformina, farmaco tradizionalmente utilizzato nella terapia del diabete, è in grado di allungare la vita. A lasciarlo ipotizzare sono studi condotti su organismi modello come il piccolo verme Caenorhabditis elegans - che assumendo metformina invecchia più lentamente mantenendosi più in salute più a lungo - e i topi - che grazie a questo farmaco riescono a vivere quasi il 40% più a lungo giovando anche di un effetto rinforzante sulle ossa. Per di più sembra che anche i pazienti diabetici in trattamento con la metformina tendano a vivere più a lungo, e che questo effetto sia indipendente dal controllo della glicemia reso possibile dalla terapia.

Lo studio in questione, battezzato Tame (Targeting Aging with Metformin, letteralmente “bersagliare l'invecchiamento con la metformina"), è previsto per il prossimo inverno. Al momento si sta procedendo con il reclutamento dei partecipanti; l'obiettivo è di coinvolgere circa 3 mila individui tra i 70 e gli 80 anni che siano affetti o corrano un rischio elevato di sviluppare tumori, demenze o malattie cardiovascolari. “Sappiamo che per poche persone è possibile raggiungere età molto avanzate ed essere ancora fisicamente e socialmente attivi, quindi è chiaro che nascondano una qualche protezione nel loro organismo – osserva Gordon Lithgow, esperto del Buck Institute for Research on Aging, in California, che sarà coinvolto nello studio – Fondamentalmente, non invecchiano rapidamente come gli altri. Se riuscissimo a controllare questo fenomeno chiunque potrebbe raggiungere queste età”.

La prospettiva evocata è riuscire ad arrivare addirittura a spegnere 120 candeline mantenendo un buono stato di salute e prevenendo con la metformina malattie tipicamente associate all'invecchiamento, come lo stesso diabete e l'Alzheimer, che al diabete è associato. “Se si bersaglia un processo di invecchiamento e lo si rallenta si rallentano anche tutti i disturbi e le patologie associati all'invecchiamento”, spiega infatti Lithgow. Secondo l'esperto l'impatto di un avanzamento del genere potrebbe essere addirittura maggiore della scoperta di una cura per il cancro. “Se riuscissimo a curare tutti i tumori aumenteremmo l'aspettativa di vita solo di circa 3 anni, perché arriverebbe qualcos'altro dietro al cancro, ma se potessimo rallentare il processo di invecchiamento potremmo aumentare drasticamente la durata della vita”.(Fonte: Il Sole 24ORE)

Colesterolo alto? Nessun problema ecco i 7 alimenti che lo abbassano naturalmente..


È possibile tenere sotto controllo il proprio livello di colesterolo e ridurre il rischio di infarto e ictus grazie a una corretta alimentazione. Di seguito riportiamo i sette alimenti che secondo la scienza abbasserebbero il colesterolo cattivo (LDL) e aiuterebbero ad innalzare quello buono (HDL) (Naturalmente chi ha problemi seri di colesterolo si rivolga al proprio medico.)

1 - Cioccolato fondente
Sono molti gli studi che confermano che il cioccolato fondente sia un alimento sano. È ricco di flavonoidi, agenti antiossidanti che aiutano a ridurre il colesterolo, ma anche di acido oleico, lo stesso tipo di grassi mono insaturi che si trovano anche nell’olio d’oliva. Un cubetto al giorno (al massimo fino a circa 30 grammi) è la dose perfetta.

2 - Vino rosso
Uno studio del dipartimento di nutrizione e metabolismo della Universidad Complutense de Madrid, ha rivelato che l'uva rossa è capace di agire sul colesterolo, grazie al suo alto contenuto di fibre. Addirittura è stata riscontrata una diminuzione fra il 9% e il 12% dei valori LDL.

3 - Tè verde
Il tè verde è un potente antiossidante ed è in grado di diminuire la concentrazione di lipidi nel sangue fino al 10% in sole tre settimane. Non solo: questa bevanda, come ha dimostrato uno studio condotto dal dipartimento americano per l’agricoltura, è importante anche per la salvaguardia dalle malattie coronariche.

4 - Noci
Le noci sono risultate essere grandi amiche per la nostra salute. Uno studio condotto dall’American Journal of Clinical Nutrition, ha constatato che consumare 3-5 noci intere al giorno, per sei giorni alla settimana per la durata di un mese, permette di ridurre il colesterolo totale di circa il 5% e quello LDL addirittura di oltre il 9%.

5 - Avocado
L'avocado maturo contiene grandi quantità di grassi mono insaturi ottimi per il cuore che aiutano ad abbattere il colesterolo cattivo e a tenere basso il valore dei trigliceridi, mentre migliorano il livello di colesterolo sano. Puoi provare l’avocado sotto forma di guacamole, oppure aggiungerlo a pezzetti nell’insalata oppure lo puoi spalmare su cracker integrali o gallette di riso con un pizzico di sale marino grosso.

6 - Salmone (fresco)
Da un recente studio della Loma Linda University è emerso che l’Omega3, non solo è capace di prevenire malattie cardiache e demenza senile ma aiuta a incrementare il colesterolo cosiddetto buono sino a circa il 5%. Ma non è solo il salmone che ci può dare una mano a tavola: ordinare anche aringhe e sardine per fare incetta di acidi grassi essenziali.

7 - Aglio
L'aglio non solo regola la pressione, ma è anche in grado di prevenire i coaguli del sangue, protegge contro le infezioni e infine abbassa il colesterolo. Sembra infatti che l’aglio riesca a rendere le arterie più elastiche e dunque più resistenti alle placche di colesterolo. L'unico problema resta il gusto che, diciamolo, non è proprio piacevole, soprattutto per chi ci sta vicino, anche perché la dose consigliata si aggira intorno ai 4-5 spicchi al giorno.

Seguite una dieta a base di questi alimenti e vedrete il vostro colesterolo scendere dopo solo 3 settimane.. Provare per credere.

Inghilterra: bambina malata gravemente di leucemia salvata da cura sperimantale..


Le gravi condizioni in cui versava la bambina, avevano fatto perdere ogni speranza ai medici che l’assistevano. Un'innovativa terapia genica la salva.

Gli effetti ‘miracolosi’ di una terapia genica/cellulare in via di sperimentazione, salvano la vita ad una bambina inglese di un anno. La piccola Layla era stata colpita da una forma di leucemia particolarmente aggressiva, considerata inguaribile e i medici che la seguivano avevano parlato di bassissime possibilità di sopravvivenza. Sottoposta ad ogni tipo di terapia, dalle quali non era riuscita a trarre alcun beneficio, come ultimo tentativo i medici del Great Ormong Street Hospital (Gosh), che stavano lavorando a questo nuovo trattamento terapeutico in collaborazione con la società francese biofarmaceutica Collectis, hanno deciso di testarlo su di lei.

Risultati 'quasi miracolosi'
Gli specialisti in questione, che tenevano e tengono tutt’ora in cura la bambina, le hanno somministrato nuove cellule immunitarie geneticamente modificate, che hanno il compito di eliminare le cellule leucemiche, le quali, a loro volta, non sono in grado di rilevarle. A distanza di due mesi dalla terapia la bambina non ha più nulla, il cancro sembra scomparso senza lasciare alcuna traccia, anche se sarà necessario attendere più di un anno per poter confermare la scomparsa definitiva della leucemia. Un risultato accolto comunque di buon grado dall’equipe del Gosh, “quasi miracoloso” come lo definisce il portavoce Prof. Paul Veyes, direttore del centro per il trapianto del midollo.

Una sperimentazione che sarà ancora finanziata
Un esito positivo che farà arrivare nel 2016, finanziamenti e trial clinici ai ricercatori del Gosh e della University College London, pionieri di questa nuova pratica terapeutica. La terapia si avvale dell’utilizzo di cellule linfociti T (globuli bianchi) provenienti da un donatore sano che, modificato grazie all’accorpamento di un gene, hanno il compito di identificare ed eliminare le cellule cancerose, rimanendo comunque invisibili alle difese del cancro.

Una nuova soluzione: l'ingegnerizzazione delle cellule immunitarie.
La tecnologia d'ingegneria genetica è denominata Talen, che non solo prevede la modifica dei linfociti, ma che elimina anche altri geni per evitare l’attacco delle cellule della paziente da parte di quelle infuse, e che quest’ultime vengano aggredite da farmaci immunosoppressori, che di prassi vengono dati ai pazienti. Nonostante sia ancora troppo presto pronunciarsi in maniera inconfutabile a favore dell'efficacia di questa nuova terapia, i progressi e i risultati riscontrati su questa bambina alimentano la speranza per la cura di leucemie e altre tipologie di cancro. (Fonte: SALUTE)

Ecco una buona notizia: Birra al posto del Viagra.. Ma sarà vero? (Leggi l'articolo)


Birra al posto del Viagra. Ma sarà vero?

Bevete birra e farete molto più sesso! Che novità, eh, diranno quelli che amano divertirsi dopo una bella sbronza… eppure sarebbe scienza, non fantasia, quella che lo dichiara. L’annuncio viene da una dottoressa sessuologa americana, Kath Van Kirk, autrice del libro “Soluzione sessuale per il matrimonio: guida realistica per salvarvi la vita”.

La birra, si sa, è buona e ha molti benefici indiscutibili. Un bicchiere al giorno aiuta a contrastare il rischio di infarto e di ictus, la birra aiuterebbe a mantenere la pelle giovane e i capelli chiari e così via. Ma secondo la dottoressa Van Kirk avrebbe un ruolo interessante anche nel combattere l’eiaculazione precoce. La birra, infatti, è ricca di fitoestrogeni, sostanze simili agli estrogeni che aiutano l’uomo a ritardare l’eiaculazione e di conseguenza a vivere meglio e con più gusto il rapporto sessuale. Ma non è finita qui.

La birra, soprattutto la scura, agirebbe sulla libido facendo aumentare a dismisura il desiderio. Tutto grazie al ferro che contiene in misura maggiore rispetto alle bionde. Il ferro carica i globuli rossi del sangue e questi a loro volta l’eccitazione, maschile ma anche femminile! Inutile dire che l’erezione è più che favorita! Ma è tutto troppo bello per essere vero e qualche voce comincia a girare contro queste teorie. Non sarà che si tratta di una bufala bella e buona, messa in circolo per favorire i “clic” al blog personale della dottoressa? I dubbi vengono, soprattutto quando si legge che la birra Guinness (la marca in bella mostra!) è ricca di proteine e aiuta a fortificare il sistema immunitario e lo stomaco, favorendo in tal modo una salute -anche sessuale- senza pari. L’insistenza sul nome della birra fa venire il dubbio che sia tutta una trovata pubblicitaria… ci saremo cascati anche noi? (Articolo del 3 novembre a cura di: Grazia Musumeci)

Alimenti e rischio cancro: dopo la carne sotto esame il caffè..


Dopo la carne rossa, a maggio sarà la volta del caffè. C'è anche la nera bevanda calda tra le sostanze “sotto investigazione” da parte dello Iarc, l'agenzia dell'Oms per la ricerca sul cancro che nei giorni scorsi ha inserito le carni lavorate tra le sostanze «sicuramente cancerogene» e le carni rosse nel gruppo delle sostanze probabilmente cancerogene. Secondo il sito dell'agenzia le prossime monografie in programma riguarderanno una serie di sostanze chimiche usate nell'industria e poi, a fine maggio 2016, «il caffè e altre bevande calde».

Il primo meeting dello Iarc, previsto nella settimana tra il 2 e il 9 febbraio 2016, riguarderà un elenco preliminare di sette molecole tra cui una della classe dei bisfenoli, già conosciuti perché interferiscono con alcuni ormoni umani, la dimetilformammide, uno dei principali solventi usati nelle reazioni chimiche e l'idrazina, che fra i vari utilizzi ha anche quello di propellente per alcuni tipi di razzi.

Tra il 24 e il 31 maggio 2016 verrà affrontato invece dagli esperti dello Iarc il tema “Caffè, Mate e altre bevande molto calde”. Per questa monografia la fase di raccolta dati, in cui chiunque può segnalare studi scientifici riguardanti la cancerogenicità, si chiuderà il prossimo 22 aprile, mentre la ricerca degli esperti che faranno la valutazione si è chiusa lo scorso 25 settembre.

«Sarà il tipo di tostatura del caffè e l'effetto delle temperature elevate sulla bevanda ad essere vagliate dall'Agenzia per la ricerca sul Cancro dell'Organizzazione mondiale della sanità - ipotizza Antonio Moschetta, docente dell’Università di Bari e ricercatore della Associazione italiana per la ricerca sul cancro -. E non quindi le caratteristiche della pianta del caffè la sua composizione». «Il caffè è una bevanda meravigliosa che ha un ruolo positivo sul nostro metabolismo», spiega Moschetta. «Per questo credo che le valutazioni dell'Oms riguarderanno l'eventuale produzione di composti cancerogeni provenienti da tipo di tostatura o da temperature elevate. Ci sono studi in corso sull'argomento e saranno probabilmente questi dati a essere vagliati». (Fonte: il sole 24 ORE)

ALLARME Oms: i wurstel cancerogeni come il fumo ma anche le carni..


Oms (Organizzazione mondiale della sanità):  wurstel cancerogeni come il fumo ma anche le carni rosse, gli insaccati e tutte le carni in scatola e lavorate.
Salsicce e bistecche nella lista delle sostanze cancerogene? La notizia era iniziata a circolare venerdì sulla stampa britannica, costringendo lo IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, a precisare di non aver ancora diffuso alcun materiale a riguardo.
La conferma è arrivata oggi, con la nuova classificazione apparsa insieme alla pubblicazione sulla rivista The Lancet Oncology dei risultati cui è giunto il gruppo di scienziati che ha passato in rassegna oltre 800 studi condotti in vari continenti sul legame tra cancro e consumo di carne rossa, fresca e processata.

I lavorati industriali come le salsicce sono state classificate cancerogene per l’uomo – in particolare, il cancro del colon-retto e dello stomaco - e quindi inserite nel gruppo 1 (“sicuramente cancerogene per l’uomo”). In compagnia di asbesto, arsenico, alcol e sigarette, tanto per capirci.

Una bocciatura anche per la carne rossa fresca, lievemente meno pericolosa dei lavorati: «il gruppo di lavoro ha classificato la carne rossa come “probabile cancerogena per l’uomo” (gruppo 2A “probabili cancerogeni”)» si legge nel report.

«Nel fare questa valutazione, il gruppo di lavoro ha preso in considerazione tutti i dati rilevanti, inclusi quelli epidemiologici che mostrano un’associazione positiva tra il consumo di carne rossa e il cancro del colon, del pancreas e della prostata».

Al bando tutte le carni "lavorate".. Si chiamano “lavorate” tutte le carni conservate con conservanti chimici, affumicate, essicate o salate.

Ecco la lista dell'Oms sulle carni ritenute altamente cancerogene:
Carni in scatola, hot dogs, prosciutto: sono solo alcuni esempi di carni trattate, considerate cancerogene per l’uomo dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sono invece considerate “probabilmente cancerogene” le carni rosse: questa categoria, spiega l’Oms, «si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra».

LA PREVEDIBILE REAZIONE DELL’INDUSTRIA DELLA CARNE:
Immediata è stata la prevedibile reazione dell’industria della carne, che ha tentato di screditare i risultati del report di IARC prima ancora della loro pubblicazione. «La carne rossa e le carni lavorate sono tra le 940 sostanze che secondo lo IARC costituiscono un certo livello di “pericolosità” teorica. Solo una sostanza, nei pantaloni per lo yoga, non causerebbe il cancro secondo IARC» ha affermato venerdì in un comunicato stampa Barry Carpenter, presidente e amministratore delegato del Nord American Meat Institute (NAMI), i produttori di carne statunitensi. «Se questa è davvero la decisione di IARC, semplicemente non può essere applicata alla salute delle persone perché considera solo un pezzo del puzzle: il pericolo teorico. Rischi e benefici devono essere presi in considerazione insieme prima di dire alle persone con mangiare, bere, guidare, respirare o dove lavorare»

23 ottobre: Sanità, rischio rialzo dei ticket con il congelamento dell'Irpef...(Clicca x Leggere )


La prima mina sulla strada della manovra approvata dal governo Renzi è esplosa ieri. A farla detonare è stata la questione dei fondi per la sanità inseriti nella legge di Stabilità. Ma anche le parole del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha definito «un errore fatale» affidare la sanità ai governatori. Sergio Chiamparino, il presidente della Conferenza Stato-Regioni, ieri ha presentato a sorpresa le sue dimissioni da questo incarico.

La motivazione ufficiale è che, come governatore del Piemonte, deve affrontare la difficilissima situazione di bilancio, con un buco da 5,8 miliardi di euro che, sostiene Chiamparino, si è aperto per una norma mal scritta dal governo sulla contabilizzazione dei fondi messi a disposizione dallo Stato per pagare i debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche, e che nell'interpretazione della Corte dei Conti piemontese ha fatto aprire la voragine nel bilancio della Regione. Ma in realtà il malessere di Chiamparino sarebbe più profondo. Nelle settimane scorse aveva cercato una interlocuzione con Palazzo Chigi per arrivare ad un decreto Salva-Regioni, perché se la lettura dei magistrati contabili si fosse estesa a tutti i governatori italiani che hanno usato i fondi per rimborsare i debiti commerciali delle loro amministrazioni, il buco complessivo avrebbe superato i 20 miliardi. Questa interlocuzione, anche se alla fine Renzi avrebbe deciso di concedere a Chiamparino il decreto salva-Piemonte, sarebbe mancata anche sulla questione dei fondi della Sanità e sul blocco della leva fiscale per le Regioni.

I NUMERI
Nella manovra il governo ha fissato a 111 miliardi di euro le risorse del Fondo per la Salute, contro i 110 miliardi stanziati per quest'anno. Solo a luglio, però, ne aveva promessi 113. Ma anche sui 111 miliardi effettivamente resi disponibili nella legge di Stabilità, tra i governatori serpeggia più di un dubbio. Non è chiaro, per esempio, se nei soldi vadano ricompresi gli 800 milioni per i nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza. O i 400 milioni che servono per i contratti dei medici. Sorvolando sui 300 milioni necessari per finanziare il piano nazionale dei vaccini e i farmaci innovativi salva vita.

«Una risposta da parte del governo non è irrilevante per capire se questo miliardo in più messo in stabilità è sufficiente o no», ha detto Chiamparino. La questione ancora più delicata è quella del congelamento deciso all'ultimo minuto da Renzi di qualsiasi aumento per il 2016 delle tasse regionali, vale a dire le addizionali Irpef e Ires. Fino a due giorni fa sembrava che da questa misura dovessero rimanere escluse le Regioni che hanno in piedi un piano di rientro dal deficit sanitario. In tutto sono otto: il Lazio, l'Abruzzo, la Campania, il Molise, la Sicilia, la Calabria, la Puglia e, appunto, il Piemonte di Chiamparino.

Ma ieri, a sorpresa, si sarebbe valutato di impedire anche in queste Regioni gli aumenti. L'unica leva in questo caso che potrebbe essere azionata dai governatori per recuperare risorse necessarie per ripianare i conti, sarebbe l'aumento de ticket sanitari. La questione del resto è delicata. E ha a che fare anche con l'autonomia delle Regioni. Lo stesso Chiamparino aveva aveva provato a correggere Renzi, spiegando che ad un blocco delle addizionali non si poteva arrivare. (di Andrea Bassi)

Tumori infantili, Facebook si colora (con i cartoni animati) per la prevenzione..


In occasione della settimana della lotta contro i tumori infantili sul social network Facebook parte una campagna di sensibilizzazione per questa importante causa: le immagini del profilo degli utenti si trasformano in quelle dei nostri eroi d’infanzia. Proprio in questi giorni sta spopolando sul social network Facebook un’iniziativa di sensibilizzazione in occasione della settimana della lotta contro i tumori infantili che consiste nel cambiare la propria immagine del profilo per 24 ore inserendone una con uno dei nostri eroi d’infanzia che più ci rappresenta.

Vi sarà infatti capitato in questi giorni di curiosare tra i profili dei vostri amici e di notare che la loro bacheca è stata “animata” dal volto di un personaggio dei cartoni animati. La campagna di sensibilizzazione è diventata immediatamente virale e tra i suoi scopi ha quello, importantissimo, di stimolare la prevenzione verso i tumori infantili, unica arma di difesa per questo tipo di malattia.La catena che ha immediatamente cominciato a “girare” su Facebook contiene il seguente messaggio :

“La tua missione è cambiare la tua foto del profilo per 24 ore con il personaggio che ti ho assegnato, dopo scrivi sulla tua bacheca “Voglio riempire Facebook con i personaggi dei cartoni animati, per la settimana della lotta contro i tumori infantili” Se mi dai un “mi piace” ti assegnerò un personaggio. Per te ho scelto…”

In sintesi, non siamo noi a scegliere il personaggio da inserire come immagine del profilo, ma esprimiamo la nostra solidarietà cliccando su “mi piace” alla foto di un nostro amico che sceglierà per noi un eroe dei cartoni e così via.

Accanto all’entusiasmo di chi ha immediatamente aderito a questa campagna con la convinzione di esprimere la propria solidarietà verso una causa delicatissima c’è anche chi si è dichiarato contrario a questa iniziativa additandola come “troppo banale” per lo spessore della tematica affrontata.

Dalla maggior parte di coloro che hanno modificato in questi giorni la propria immagine del profilo questa iniziativa è stata concepita come “Un’occasione per tornare a sentirsi bambini, per ricordare quell’età in cui tutto ciò che ci circonda, anche la malattia, sono pieni di colore” pertanto l’invito a colorare la propria bacheca è rivolto a tutti i lettori.

Arriva in anticipo l'influenza 2015, che pare sarà molto virulenta..


Primo caso d'influenza a Bologna questa mattina 13 ottobre, si tratta del virus A/H3 della nuova influenza stagionale che è stato isolato al Policlinico Sant'Orsola di Bologna. A manifestare i primi sintomi una donna anziana prontamente ricoverata in geriatria al Policlinico, le sue condizioni pare siano in miglioramento. L'influenza arriva allora in anticipo rispetto all'epidemia stagionale prevista per fine novembre. L'influenza di quest'anno comincia a far paura, il virus A/H3 comunque rientra in una filiera di virus noti da tempo, anche se la sua caratterizzazione più precisa è attualmente in corso. Insomma c'è poco da stare allegri, anche perchè pare che questo ceppo d'influenza sia abbastanza virulento e contagioso. State in guardia dunque.

Allerta nei supermercati Coop, ritirato prodotto potenzialmente mortale...


Scattata l'allerta nei supermercati Coop. La cooperativa ha annunciato il ritiro dagli scaffali del prodotto gastronomico “Girellone farcito” con le olive, della marca Il Forteto.
Nel prodotto potrebbe, infatti, essere presente la Listeria Monocytogens, un pericoloso batterio che cresce in un range di temperatura molto ampio (tra i + 3 °C e i 45 °C) con un optimum tra i 30 °C e i 38 °C, ma che presenta buona resistenza anche ad altre temperature, caratteristica che lo rende un potenziale contaminante di alimenti, anche se conservati in frigorifero.

La Listeria Monocytogens è responsabile della listeriosi una malattia che nei neonati potrebbe rivelarsi anche mortale. Per gli adulti invece i sintomi sono quelli a un'influenza, ma può provocare setticemia, meningite purulenta e l'aborto nelle donne in gravidanza.

Il lotto interessato è il 40115 con scadenza il 14/10/2015, venduto nel solamente nel Lazio, in Toscana, Umbria e Campania. Nel caso in cui qualcuno dovesse avere in casa il prodotto deve riportarlo al supermercato in cui è stato acquistato. Per ogni ulteriore informazione è possibile chiamare il numero 0555370574. (Fonte: IlMessaggero.it)

È arrivato in Italia il nuovo farmaco che combatte il diabete senza insulina


Presentata al XX Congresso nazionale dell'Amd, la molecola controlla la glicemia grazie alla diuresi, eliminando fino a 120 grammi di zucchero al giorno.

In Italia sta per essere messo in commercio un nuovo farmaco contro il diabete di tipo 2 nei pazienti adulti che non richiede insulina per agire, il canagliflozin. La molecola, che va assunta per via orale, è stata presentata a Genova in occasione del XX congresso nazionale dell'Associazione medici diabetologi (Amd). Il grande vantaggio rispetto ad latri rimedi è la capacità di controllare la glicemia grazie alla diuresi, fino ad eliminare 120 grammi di zucchero al giorno, pari a circa 30 zollette.

Contro diabete, chili di troppo e pressione alta - Senza superare un dosaggio giornaliero massimo di 300 milligrammi, il cosiddetto canagliflozin favorisce la diuresi e si accompagna con effetti benefici come la riduzione del peso del paziente (4-5 chili in media) e la diminuzione della pressione. E il tutto senza il bisogno di punture o insulina. Il farmaco è stato già approvato e commercializzato negli Usa, dove è diventato il primo inibitore del sodio glucosio (SGLT2). In altre parole il canagliflozin blocca il riassorbimento del glucosio da parte del rene, abbassandone quindi i livelli nel sangue nelle persone affette da diabete.

La situazione italiana - In Italia sono sei milioni le persone colpite da diabete. "Il diabete è una pandemia enorme, la prevenzione resta la parola chiave e in caso di malattia va studiato un trattamento appropriato non solo farmacologico", ha detto il presidente dell'Amd, Antonio Ceriello. "Detto questo - aggiunge - dal 2000 assistiamo a un boom di nuovi farmaci, basti pensare che oggi sono allo studio 180 classi di molecole per la cura del diabete". (Fonte: TGCOM24)

Cellule staminali per curare la Sla: la sperimentazione è di un medico di Romano..


E' ancora troppo presto per poter parlare di una cura definitva contro la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ma certamente si tratta di un grande passo avanti nella lotta contro questa grave malattia neurodegenerativa: sono infatti positivi i risultati dei primi 18 trapianti di cellule staminali cerebrali su malati di Sla nell'ambito della sperimentazione condotta dal professor Angelo Vescovi, 53enne originario di Romano di Lombardia.

La fase I della sperimentazione (condotta su pazienti italiani), giunta a conclusione, ha cioè dimostrato la sicurezza del trattamento. Ma non solo: è anche emerso un beneficio neurologico rispetto alla malattia in 3 pazienti. Dati preliminari che aprono la strada alla concreta speranza di poter arrivare in futuro ad una terapia risolutiva. La sperimentazione di fase I è mirata a dimostrare la sicurezza del trattamento, basato appunto sul trapianto di cellule staminali cerebrali umane prelevate da feti abortiti spontaneamente. In questo caso, non sono stati rilevati eventi avversi importanti legati al trapianto di cellule e alla metodologia chirurgica: la procedura dunque è sicura e si può andare avanti.

Si tratta di una sperimentazione all'avanguardia nell'ambito delle terapie avanzate con cellule staminali, condotta secondo la normativa internazionale vigente e in accordo con le regole EMA (European Medicine Agency), con cellule prodotte secondo lo stretto regime GMP (Good Manufacturing Practice) certificate dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). I risultati, ha commentato all'ANSA il responsabile della sperimentazione clinica Angelo Vescovi, professore di biologia cellulare all'università Bicocca di Milano e direttore scientifico dell'IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio, sono "eccellenti. Tuttavia è ancora presto per poter parlare di una 'cura' contro la Sla e sono necessarie ulteriori conferme".

I risultati positivi ottenuti consentono ora di passare alla fase II della sperimentazione, mirata a dimostrare l'efficacia del metodo per arrestare la malattia: partirà nel 2016, sempre in Italia, e sarà condotta su 70-80 pazienti.
Grande attesa, dunque, per la presentazione ufficiale dei risultati della prima fase del trial clinico, in programma a Roma il 29 settembre a Palazzo San Calisto. Un'attesa densa di speranze per i circa 3500 malati in Italia, mentre sono più di 1.000 le nuove diagnosi in un anno. (ANSA).

Efsa: Attenzione, ecco perchè fa male bere più di 4 tazzine di caffè al giorno..


Lo ha stabilito l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare nel primo studio condotto in Ue sulle conseguenze per la salute dell'assunzione di caffeina. I pericoli riguardano soprattutto le malattie di tipo cardiovascolare.

Bere più di 4 tazzine di caffè al giorno può essere pericoloso per la salute, soprattutto per le donne incinte e i giovani sotto i 18 anni. E' quanto ha stabilito l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel primo studio condotto in Ue sulle conseguenze per la salute dell'assunzione di caffeina. L'agenzia raccomanda quindi che vengano stabilite le dosi giornaliere massime oltre le quali l'assunzione di caffè diventa "a rischio". I pericoli riguardano soprattutto le malattie di tipo cardiovascolare.

Mai più di 400 milligrammi al giorno. Secondo l'Efsa, per un adulto la dose giornaliera per un consumo sicuro di caffeina è di 400 milligrammi. Considerando che una tazzina di espresso contiene dai 70 ai 100 milligrammi di caffeina, l'autorità europea fissa quindi a 4 il limite massimo di tazzine di caffè da bere al giorno. La dose massima raccomandata per le donne incinte è 200 milligrammi: oltre le due tazzine di caffè si rischia di danneggiare il feto. Per i bambini e gli adolescenti, invece, il consumo di caffeina non dovrebbe superare i 3 milligrammi per ogni chilogrammo di peso corporeo. L'Efsa ha precisato che, specialmente per i più piccoli, attenzione maggiore deve essere riposta nel consumo di bevande energetiche e bibite contenenti caffeina. "Il rischio per la salute non è enorme - ha detto il portavoce dell'Efa - ma c'è. Il messaggio principale è che i consumatori dovrebbero tenere conto delle diverse fonti di caffeina, oltre il caffè". E' la prima volta che i rischi connessi alla caffeina presente in fonti alimentari vengono valutati a livello europeo.

Cosa si nasconde in una tazza di caffè?
I paesi dove se ne beve troppo. In ben 7 dei 13 paesi europei presi in esame dall'Efsa, una parte della popolazione consuma più di 400 mg. A sorpresa, tra i più dipendenti da questa sostanza ci sono i danesi con il 33% degli adulti che ne bevono troppo, seguiti dai Paesi bassi (17,6%), dalla Germania, (14,6%), dalla Finlandia(13,4%), dal Belgio (10,4%), da Svezia (9%) e Francia (5,8%). Nel mondo il paese dove se ne consuma di più è la Finlandia, con una media di 12 chili a pro capite e l'Italia è al dodicesimo posto della classifica con 5,9 chili, dopo Svizzera, Danimarca, Austria. Va sempre considerato che quando si parla di questa sostanza non va solo valutata la tradizionale tazza di caffé, ma tutte le sostanze che contengono caffeina come, ad esempio, il thé, la coca-cola e le barrette di cioccolato.

Lo studio Usa. Sono numerose le ricerche scientifiche che nel tempo hanno preso in esame i benefici di questo alimento. Secondo uno studio della Harvard School of Public Health , il caffè fa bene, ma è l’organismo di ciascuno che determina in base al proprio corredo genetico la quantità giusta di caffeina da assumere. La ricerca ha analizzato analizzando il Dna di 120mila persone hanno individuato 8 diverse mutazioni genetiche che predispongono alcuni a bere di più questa bibita di altre.

Secondo un'altra ricerca della stessa università di Harvard, le persone che consumano fra 2 e 4 tazzine al giorno hanno il 50% di possibilità in meno di avere una depressione grave rispetto alle altre. (Fonte: la Repubblica.it)

Il sesso rende felici? Si!.. ma solo se “lo famo strano” ...


Roma, 12 mag – Due anni fa uno studio americano condotto del sociologo Tim Wadsworth della University of Colorado Boulder (negli Stati Uniti) e pubblicato sulla rivista scientifica “Social Indicators Research” aveva svelato che il sesso rende felici solo se si pensa di farlo più degli altri perché il paragone con amici e conoscenti inciderebbe sull’autostima e sulla serenità: dai risultati è infatti emerso che chi dichiara di fare sesso 2-3 volte al mese, ma pensa che i suoi amici lo facciano ogni settimana, ha una probabilità minore del 14% di riportare un alto livello di felicità. Una sorta di competizione dunque, che spingerebbe le persone, senza distinzione di genere, ad indugiare nella carnalità più spesso che si può: per gli uomini sarebbe un modo per riaffermare la propria funzionalità e mascolinità, mentre per le donne una rassicurazione sull’essere desiderate.

Contrordine: un gruppo di esperti ricercatori e scienziati della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania hanno smentito, tramite la loro ricerca, anni di credenze popolari e luoghi comuni: fare troppo sesso rende infelici. La sperimentazione è stata pubblicata in questi giorni sulla rivista specializzata Journal of Economic Behavior & Organization. A quanto pare fare più sesso non corrisponde a essere più felici, anzi, dedicare molto tempo all’attività sessuale può avere un effetto boomerang e far ottenere l’effetto opposto. I ricercatori hanno coinvolto nello studio 64 coppie sposate di età compresa tra i 35 e i 65 anni d’età, che sono state poi divise in due gruppi: ad uno è stato richiesto di raddoppiare la propria vita sessuale, all’altro di proseguire nella propria routine. Il periodo di osservazione è durato circa dodici settimane. Durante questo periodo hanno sottoposto, ai soggetti coinvolti nell’analisi, un questionario online in base al quale hanno notato che nelle coppie a cui era stato richiesto di fare più sesso e darsi più da fare sotto le lenzuola, si registravano cali di desiderio tra i due partner e una preferenza a ridurre il numero degli amplessi. Questo perché l’incremento dell’attività sessuale ha in un certo senso compromesso la spontaneità, il romanticismo e il desiderio della coppia. Al contrario, le coppie che hanno continuato a consumare rapporti sessuali come d’abitudine, hanno mantenuto invariata l’attrazione reciproca.

«Il desiderio di avere rapporti sessuali diminuisce molto più velocemente una volta iniziato il sesso», ha dichiarato uno dei ricercatori che hanno condotto questa analisi Tamar Krishnamurti, del Dipartimento di Ingegneria e Politiche Pubbliche. La professoressa ha quindi continuato: «Invece di concentrarsi sull’aumento della frequenza dei rapporti sessuali, su ritmi tipici della prima fase del rapporto, le coppie potrebbero preferire la creazione di un ambiente che renda il sesso più divertente».

Predittivo forse Ivano, interpretato da Carlo Verdone in Viaggi di Nozze, quando si rivolgeva alla provocante moglie con: “Lo famo strano?”. A quanto pare, infatti, la quantità si rivelerebbe un fattore nettamente meno importante rispetto alla qualità: un rapporto ben consumato procurerebbe una soddisfazione nettamente maggiore rispetto al farlo spesso.

Insomma, spesso si crede erroneamente che per salvare una relazione sia necessario incrementare il tempo da dedicare al sesso, oggi sappiamo che questa non è una buona idea perché alla lunga si ha una flessione del desiderio e della passione. È consigliabile invece evitare il lato meccanico del rapporto sessuale spendendo più tempo nella ricerca di ambienti e situazioni maggiormente stuzzicanti e appetibili dal punto di vista sessuale.

Li mangiamo ogni giorno ignorando che siano tossici: ecco gli 8 alimenti più pericolosi...


Li teniamo in cucina, sono buoni e ne consumiamo spesso. Sono i cibi, che possono anche risultare pericolosi, se non mortali. Non si tratta di contaminazioni esterne, come spesso si legge o si sente dai vari notiziari. Si tratta della tossicità propria che hanno determinati alimenti. Tutti comuni. Abbastanza frequenti nelle nostre cucine. Ecco perché bisogna fare attenzione a cosa mangiamo, come lo conserviamo e – come nel caso dei funghi – cosa cogliamo. E’ ovvio che i vari alimenti descritti non sono da evitare. E che la loro tossicità, in vari casi, è infima. Ma per dovere d’informazione, è bene conoscere i potenziali veleni che possono intaccare il nostro organismo. Andiamo dunque a elencare gli otto alimenti, dai meno tossici, ai più tossici.

Mele. Da non credere ma è così. Il loro livello di tossicità è comunque irrisorio. Se evitiamo i semi, nullo. A ogni modo, nei semini della mela è contenuta una piccolissima dose di cianuro.

Pomodori. Di sicuro tra i frutti più salutari in assoluto, a patto che siano maturi. Nel pomodoro è infatti contenuta la tomatina. Sostanza dalla tossicità piuttosto bassa. Più il pomodoro è maturo, più si abbassa il livello di tomatina. Da evitare assolutamente i pomodori acerbi, che presentano livelli della sostanza da 90 a 300 mg per kg. Quelli il cui raccolto è previsto per la vendita al supermercato vanno di solito da 20 a 30 mg per kg. Se siete voi a coglierli perché avete la pianta, allora potete prenderli quando sono belli maturi. In quel caso i livelli sono davvero irrisori: 1 a 5 mg per kg. Alcuni le usano per insaporire, meglio evitare o non esagerare: anche la foglia della pianta di pomodoro è tossica.

Rabarbaro. Non gradito a tutti, comunque ottimo sotto forma di torta. La pianta in sé non è minimamente pericolosa. Solo togliete bene tutte le foglie. Queste contengono infatti acido ossalico, che può avere ripercussioni sulle funzioni renali.

Ciliege. Frutti squisiti. Come si dice: una tira l’altra. Impossibile resistervi. Eppure l’insidia si nasconde anche in queste piccole delizie rosse. Il nocciolo andrebbe infatti sempre sputato, e mai deglutito. Questo perché contiene acido cianidrico, uno dei veleni più potenti al mondo. Se ingoiate un nocciolo per sbaglio, comunque, niente paura. Bisognerebbe comunque ingerire notevoli quantità di semi di ciliegia. E gli stessi dovrebbero essere danneggiati, per esempio attraverso la masticazione. Derivati del malefico acido cianidrico si possono riscontrare anche in altri tipi di seme o piante, fate attenzione a: le radici di manioca, i noccioli delle pesche, delle albicocche, delle prugne, delle ciliegie, le foglie e la corteccia del sambuco, le piante di ortensia.

Patate. La regina della cucina. Il famoso tubero che ci ha pressoché salvati durante i tempi di guerra. Eppure non priva di insidie. Soprattutto se conservata male. Le parti che presentano più tossine, sono quelle che non vengono comunque utilizzate. Si tratta del fiore, dei germogli e del fusto. Ma anche il tubero in sé può risultare tossico, poiché presenta la solanina. Sebbene a basse dosi. La sostanza è concentrata soprattutto nella buccia, ecco perché è sempre meglio toglierla. In ogni caso un’elevata presenza della sostanza tossica viene subito rivelata, poiché conferisce alla patata un gusto amaro. Vanno inoltre evitate le patate verdi, quindi esposte al sole. Il tubero va sempre e comunque conservato in luogo asciutto e buio. Se la patata evidenzia anche solo una piccola parte verde, gettatela. Non mangiatela assolutamente, poiché sareste esposti a un elevato rischio di intossicazione. Il livello di solanina nel tubero inverdito arriva a raggiungere anche i 100mg per 100g. E non viene eliminata attraverso la cottura. Per degradare la solanina dovreste cuocere la patata a oltre 243°C. In caso di ingestione della solanina, non si muore comunque. Ma si rischiano emorragie, specie alla retina.

Mandorle amare. Squisite, ma possono anche essere fatali. Prima di finire sui banconi dei supermercati, i deliziosi frutti devono subire un lungo processo di lavorazione per eliminare l’acido cianidrico. Le mandorle possono infatti contenere dai 4 ai 9 mg di questo veleno. Insomma mangiatele ma con precauzione.

Noce moscata. Anche la spezia spesso usata in cucina è tossica. Con circa 5 grammi di noce moscata si può incorrere in convulsioni. Se si assumono dagli 8 grammi in su, si rischiano deliri allucinatori.

Funghi. Abbastanza palese, eppure ogni anno qualcuno muore o sta molto male per intossicazione da funghi. Insomma, se non conoscete bene il fungo lasciatelo dove si trova. In caso di dubbio, rivolgetevi a un micologo.

Pagare 300 euro al mese per un farmaco salvavita.. Vergognoso...


Dal 16 aprile chi ha subìto un trapianto dovrà pagare un ticket tra i 31 e gli 85 euro per ritirare i farmaci per prevenire il rigetto dell'organo trapiantato. "Una spesa insostenibile per le famiglie e una scelta senza senso" spiegano dall'Aned, l'associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto.
"Mediamente un trapiantanto che prende una terapia giornaliera di circa 200 milligrammi al giorno: questo significa che al mese sborserebbe tra i 250 e 300 euro - ci spiega la telefono la dottoressa Valentina Paris, medico e presidente della onlus - Pensi solo che i trapiantati di rene nel nostro Paese sono 22mila. Ci stanno arrivando segnalazioni stanno arrivando da tutta Italia".

Il farmaco in questione si chiama "Sandimmum Neoral" e a seguito della determina dell’Aifa 533/2015, dal 16 aprile può essere ritirato nelle farmacie italiane solo a pagamento. Un farmaco salvavita per eccellenza, perché chi subisce un trapianto il rigetto non lo può evitare, ma solo sedarlo attraverso questo farmaco: "Come può essere che questa nota venga emessa dalla sera al mattino, senza avvisare gli operatori sanitari? Tutto questo ha creato una gran confusione tra i malati" continua Paris.

Dopo che un nuovo organo viene trapiantato nel nostro organismo, la prima reazione del nostro corpo è quella di "rigettarlo" e attaccarlo, come avviene con ogni ospite esterno che si introduce: la ciclosporina (la molecola alla base del Sandimmum Neoral) evita che il nostro corpo abbia questa reazione. Insomma chi ha subìto un trapianto non può fare a meno di questi farmaci, che dovrebbero essere garantiti dal sistema sanitario nazionale. "E' mancato ciò che è o dovrebbe essere il fondamento dell’etica e del buonsenso, quello di informare gli specialisti medici che dovrebbero controllare la conversione dal farmaco originale al generico, in modo da evitare qualsiasi problema legato a questa delicata manovra terapeutica" spiega Francesco Niglio, delegato di Aned.

Per tutte queste ragioni l'associazione ha lanciato un petizione sul sito --change.org-- in cui si chiede agli utenti di firmare per fermare il ticket sul farmaco salvavita. Inoltre l'onlus ha già scritto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin: Signora Ministro ci rivolgiamo a Lei per chiedere che ai pazienti trapiantati venga concesso di continuare, con la dovuta serenità, una terapia salvavita che ha ampiamente garantito un elevato benefico senza creare sperequazione e nocumento economico ai tanti pazienti trapiantati. Le chiediamo, inoltre, che la scelta di passare dal farmaco brand al farmaco generico non sia occultamente imposta ma mediata dagli specialisti che quotidianamente seguono tutti i trapiantati d’organo italiani.

Adesso la palla passa al ministero della Salute: "Intanto come Aned abbiamo inviato tutti assessori scongiurare questa situazione, perché davvero non sappiamo come andrebbe a finire. Sono sicura che la ministra Lorenzin abbia la situazione in mano. Ma finché dal ministero non arrivano certezze noi andremo avanti. Il rischio folle è che i malati che non possono permettersi di pagare semplicemente perdano la vita" conclude la dottoressa Paris.

Dai germogli di una verdura una nuova cura contro il cancro: La ‘chemio verde’...


Philadelphia, 20 aprile - Dai germogli di broccolo la "chemio verde" contro cancro testa-collo. L'estratto di germogli di broccolo potrebbe offrire protezione contro il cancro della testa e del collo.

Almeno questo quanto emerso da uno studio condotto sui topi da un gruppo di ricercatori dell'University of Pittsburgh Cancer Institute, presentato in occasione del meeting annuale dell'American Association for Cancer Research a Philadelphia. "Le persone guarite dal cancro della testa e del collo hanno ancora un rischio molto elevato di sviluppare un secondo tumore nella bocca o nella gola, e, purtroppo, questi secondi tumori sono generalmente fatali", ha detto Julie Bauman, che ha coordinato lo studio. "Quindi stiamo sviluppando - ha continuato - una molecola naturale che si trova nelle verdure crocifere per proteggere il rivestimento orale in cui si formano questi tumori. Studi precedenti, molti dei quali condotti su larga scala in Cina, hanno dimostrato che le verdure crocifere (broccoli, cavolo e crescione) hanno un'alta concentrazione di sulforafano, una molecola naturale che contribuisce a ridurre gli effetti dei cancerogeni ambientali. I ricercatori hanno cosi' testato il sulforafano in laboratorio. Per diversi mesi, gli studiosi hanno somministrato la sostanza a topi predisposti al cancro orale e hanno scoperto che ha ridotto significativamente l'incidenza e il numero di tumori. Successivamente gli scienziati hanno trattato 10 volontari sani con un succo di frutta miscelato con estratto di germogli di broccolo, ricco di sulforafano. I volontari non hanno riportato effetti negativi e sono state rilevate modifiche benefiche nel rivestimento della bocca, il che significa che la sostanza e' stata assorbita direttamente dal tessuto a rischio. "Noi la chiamiamo 'chemioprevenzione verde', in cui vengono preparati semplici semi o estratti di piante per prevenire la malattia", ha detto Bauman. Secondo i ricercatori, questi risultati sono abbastanza convincenti da richiedere una sperimentazione clinica in cui verranno reclutati 40 volontari curati dal cancro della testa e del collo.

Bimba di tre anni ibernata in attesa di nuove cure...


E’ la più giovane persona mai trattata. Con i suoi tre anni una bimba thailandese, affetta da tumore al cervello, è stata ibernata in attesa di nuove cure.

I genitori di Matheryn Naovaratpong hanno preso la decisione lo scorso gennaio, riferisce il sito della Alcor, il centro dell’Arizona che ha seguito il caso.

Matheryn aveva un ependiloblastoma, un tumore molto raro che colpisce i giovanissimi, che nonostante le cure aggressive, con oltre 12 interventi e decine di cicli di radio e chemioterapia, era arrivato a interessare l’80 per cento dell’emisfero sinistro.

“Quando è diventato chiaro che Matheryn aveva solo pochi mesi di vita, visto l’attuale livello delle cure mediche insufficiente a tenerla in vita – si legge nel comunicato dell’azienda, per cui la bimba è la paziente numero 134 e la prima proveniente dall’Asia – i genitori hanno completato tutti gli step per la sua criopreservazione, inclusa la crioprotezione del cervello”.

La pratica di farsi ibernare sta diventando sempre più popolare negli ultimi anni nonostante gli alti costi, che possono superare i 200mila dollari (185mila euro). Al momento la pratica è una “scommessa”, visto che non ci sono dati scientifici sull’effettiva possibilità di risvegliare i corpi ibernati.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...