Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
Cento anni...
Cento anni.
Un secolo.
Quando muore una persona che ha vissuto per così tanti anni, ci si dá pace più facilmente. Ai funerali quasi nessuno piange. Forse lo fanno solo i figli anziani sopravvissuti a loro volta alle loro traversie di vita. Qualcuno si soffia il naso, qualche altro azzarda occhi lucidi, ma nelle parole sussurrate di tutti c’é sempre la consolazione che chi non c’é più, ha vissuto moltissimo e la sua morte è nella logica delle cose. E questa logica consola.
Proprio ieri ero al funerale della mia zia centenaria. Capita che nelle famiglia ci sa un “primo” in qualcosa; il primo figlio laureato, la prima figlia suora, il primo cugino onorevole, il primo nipote americano… Bene. Io ho avuto la mia prima zia centenaria, brillante, come sempre, anche il giorno del suo centesimo compleanno e poi ammalata e costretta a non vedere la sua centounesima candelina. E così ieri ero al suo funerale. Noi, le ragazze di una volta, figlie e nipoti, ormai signore anziane, ci siamo ritrovate per il rito di commiato. Le figlie piangevano piano, le nipoti erano commosse. Ma cento anni, si sa, sono cento. E così diventiamo timorosi di esprimere sentimenti… Con tutti i bambini e i giovani che muoiono, con tutte le madri e i padri che muoiono, come si fa a piangere per un’anziana zia che ha vissuto moltissimo, molto più di tanti altri che lasciano le loro famiglie troppo presto?
A questo pensavo perfino io fino a ieri, fino a quando sono tornata a casa, fino a quando mi sono seduta davanti alla mia tazza di té pomeridiano e nel silenzio della casa ho cominciato a ripensare a quanto la mia zietta ha inciso nella mia vita. Lei … che mi ha regalato il mio primo giradischi personale e il mio primo 45 giri di Elvis, quel Love me tender che è ancora lì nel cassetto in cui conservo parecchi ricordi musicali suonati e risuonati in quei pomeriggi di sabato della mia adolescenza in cui, sconsolata, mi annoiavo a morte pensando al bel Maurizio, il ragazzino che mi aveva strappato il cuore e che era innamorato di tutte le altre ragazzine che non ero io… Lei … che ballava il woogie, il valzer e il tango con uguale energia e abilità e che amava l’arte, la pittura, le cose belle, l’armonia dei colori e delle forme… Lei … che lavorava moltissimo ed era quotatissima nella sua professione, quel lavoro di commercialista che le dava da vivere, che esercitava con meticolosa precisione e che faceva da contraltare alle sue notti insonni in cui sferruzzava e ricamava. Grazie a lei ho amato il lavoro e la manualità e ancora adesso nei miei momenti liberi amo cucire e lavorare a maglia. Grazie a lei ho imparato ad apprezzare il silenzio della casa di notte, quando, libera dai miei altri impegni familiari, potevo e posso fare ciò che volevo e voglio, senza intralcio alcuno. Lei… che decorava con passione gli alberi di Natale e che aveva sempre un regalo per tutti. Lei…che aveva un profumo unico nei suoi abbracci, nei vestiti, in tutto ciò che la circondava e che mi ha regalato il mio primo portacipria con il coperchio di smalto blu che per anni ha viaggiato con me nelle mie borse dovunque andassi.
E quegli anni avventurosi di guerra e di guerra civile e quel suo racconto di fuga per mettersi in salvo con la sua piccolina e quell’anello venduto, senza pensare due volte, alla borsa nera in cambio di una scatola di latte condensato e la sua dignità di madre e di donna, difesa e testimoniata per tutta la vita con splendida integrità morale e personale… E il suo gusto nel vestire, la sua figura slanciata ed elegante, il suo passo lungo e veloce, il suo sorriso, la sua onestà…
Davanti alla mia tazza di té di ieri pomeriggio, ho ritrovato molto ció che sono e che ho cercato di diventare grazie a lei, al suo esempio, alla sua dedizione a ideali e principi vissuti e sentiti. Cento anni e sette mesi senza venire mai meno a se stessa. Forse questo è il senso di una bella vita lunga, del groppo in gola che mi sento e del sorriso che attraversa la mia mente quando penso a lei. (Anna)
(Posted by Beppe Tardito on 07/04/2022)
Un secolo.
Quando muore una persona che ha vissuto per così tanti anni, ci si dá pace più facilmente. Ai funerali quasi nessuno piange. Forse lo fanno solo i figli anziani sopravvissuti a loro volta alle loro traversie di vita. Qualcuno si soffia il naso, qualche altro azzarda occhi lucidi, ma nelle parole sussurrate di tutti c’é sempre la consolazione che chi non c’é più, ha vissuto moltissimo e la sua morte è nella logica delle cose. E questa logica consola.
Proprio ieri ero al funerale della mia zia centenaria. Capita che nelle famiglia ci sa un “primo” in qualcosa; il primo figlio laureato, la prima figlia suora, il primo cugino onorevole, il primo nipote americano… Bene. Io ho avuto la mia prima zia centenaria, brillante, come sempre, anche il giorno del suo centesimo compleanno e poi ammalata e costretta a non vedere la sua centounesima candelina. E così ieri ero al suo funerale. Noi, le ragazze di una volta, figlie e nipoti, ormai signore anziane, ci siamo ritrovate per il rito di commiato. Le figlie piangevano piano, le nipoti erano commosse. Ma cento anni, si sa, sono cento. E così diventiamo timorosi di esprimere sentimenti… Con tutti i bambini e i giovani che muoiono, con tutte le madri e i padri che muoiono, come si fa a piangere per un’anziana zia che ha vissuto moltissimo, molto più di tanti altri che lasciano le loro famiglie troppo presto?
A questo pensavo perfino io fino a ieri, fino a quando sono tornata a casa, fino a quando mi sono seduta davanti alla mia tazza di té pomeridiano e nel silenzio della casa ho cominciato a ripensare a quanto la mia zietta ha inciso nella mia vita. Lei … che mi ha regalato il mio primo giradischi personale e il mio primo 45 giri di Elvis, quel Love me tender che è ancora lì nel cassetto in cui conservo parecchi ricordi musicali suonati e risuonati in quei pomeriggi di sabato della mia adolescenza in cui, sconsolata, mi annoiavo a morte pensando al bel Maurizio, il ragazzino che mi aveva strappato il cuore e che era innamorato di tutte le altre ragazzine che non ero io… Lei … che ballava il woogie, il valzer e il tango con uguale energia e abilità e che amava l’arte, la pittura, le cose belle, l’armonia dei colori e delle forme… Lei … che lavorava moltissimo ed era quotatissima nella sua professione, quel lavoro di commercialista che le dava da vivere, che esercitava con meticolosa precisione e che faceva da contraltare alle sue notti insonni in cui sferruzzava e ricamava. Grazie a lei ho amato il lavoro e la manualità e ancora adesso nei miei momenti liberi amo cucire e lavorare a maglia. Grazie a lei ho imparato ad apprezzare il silenzio della casa di notte, quando, libera dai miei altri impegni familiari, potevo e posso fare ciò che volevo e voglio, senza intralcio alcuno. Lei… che decorava con passione gli alberi di Natale e che aveva sempre un regalo per tutti. Lei…che aveva un profumo unico nei suoi abbracci, nei vestiti, in tutto ciò che la circondava e che mi ha regalato il mio primo portacipria con il coperchio di smalto blu che per anni ha viaggiato con me nelle mie borse dovunque andassi.
E quegli anni avventurosi di guerra e di guerra civile e quel suo racconto di fuga per mettersi in salvo con la sua piccolina e quell’anello venduto, senza pensare due volte, alla borsa nera in cambio di una scatola di latte condensato e la sua dignità di madre e di donna, difesa e testimoniata per tutta la vita con splendida integrità morale e personale… E il suo gusto nel vestire, la sua figura slanciata ed elegante, il suo passo lungo e veloce, il suo sorriso, la sua onestà…
Davanti alla mia tazza di té di ieri pomeriggio, ho ritrovato molto ció che sono e che ho cercato di diventare grazie a lei, al suo esempio, alla sua dedizione a ideali e principi vissuti e sentiti. Cento anni e sette mesi senza venire mai meno a se stessa. Forse questo è il senso di una bella vita lunga, del groppo in gola che mi sento e del sorriso che attraversa la mia mente quando penso a lei. (Anna)
(Posted by Beppe Tardito on 07/04/2022)
Sono stanca...
Ciao a tuttie/i, sono Stanca e ho 26 anni.
Guardo le altre ragazze e le invidio, per il loro corpo.
Invidio quel seno così prosperoso.
Invidio quei glutei così importanti, ma sodi.
Invidio quegli addominali scolpiti.
Invidio quelle braccia toniche.
Guardo il mio corpo e mi sento in colpa. È vero, ho anche io le braccia toniche. Ed è vero anche che ho dei bei glutei sodi. Ci mancherebbe con tutto il movimento che faccio.
Le tette no. Quelle anche con tutto lo sport del mondo non crescono. Ma fa lo stesso. Mica siamo tutte delle clessidre.
Eppure non ce la faccio. Su di me tutto questo non va bene. Quella non posso essere io. Io sono magra. Scheletrica. Almeno così sono nella mia mente. Guardo le altre ragazze troppo magre e non le invidio. Ma io devo essere magra. Tonica, certamente, ma magra soprattutto. Il mio corpo deve nascondersi, perdersi, a malapena intravedersi in dei pantaloni attillati taglia 38. Non voglio essere bella. Devo essere nascosta. Così Marco non potrà più dire che ho un sedere grande. Se sono magra, Davide non mi può dire che mangio troppo. Se peso poco poco, anche le mie guance saranno magre. Se divento trasparente, Federico non mi può dire che sono ingrassata. Non mi può vedere. Se divento magra, magra, magra, nessuno mi può criticare perché nessuno mi vede. Sono Stanca... (Anemone)
Eppure non ce la faccio. Su di me tutto questo non va bene. Quella non posso essere io. Io sono magra. Scheletrica. Almeno così sono nella mia mente. Guardo le altre ragazze troppo magre e non le invidio. Ma io devo essere magra. Tonica, certamente, ma magra soprattutto. Il mio corpo deve nascondersi, perdersi, a malapena intravedersi in dei pantaloni attillati taglia 38. Non voglio essere bella. Devo essere nascosta. Così Marco non potrà più dire che ho un sedere grande. Se sono magra, Davide non mi può dire che mangio troppo. Se peso poco poco, anche le mie guance saranno magre. Se divento trasparente, Federico non mi può dire che sono ingrassata. Non mi può vedere. Se divento magra, magra, magra, nessuno mi può criticare perché nessuno mi vede. Sono Stanca... (Anemone)
Ci sono donne difficili da amare. Donne che ti....
Ci sono donne difficili da amare.
Donne che ti entrano dentro con un solo sguardo e non se ne vanno più.
Donne che vorresti evitare perché amarle significherebbe mettere in discussione te stesso.
Donne che non parlano ma ti dicono un'infinità di parole.
Donne che in un attimo sono dolcezza, caparbietà, sensualità, odio, amore, quotidianità, meraviglia e tutto quello che cerchi.
Donne magari non bellissime ma diventano affascinanti se vedi le loro anime.
Donne che ridono, sempre e comunque, ma non per questo sono senza cervello.
Donne che non parlano quando le ferisci, accusano il colpo, ti guardano mentre muoiono dentro.
Donne che vorrebbero un abbraccio ma non chiedono nulla.
Donne che sono, ma si sentono nulla.
Donne che vedi forti, spavalde, arroganti perché la loro debolezza la nascondono a tutti, soprattutto a loro stesse.
Donne che amano con il cuore, con la mente e con l'anima.
Angeli caduti per sbaglio sulla terra che non riescono più a tornare indietro. ❤️
Di:Claudia Morzenti
(Posted by Beppe Tardito on 06/04/2022)
Donne che ti entrano dentro con un solo sguardo e non se ne vanno più.
Donne che vorresti evitare perché amarle significherebbe mettere in discussione te stesso.
Donne che non parlano ma ti dicono un'infinità di parole.
Donne che in un attimo sono dolcezza, caparbietà, sensualità, odio, amore, quotidianità, meraviglia e tutto quello che cerchi.
Donne magari non bellissime ma diventano affascinanti se vedi le loro anime.
Donne che ridono, sempre e comunque, ma non per questo sono senza cervello.
Donne che non parlano quando le ferisci, accusano il colpo, ti guardano mentre muoiono dentro.
Donne che vorrebbero un abbraccio ma non chiedono nulla.
Donne che sono, ma si sentono nulla.
Donne che vedi forti, spavalde, arroganti perché la loro debolezza la nascondono a tutti, soprattutto a loro stesse.
Donne che amano con il cuore, con la mente e con l'anima.
Angeli caduti per sbaglio sulla terra che non riescono più a tornare indietro. ❤️
Di:Claudia Morzenti
(Posted by Beppe Tardito on 06/04/2022)
A volte piango perché sono stanca di essere forte...
Concediamoci ogni tanto questa licenza per sfogarci e per recuperare il contatto con noi stessi. Non vuol dire essere deboli, ma capire i nostri limiti e le nostre capacità.
A volte siamo esausti, abbiamo raggiunto il limite delle nostre forze e abbiamo bisogno di lasciarci andare. Piangere non significa arrendersi e tanto meno è un segno di debolezza.
A volte non abbiamo altra scelta che ricorrere a questo sfogo perché siamo stanchi. Stanchi di essere forti. Perché la vita ci sta chiedendo troppo e le persone intorno a noi non sempre vedono tutto quello che stiamo facendo senza chiedere niente in cambio.
Non portate il peso del mondo sulle vostre spalle. Caricate solo ciò che è davvero essenziale per voi e non dimenticate mai che il vostro cuore ha bisogno di uno spazio privilegiato per voi stessi. E se avete bisogno di piangere, fatelo, perché anche i forti se lo possono permettere.
Non possiamo essere sempre forti. Forse anche voi siete stati educati all’idea che le lacrime devono essere “trattenute”, che la vita è difficile per tutti e piangere non serve a niente. Questa idea, a lungo andare, può essere dannosa a livello emotivo.
Spesso reprimiamo il pianto cercando di nascondere quello che proviamo e lasciando credere, sotto false apparenze, che tutto vada bene.Sforzarsi di sembrare “normali”, nascondere sentimenti e problemi, finirà non solo per tacere le vostre emozioni di fronte agli altri, ma anche a voi stessi.Le emozioni soffocate sono problemi non affrontati. Un problema non gestito è un’emozione che finisce per essere somatizzata sotto forma di mal di testa, stanchezza, tensione muscolare, nausea e problemi digestivi.Vi consigliamo di leggere: Ecco come le nostre emozioni causano il mal di schienaNon si può essere sempre forti, così come non si può nascondere disagio o tristezza per tutta la vita. Non è sano né igienico. È importante concedersi qualche istante di sfogo in cui le lacrime agiscono come autentico anti stress.
Piangere è una cura.Le lacrime sono uno sfogo, rappresentano il primo passo verso il cambiamento. Piangere significa accettare le nostre emozioni e liberarle.Dopo il pianto, arriva la calma, ci sentiamo più rilassati, più capaci di vedere la realtà e di prendere decisioni.
La necessità di essere forti quando la vita ci chiede troppoSolo voi conoscete gli sforzi che vi hanno portati dove siete e se avete dovuto rinunciare a qualcosa per le persone che amate.
Tutto questo lo avete fatto come libera scelta, perché lo volevate, perché era giusto farlo; ma arriva sempre un momento in cui sembra che la vita, e ancora di più le persone che ci stanno intorno, non ci trattino con lo stesso riguardo.
Dobbiamo essere forti di fronte ad una società che non aiuta in ambito lavorativo o sociale. Mostrare forza di fronte ad una famiglia che non sempre è facile da tenere unita, genitori, fratelli o fidanzati che spesso non tengono conto delle nostre esigenze.E arrivano quei giorni in cui non ne potete più di essere forti, di farvi carico di tutto. Piangere diventa una necessità.
È importante stabilire un limite, far sì che la vita ci chieda solo quello che possiamo offrirleNessuno è in grado di dare più di quello che ha. È impossibile portare allegria e felicità in famiglia se in cambio non vi ripagano con lo stesso affetto.
La soluzione sta nell’equilibrio che ci serve per essere forti, per adempiere ai nostri impegni e per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti tenendo conto delle difficoltà.
Essere forti vuol dire, per prima cosa, stare bene con noi stessi. Coltivate la vostra crescita personale, ritagliate momenti solo per voi stessi, godete dei vostri affetti. Amate tutte le persone che vi stanno vicino e, soprattutto, voi stessi.Il più forte è chi sa amare e allo stesso tempo, amarsi. Non è un discorso diegoismo.Essere forti significa anche liberarci dai pesi che intralciano la nostra crescita, che attentano al nostro benessere e che ci fanno soffrire. Si sa, spesso fa male, ma è necessario smettere di dare priorità a chi non ci considera. Essere forti implica permettersi di essere “debole” di tanto in tanto. Che cosa vuol dire?
Avete tutto il diritto di dire che non ce la fate a reggere qualcosa, che una situazione è superiore alle vostre forze e che non potete assumere più responsabilità di quelle che già avete.Avete il diritto di dire che non ce la fate più, che avete bisogno di riposo.Avete diritto a ricevere rispetto, affetto e gratitudine. Chi ha bisogno di voi deve capire che anche voi avete bisogno di loro.E, naturalmente, avete tutto il diritto ad un momento di sfogo, di intimità, per passeggiare e pensare a voi stessi, piangere, dare ascolto ai vostri pensieri ed emozioni, prendere decisioni e andare avanti.
Perché la vita alla fine è questo. Percorrere la nostra strada rimanendo in equilibrio e cercando di stare bene dentro.
A volte siamo esausti, abbiamo raggiunto il limite delle nostre forze e abbiamo bisogno di lasciarci andare. Piangere non significa arrendersi e tanto meno è un segno di debolezza.
A volte non abbiamo altra scelta che ricorrere a questo sfogo perché siamo stanchi. Stanchi di essere forti. Perché la vita ci sta chiedendo troppo e le persone intorno a noi non sempre vedono tutto quello che stiamo facendo senza chiedere niente in cambio.
Non portate il peso del mondo sulle vostre spalle. Caricate solo ciò che è davvero essenziale per voi e non dimenticate mai che il vostro cuore ha bisogno di uno spazio privilegiato per voi stessi. E se avete bisogno di piangere, fatelo, perché anche i forti se lo possono permettere.
Non possiamo essere sempre forti. Forse anche voi siete stati educati all’idea che le lacrime devono essere “trattenute”, che la vita è difficile per tutti e piangere non serve a niente. Questa idea, a lungo andare, può essere dannosa a livello emotivo.
Spesso reprimiamo il pianto cercando di nascondere quello che proviamo e lasciando credere, sotto false apparenze, che tutto vada bene.Sforzarsi di sembrare “normali”, nascondere sentimenti e problemi, finirà non solo per tacere le vostre emozioni di fronte agli altri, ma anche a voi stessi.Le emozioni soffocate sono problemi non affrontati. Un problema non gestito è un’emozione che finisce per essere somatizzata sotto forma di mal di testa, stanchezza, tensione muscolare, nausea e problemi digestivi.Vi consigliamo di leggere: Ecco come le nostre emozioni causano il mal di schienaNon si può essere sempre forti, così come non si può nascondere disagio o tristezza per tutta la vita. Non è sano né igienico. È importante concedersi qualche istante di sfogo in cui le lacrime agiscono come autentico anti stress.
Piangere è una cura.Le lacrime sono uno sfogo, rappresentano il primo passo verso il cambiamento. Piangere significa accettare le nostre emozioni e liberarle.Dopo il pianto, arriva la calma, ci sentiamo più rilassati, più capaci di vedere la realtà e di prendere decisioni.
La necessità di essere forti quando la vita ci chiede troppoSolo voi conoscete gli sforzi che vi hanno portati dove siete e se avete dovuto rinunciare a qualcosa per le persone che amate.
Tutto questo lo avete fatto come libera scelta, perché lo volevate, perché era giusto farlo; ma arriva sempre un momento in cui sembra che la vita, e ancora di più le persone che ci stanno intorno, non ci trattino con lo stesso riguardo.
Dobbiamo essere forti di fronte ad una società che non aiuta in ambito lavorativo o sociale. Mostrare forza di fronte ad una famiglia che non sempre è facile da tenere unita, genitori, fratelli o fidanzati che spesso non tengono conto delle nostre esigenze.E arrivano quei giorni in cui non ne potete più di essere forti, di farvi carico di tutto. Piangere diventa una necessità.
È importante stabilire un limite, far sì che la vita ci chieda solo quello che possiamo offrirleNessuno è in grado di dare più di quello che ha. È impossibile portare allegria e felicità in famiglia se in cambio non vi ripagano con lo stesso affetto.
La soluzione sta nell’equilibrio che ci serve per essere forti, per adempiere ai nostri impegni e per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti tenendo conto delle difficoltà.
Essere forti vuol dire, per prima cosa, stare bene con noi stessi. Coltivate la vostra crescita personale, ritagliate momenti solo per voi stessi, godete dei vostri affetti. Amate tutte le persone che vi stanno vicino e, soprattutto, voi stessi.Il più forte è chi sa amare e allo stesso tempo, amarsi. Non è un discorso diegoismo.Essere forti significa anche liberarci dai pesi che intralciano la nostra crescita, che attentano al nostro benessere e che ci fanno soffrire. Si sa, spesso fa male, ma è necessario smettere di dare priorità a chi non ci considera. Essere forti implica permettersi di essere “debole” di tanto in tanto. Che cosa vuol dire?
Avete tutto il diritto di dire che non ce la fate a reggere qualcosa, che una situazione è superiore alle vostre forze e che non potete assumere più responsabilità di quelle che già avete.Avete il diritto di dire che non ce la fate più, che avete bisogno di riposo.Avete diritto a ricevere rispetto, affetto e gratitudine. Chi ha bisogno di voi deve capire che anche voi avete bisogno di loro.E, naturalmente, avete tutto il diritto ad un momento di sfogo, di intimità, per passeggiare e pensare a voi stessi, piangere, dare ascolto ai vostri pensieri ed emozioni, prendere decisioni e andare avanti.
Perché la vita alla fine è questo. Percorrere la nostra strada rimanendo in equilibrio e cercando di stare bene dentro.
Ucraina-Russia, le news di oggi dalla guerra.
Ucraina-Russia, le news di oggi dalla guerra. A Bucha ritrovata stanza per la tortura. La Ue: "Truppe russe sole responsabili". Macron: "Ora nuove sanzioni"
Kiev fa sapere che a Bucha è stata ritrovata una stanza usata per torturare i civili e fonti ucraine rivelano chi comandava le truppe russe nei giorni della strage. Il Cremlino nega l'uccisione di civili; Zelensky parla di genocidio, ma conferma che continuerà nonostante l'accaduto a cercare il negoziato. Nella notte esplosioni a Odessa e Kherson, mentre gli europei, in particolare Parigi, chiedono nuove sanzioni.
Il massacro di Bucha, dove dopo il ritiro dei russi sono stati trovati molti civili uccisi, pesa come un macigno sui nuovi negoziati tra Ucraina e Russia. Mosca accusa l'Ucraina di una "provocazione" per danneggiare le trattative. Il presidente ucraino Zelensky in un videomessaggio ai Grammy, ha parlato di genocidio ma sostiene che è suo dovere continuare a trattare, mentre fonti ucraine rivelano chi comandava le truppe russe a Bucha nei giorni della strage; secondo l'esercito ucraino, alcuni civili uccisi sono stati ritrovati in una stanza usata per le torture. L'Ue preannuncia nuove sanzioni e il presidente Macron parla di agire su carbone e petrolio russi. In Italia il segretario del Pd, Enrico Letta, chiede che il governo blocchi l'acquisto di gas russo. I russi hanno ripreso a bombardare le città: a Odessa e Kherson nuove esplosioni.
13.23 Kiev pubblica elenco soldati russi coinvolti a Bucha Un lungo elenco dettagliato di 87 pagine con i nomi di oltre 1.600 soldati russi ritenuti coinvolti nel massacro di Bucha. Lo pubblica sul proprio sito la Direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa dell'Ucraina, sottolineando che "tutti i criminali di guerra saranno assicurati alla giustizia per i crimini commessi contro la popolazione civile ucraina"; nelle scorse ore era già stato diffuso il nome dell'ufficiale russo in comando a Bucha. Nell'elenco del "personale di 64 brigate di fanteria motorizzate separate della 35a armata", i soldati sono identificati con grado militare, nome e cognome, data di nascita ed estremi del passaporto. Per molti di loro, al posto del grado militare è scritto semplicemente 'privato'. Figura anche qualche nome proveniente da diversi distretti della Cecenia.
13.21 La Ue: le truppe russe uniche responsabili dei crimini di Bucha "Le atrocità commesse dall'esercito russo a Bucha e in altre città ucraine saranno incluse nei crimini commessi sul suolo europeo e alla luce di quanto avvenuto l'Ue lavorerà urgentemente per adottare nuove sanzioni contro la Russia". A dirlo è l'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Unione Europea Josep Borrell. "Le autorità russe e gli ufficiali dell'esercito sono ritenuti pienamente responsabili di tutto ciò e verranno sottoposti alle accuse di occupazione territoriale sotto la legge internazionale", ha continuato Borrell nella sua dichiarazione.
13.15 Onu: Inorriditi da Bucha, riesumare corpi ma preservare prove "Sono inorridita dalle immagini di civili che giacciono morti per le strade e in tombe improvvisate nella città di Bucha in Ucraina. La notizie che emergono da questa e da altre zone sollevano interrogativi seri e inquietanti su possibili crimini di guerra, gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani". Lo afferma l'Alta commissaria Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet. "È essenziale che tutti i corpi siano riesumati e identificati in modo che le famiglie delle vittime possano essere informate e che le cause esatte di morte vengano stabilite. Dovrebbero essere adottate tutte le misure per preservare le prove", afferma ancora Bachelet.
13.00: Mosca: "Armi nucleari in Polonia aumenterebbero tensione" Il Cremlino condanna chi in Polonia si dice aperto alla possibilità di armi nucleari statunitensi. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. In un'intervista pubblicata domenica nell'edizione domenicale del quotidiano tedesco "Die Welt", il vice primo ministro polacco, Jaroslaw Kaczynski, ha dichiarato che la Polonia sarebbe disposta a ospitare testate nucleari statunitensi e ha sostenuto il rafforzamento delle truppe di quel paese sul fianco orientale della Nato per prevenire un attacco russo.
12.49 Putin si congratula con Vucic: "Rafforziamo legami Russia-Serbia" Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con il serbo Aleksandar Vucic per la sua "convincente vittoria" alle presidenziali serbe. In un telegramma, Putin ha auspicato che Vucic continui a rafforzare la "partnership strategica" tra Serbia e Russia. Lo riferiscono le agenzie russe.
12.40 Il prete di Bucha: "Nelle fosse comuni arrivano corpi ogni giorno" "Dal 10 marzo arrivano decine di corpi a tutte le ore ogni giorno. Finora ne ho contati 68: donne, uomini, bambini, molti non identificabili per i colpi inferti ai loro corpi martoriati". Lo ha riferito Andryi Galavin, prete della chiesa ortodossa di Sant'Andrea Bucha, all'inviato dell'Ansa davanti alle fosse comuni delle vittime della strage compiuta dai militari russi a Bucha, in Ucraina. "I parenti delle vittime possono venire qui solo adesso perché prima i soldati russi non lo permettevano", ha aggiunto.
Kiev fa sapere che a Bucha è stata ritrovata una stanza usata per torturare i civili e fonti ucraine rivelano chi comandava le truppe russe nei giorni della strage. Il Cremlino nega l'uccisione di civili; Zelensky parla di genocidio, ma conferma che continuerà nonostante l'accaduto a cercare il negoziato. Nella notte esplosioni a Odessa e Kherson, mentre gli europei, in particolare Parigi, chiedono nuove sanzioni.
Il massacro di Bucha, dove dopo il ritiro dei russi sono stati trovati molti civili uccisi, pesa come un macigno sui nuovi negoziati tra Ucraina e Russia. Mosca accusa l'Ucraina di una "provocazione" per danneggiare le trattative. Il presidente ucraino Zelensky in un videomessaggio ai Grammy, ha parlato di genocidio ma sostiene che è suo dovere continuare a trattare, mentre fonti ucraine rivelano chi comandava le truppe russe a Bucha nei giorni della strage; secondo l'esercito ucraino, alcuni civili uccisi sono stati ritrovati in una stanza usata per le torture. L'Ue preannuncia nuove sanzioni e il presidente Macron parla di agire su carbone e petrolio russi. In Italia il segretario del Pd, Enrico Letta, chiede che il governo blocchi l'acquisto di gas russo. I russi hanno ripreso a bombardare le città: a Odessa e Kherson nuove esplosioni.
13.23 Kiev pubblica elenco soldati russi coinvolti a Bucha Un lungo elenco dettagliato di 87 pagine con i nomi di oltre 1.600 soldati russi ritenuti coinvolti nel massacro di Bucha. Lo pubblica sul proprio sito la Direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa dell'Ucraina, sottolineando che "tutti i criminali di guerra saranno assicurati alla giustizia per i crimini commessi contro la popolazione civile ucraina"; nelle scorse ore era già stato diffuso il nome dell'ufficiale russo in comando a Bucha. Nell'elenco del "personale di 64 brigate di fanteria motorizzate separate della 35a armata", i soldati sono identificati con grado militare, nome e cognome, data di nascita ed estremi del passaporto. Per molti di loro, al posto del grado militare è scritto semplicemente 'privato'. Figura anche qualche nome proveniente da diversi distretti della Cecenia.
13.21 La Ue: le truppe russe uniche responsabili dei crimini di Bucha "Le atrocità commesse dall'esercito russo a Bucha e in altre città ucraine saranno incluse nei crimini commessi sul suolo europeo e alla luce di quanto avvenuto l'Ue lavorerà urgentemente per adottare nuove sanzioni contro la Russia". A dirlo è l'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Unione Europea Josep Borrell. "Le autorità russe e gli ufficiali dell'esercito sono ritenuti pienamente responsabili di tutto ciò e verranno sottoposti alle accuse di occupazione territoriale sotto la legge internazionale", ha continuato Borrell nella sua dichiarazione.
13.15 Onu: Inorriditi da Bucha, riesumare corpi ma preservare prove "Sono inorridita dalle immagini di civili che giacciono morti per le strade e in tombe improvvisate nella città di Bucha in Ucraina. La notizie che emergono da questa e da altre zone sollevano interrogativi seri e inquietanti su possibili crimini di guerra, gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani". Lo afferma l'Alta commissaria Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet. "È essenziale che tutti i corpi siano riesumati e identificati in modo che le famiglie delle vittime possano essere informate e che le cause esatte di morte vengano stabilite. Dovrebbero essere adottate tutte le misure per preservare le prove", afferma ancora Bachelet.
13.00: Mosca: "Armi nucleari in Polonia aumenterebbero tensione" Il Cremlino condanna chi in Polonia si dice aperto alla possibilità di armi nucleari statunitensi. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. In un'intervista pubblicata domenica nell'edizione domenicale del quotidiano tedesco "Die Welt", il vice primo ministro polacco, Jaroslaw Kaczynski, ha dichiarato che la Polonia sarebbe disposta a ospitare testate nucleari statunitensi e ha sostenuto il rafforzamento delle truppe di quel paese sul fianco orientale della Nato per prevenire un attacco russo.
12.49 Putin si congratula con Vucic: "Rafforziamo legami Russia-Serbia" Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con il serbo Aleksandar Vucic per la sua "convincente vittoria" alle presidenziali serbe. In un telegramma, Putin ha auspicato che Vucic continui a rafforzare la "partnership strategica" tra Serbia e Russia. Lo riferiscono le agenzie russe.
12.40 Il prete di Bucha: "Nelle fosse comuni arrivano corpi ogni giorno" "Dal 10 marzo arrivano decine di corpi a tutte le ore ogni giorno. Finora ne ho contati 68: donne, uomini, bambini, molti non identificabili per i colpi inferti ai loro corpi martoriati". Lo ha riferito Andryi Galavin, prete della chiesa ortodossa di Sant'Andrea Bucha, all'inviato dell'Ansa davanti alle fosse comuni delle vittime della strage compiuta dai militari russi a Bucha, in Ucraina. "I parenti delle vittime possono venire qui solo adesso perché prima i soldati russi non lo permettevano", ha aggiunto.
Claudio Locatelli da Kiev: "A Chernihv tutte le strade sono sotto tiro dei russi, i militari... (Video news)
Claudio Locatelli: "La più grossa concentrazione di bombardamenti che abbia visto finora, erano tutti a distanza di 50-100 metri. Immaginate una città di 300mila abitanti che viene servita da piccole imbarcazioni".
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