Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
Il riccone e le tre fidanzate.. (Barzelletta)
Un tizio molto ricco aveva tre fidanzate. Bene, questo tizio non sapeva decidere quale delle tre sposare. Così decise di affidare a ciascuna di esse 2 milioni di euro e vedere come ciascuna avrebbe speso i soldi.
La prima impiegò i soldi per migliorare il proprio aspetto: intervento al seno, nuovi vestiti, pettinature alla moda, manicure, pedicure. Alla fine disse al tizio: "Ho speso i soldi per farmi bella e ora ti ringrazio e ti saluto".
La seconda investì i soldi ricevuti nell'acquisto di un negozio di abbigliamento, andò poi da lui e gli disse: "Ti ringrazio e ti saluto, scegli pure l'altra".
La terza investì i soldi nel titolo giusto, raddoppiò il capitale, gli restituì i 2 milioni e il resto e se lo tenne. Ma anche lei lo rifiutò e gli disse: "Ti ho restituito il capitale e ora ti saluto perchè sei sciocco e non si sceglie così una donna".
Morale della favola: mai scegliere una donna per i soldi.
La storia di Francesco Forgione. (Padre Pio)
- Nel quartiere Castello di Pietrelcina, a pochi chilometri da Benevento, nasce alle cinque del pomeriggio il quarto dei sette figli di Grazio Forgione (detto “Razio” o “zi’ Razio”) e Giuseppa Di Nunzio, poveri e semplici contadini che abitano nel cuore del borgo (un’abitazione dagli ambienti non comunicanti lungo il vico Storto Valle) e coltivano un pezzo di terra in contrada Piana Romana. Con il saio francescano a sedici anni prenderà Pio come nome.
Martedì 6 gennaio 1903
A 14 anni in noviziato
- Già a quattordici anni Francesco decide di entrare in convento affascinato da fra’ Camillo, un questuante che dal convento di Morcone (Benevento) scende spesso a Pietrelcina, ma la sua prima domanda viene rifiutata. La seconda volta, invece, viene accettato nel noviziato dell’ordine dei Frati Minori Cappuccini, a Morcone.
Giovedì 22 gennaio 1903
Francesco prende il nome di fra’ Pio
- Veste per la prima volta l’abito francescano. D’ora in poi si chiamerà fra’ Pio. Alla fine dell’anno di prova, fa la professione dei voti semplici e viene mandato a Sant’Elia a Pianisi (Campobasso) per il noviziato vero e proprio. In questi anni fra’ Pio è colpito da una bronchite asmatica che lo accompagnerà fino alla morte. Ma soffre anche di altri malanni: una calcolosi renale grave, con coliche frequenti; una specie di gastrite cronica che col tempo si trasformerà in ulcera; infiammazioni dell’occhio, del naso, dell’orecchio e della gola; rinite e otite croniche.
Mercoledì 10 agosto 1910
Fra’ Pio viene ordinato sacerdote
- Francesco Forgione viene ordinato nel sacello dei canonici nel duomo di Benevento. Non ha ancora 24 anni (età minima per l’ordinazione), ma il vescovo, Paolo Schinosi, decide di fare un’eccezione. Quattro giorni dopo, il 14 agosto 1910, celebra la sua prima messa a Pietrelcina.
Sabato 6 novembre 1915
Padre Pio al servizio militare
- Il giovane prete viene chiamato al distretto militare di Benevento per la visita di leva. Un mese dopo è assegnato alla Decima compagnia sanità di Napoli. Svolge il servizio con molte licenze per motivi di salute, sino a essere definitivamente riformato, tre anni più tardi, a causa di una «broncoalveolite doppia».
Lunedì 5 agosto 1918
Padre Pio e l’assalto del Serafino
- Padre Pio riceve la grazia della “trasverberazione”, fenomeno conosciuto anche come “assalto del Serafino”. In una lettera del 21 agosto il frate racconta: «Me ne stavo confessando i nostri ragazzi quando tutto di un tratto fui riempito di un estremo terrore alla vista di un personaggio celeste… Teneva in mano una specie di arnese, simile ad una lunghissima lamina di ferro con una punta bene affilata… Vedere tutto questo ed osservare detto personaggio scagliare con tutta la violenza il suddetto arnese nell’anima, fu tutto una cosa sola… Da quel giorno in qua io sono stato ferito a morte. Sento nel più intimo dell’anima una ferita…».
Venerdì 20 settembre 1918
Il sangue e le stimmate dopo una messa
- «Era la mattina del 20, dopo la celebrazione della messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile a un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, non che le stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu un totale silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una gran pace ed abbandono alla completa privazione del tutto e una posa nella stessa rovina. Tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si andava operando, mi vidi dinanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue. La sua vista mi atterrisce: ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira e io mi vidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che sperimentai allora e che vado esperimentando continuamente quasi tutti i giorni. La ferita del cuore gitta assiduamente del sangue, specie dal giovedì sera sino al sabato».
Lunedì 19 maggio 1919
Prima indagine medica sulle stimmate di padre Pio
- Luigi Romanelli, primario dell’ospedale di Barletta, che già era stato da padre Pio l’anno prima per chiedere una grazia, scrive una relazione sulle stimmate al ministro provinciale dell’ordine cappuccino, padre Pietro da Ischitella: « È da escludersi che la etiologia delle lesioni di padre Pio sia di origine naturale, ma l’agente produttore debba ricercarsi senza tema di errare nel soprannaturale».
Lunedì 19 aprile 1920
«Psicopatico e autolesionista»: la diagnosi di Gemelli
- Il prete-scienziato Agostino Gemelli, ex socialista diventato francescano che di lì a un anno fonderà l’Università Cattolica del Sacro Cuore (7 dicembre 1921), va a trovare padre Pio a San Giovanni Rotondo e trascorre con lui una manciata di ore.
Subito dopo, Gemelli spedisce una lettera al Sant’Uffizio che è una sorta di perizia ufficiosa su padre Pio: « È un bluff… Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell’isterico e dello psicopatico… Quindi, le ferite che ha sul corpo… Fasulle… Frutto di un’azione patologica morbosa… Un ammalato si procura le lesioni da sé… Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti… tipico della patologia isterica». Gemelli, psicologo che da tempo studia i fenomeni mistici con approccio razionalista, definisce il confratello «psicopatico, autolesionista ed imbroglione». I suoi giudizi peseranno sulle scelte successive del Vaticano.
Venerdì 2 giugno 1922
Primi provvedimenti vaticani contro padre Pio
- Il Sant’Uffizio, accogliendo i rilievi critici avanzati da padre Agostino Gemelli, certifica che non si rilevano elementi soprannaturali e per tale fatto L’autorità ecclesiastica notifica a padre Pio il trasferimento in altra sede, da stabilirsi con separato provvedimento (che indicherà la sede di Ancona).
Le ipertermie
Un fenomeno misterioso che si sarebbe manifestato nel corpo di Padre Pio furono le febbri alte. Secondo quanto riportato da Renzo Allegri, tale evento sconcertò alcuni dei medici che in qualche modo si erano interessati alla sua salute. I primi a osservarle furono i medici dell'ospedale militare di Napoli durante una visita di controllo. La febbre era così alta che il termometro clinico non era in grado di misurarla in quanto fuori scala. In altre occasioni, sempre durante il periodo del servizio militare, sarebbero state rilevate temperature elevate fino a 52 °C. Il primo a misurare con esattezza il grado di temperatura della febbre di padre Pio fu un medico di Foggia, quando il frate era ospite di un convento del luogo e continuava a stare male. Il medico ricorse a un termometro da bagno che avrebbe registrato una temperatura di 48°. Da un punto di vista medico-scientifico si tratterebbe di un fenomeno inspiegabile, in quanto temperature così elevate dovrebbero condurre in breve tempo alla morte, tuttavia viene riportato che dopo tali attacchi febbrili il frate era in grado di tornare ai suoi compiti senza apparente danno.
Venerdì 16 maggio 1947
La prima pietra della “Casa sollievo della sofferenza”
- Grazie alle offerte dei fedeli che giungono da ogni parte del mondo, padre Pio può dare il via ai lavori della “Casa sollievo della sofferenza”, l’ospedale che sognava da tempo. «Nei mesi e negli anni successivi si sarebbe proceduto a scavare oltre 100.000 metri cubi di roccia, per edificare dal nulla – tra le sperdute montagne del Gargano, là dove si era faticato da sempre a far funzionare anche solo un laboratorio – un’autentica cattedrale della medicina e della chirurgia: un nosocomio modello lungo 110 metri e profondo 36, alto cinque piani, ispirato ai criteri sanitari più aggiornati e dotato di attrezzature d’avanguardia».
Lunedì 23 settembre 1968
Padre Pio muore
- La sera precedente viene colto da malore. Durante la notte, alle ore 2.30, muore. Tre giorni prima, il 20 settembre 1968, esattamente cinquant’anni dopo che erano apparse sul suo corpo, le stimmate scompaiono durante la celebrazione eucaristica. Al suo funerale, il 26 settembre 1968, partecipano centomila persone.
Giovedì 30 aprile 1998
Il miracolo di padre Pio
- La consulta medica, organo della congregazione delle Cause dei santi, riconosce la «straordinarietà e inspiegabilità scientifica» della guarigione di Consiglia De Martino. Salernitana, madre di tre figli e devota di padre Pio, a Consiglia è stato diagnosticato, il 1 novembre 1995, un versamento linfatico dovuto alla rottura traumatica del dotto toracico. La signora De Martino chiede l’aiuto di padre Pio, sollecitando fra’ Modestino di San Giovanni Rotondo a pregare per lei presso la tomba del frate. Alcuni esami, effettuati il 3 ed il 6 novembre, constatano la completa guarigione senza che la signora De Martino venga sottoposta ad alcuna terapia.
Domenica 2 maggio 1999
Beatificazione di padre Pio
- «Al cospetto di oltre un milione di fedeli giunti da ogni parte, Giovanni Paolo II officia la cerimonia di beatificazione di padre Pio. Egli stesso, ormai, uomo della Sofferenza, malatissimo vicario di Cristo, papa Wojtyla eleva agli altari il frate presso il quale si era recato in pellegrinaggio, da studente di teologia, nella primavera del 1948, sulla cui tomba si era raccolto in preghiera, nel ’74, da cardinale arcivescovo di Cracovia, e per il centenario della cui nascita era ritornato a San Giovanni Rotondo nel 1987, da successore di Pietro, come a suggellare una devozione indefettibile».
Domenica 16 giugno 2002
Canonizzazione di padre Pio
- Il cammino verso la santità di Francesco Forgione si conclude alle 10.25 quando Giovanni Paolo II, con voce quasi inudibile, pronuncia la formula: «Beatum Pium a Pietrelcina Sanctum esse decernimus et definimus» (dichiariamo e definiamo santo il beato Pio da Pietrelcina).
Lunedì 19 aprile 2010
Il corpo di padre Pio traslato nella nuova basilica
- Le spoglie di padre Pio vengono trasferite dal santuario di Santa Maria delle Grazie, dove è rimasto dal momento della sua morte, il 23 settembre 1968, nella nuova chiesa di San Pio, realizzata dall’architetto Renzo Piano, all’interno di una cappella interamente decorata con l’oro donato dai fedeli lungo gli anni. Lo sfarzo della cripta ha suscitato polemiche da parte di chi la ritiene incompatibile con l’ordine francescano, a cui padre Pio apparteneva.
Una donna si sveglia di notte e vede che suo marito... (Barzelletta)
non è a letto. Si infila una vestaglia e scende in cucina. Trova suo marito seduto con una tazza di caffè di fronte. Sembra che sia assorto in pensieri molto profondi e fissa un punto oltre il muro. Lei vede una lacrima scendere dagli occhi di lui mentre sorseggia il caffè.
Cosa c'è caro? - sussurra lei entrando nella stanza - Perché non vieni a letto?
L'uomo, guardando il suo caffè risponde: Ti ricordi cara di 20 anni fa... quando abbiamo iniziato a frequentarci e tu avevi solo 16 anni?
Si, me lo ricordo!
- risponde lei.
Il marito sospira... le parole non gli vengono facilmente: Ti ricordi di quando tuo padre ci beccò sul sedile della mia macchina che facevamo l'amore? Sì che me lo ricordo... - risponde lei prendendo una sedia e sorridendogli dolcemente. E ti ricordi che tirò fuori un fucile, me lo puntò in faccia e mi disse: "O sposi mia figlia o ti mando in prigione per 20 anni?" Sì... mi ricordo anche questo... e con ciò? Un'altra lacrima sulla guancia... Oggi sarei uscito!!
Filippine, Papa Francesco: "Non si uccide in nome di Dio, non si può deridere la fede altrui" (Video)
Di ritorno dal suo settimo viaggio internazionale, nelle Filippine, dove ha celebrato la messa davanti a sette milioni di fedeli, il Papa ha parlato ancora ai giornalisti: «Paternità responsabile significa che si devono fare figli, ma responsabilmente. Alcuni credono che i cristiani debbono fare come i conigli», ha detto il Pontefice, rispondendo così a una domanda sull’Enciclica «Humanae vitae» di Paolo VI che proibì la contraccezione, e sulla quale anche nelle Filippine la maggior parte dei fedeli cattolici esprime riserve nelle intervistati nei sondaggi. «Sentir dire che tre figli già sono troppi - ha confidato in proposito il Papa - mi mette tristezza, perché tre figli per coppia sono il minimo necessario a mantenere stabile la popolazione».
Il Papa è tornato anche sulle sue parole di alcuni giorni fa sul pugno che anche un amico si può aspettare e che hanno fatto il giro del mondo. Così al ritorno da Manila i giornalisti chiedono chiarimenti a papa Bergoglio sul tema della libertà di fede e di espressione: nessun pugno, ma neppure provocazioni, serve «prudenza».
Pensionato dipendente del comune di Perugia guadagna più di Obama.
Un avvocato (ora pensionato) ex dipendente del Comune di Perugia guadagna più del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il suo reddito annuo raggiunge la cifra record di 651.000 euro all’anno, che l’uomo percepisce come vitalizio dato dalla somma di pensione, compensi extra e percentuali sulle cause vinte. Il caso è stato segnalato sul Corriere della Sera da Gian Antonio Stella.
La situazione non ha nulla di irregolare, ma come ha scritto anche l’Huffington Post, fa un certo effetto che “l’avvocato di un Comune di poco meno di 170mila abitanti guadagni più del presidente degli Stati Uniti d’America“. In Un’intervista allo stesso Gian Antonio Stella, il super pensionato ha affermato candidamente: “Cosa dovrei dire? No grazie. Non ho avuto concessioni spettacolari. Il posto fisso l’ho vinto per concorso e la percentuale sulle cause me l’ha riconosciuta nel 1978 il Consiglio comunale di Perugia all’unanimità“. Proprio in questa percentuale pare stia la fortuna dell’avvocato in pensione: “Ho fatto tantissime cause. E tantissime ne ho vinte”, ha precisato. Quindi l’ex avvocato del Comune di Perugia ha detto di non essere affatto imbarazzato dal vitalizio che percepisce: “Perché mai? Prendo quel che l’ordinamento mi dà. Cosa dovrei fare? Rinunciare ai soldi?“. Il super pensionato ha poi ricordato anche l’ammontare delle tasse che ogni anno versa allo Stato: “Non mi lamento. Ma che io ridia allo Stato 378 mila euro l’anno non è da tutti”.
Intanto, sul caso l’Inps ha aperto un’inchiesta.
Il bimbo autistico rifiutato dalla scuola.. una sconfitta per tutti... (leggi l'articolo)
La storia di Matteo, il bambino autistico di otto anni che ha dovuto cambiare scuola, raccontata ieri da Alessandro Ponte sul Secolo XIX , riporta d’attualità un tema dimenticato in questo ultimo anno in cui molto si è parlato del sistema scolastico: quello dell’inserimento dei bambini con problemi. Di disabilità si parla spesso a proposito della carriera dei centodiecimila insegnanti di sostegno, se deve essere separata o integrata con quella dei loro colleghi che insegnano le materie del curriculum scolastico; se ne parla perché ad ogni riforma si diminuiscono i fondi e le ore di sostegno per i bambini che ne hanno bisogno, o perché molto spesso i genitori devono ricorrere al Tar per vedersi riconoscere il diritto ad avere quell’insegnante in più dedicato al proprio figlio e alla classe per fare in modo che tutto possa funzionare.
Ma la storia di Matteo (il nome è di fantasia) ci ricorda che per un bambino autistico andare a scuola e trovarsi bene con la sua classe è molto di più che un aspetto organizzativo.
«Questi tre anni sono stati un inferno», racconta il suo papà che è molto arrabbiato e offeso con la scuola e con gli altri genitori. Perché sono stati loro, due di loro — spiega la preside —, a tagliare quell’esile filo che ancora legava Matteo alla sua scuola. «I nostri figli non sono dei badanti», hanno scritto in una lettera alla preside protestando contro questo bambino troppo vivace, alle volte incomprensibile ed eccessivo nelle sue reazioni, e contro il metodo per integrarlo. Non è bastata la risposta della preside: loro si sentivano poco sicuri. E quando i genitori di Matteo l’hanno letta, ennesimo sgarbo al loro bambino malato come quella festa in pizzeria in cui non lo avevano invitato, hanno pensato che «l’inserimento» si poteva dire concluso, male. Probabilmente lo avrebbe pensato qualsiasi genitore.
Ora la preside difende il sistema educativo scelto dalla scuola e le sue collaboratrici. Il papà e la mamma di Matteo dicono che non finisce qui: la scuola non ha fatto abbastanza per il loro bambino fragile. Ma neppure i genitori che hanno scritto la lettera sono i vincitori in questa storia: Matteo ricomincerà altrove, loro non ce l’hanno fatta a sopportare i problemi di un bambino. (Fonte: CORRIERE DELLA SERA)
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