Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
60 centimetri sono troppi.. (Barzelletta)
C’è un uomo con un pisello di 60 centimetri.
Questi è disperato perché la bestia che possiede in mezzo alle gambe gli reca fastidio e la sua ragazza (dopo una brutta esperienza) si rifiuta di andare a letto con lui!
Così un giorno si decide ad andare dal dottore per esporgli il suo problema; ma il dottore non ha soluzioni e lo manda via.
Sceso per strada incontra un’anziana signora che gli chiede per quale motivo sia triste; così l’uomo le spiega il suo problema e la vecchietta gli dice: – Ho io la soluzione per te! Vai nello stagno qui vicino e invita a cena la rana che troverai.
Se la rana rifiuterà il tuo invito, ti si accorcerà di 10 centimetri! L’uomo così si lascia convincere e trovata la rana le fa la richiesta: – Oh rana, rana, vuoi venire a cena con me? La rana risponde: – No!
In un attimo se lo ritrova 10 centimetri più corto!
Al massimo della felicità l’uomo il giorno dopo torna allo stagno e dice alla rana: – Oh rana rana, vuoi venire a cena con me? La rana risponde:
– No! – come il giorno prima, altri 10 centimetri in meno.
Il giorno successivo ritenta e ancora la rana rifiuta l’invito.
A questo punto l’uomo si fa un paio di calcoli e pensa: – Siamo arrivati a 30 centimetri. Ci vado un’altra volta e siamo a posto..
Così il giorno dopo l’uomo ritorna allo stagno e dice alla rana: – Oh rana, rana, vuoi venire a cena con me? La rana stufa risponde:
– Uhhhhhhhh… allora non hai capito! Ho detto NO, NO e NO!!
Ti auguro la felicità di dimenticare il passato...
e di trovare nuovi inizi.
Ti auguro la felicità delle idee,
l’eccitamento della ragione,
il trionfo della conoscenza,
lo schiarirsi della vista,
l’acuirsi dell’udito,
il protendersi verso nuove scoperte,
il trarre piacere dal passato così come dal presente.
Ti auguro la gioia della creatività.
Ti auguro felicità…
ma non la felicità che si ottiene chiudendo fuori il mondo.
Nemmeno quella di rinnegare il tuo sogno per amor di agiatezza.
Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi.
Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di dare, di correre il rischio d’amare.
Tratta la felicità con gentilezza:
è un prestito.
Si arriva ad un punto della nostra vita in cui si capisce che nulla è per sempre...
Il dolore, la felicità, le amicizie, gli amori, siamo un continuo cambiamento, una metamorfosi interminabile. Ma è proprio questo che ci fa andare avanti, l’essere consapevoli che la nostra vita è una sfida, un’ardua battaglia per la nostra felicità. Come un’araba fenice l’uomo deve rinascere dalle proprie ceneri, riprendere in pugno la propria esistenza e colmare i buchi lasciati da qualcuno che non è più degno di essere al nostro fianco. Ciò che ci blocca, tuttavia, è ciò che il cambiamento può portare. È la consapevolezza di lasciare il certo per l’incerto, l’ora per il poi, la nostra vita per un’altra vita. Ma a cosa serve ancorarsi a qualcosa che non si sente più proprio? A qualcosa che non ci appartiene e che ci fa vivere in un limbo di dolore? A questo punto non bisogna fare altro che osare! Prendiamo il coraggio di fare un grosso respiro e voltare pagina. È questa la vita per me: rigenerazione. (Anna Piccinn)
Il funerale del direttore dell’agenzia delle entrate…(Barzelletta)
Un becchino torna a casa dopo il lavoro completamente esaurito.
Si butta sulla poltrona esausto e la moglie gli chiede il motivo di tale stanchezza:
– Ma avevate così tanti funerali oggi?
– No, c’era un solo funerale.
– Eh.. ma dai, uno solo e tutta questa stanchezza.
– Sì, era il funerale del direttore dell’agenzia delle entrate… il fatto è che quando l’abbiamo sepolto si è diffuso un tale applauso che abbiamo dovuto ripetere la sepoltura altre sette volte.
L'esperienza degli anziani.. (Barzelletta)
Un giovane gallo è arrivato nel pollaio, per affiancare il vecchio gallo. “Domani mattina” dice il galletto “dormi pure tranquillo, che alle galline ci penso io!“.
“Senti” risponde il vecchio gallo, “sii gentile e lasciami almeno quelle più vecchie, sai siamo cresciuti insieme…“.
“Ma neanche per sogno” ribadisce il galletto, “ormai sono io il gallo ufficiale e quindi lasciami lavorare, e stattene pure tranquillo!“.
Il vecchio gallo che non è disposto ad abbandonare così presto, gli fa una proposta: “Senti, facciamo una gara: tre giri di cortile, mi dai dieci metri di vantaggio: se vinco io mi lasci le galline vecchie, se vinci tu, invece, ti prendi tutto il pollaio.“.
Sicuro di vincere il giovane gallo accetta.
Viene data la partenza e dopo un giro sta già per raggiungere il vecchio gallo, quando un colpo di fucile stende secco il galletto e si sente la voce del contadino:
“Porca miseria, è già il terzo gallo finocchio che mi vendono!!!”
Il nottambulo e il mendicante.. (Barzelletta)
Un tale sta rincasando verso le tre di notte, dopo una allegra serata con gli amici, quando viene fermato da un mendicante, malandato e lacero, che gli chiede l’elemosina di un euro.
”Vuoi bere un bicchiere di vino, eh?”
- fa il nottambulo sorridente.
”No, sono astemio!”
“Allora vuoi comperarti da fumare?”
”No, io non fumo!”
”Ho capito, vuoi forse pagarti qualche sveltina con una battona?”
”Neppure! Io non vado mai a puttane.”
- Il nottambulo lo guarda un po’, poi dice:
“Senti, invece di un euro te ne dò 100 se vieni per un minuto a casa mia!”
“Eeeeh? A far cosa?”
”Voglio mostrare a mia moglie come vanno a finire i tipi che non hanno nessun vizio!”
Oggi 22 maggio Santa Rita da Cascia. Ecco la sua storia..
[Santa Rita da Cascia si festeggia oggi 22 maggio perchè è proprio in questo giorno che morì nel 1457.]
Rita nacque presumibilmente nell'anno 1381 a Roccaporena, un villaggio situato nel comune di Cascia in provincia di Perugia, da Antonio Lotti e Amata Ferri. I suoi genitori erano molto credenti e la situazione economica non era agiata ma decorosa e tranquilla.
La storia di S. Rita fu ricolma di eventi straordinari e uno di questi si mostrò nella sua infanzia. La piccina, forse lasciata per qualche momento incustodita nella culla in campagna mentre i genitori lavoravano la terra, fu circondata da uno sciame di api. Questi insetti ricoprirono la piccola ma stranamente non la punsero. Un contadino, che nel contempo si era ferito alla mano con la falce e stava correndo a farsi medicare, si trovò a passare davanti al cestello dove era riposta Rita. Viste le api che ronzavano attorno alla bimba, prese a scacciarle ma, con grande stupore, a mano a mano che scuoteva le braccia per scacciarle, la ferita si rimarginava completamente.
La tradizione ci tramanda che Rita aveva una precoce vocazione religiosa e che un Angelo scendeva dal cielo a visitarLa quando si ritirava a pregare in un piccolo sottotetto.
S. RITA ACCETTA DI ESSERE SPOSA
Rita avrebbe desiderato farsi monaca tuttavia ancor giovanetta (circa a 13 anni) i genitori, oramai anziani, la promisero in sposa a Paolo Ferdinando Mancini, un uomo conosciuto per il suo carattere rissoso e brutale. S. Rita, abituata al dovere non oppose resistenza e andò in sposa al giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, presumibilmente verso i 17-18 anni, cioè intorno al 1397-1398.
Dal matrimonio fra Rita e Paolo nacquero due figli gemelli maschi; Giangiacomo Antonio e Paolo Maria che ebbero tutto l'amore, la tenerezza e le cure dalla mamma. Rita riuscì con il suo tenero amore e tanta pazienza a trasformare il carattere del marito e a renderlo più docile.
La vita coniugale di S. Rita, dopo 18 anni, fu tragicamente spezzata con l'assassinio del marito, avvenuto in piena notte, presso la Torre di Collegiacone a qualche chilometro da Roccaporena mentre tornava a Cascia.
IL PERDONO
Rita fu molto afflitta per l'atrocità dell'avvenimento, cercò dunque rifugio e conforto nell'orazione con assidue e infuocate preghiere nel chiedere a Dio il perdono degli assassini di suo marito. Contemporaneamente S. Rita intraprese un'azione per giungere alla pacificazione, a partire dai suoi figlioli, che sentivano come un dovere la vendetta per la morte del padre. Rita si rese conto che le volontà dei figli non si piegavano al perdono, allora la Santa pregò il Signore pur di non vederli macchiati di sangue. Poco tempo dopo anche i suoi due figli moriranno di malattia a neanche un anno dalla morte del padre..
Quando S. Rita rimase sola, aveva poco più di 30 anni e senti rifiorire e maturare nel suo cuore il desiderio di seguire quella vocazione che da giovinetta aveva desiderato realizzare.
S. RITA DIVENTA MONACA
Rita chiese di entrare come monaca nel Monastero di S. Maria Maddalena, ma per ben tre volte non fu ammessa, in quanto vedova di un uomo assassinato. La leggenda narra che S. Rita riuscì a superare tutti gli sbarramenti e le porte chiuse grazie all'intercessione di: S. Giovanni Battista, S. Agostino e S. Nicola da Tolentino che l'aiutarono a spiccare il volo dallo " Scoglio" fino al Convento di Cascia in un modo a Lei incomprensibile. Le monache convinte dal prodigio e dal suo sorriso, la accolsero fra di loro e qui Rita vi rimase per 40 anni immersa nella preghiera.
IL MIRACOLO SINGOLARE DELLA SPINA
Era il Venerdì Santo del 1432, S. Rita tornò in Convento profondamente turbata, dopo aver sentito un predicatore rievocare con ardore le sofferenze della morte di Gesù e rimase a pregare davanti al crocefisso in contemplazione. In uno slancio di amore S. Rita chiese a Gesù di condividere almeno in parte la Sue sofferenze. Avvenne allora il prodigio: S. Rita fu trafitta da una delle spine della corona di Gesù, che la colpi alla fronte. Fu uno spasimo senza fine. S. Rita portò in fronte la piaga per 15 anni come sigillo di amore.
VITA DI SOFFERENZA
Per Rita gli ultimi 15 anni furono di sofferenza senza tregua, la sua perseveranza nella preghiera la portava a trascorrere anche 15 giorni di seguito nella sua cella "senza parlare con nessuno se non con Dio", inoltre portava anche il cilicio che le procurava sofferenza, per di più sottoponeva il suo corpo a molte mortificazioni: dormiva per terra fino alla fine quando si ammalo e rimase inferma negli ultimi anni della sua vita.
IL PRODIGIO DELLA ROSA
A circa 5 mesi dal trapasso di Rita, un giorno di inverno con la temperatura rigida e un manto nevoso copriva ogni cosa, una parente le fece visita e nel congedarsi chiese alla Santa se desiderava qualche cosa, Rita rispose che avrebbe desiderato una rosa dal suo orto. Tornata a Roccaporena la parente si reco nell'orticello e grande fu la meraviglia quando vide una bellissima rosa sbocciata, la colse e la portò a Rita.
Cosi S. Rita divenne la Santa della "Spina" e la Santa della "Rosa".
S. Rita prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Gesù e della Vergine Maria che la invitavano in Paradiso. Una sua consorella vide la sua anima salire al cielo accompagnata dagli Angeli e contemporaneamente le campane della chiesa si misero a suonare da sole, mentre un profumo soavissimo si spanse per tutto il Monastero e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa come se vi fosse entrato il Sole. Era il 22 Maggio del 1457.
S. Rita da Cascia è stata beatificata ben 180 anni dopo il suo decesso e proclamata Santa a 453 anni dalla sua morte.
Lo scassinatore e il pappagallo.. (Barzelletta)
Uno scassinatore, furtivamente, s’introduce in un’abitazione. Accende la torcia, da un’occhiata in giro e, vedendo uno stereo e dei CD, s’avvicina e comincia a riporli nel suo sacco.
Ad un certo punto una voce fuori dal normale, quasi disumana dice:” Gesù ti sta guardando”.
Il rapinatore, terrorizzato, spegne la torcia.
Una volta calmato, pensa tra sé e sé: ”Dev’essere stata un’illusione! Lavoro troppo ultimamente!”.
Quindi riaccende la torcia e riprende a rubare.
Ma di nuovo sente quella bizzarra voce intimargli:” Gesù ti sta guardando!”.
Allora l’uomo, deciso a scoprire da dove provenga quella voce, comincia a puntare freneticamente la torcia qua e là, finché non scorge una gabbia con all’interno un pappagallo. Il rapinatore s’avvicina e chiede al pappagallo:” Sai parlare?”.
Questo risponde:” Si, mi chiamo Mosè!”
Allora il rapinatore:” Ha-ha-ha! Chi sono quegli idioti che chiamano così un pappagallo!?”
Qui l’uccello replica:”Gli stessi idioti che han chiamato Gesù il dobermann che è dietro di te!”
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