Ti meriti un amore che ti voglia spettinata..


Ti meriti un amore che ti voglia spettinata con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta, con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire. Ti meriti un amore che ti faccia
sentire sicura, in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te, che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.
Ti meriti un amore che voglia ballare con te, che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi, che non si annoi mai di leggere le
tue espressioni. Ti meriti un amore che ti ascolti
quando canti, che ti appoggi quando fai il ridicolo, che rispetti il tuo essere libero, che ti accompagni nel tuo volo, che non abbia paura di cadere. Ti meriti un amore che ti spazi via le bugie che ti porti l’illusione, il caffè e la poesia. (Frida Kalho)

Aldilà... Dell'oceano. (Barzelletta)


Una coppia decide di passare le ferie in una spiaggia dei Caraibi, nello stesso hotel dove passarono la luna di miele 20 anni prima. Per problemi di lavoro, la moglie non può accompagnare subito il marito: l'avrebbe raggiunto alcuni giorni dopo.

Quando l'uomo arriva, entra nella camera dell'hotel e vede che c'è un computer con l'accesso ad internet. Decide allora di inviare una e-mail a sua moglie, ma sbaglia una lettera nell'indirizzo e, senza accorgersene, la manda ad un altro indirizzo. La e-mail viene ricevuta da una vedova che stava rientrando dal funerale di suo marito e che decide di leggere i messaggi ricevuti.

Suo figlio, entrando in casa poco dopo, vede la madre svenuta davanti al computer e sul video la e-mail che lei stava leggendo:

- "Cara sposa, sono arrivato. Tutto bene. Probabilmente ti sorprenderai di ricevere mie notizie per e-mail, ma adesso anche qui hanno il computer ed è possibile inviare messaggi alle persone care. Appena arrivato mi sono assicurato che fosse tutto a posto anche per te quando arriverai lunedì prossimo... Ho molto desiderio di rivederti e spero che il tuo viaggio sia tranquillo, come lo è stato il mio.

P.S. Non portare molti vestiti, perché qui fa un caldo infernale!"

Non aspettare.. Trova il tuo tempo. (Madre Teresa di Calcutta)



Non aspettare di finire l’università, di innamorarti, di trovare lavoro,
di sposarti, di avere figli, di vederli sistemati, di perdere quei dieci chili, che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina, la primavera,
l’estate, l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice. La felicità è un percorso, non una destinazione. Lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce, i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni. Ma l’importante non cambia:
la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela. Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.. E soprattutto vai sempre avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere. (Madre Teresa di Calcutta)

Le parole che non ti ho detto.. (Video)




La signora Bea.. (Barzelletta)


La Signorina Bea, organista della parrocchia, aveva ottant'anni e non era mai stata sposata.
La apprezzavano tutti per la sua dolcezza e i modi gentili. In un pomeriggio di primavera il parroco andò a farle visita ed ella lo fece accomodare nel suo salotto in stile vittoriano mentre gli preparava una tazza di tè. Seduto di fronte al vecchio organo il giovane prelato notò che sopra vi era posata una ciotola di vetro piena d'acqua. Incredibilmente sulla superficie galleggiava un preservativo. Immaginate la sorpresa e la curiosità del povero prete! Poi rientrò la padrona di casa con tè e pasticcini e cominciarono a chiacchierare. Il parroco per un po' cercò di reprimere la sua curiosità riguardo la ciotola piena d'acqua e quello che ci galleggiava dentro, ma ben presto non resistette più e chiese: "Signorina Bea, che cos'è quello?" - indicando la ciotola. "Ah, già," lei rispose "Non è meraviglioso? Stavo passeggiando in centro
lo scorso autunno e ho trovato una scatolina per terra. Le istruzioni dicevano di metterlo sull'organo, tenerlo bagnato e avrebbe prevenuto le malattie. E sa una cosa? Per tutto l'inverno non ho avuto neanche un raffreddore! ..altroché antibiotici pillole e sciroppi vari!"

Una vecchina.. pimpante. (Barzelletta)


Una vecchina che ha passato l`ottantina, ma ancora piuttosto frizzante e pimpante, entra in farmacia:
Buongiorno signore, avete dell`aspirina?
Sì, certamente..
Antidolorifici ne avete? Sì.
E gli antireumatici? Certo!
Avete del Viagra? Sì, ma serve la ricetta del medico.
Gel per le emorroidi? Naturalmente...
Lenitivi per il fegato? Nessun problema... ma...
Antidepressivi? Certo, ma non senza ricetta!
Sonniferi? Idem come sopra: serve la ricetta!!
Qualcosa per aiutare la memoria? Si, abbiamo anche questo...
Pannolini per incontinenti? Certamente, sono là...
E avete... Senta signora, questa è una delle migliori farmacie
della città, offriamo tutti i servizi migliori.
Cosa le serve esattamente?
Ecco, a fine mese sposerò Alberto, che ha 95 anni: volevamo sapere se possiamo lasciare la nostra lista nozze qui!


Una lettera emozionante.. (Video)




La donna e la rana... (Barzelletta)


Una donna, tornando a casa, nota di fianco alla strada una profonda buca,all’interno della quale si trova una rana.
La rana cerca invano di uscire dalla buca saltando, ma non vi riesce perche la buca e’ troppo profonda.

Vedendo passare la donna, la rana le parla:
“Ti prego, aiutami ad uscire; in cambio, esaudirò tre tuoi desideri”.

“D’accordo” risponde la donna; e, allungando un braccio, raccoglie la rana e la fa uscire dalla buca.

“Grazie” le replica la rana, “come promesso, sono pronta ad esaudire tre tuoi desideri.
C’e’ un particolare, però: sei sposata?”

“Si” risponde la donna.

“In questo caso” le replica la rana “devo avvertirti che, qualunque cosa tu otterrai da me, tuo marito avrà 100 volte tanto”.

“D’accordo, accetto la condizione”.

“Qual’e’ il tuo primo desiderio?”

“Voglio essere la donna più affascinante della Terra”.

“Ti rendi conto di che cosa mi stai chiedendo? Se tu diventassi la donna piu’ affascinante della Terra, tuo marito diventerebbe talmente bello che le donne si ammazzeranno, si azzufferanno, si uccideranno per stare con lui?”

“Non importa! Io saro la piu bella di tutte, quindi mio marito avra’ occhi solo per me.”

“OK, desiderio esaudito.”E la donna diventa bellissima.

“Qual’e’ il tuo secondo desiderio?” continua la rana.

“Voglio essere ricchissima; diciamo che voglio possedere 100 miliardi di Euro”.

“Ti ricordo che tuo marito possiedera’ 100 volte tanto, cioe’ 10.000 miliardi di Euro”.

“Non importa, tanto abbiamo il conto in banca co-intestato, quindi divideremo tutto”.

“D’accordo, ti esaudisco anche questo.”

E i soldi cominciano a farle gonfiare le tasche e il suo conto in banca cresce a dismisura

“Qual’ e’ il tuo terzo e ultimo desiderio?” chiede ancora la rana.

La donna conclude:
Voglio avere un piccolo, piccolissimo attacco cardiaco..

La donna e il bagno pubblico.. (Racconto di Luciana Littizzetto)


Il grande segreto di tutte le donne rispetto ai bagni è che da bambina tua mamma ti portava in bagno, puliva la tavolozza, ne ricopriva il perimetro con la carta igienica e poi ti spiegava: ‘MAI, MAI appoggiarsi sul gabinetto!’, e poi ti mostrava ‘la posizione’, che consiste nel bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi, ma senza che il corpo venisse a contatto con la tavoletta. ‘La posizione’ è una delle prime lezioni di vita di quando sei ancora una bambina, importantissima e necessaria, dovrà accompagnarti per il resto della vita. Ma ancora oggi, ora che sei diventata adulta, ‘la posizione’ è terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere. Quando ‘devi andare’ in un bagno pubblico, ti ritrovi con una coda di donne che ti fa pensare che dentro ci sia Brad Pitt. Allora ti metti buona ad aspettare, sorridendo amabilmente alle altre che aspettano anche loro con le gambe e le braccia incrociate (è la posizione ufficiale da ‘me la sto facendo addosso’). Finalmente tocca a te, ma arriva sempre la mamma con la figlioletta piccola ‘che non può più trattenersi’, e ne approfittano per passarti davanti tutte e due! A quel punto controlli sotto le porte per vedere se ci sono gambe. Sono tutti occupati. Finalmente se ne apre uno e ti butti addosso alla persona che esce. Entri e ti accorgi che non c’è la chiave (non c’è mai!); pensi: ‘Non importa…’. Appendi la borsa a un gancio sulla porta e, se il gancio non c’è (non c’è mai!), ispezioni la zona: il pavimento è pieno di liquidi non ben definiti e non osi poggiarla lì, per cui te la appendi al collo ed è pesantissima, piena com’è di cose che ci hai messo dentro, la maggior parte delle quali non usi ma le tieni perché ‘Non si sa mai’. Tornando alla porta, dato che non c’è la chiave devi tenerla con una mano, mentre con l’altra ti abbassi i pantaloni e assumi ‘la posizione’… Aaaaahhhhhh… finalmente… A questo punto cominciano a tremarti le gambe perché sei sospesa in aria, con le ginocchia piegate, i pantaloni abbassati che ti bloccano la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e una borsa di 5 chili appesa al collo. Vorresti sederti, ma non hai avuto il tempo di pulire la tazza né di coprirla con la carta, dentro di te pensi che non succederebbe nulla ma la voce di tua madre ti risuona in testa: ‘Non sederti MAI su un gabinetto pubblico!’. Così rimani nella ‘posizione’, ma per un errore di calcolo un piccolo zampillo ti schizza sulle calze!!! Sei fortunata se non ti bagni le scarpe. Mantenere ‘la posizione’ richiede grande concentrazione: per allontanare dalla mente questa disgrazia, cerchi il rotolo di carta igienica maaa, cavolo, non ce n’é!!! (Mai) Allora preghi il cielo che tra quei 5 chili di cianfrusaglie che hai in borsa ci sia un misero kleenex, ma per cercarlo devi lasciare andare la porta: ci pensi su un attimo, ma non hai scelta. E non appena lasci la porta, qualcuno la spinge e devi frenarla con un movimento brusco, altrimenti tutti ti vedranno semiseduta in aria con i pantaloni abbassati… NO!!! Allora urli: ‘O-CCU-PA-TOOO!!!’, continuando a spingere la porta con la mano libera, e a quel punto dai per scontato che tutte quelle che aspettano fuori abbiano sentito e adesso puoi lasciare la porta senza paura, nessuno oserà aprirla di nuovo (in questo noi donne ci rispettiamo molto) e ti rimetti a cercare il kleenex, vorresti usarne un paio ma sai quanto possono tornare utili in casi come questi e ti accontenti di uno, non si sa mai. In quel preciso momento si spegne la luce automatica, ma in un cubicolo così minuscolo non sarà tanto difficile trovare l’interruttore! Riaccendi la luce con la mano del kleenex, perché l’altra sostiene i pantaloni, conti i secondi che ti restano per uscire di lì, sudando perché hai su il cappotto che non sapevi dove appendere e perché in questi posti fa sempre un caldo terribile. Senza contare il bernoccolo causato dal colpo di porta, il dolore al collo per la borsa, il sudore che ti scorre sulla fronte, lo schizzo sulle calze… Il ricordo di tua mamma che sarebbe piena di vergogna se ti vedesse così, perché il suo … non ha mai toccato la tavoletta di un bagno pubblico, perché davvero ‘non sai quante malattie potresti prenderti qui’. Ma la tortura non è finita… Sei esausta, quando ti metti in piedi non senti più le gambe, ti rivesti velocemente e soprattutto tiri lo sciacquone! Se non funziona preferiresti non uscire più da quel bagno, che vergogna! Finalmente vai al lavandino: è tutto pieno di acqua e non puoi appoggiare la borsa, te la appendi alla spalla, non capisci come funziona il rubinetto con i sensori automatici e tocchi tutto finché riesci finalmente a lavarti le mani in una posizione da Gobbo di Notre Dame, per non far cadere la borsa nel lavandino. L’asciugamani è così scarso che finisci per asciugarti le mani nei pantaloni, perché non vuoi sprecare un altro kleenex per questo! Esci passando accanto a tutte le altre donne che ancora aspettano con le gambe incrociate e in quei momenti non riesci a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che hai passato un’eternità là dentro. Sei fortunata se non esci con un pezzo di carta igienica attaccato alla scarpa, o peggio ancora con la cerniera abbassata! A me è capitato una volta, e non sono l’unica a quanto ne so! Esci e vedi il tuo uomo che è gia uscito dal bagno da un pezzo, e gli è rimasto perfino il tempo di leggere ‘Guerra e pace’ mentre ti aspettava. ‘Perché ci hai messo tanto?’, ti chiede irritato. ‘C’era molta coda’, ti limiti a rispondere. E questo è il motivo per cui noi donne andiamo in bagno in gruppo, per solidarietà, perché una ti tiene la borsa e il cappotto, l’altra ti tiene la porta e l’altra ti passa il kleenex da sotto la porta; così è molto più semplice e veloce, perché tu devi concentrarti solo nel mantenere ‘la posizione’ (e la dignità). Questo scritto è dedicato alle donne di tutto il mondo che hanno usato un bagno pubblico e a voi uomini, perché capiate come mai ci stiamo tanto dentro.

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