Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
La forza e l’amore di una mamma: la commovente lettera al figlio disabile...
Una storia come tante, troppe, fatta di legittimi interrogativi che un genitore si pone davanti alla disabilità del proprio figlio. Sul sito del'ospedale romano "Bambino Gesù" di testimonianze ce ne sono tante. Questa è quella di una mamma e del suo modo di intendere e gestire, col massimo dell'amore, la disabilità di suo figlio.
Forse lo pensano tutte le mamme, dei loro figli. Me ne rendo conto. Ma ora so che le cose che Giacomo non riesce a fare, e quelle che riesce a fare più, e meglio di noi, sono proprio le caratteristiche che lo rendono unico. Quando era nella mia pancia, spesso gli parlavo. Immaginavo con lui come sarebbe stato. Cosa sarebbe diventato, da grande. Che forma avrebbero avuto i suoi occhi. Quale luce, il suo sorriso. Mi sono immaginata tante volte di vederlo camminare insieme a me. Mano nella mano. Fino a quando non sarebbe stato in grado di proseguire da solo. Verso la vita. Allora la mia mano, di carne, avrebbe lasciato il posto alla mano immaginaria. Invisibile. Ma sempre stretta alla sua
Speciale. Ci ho messo un po' di tempo a capirlo.
Quando mi hanno detto che mio figlio aveva un danno cerebrale con esiti sulla funzionalità motoria, mi ricordo che sono caduta a terra. Quello scricciolo nato prima dei sette mesi, allora pesava un chilo e mezzo. Improvvisamente mi sembrava di non avere un corpo. Che tutto intorno avesse un peso così grande, che il mio fisico non era in grado di sostenerlo. Come se, improvvisamente, il corpo non avesse più consistenza. Dallo stato solido allo stato liquido. Poche parole, pronunciate con l'enfasi del carico del peso che portavano. E il passaggio di stato.
Speciale, mi hanno detto. Sarà un bambino speciale.
Non sono stata in grado di capire subito quanta forza possa abitare dentro un corpo, seppure esile, come il mio, quando un figlio ha bisogno di te. E quanto potente possa essere un amore, capace di esuberare i limiti del possibile e di scatenare le forze più incontrollabili che ciascuno ha dentro di sé. Credo di essere nata insieme a mio figlio. Giacomo ha tirato fuori delle cose di me che non sapevo di avere. Giacomo non è la mia ragione di vita. È colui per il quale e grazie al quale io sono.
Speciale. È così, mio figlio. Solo speciale.
A volte, quando incrocio gli sguardi delle persone, mi capita di scorgere nei loro occhi il dispiacere. Riesco a scorgere il loro tormento. A volte guardano me con ammirazione. Se io, tutte le volte, avessi il potere di verbalizzare i loro pensieri, sono certa che sentirei parole che non rispecchiano la nostra condizione. Nei loro occhi, spesso, leggo la disabilità. Mi diverto a indovinarli, i pensieri di queste persone che guardano me e mio figlio. Che brava mamma! Quanta forza! Chissà quanto soffrirà! Se fosse successo a me, non credo che ce l'avrei fatta! E io, ogni volta, vorrei poter dire a queste persone che non sanno che il Signore assegna a tutti la stessa capacità di sopportare la vita. Semplicemente, qualcuno è costretto a misurarsi ogni giorno, con quella capacità. Sono più fortunati di me, tutti loro? Non lo so. So solo che a volte possono dimenticarsi che esistono delle difficoltà contro cui bisogna lottare. Ma io, quando sorrido, posso farlo con più consapevolezza.
È speciale, Giacomo.
È come tutti gli altri. È speciale come loro, non di più. Non ha superpoteri. È unico. Ha una dolcezza fuori dal comune. Una forza incredibile. È lui che mi ha insegnato a sorridere. È lui che tiene per mano me. È lui che sa reagire e spiegarmi che siamo solo noi adulti a vedere la disabilità. È un bambino felice. E la sua felicità – piena, autentica – è l'ossigeno della mia vita. Negli occhi dei bambini vedo con chiarezza il futuro di Giacomo; un bimbo comune, con altre capacità. Un bimbo che sarà un ragazzo, poi un uomo. Fidanzato, marito, amico, e comunque qualcuno a cui non si potrà non volere bene. Mi sono immaginata tante volte di vederlo camminare insieme a me. Mano nella mano. Verso la vita. Non so se, con la terapia, questo avverrà mai. Non so fino a che punto sarà in grado di proseguire da solo.
È vero. Non abbiamo mai camminato, mano nella mano, io e mio figlio. Ma abbiamo vissuto. E lo abbiamo fatto mano nella mano. E così vivremo, per sempre. Con la mia mano stretta alla sua".
Per la troppa superbia... (Clicca per leggere)
Tanto tempo fa in una foresta viveva uno splendido pavone dal piumaggio smeraldo e dalla coda verde-azzurrina. Si diceva che fosse il più elegante tra tutti gli animali ma anche il più superbo: amava infatti vantarsi della sua meravigliosa ruota e per questo andava in giro mostrandola a tutti, suscitando talvolta lo stupore tra gli altri animali, talvolta l’invidia.
Con il passare del tempo, però, anche coloro che un tempo lo ammiravano per la sua eleganza cominciarono a odiarlo per la sua troppa superbia.
Giunse allora la stagione della caccia e l’intera foresta fu messa in subbuglio: tutti gli animali cercavano un luogo sicuro dove ripararsi e si aiutavano gli uni gli altri quanto più potevano. Si passavano la voce riguardo quella sciagura, gli uccelli indicavano i migliori rifugi ora per gli animali più piccoli come gli scoiattoli, ora per quelli più grandi come i leoni e le pantere.
Anche al pavone giunse la notizia della caccia ma anziché mettersi in salvo come tutti gli altri decise che quella sarebbe stata l’occasione giusta per mostrare anche agli umani la sua eleganza e la sua impareggiabile bellezza. Si incamminò allora nella direzione opposta alla quale venivano la maggior parte degli animali e quando si trovò nella radura davanti ai cacciatori salì sulla roccia dove batteva maggiormente il sole e aprì la sua coda mostrando così la più elegante ruota che si fosse mai vista in tutta la foresta.
Ma non ottenne l’effetto sperato: i cacciatori ,infatti, avendolo notato, non restarono ad ammirarlo bensì caricarono il fucile, presero la mira su di lui e spararono.
Quella sera gli uomini fecero del pavone un sontuoso e ricco banchetto per loro e per la loro famiglia mentre splendide ed eleganti penne della coda dell’uccello finirono per diventare ornamento di cappelli per le donne.
Soltanto una penna, quella centrale ovvero la più lunga e splendente, riuscì a sottrarsi da quell’orribile sorte: fu ritrovata da una volpe davanti alla roccia sulla quale il pavone si era eretto per l’ultima volta, come a simboleggiare che lì un pavone, per la sua troppa superbia e la sua troppa vanità, era diventato ricca cena per i cacciatori.
SUPERBIA: quando la stima di se stessi diventa disprezzo degli altri, perciò per naturale propensione la superbia si nutre di menzogna e di violenza perché la ricerca ad ogni costo della propria superiorità costringe a svilire o a negare la positività delle doti altrui e a combatterle come se fossero pericolosi avversari con tanta più virulenza quanto più si percepisce che l’altro è effettivamente migliore di noi.
Il carabiniere all'addestramento.. (Barzelletta)
Un carabiniere e' in volo di addestramento ai comandi di un jet. Terminata la sua esercitazione la torre di controllo gli ordina il rientro: "Qui torre di controllo. Appuntato Esposito, rientrare alla base!". "Qui appuntato Esposito in fase di avvicinamento ... mi trovo a 500 metri dalla pista di atterraggio...". "Bene, atterraggio autorizzato! Esegua pure le manovre di rientro!". "Negativo, torre di controllo! Non posso atterrare! La pista e' troppo corta!". "Non dica idiozie, appuntato! Atterri e basta!". "Non posso, la pista e' troppo corta!". "Esegua gli ordini senza discutere!". "Ma la pista e' troppo corta!". "Niente ma! Atterri e basta!". Il carabiniere allora atterra, ma spezza le ali e distrugge l'aereo". Il tenente corre con i soccorsi al recupero del carabiniere. Si avvicina al rottame dell'aereo e il carabiniere gli dice: "Gliel'avevo detto, signor tenente, che la pista era troppo corta!", poi girando la testa a destra e a sinistra: "Ammazza pero' quant'e' larga...!".
ALLARME Oms: i wurstel cancerogeni come il fumo ma anche le carni..
Oms (Organizzazione mondiale della sanità): wurstel cancerogeni come il fumo ma anche le carni rosse, gli insaccati e tutte le carni in scatola e lavorate.
Salsicce e bistecche nella lista delle sostanze cancerogene? La notizia era iniziata a circolare venerdì sulla stampa britannica, costringendo lo IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, a precisare di non aver ancora diffuso alcun materiale a riguardo.
La conferma è arrivata oggi, con la nuova classificazione apparsa insieme alla pubblicazione sulla rivista The Lancet Oncology dei risultati cui è giunto il gruppo di scienziati che ha passato in rassegna oltre 800 studi condotti in vari continenti sul legame tra cancro e consumo di carne rossa, fresca e processata.
I lavorati industriali come le salsicce sono state classificate cancerogene per l’uomo – in particolare, il cancro del colon-retto e dello stomaco - e quindi inserite nel gruppo 1 (“sicuramente cancerogene per l’uomo”). In compagnia di asbesto, arsenico, alcol e sigarette, tanto per capirci.
Una bocciatura anche per la carne rossa fresca, lievemente meno pericolosa dei lavorati: «il gruppo di lavoro ha classificato la carne rossa come “probabile cancerogena per l’uomo” (gruppo 2A “probabili cancerogeni”)» si legge nel report.
«Nel fare questa valutazione, il gruppo di lavoro ha preso in considerazione tutti i dati rilevanti, inclusi quelli epidemiologici che mostrano un’associazione positiva tra il consumo di carne rossa e il cancro del colon, del pancreas e della prostata».
Al bando tutte le carni "lavorate".. Si chiamano “lavorate” tutte le carni conservate con conservanti chimici, affumicate, essicate o salate.
Ecco la lista dell'Oms sulle carni ritenute altamente cancerogene:
Carni in scatola, hot dogs, prosciutto: sono solo alcuni esempi di carni trattate, considerate cancerogene per l’uomo dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Sono invece considerate “probabilmente cancerogene” le carni rosse: questa categoria, spiega l’Oms, «si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra».
LA PREVEDIBILE REAZIONE DELL’INDUSTRIA DELLA CARNE:
Immediata è stata la prevedibile reazione dell’industria della carne, che ha tentato di screditare i risultati del report di IARC prima ancora della loro pubblicazione. «La carne rossa e le carni lavorate sono tra le 940 sostanze che secondo lo IARC costituiscono un certo livello di “pericolosità” teorica. Solo una sostanza, nei pantaloni per lo yoga, non causerebbe il cancro secondo IARC» ha affermato venerdì in un comunicato stampa Barry Carpenter, presidente e amministratore delegato del Nord American Meat Institute (NAMI), i produttori di carne statunitensi. «Se questa è davvero la decisione di IARC, semplicemente non può essere applicata alla salute delle persone perché considera solo un pezzo del puzzle: il pericolo teorico. Rischi e benefici devono essere presi in considerazione insieme prima di dire alle persone con mangiare, bere, guidare, respirare o dove lavorare»
Prova a pensare..
Oggi abbiamo edifici molto alti e autostrade molto larghe, ma anche istinti molto corti e punti di vista molto stretti. Spendiamo di piu', ma gustiamo di meno, abbiamo case tanto grandi, per famiglie tanto piccole, tanti interessi, ma per cosi' poco tempo, tante conoscenze, ma molto meno criterio, abbiamo piu' medicine, ma meno salute. Abbiamo moltiplicato il nostro pianeta, ma abbiamo ridotto il nostro valore, parliamo molto, amiamo poco e odiamo troppo.
Abbiamo raggiunto la Luna e ne siamo ritornati, ma abbiamo problemi ad attraversare le strade e a conoscere i nostri vicini, abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non quello interiore. Dimostriamo maggior apertura, ma abbiamo minore moralita', il nostro e' un tempo con maggiore liberta', ma con meno allegria, con piu' cibo, ma con minore nutrimento. Sono tempi in cui arrivano due stipendi nelle case, ma aumentano i divorzi. sono tempi di case piu' belle, ma col focolare distrutto.
PER TUTTO CIO', DA OGGI IN POI:
non vedere in nulla "un'occasione speciale", perche' ogni giorno che vivi e' un giorno speciale, impara a conoscere il Mistero, leggi molto, siediti in terrazza e ammira il panorama senza fissarti a guardare le erbacce, passa piu' tempo con la tua famiglia e coi tuoi amici, assapora i tuoi cibi preferiti, visita i luoghi che ami, la vita e' una successione di momenti da gustare, non e' fatta solo per sopravvivere, usa le tue coppe di cristallo, non nascondere il tuo miglior profumo, usalo ogni volta che ti va di farlo, le frasi "...uno di questi giorni", "...fra qualche tempo", toglile dal tuo vocabolario, scrivi ORA sul foglio della tua esistenza dillo oggi, ai tuoi familiari e ai tuoi amici, quanto li ami percio', non rimandare nulla che possa portare riso ed allegria nella tua e nella loro vita.
Ogni giorno, ogni ora e minuto e' speciale!
Marito e moglie.. (Barzelletta)
Una coppia sposata sta guidando lungo una strada pubblica. La moglie e' alla guida e sta facendo 50 km. orari. Il marito la guarda improvvisamente e le dice: "Cara, siamo sposati da venti anni, ma io voglio il divorzio". La moglie non dice niente, ma lentamente aumenta la velocità a 65 km. orari. Lui poi aggiunge: "Non voglio che tu cambi discorso, perché io ho una storia con la tua migliore amica, e lei è un'amante migliore di te". Di nuovo la moglie rimane tranquilla, ma aumenta la velocità cosi' come aumenta la sua rabbia". Il marito insiste: "E voglio pure la casa". Di nuovo la moglie aumenta ulteriormente la velocita' a 80 km/h. E lui continua ad insistere: "Voglio anche la macchina". La moglie guida ancora più veloce, andando a 100 km. orari. "Ovviamente voglio pure il conto corrente, e tutt i soldi delle credit card". La moglie prende per una strada e si avvia verso il cavalcavia di un ponte. Cio' rende un po' nervoso il marito che allora dice: "E tu vuoi niente?". La moglie risponde: "Io.. Io no! Ho gia' tutto quello di cui ho bisogno". E il marito: "Oh! E che cos'e che hai?". Subito prima di sbattere contro il muro a 110 km. orari, la moglie sorride e dice: "L'airbag".
La serata di Halloween.. (Barzelletta)
Un signore sta rientrando in casa dopo aver festeggiato la serata di Halloween con amici; improvvisamente, nel pieno della notte, si scatena un autentico diluvio, mentre sta cercando riparo vede una macchina nera che avanza molto lentamente e senza pensarci 2 volte ci sale a bordo, ma quando si volta verso il conducente si accorge che questi non c’è! Spaventatissimo si butta fuori dall’auto e inizia a correre? Corre, corre, finchè non arriva in un paesino e, esausto, entra in un bar urlando: I fantasmi!, i fantasmi!! In paese ci sono i fantasmi!!! Il barman gli chiede cosa fosse quella storia dei fantasmi e lui racconta ai presenti la vicenda dell’auto nera che avanzava lenta, senza conducente! A quel racconto uno dei presenti, bagnato fradicio, rivolto ad un amico: - Giovanni.. questo dev’essere il pirla che si è infilato nella nostra macchina in panne mentre la stavamo spingendo!-
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