Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
Perchè la gente arrabbiata grida? Ecco la spiegazione....
Un maestro domanda ai suoi discepoli:
“Perché la gente grida quando è arrabbiata?”
I discepoli pensano per un attimo e poi rispondono:
“Perché perdono la calma maestro!”
Il maestro aggiunge:
”Ma, perché gridare se l’altra persona è proprio davanti a te?
Non sarebbe possibile parlare a bassa voce??
Perché gridare proprio quando si è arrabbiati?”
I discepoli davano delle risposte
ma purtroppo non soddisfacevano il maestro.
Il maestro allora rispose:
“Quando due persone si arrabbiano, i loro cuori si allontanano troppo. Per coprire questa distanza debbono gridare e così poter ascoltarsi. Quindi… più arrabbiati si è, più si deve alzare la voce per ascoltarsi.”
Dopo il maestro fa un’altra domanda:
“Cosa succede quando 2 si innamorano??
Essi si parlano sottovoce, perchè?
Perché i loro cuori sono molto vicini
e la distanza fra di loro è piccola.. E quando si innamorano di più, cosa succede?
Non parlano, sussurrano
e si sente ancor più vicino il loro amore.
Infine non hanno più bisogno di sussurrare,
si guardano solo negli occhi e basta.
Quando discutiamo,
non permettiamo che i nostri cuori si allontanino.
Non diciamo parole che ci possano distanziare ancora di più,
perché un giorno la distanza sarà così grande
che non riusciremo a trovare il cammino del ritorno…
il cammino del dialogo sereno. (Racconto Zen)
La fermata dell'autobus... (Barzelletta)
Oggi stavo sull'autobus, ad un certo punto s'è seduto vicino a me un nano! Dopo un po' l'autobus frena, il nano scivola dalla sedia e io lo prendo per un braccio aiutandolo a rimettersi seduto.
Dopo un po', l'autobus frena un'altra volta, e..
Stessa scena..
Lo riprendo per il braccio e l'aiuto un'altra volta!
Dopo un po' l'autobus rifrena ed il nano parte per la terza volta, al ché lo riprendo per il braccio e gli dico: Aoh. Bisogna che t'areggi!
Lui, più incazzato di me mi dice: Aohh.. Bisogna che te fai li cazzi tua.. so tre fermate che vojo scende e tu me lo impedisci!!
Sapevate che le arance sono il frutto di elezione contro il cancro?..
L’arancia dimezza il rischio di tumore.
Spremute e spicchi aiutano a prevenire le neoplasie, grazie a flavonoidi e antiossidanti. E secondo uno studio, dagli agrumi si ottiene un'arma contro il cancro alla prostata.
L’inverno ci fa un regalo straordinario, le arance. Ne mangi a sufficienza? Beh, dovresti. Perché sono un’ottima strategia di prevenzione dei tumori. Non a caso l’Associazione per la ricerca sul cancro (Airc) ha scelto proprio l’arancia come simbolo della sua raccolta fondi: sabato 26 gennaio 2013 tornano le Arance della Salute in oltre duemila piazze d’Italia. Il ricavato della vendita delle reticelle di arance rosse siciliane, a 9 euro ciascuna, sarà devoluto alla ricerca sul cancro. Quindi fai dell’arancia un frutto immancabile nella tua giornata, a fine pasto, bevendo la spremuta a colazione o durante pranzo o cena, aggiungendo gli spicchi all’insalata, abituandoti a condire con il succo alcuni secondi!
LE PROPRIETÀ ANTITUMORALI
«I micronutrienti dei cibi che ci proteggono dal tumore (leggi: Veronesi: i cibi che proteggono dal cancro), ma anche da altri mali come il diabete, le malattie cardiache o il processo degenerativo delle cellule che per esempio sfocia nell’Alzheimer, sono i composti fitochimici», spiega Giovanna Gatti (puoi chiederle un consulto), senologa dell’Istituto europeo di oncologia e consulente scientifico della Fondazione Umberto Veronesi. «I composti fitochimici sono classificati in grandi famiglie, a loro volta suddivise in classi e sottoclassi. La più numerosa è la famiglia dei polifenoli, tra le cui classi la più diffusa è quella dei flavonoidi. Sarebbe troppo lungo addentrarsi in questo popolo di guerrieri benefici. Basti sapere che ciascuna di queste sostanze ha dimostrato la sua capacità di proteggerci. Come? Principalmente stimolando nel nostro organismo reazioni biochimiche che hanno un grande potere antiossidante, in grado cioè di limitare o bloccare del tutto i radicali liberi, che nascono dal processo di ossidazione».
L’ossidazione all’interno delle nostre cellule è la stessa reazione chimica che fa scurire una mela tagliata o fa arrugginire un chiodo: ogni volta che respiriamo, l’ossigeno che mettiamo in circolo entra a far parte dei processi di ossidazione che si svolgono in tutte le cellule del nostro corpo. Da questa ossidazione (ma anche dal fumo, dall’inquinamento, dall’alcol in eccesso, dalle radiazioni) nascono pure i radicali liberi, molecole che perdono un elettrone e che così diventano spaiate. Questi radicali liberi cercano di tornare in equilibrio rubando elettroni alle altre cellule, e possono danneggiarle, dando inizio a un tumore. Ecco, gli antiossidanti combattono il rischio con un meccanismo semplicissimo: cedono ai radicali liberi l’elettrone che a loro manca, e quindi disinnescano la miccia.
UN PIENO DI ANTIOSSIDANTI
L’arancia, come saprai, apporta vitamina C (guarda: i cibi ricchi di vitamine), dalle note proprietà antiossidanti: te ne assicuri 50 milligrammi per ogni etto (che è più o meno il peso di un’arancia sbucciata), quasi sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero di acido ascorbico (o vitamina C, che è di 60 milligrammi). Ma ogni frutto è una specie di laboratorio fitochimico, nel senso che contiene diverse molecole benefiche, tra le quali oltre 200 tipi di polifenoli (anch’essi antiossidanti) e i terpeni, le sostanze che danno alla buccia delle arance il caratteristico odore.
Se l’arancia è rossa, ancor meglio! Contiene molte antocianine, pigmenti naturali dallo straordinario potere antiossidante, e carotenoidi, i pigmenti che conferiscono il colore anche a zucca e carote. «Tra l’altro queste sostanze nei fumatori aiutano a prevenire il tumore del polmone», spiega Anna Villarini, biologo nutrizionista e ricercatrice dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.
NEOPLASIE DI BOCCA, ESOFAGO
E STOMACO RIDOTTE DEL 50%
In particolare, secondo una revisione scientifica condotta in Australia, le arance possono abbattere, per merito soprattutto dei flavonoidi, il rischio di tumore fino al 50% per la bocca, l’esofago e lo stomaco. Mentre polifenoli e terpeni bloccano in generale la crescita delle cellule maligne.
Ora la ricerca guarda con interesse anche ad altri principi attivi del portentoso agrume frutto dell’arancio, ossia i triterpenoidi naturali, molecole simili ai terpeni, oli essenziali contenuti nelle bucce. Secondo un nuovo studio, cofinanziato dall’Airc e pubblicato sulla rivista internazionale Cancer Research, potrebbero combattere il tumore alla prostata. «Abbiamo scoperto che i triterpenoidi sintetici uccidono preferenzialmente le cellule di tumore alla prostata insensibili alla terapia a base di ormoni», spiega Adriana Albini, responsabile della ricerca oncologica dell’Irccs MultiMedica di Milano.
Queste molecole, in associazione con un derivato della vitamina A, si erano già mostrate efficaci contro il tumore al seno resistente agli ormoni. La speranza è che diventino un’arma contro una delle neoplasie più diffuse tra gli uomini. I ricercatori hanno già testato la «molecola della buccia d’arancia» in provetta e in modelli animali, con ottimi risultati. Ora tocca alle sperimentazioni cliniche.
(Di:Daniela Cipolloni)
Mi chiamo Francesca, vivo a New York. Sono... (Storia di una mitomane)
Mi chiamo Francesca. Vivo a New York. Sono felicemente sposata con Antonio da sei anni, e lo amo, eccome se lo amo. Antonio fa il medico, ed è inutile dire che di soldi a casa ne porta eccome. Io lavoro come assistente di un grande avvocato, famoso per i suoi miracolosi interventi in tribunale. Nella mia vita c’è solo una cosa che amo più di mio marito: i miei figli. Due gemelli, un maschio e una femmina. Sono due pesti, ma si fanno voler bene. In casa vive con noi anche Candy, una cucciola di Labrador. In effetti, siamo una famiglia allargata, ed è dir poco. Ho un rapporto splendido con tutti, con i vicini di casa, con i nonni dei ragazzi, con i colleghi. Sarà fortuna, che ne so. Ho un gruppo di amiche fenomenale con cui condivido tutta la mia vita, i momenti di serietà e quelli di follia pura. Con loro esco a fare shopping e con loro mi confido quando qualcosa non va. Con alcune di esse vado in palestra, dove c’è un personal trainer che pare un David di Michelangelo, e soltanto lui, lo ammetto, forse lo paragonerei a mio marito con rimpianto. Per il resto, che dire? Ho le mie passioni, amo leggere, ascoltare la musica, e a volte provo pure a cantare. I miei figli dicono che sono brava, ma chi lo sa se è vero. Mi piace fare sport, tutte le mattine esco presto di casa e mi faccio la mia corsetta mattutina con Candy, magari incontro qualcuno, conosco nuove persone, e la cosa è sempre una sorpresa. Ho una sorella che per me farebbe qualsiasi cosa, ed io per lei. Ci vediamo appena abbiamo due minuti di tempo, e per quei minuti torniamo come bambine. Mi sembra tutto così perfetto da raccontare. Sono felice? Sì, sono felice. Sono assolutamente felice. Dicono tutti che sono gentile, disponibile, solare, simpatica, energica, una buona amica, una persona completa. Una mitomane. Mi chiamo Ermenegilda, ma il nome mi fa ribrezzo. Me lo hanno dato i miei genitori, che detesto e che non vedo da anni. Vivo in un paesino di venti persone che non sto neanche a nominare. Sono sposata e divorziata, da quando mio marito ha fatto le valigie ed è partito con la sua segretaria. Lavoro come precaria in un centro di pulizie, ed i soldi mi bastano appena per arrivare a fine mese. Non ho figli, non ho animali, la mia unica compagnia è il televisore. Nemmeno i vicini di casa mi sopportano, anzi, non perdono occasione di diffondere maldicenze sul mio conto, che io cerco ogni volta di ignorare. L’unica amica che avevo si è trasferita in Canada per lavoro, ed ora ha una carriera meravigliosa, un marito perfetto e tre figli. Il mio shopping consiste nel comprarmi i set di magliette colorate in saldo ai mercatini, detesto andare dalla parrucchiera, e i capelli me li taglio da me. Odio lo sport, sono una pigra cronica in una rafforzata relazione col mio divano. Una volta ho provato ad andare in palestra, ma il mio personal trainer era un settantenne schiavista che si divertiva a sfiancarmi fino al rischio svenimento. Così ho smesso. La mattina ho appena il tempo di fare colazione mentre mi allaccio le scarpe, perchè sono sempre puntualmente in ritardo su tutto. L’autobus, il lavoro, gli appuntamenti, le bollette. Mi piacerebbe avere più tempo per me, ma non lo trovo mai. Ogni volta qualcuno bussa alla mia porta, ed io mi ritrovo a chiamare idraulici, giardinieri e psicologi per mezzo mondo. Mi piacerebbe saper cantare, ma sono stonata come una campana. Mi piacerebbe leggere di più, ma la sera collasso sul letto senza aver messo nemmeno il pigiama. Sono figlia unica, nessuno che mi aiuti in casa, nessuno che mi sopporti. Dicono che sono scontrosa, triste, arrabbiata con il mondo, una stronza, una bugiarda. Io non ce l’ho con il mondo, io ci provo ad essere gentile, disponibile, solare, simpatica, energica, una buona amica, una persona completa. Ma non ci riesco. Non sono felice. Sono Ermenegilda, e sono una mitomane. Mi chiamo Francesca. Sono felice.
Lettera alla mamma.. (stupenda da leggere)
Cara mamma,
Ho tante cose da dirti… Non so se in questo giorno ti senti davvero felice, tu, che come me non sopporti l’attenzione. Però voglio provare a renderti ciò che tu in questi anni mi hai dato. Lo so, non è stata una convivenza facile, la nostra. E lo ammetto, ho avuto molte colpe. Ma sai, mamma, io ti voglio bene, e non riesco a immaginare una vita senza di te. Tu, che mi hai tenuta in grembo per nove mesi, tu sei il mio punto di riferimento più sicuro, ferreo, incrollabile. Ti giuro, mamma, che non riesco a immaginare una vita senza le nostre discussioni, senza quel nostro tenerci il muso, senza il nostro silenzio. E ci sto male quando litighiamo, certo, ma solo facendo la pace ti sento così vicina come sei. Sai, mamma, noi abbiamo tante cose in comune… E nessuna di noi è davvero capace di essere completamente sincera. Io, i miei pensieri, li tengo segreti davanti a te, e forse non so nemmeno io il motivo. Ma non è colpa tua, mamma, credimi. Perchè se io ho spesso respinto le tue braccia, di questo me ne vergogno. E ti chiedo scusa, per tutte le volte che ho alzato un muro davanti a te, ti chiedo scusa per ogni volta che ti ho allontanata dai miei segreti nonostante fossi tua figlia. Mamma, io di te ho tanti ricordi, e talmente tante cose da dirti che non so se me le ricorderò mai tutte. Quando ero bambina, tu eri la mia maestra severa, per quelle volte che con la faccia scura mi guardavi, ed io mi sentivo ancora più piccina. E se a volte ti scappò qualche ceffone, non te lo rimproverai mai. E nemmeno adesso, che di te non vedo altro che la mia mamma, solo troppo fragile per lasciarsi dietro tutti i problemi. Sai, mamma, a volte non ti ho capita. E a quei momenti in cui tu ed io eravamo cane e gatto, contrappongo i nostri teneri e brevi abbracci. Ma sai anche che non ho mai smesso un attimo di volerti bene, anche se non te l’ho mai detto. E d’altronde, tu mi capisci, ed io lo so, perchè da te ho imparato l’orgoglio indistruttibile e il coraggio di provare a farcela da sola. Io ti ammiro, mamma. Ti ammiro per ciò che in questi anni hai vissuto, per ciò che hai superato, per ciò che hai sconfitto. Ti ammiro per essere diventata la donna che sei, ti ammiro per il coraggio che hai, ti ammiro per le scelte che hai fatto. E sai, mamma, ti ammiro per ciò che eri e per ciò che sarai, anche se ogni volta rimango in silenzio. E lo so, so che hai un carattere così speciale, soltanto tuo, e a volte fatico a rispettarlo, ma poi mi tornano in mente tanti ricordi, e di nuovo ti ammiro, forse più di prima. Cara mamma, ti chiedo scusa per certe cattiverie che ti ho rivolto, perchè ti voglio bene, e se un giorno dovessi perderti sarei la prima a buttare il mio orgoglio nel cestino della spazzatura e a venire da te. Mamma, sei essenziale per me, per ogni tuo piccolo gesto, per ogni tuo piccolo pensiero, anche quando nella mia testa sussurro che ne farei anche a meno. Ma i rimproveri mi dimostrano ogni volta quel rapporto unico e speciale che ci lega, come mamma e come figlia. E che sia il sole o la pioggia a fare da sfondo a questo “noi”, io combatterò per averti sempre accanto, con la tua aria seria e il corpo austero, che mi fanno in qualche modo sentire a casa. Mi manca in questo noi un parlare sincero, ma ciò che abbiamo costruito in questi anni non è che un mattoncino di tutto il castello, e se capiterà il giorno in cui, sedute al tavolo una in fronte all’altra, apriremo il cuore ad una ad una, allora vibrerà il terreno sotto il peso di un altro importante legame, e quel noi sfigurerà in un abbraccio profondo come mai lo è stato. Mamma, io vorrei vederti felice, ed invece su di te leggo preoccupazione, lavoro, e mai un momento per te. Vedo i tuoi sacrifici, quelli che per me hai fatto, le tue lacrime, che per me hai versato, le tue sofferenze, che assieme a me hai patito. Ma nel tuo cassetto non vedo magliette nuove, e dal tuo portafogli non vedo uscire banconota che non sia per me e per questa famiglia. Vorrei vederti donna, circondata di amiche, ma so che la tua vita è questa, e non riesci a rinunciarvi. Eppure leggo sul tuo volto i desideri di uscire più spesso, di divertirti più spesso, di chiacchierare più spesso, e non sono io a impedirtelo. Mamma, voglio che tu sia felice come hai reso felice me, e non ti regalerò altro che le mie parole, quelle che mai sono riuscita a dire, per orgoglio e per timore, davanti ai tuoi occhi grigi e duri, ma adesso voglio che tu esca dalla porta di casa, e chiami la tua migliore amica, e voglio che andiate nel negozio che hai in mente e che tu ti compri quella maglietta che sogni ad occhi aperti. Perchè siamo tutti esseri umani, ed io sono grande, ormai, per essere la tua piccolina: sono tua figlia, e ti vedo mentre mi guardi crescere, ma non vedo più un sorriso. Mi manca quel sorriso. Voglio veder tornare quel sorriso. Mamma, sorridi, perchè il bene che ti voglio è infinito e incancellabile. E per te, adesso, solo un abbraccio, con tutto l’amore che ho nascosto fino ad oggi e la voglia di chiamarti ancora e sempre “mamma”. (dal Web)
27 gennaio, giornata della memoria: perchè si celebra e significato Shoah..
Si celebra il 27 gennaio 2016 la Giornata della Memoria, per ricordare le vittime della Shoah: ma cosa significa e perchè si celebra in questa data?
La data del 27 gennaio non è certo casuale, e il Giorno della Memoria si celebra da 16 anni in Italia il 27 gennaio, perchè nel 1945 proprio in quel giorno le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Da quel giorno per la prima volta, varcata la scritta d'ingresso "Arbeit macht frei" (il lavoro rende liberi) si venne a conoscenza di quanto era accaduto e del dramma di quello sterminio.
Che cos'è Auschwitz e cosa rappresenta ad oggi?
Auschwitz è il nome tedesco di una piccola cittadina a sud della Polonia ( Oswiecin) dove a partire dalla metà del 1940 iniziò a funzionare il più grande campo di sterminio nazista. Qui vi erano campi di lavoro, le camere a Gas e i forni crematori dove venne compiuto un massacro che resterà per sempre nella storia. Solo ad Auschwitz sono stati uccisi quasi un milione e mezzo di ebrei.
Giorno della Memoria 2016: Cosa Significa Shoah.
Si sente spesso parlare della Shoah, riferendosi a questi fatti, ma cosa significa questa parola? Approfittando della Giornata della Memoria 2016 è giusto informare e far conoscere anche ai più giovani questi fatti. ll termine Shoah è la parola con cui in ebraico si indica una catastrofe. Il significato letterale è catastrofe, ma ad oggi ha sostituito la parola Olocausto, che un tempo veniva utilizzata per definire lo sterminio compiuto dai nazisti (ma Olocausto è un termine che richiama al sacrificio biblico e rischierebbe di dare un senso ad una strage che senso non ne avrà mai). Il giorno della Memoria non deve esser solo un omaggio a quelle vittime, ma soprattutto una presa di coscienza collettiva per ricordare un fatto che non dovrà mai più accadere.
"Io chiedo come può l'uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento.
Io chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà." (Francesco Guccini-Auschwitz)
Per te mamma... (Stupenda)
Mamma!
Non c’è suono più melodioso di questo in tutto l’universo! Non c’è parola più dolce di questa in tutto il firmamento! Le labbra si saziano nel dirla! Le orecchie si dissetano nell’udirla!
Mamma!
Gioia del cuore! Delizia dell’anima!
Tutti vorrebbero parlare della loro mamma. Tutti vorrebbero scrivere della loro mamma. Tutti vorrebbero decantare la loro mamma. Tutti vorrebbero gridare al mondo: “IO AMO LA MIA MAMMA”!
La mamma è la mamma! La mamma è tutto! La mamma è quella che ti ascolta e ti consiglia. La mamma è quella che ti protegge e ti custodisce. La mamma è quella che ti carezza con l’anima... l’anima e nell’anima. La mamma è quella che stringe al petto e ti dà calore. La mamma è quella che ti riscalda quando è freddo, che ti copre quando è notte, che ti sostiene quando sei debole e bisognoso, che ti rincuora quando sei affranto e triste, che si carica sulle sue spalle i tuoi pesi. La mamma non chiede per sé. La mamma non esige, non pretende. La mamma non impone. La mamma non ordina. La mamma non obbliga.
La mamma quando accudisce il suo bambino non è mai stanca, non ha mai fame, non ha mai sete, non dorme mai, non teme il gelo della notte, non teme l’afa del giorno.
La mamma ha sempre un sorriso da donare, ha sempre una carezza da regalare, ha sempre un bacio da offrire.
La mamma piange sempre in silenzio. La mamma nasconde sempre le sue lacrime. Il pianto di una mamma è come rugiada. Il pianto di una mamma è come balsamo.
La mamma non si ripara, ma ripara. La mamma non si protegge, ma protegge.
La mamma soffre in silenzio e nel silenzio. La mamma patisce, ma non molla. La mamma subisce, ma non desiste. La mamma sopporta, ma non si arrende. La mamma si angoscia, ma non rinuncia. La mamma si tormenta, ma non si rassegna. La mamma si dispera, ma non si ribella. La mamma si strugge, ma non si lamenta. La mamma si consuma, ma non si tira mai indietro.
Il cuore di una mamma sanguina, ma non smette mai di battere. Anche quando una spada lo trafigge, lo trapassa, lo pugnala.
La mamma copre sempre le manchevolezze dei figli. Le copre e le medica. Le copre e le cura. Le copre e le ama.
La mamma non è mai sola, anche quando è sola. Le basta il profumo dei figli.
La mamma non teme la povertà, non teme la miseria, non teme il bisogno. La mamma sa sempre come affrontare la povertà, sa sempre come combattere la miseria, sa sempre come superare il bisogno. La mamma affronta la povertà con la ricchezza di cuore, combatte la miseria con la ricchezza della sua anima, supera il bisogno con la ricchezza del suo amore.
L’amore di una mamma è infinito. L’amore di una mamma è smisurato. L’amore di una mamma è sconfinato. L’amore di una mamma non ha mai fine. L’amore di una mamma è inestinguibile, insopprimibile, inesauribile. L’amore di una mamma è immortale. È ETERNO!
(Dal Libro "MAMMA" di Umberto Russo)
Mamma.. Dormi?!? (Leggetela è bellissima)
"Mamma!? Dormi!? La ninna nanna che mi canti di solito è rimasta a metà, soffocata in uno sbadiglio. Ho le lenzuola poggiate addosso, qui sulla pancia, qui fa quasi caldo. Sei stanca stasera, mamma?
Oggi a colazione avresti voluto provare dei biscotti nuovi. Ma papà era già uscito, mi hai detto che li mangerete insieme, domani.
Ti sei vestita di blu, così m'hai raccontato. Dici che è come il mare, come il cielo. Dici che sarà come me, così immenso, così meraviglioso. E m'hai messo addosso un maglioncino lavorato a mano, no, senza cinta. Quella non la usi più, hai paura di togliermi il fiato. Ti sei truccata poco. Il mascara ti fa ciglia lunghissime. T'ho accompagnato a lavoro, hai preso la macchina, e ti sei arrabbiata con quello che davanti a te ha girato senza mettere la freccia. Gli hai urlato: "cretino!". Ma che significa? E' una cosa bella? Perchè poi ridevi. Certo che sei buffa, mamma.
Hai mangiato poco, a pranzo. Perchè, non stai bene? Scusa, è colpa mia. Ti fa male la pancia, e sento che vai spesso in bagno, tossisci e t'appoggi al lavandino. Sono triste, quando stai male. Ma l'hai sentito il dottore no!? Sta' tranquilla. Queste cose durano ancora per poco.
E' fredda quella gelatina che ti mette sulla pancia. Puoi dirgli che mi vengono i brividi, per favore?
Oggi pomeriggio t'ho sentito parlare di me. Al telefono, dicevi che sto crescendo.
E poi non so, forse eravamo in un parco. O comunque le foglie che pestavi facevano "cric cric". M'hai spiegato che sono rosse e gialle, e che volano in cielo per abbracciare altre foglie simili a loro.
Allora, visto che sarò simile a te, anche tu m'abbraccerai?
Guardi film sempre commoventi, cammini con tacchi bassi, aspetti già la primavera, scrivi poesie e le intitoli "A te, creatura mia." e le numeri. Sei arrivata alla ventitreesima. Le imparerò a memoria.
Mamma, dormi!?
Ma quanto tempo devo stare ancora qui?
Voglio conoscerti mamma. Sai, passo i giorni ad immaginarti.
Sei bella, con delle braccia lunghe, capelli ricci, e occhi che piangono spesso. Che c'è, non mi vuoi?
Ma no, dai che scherzo. Ti sto prendendo in giro.
Papà lo fa spesso con te, no? E poi ridete insieme. Mio Dio, che bella musica i vostri sorrisi. E quando vi sento giocare, son felice anch'io e non so trattenermi: e allora scalcio, gioco anche io. Ti dò fastidio? Quando vi baciate però, me ne sto in silenzio, mi vergogno, ma mi batte forte il cuore.
Ora lui dov'è?
Ah sì, me l'ha detto oggi pomeriggio. Aveva una partita di calcetto, e avrebbe fatto tardi. L'ho sentito quando gli hai detto che non saresti andata a vederlo, per non farmi prendere freddo. Faccio il tifo per lui anche io sai!? E quando segna, faccio una capriola. Tu m'hai detto che così esulta anche lui. Comincio a prepararmi, poi m'insegnerà.
Siete splenditi, insieme.
Adoro quando v'abbracciate: io rimango nel mezzo, stretto tra di voi, quasi non riesco a respirare. Voglio provarlo ancora, quando sarò davvero con voi.
Mamma!?
Sì, mi sa che dormi. Allora parlo piano e cerco di non muovermi.
Buonanotte, mamma.
Ti voglio bene.
E imparerò presto a dirtelo. (dal Web)
29 - 30 - 31 gennaio sono giorni della merla, se sono freddi la primavera sarà...
La tradizione vuole che il 29-30-31 di Gennaio, gli ultimi tre giorni di questo primo mese dell’anno, vengano ricordati come i “giorni o dì della Merla”, ad indicare uno tra i periodi più freddi dell’inverno. Ma da dove trae origine questa credenza, entrata oramai a far parte della vita di tutti noi?
Molte sono le versione che spiegano l’origine di questa leggenda, alcuni simili altre assi diverse, ma che vedono in tutte un unico protagonista: una Merla.
La prima nasce in tempi assai lontani, quando Gennaio non aveva ancora 31 giorni ma solo 28. Si narra che Gennaio fosse particolarmente scherzoso e un po’ invidioso, in particolar modo con una Merla, molto ammirata per il suo grande becco giallo e per le penne bianchissime.
Per questo Gennaio si divertiva a tormentarla; ogni volta infatti che ella usciva in cerca di cibo egli scatenava bufera di neve e vento. Stufa di tutto questo un giorno la Merla andò da Gennaio e gli chiese:” Amico mio potresti durare un po’ di meno?”. Ma Gennaio, orgoglioso come era rispose: “ E no, carissima proprio non posso. Il calendario è quello che è, e a me sono toccati 28 giorni.”
A questa risposta la Merla decise di farsi furba e l’anno seguente fece una bella scorta di cibo che infilò nel suo nido così che rimase per tutti i 28 giorni al riparo senza bisogno di uscire. Trascorsi i 28 giorni, la Merla uscì e cominciò a prendere in giro Gennaio: “Eh caro mio, quest’anno sono stata proprio bene, sempre al calduccio, e tu non hai potuto farmi congelare il becco nemmeno un giorno.” Detto ciò Gennaio se la prese così tanto che andò dal fratello Febbraio, che vantava ben 31 giorni, e gli chiese in prestito 3 giorni.
Il fratello dubbioso domando: “ Cosa vuoi farne? “ e Gennaio rispose: “Ho da vendicarmi di una Merla impertinente. Stai a vedere”.
E così Gennaio tornò sulla terra e scatenò una tremenda bufera di neve che durò per tutti i 3 giorni. La povera Merla, che era andata in giro a far provviste, per il forte vento non riuscì nemmeno a tornare al suo nido. Trovato il comignolo di un camino, vi si rifugiò in cerca di un po’ di tepore. Trascorsi quei freddissimi 3 giorni uscì dal comignolo sana e salva ma le sue candide penne erano diventate tutte nere a causa del fumo e della fuliggine. Da allora Gennaio ha sempre 31 giorni e i merli hanno sempre le piume nere.
La seconda versione, ambientata nel capoluogo lombardo, ha come protagonisti un merlo, una merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova e poi per l'inverno sotto una gronda, al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante. Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni così che il merlo volava da mattina a sera in cerca di cibo, che tuttavia scarseggiava sempre di più. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i figlioletti intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. La tormenta tenne così lontano il merlo da casa per ben tre giorni (appunto gli ultimi tre di Gennaio). Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola.
Si dice anche che se i giorni della merla sono davvero freddi la primavera sarà splendente ed arriverà puntuale, al contrario, se i giorni della merla sono caldi ci sarà una primavera che si farà attendere.
fateci caso, spesso la cosa si verifica davvero.
INCREDIBILE: sapete quanto costerebbe la benzina senza le tasse..
La benzina? Senza le tasse oggi costerebbe 44 centesimi al litro.
Il prezzo del petrolio crolla ma le accise sono arrivate a pesare per quasi il 70%. E il costo del carburante in Italia diventa così il più alto d'Europa.
Quarantaquattro centesimi al litro. E' quanto potrebbe costare oggi la benzina se non esistessero le accise, il tributo indiretto applicato dallo Stato. Venerdì il costo del petrolio è sceso a circa 30 euro al barile, in calo del 67,4% rispetto al 2012. Eppure il pieno ci costa solo il 28,1% in meno. "Colpa" proprio delle accise, aumentate vertiginosamente nel corso degli ultimi anni. E la benzina, in Italia, costa più che in tutto il resto d'Europa.
E' quanto emerge dall'inchiesta di Sergio Rizzo, pubblicata sul Corriere della Sera, secondo cui rispetto al 2008 le accise sono aumentate del 46%.
"Pagheremmo un euro anche se fosse gratis" - A rincarare la dose ci pensa Faib Confesercenti: "Per assurdo anche se i Paesi produttori ci regalassero la materia prima, un litro di verde costerebbe comunque agli italiani 1,083 euro, un litro di gasolio 0,965 euro". Dello stesso avviso il Codacons, che sottolinea come, a causa del peso del Fisco, "l'Italia resta saldamente ai vertici della classifica dei paesi europei dove i carburanti costano di più".
Matteo Renzi e il suo ministro Federica Guidi tentano la strada della moral suasion invitando i petrolieri a tagliare proporzionalmente il costo della benzina. Ma questi rispondono: "Da giugno 2015 a oggi il prezzo della benzina è diminuito complessivamente di oltre 21 centesimi, mentre quello del gasolio di circa 28 centesimi, riflettendo appieno la discesa del greggio e dei prodotti raffinati sui mercati internazionali".
Insomma, l'Unione petrolifera respinge le accuse. La "colpa", semmai, è dello Stato, come denunciano Federconsumatori e Adusbef: "Sul prezzo finale della benzina tasse e accise pesano per il 70%. Si tratta di un livello intollerabile. Il governo dovrebbe intervenire affinché le accise siano ritoccate al ribasso immediatamente di almeno 5 cent al litro in una prima fase, per poi intervenire in termini strutturali con ulteriori riduzioni di almeno 10 cent al fine di riportare la tassazione nelle medie europee".
Pensate, le accise sono oltre il 70% e la prima fù introdotta da Mussolini nel lontano 1935 - 1,90 lire al litro sulla benzina per finanziare la guerra di conquista dell’Abissinia. Poi nel corso degli anni ogni Governo ha deciso di imporre “balzelli” per ogni emergenza: dalla crisi di Suez (1956), al disastro del Vajont (1963), fino alle guerre in Libano e Bosnia.
L’ELENCO DELLE ACCISE DAL 1935 AD OGGI:
Guerra in Abissinia del 1935 (1,90 lire)
La crisi di Suez del 1956 (14 lire)
Il disastro del Vajont del 1963 (10 lire)
Alluvione di Firenze del 1966 (10 lire)
Terremoto del Belice del 1968 (10 lire)
Terremoto del Friuli del 1976 (99 lire)
Terremoto in Irpinia del 1980 (75 lire)
Missione in Libano del 1983 (205 lire)
Missione in Bosnia del 1996 (22 lire)
Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (0,020 euro, ossia 39 lire)
Decreto Legge 34/11 per il finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali (0,0073 Euro)
0,040 Euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011, ai sensi della Legge 225/92
0,0089 per far fronte all'alluvione in Liguria ed in Toscana del novembre 2011
0,112 Euro sul diesel e 0,082 Euro per la benzina in seguito al Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201 «Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici» del governo Monti.
0,02 euro: terremoti dell’Emilia del 2012;
MA non finisce qui: perché come spesso accade in Italia – abbiamo una tassa sulla tassa. Su questi 25 centesimi di euro infatti, sommati alla vera e propria imposta di fabbricazione (definita per decreti ministeriali), viene aggiunta pure l’Iva del 22%.
Ma quanto guadagna lo Stato?: i conti sono facili, ogni centesimo di aumento sul carburante comporta un maggiore introito di circa 20 milioni di euro al mese per le casse dello Stato. Secondo i dati dell’Unione petrolifera nel 2007, le entrate fiscali alimentate dai prodotti petroliferi sono state superiori ai 35 miliardi (24,7 derivanti dalle accise e 10,5 dall’Iva).
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