Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
La ragazza sfortunata in amore.. (Barzelletta)
C'era una ragazza tanto brutta, ma tanto brutta che non riusciva a trovare un fidanzato.
Disperata, chiese aiuto ad una famosa veggente, che dopo aver consultato la sfera le disse:
- "Mia cara, vedo che in questa vita non avrai fortuna in amore. Però ho una buona notizia: nella prossima vita sarai bellissima e gli uomini cadranno ai tuoi piedi a dozzine".
La ragazza uscì risollevata e contenta, pensando al suo radioso futuro.
Mentre camminava notò un alto cavalcavia sull`autostrada e lo raggiunse.
Prima avesse terminato questa vita, pensò, prima avrebbe cominciato la prossima.. così senza indugiare oltre chiuse gli occhi e si lanciò nel vuoto, ma sfortunatamente cadde sopra un camion di banane che passava di sotto, e il colpo la fece svenire.
Quando si risvegliò, ancora intontita, credendo fermamente di trovarsi nella nuova vita, prima di aprire gli occhi palpò le banane tutt`intorno, fece un grande sorriso e felice esclamò:
- "Calma ragazzi, calma... uno alla volta!"
Ecco cosa fa male davvero: scrive un macellaio che non ci sta più a subire
L’immagine che vedete la dice lunga su quello che il macellaio di Scorzè, (Venezia) Mauro Bortolato, attraverso la sua ironia vuole comunicare a tutti gli italiani che la leggono. Il libero professionista, dopo l’allarme lanciato dall’Oms che, senza dubbio, sta causando una flessione sui suoi affari e su quelli della carne rossa in genere, ha reagito mettendo sulla vetrina del suo locali svariati post per dire quello che realmente fa male e quello che è salutare.
Mauro avrà pensato, che nel comunicare qualcosa alla cittadinanza, occorre farlo sempre al meglio e nel dettaglio, specificando realmente cosa fa bene alla salute e cosa no. Gli esempi che il Signor Mauro, ormai esausto da questa politica che non tutela più nessuno, sono semplici e riguardano il viver quotidiano di ogni singolo cittadino.
Sui cartelloni, infatti, troviamo scritto in caratteri cubitali LA CARNE ROSSA FA MALE e in caratteri normali tutto il resto che narrano: “Invece frutta e verdura fanno bene..!! Perchè senza pesticidi” – “Invece il pesce fa bene perchè senza mercurio”.
Questi sono solo alcuni esempi, ma poi tra i suoi manoscritti, apposti sulla vetrina della sua macelleria, leggiamo anche che gli industriali inquinano, l’aria è irrespirabile, i politici rubano e così via. Mauro con questa iniziativa ha avuto i consensi da parte di milioni di italiani che hanno fatto girare la sua foto di protesta, in modo virale, sul web. (Fonte: leggo.it)
Alimenti e rischio cancro: dopo la carne sotto esame il caffè..
Dopo la carne rossa, a maggio sarà la volta del caffè. C'è anche la nera bevanda calda tra le sostanze “sotto investigazione” da parte dello Iarc, l'agenzia dell'Oms per la ricerca sul cancro che nei giorni scorsi ha inserito le carni lavorate tra le sostanze «sicuramente cancerogene» e le carni rosse nel gruppo delle sostanze probabilmente cancerogene. Secondo il sito dell'agenzia le prossime monografie in programma riguarderanno una serie di sostanze chimiche usate nell'industria e poi, a fine maggio 2016, «il caffè e altre bevande calde».
Il primo meeting dello Iarc, previsto nella settimana tra il 2 e il 9 febbraio 2016, riguarderà un elenco preliminare di sette molecole tra cui una della classe dei bisfenoli, già conosciuti perché interferiscono con alcuni ormoni umani, la dimetilformammide, uno dei principali solventi usati nelle reazioni chimiche e l'idrazina, che fra i vari utilizzi ha anche quello di propellente per alcuni tipi di razzi.
Tra il 24 e il 31 maggio 2016 verrà affrontato invece dagli esperti dello Iarc il tema “Caffè, Mate e altre bevande molto calde”. Per questa monografia la fase di raccolta dati, in cui chiunque può segnalare studi scientifici riguardanti la cancerogenicità, si chiuderà il prossimo 22 aprile, mentre la ricerca degli esperti che faranno la valutazione si è chiusa lo scorso 25 settembre.
«Sarà il tipo di tostatura del caffè e l'effetto delle temperature elevate sulla bevanda ad essere vagliate dall'Agenzia per la ricerca sul Cancro dell'Organizzazione mondiale della sanità - ipotizza Antonio Moschetta, docente dell’Università di Bari e ricercatore della Associazione italiana per la ricerca sul cancro -. E non quindi le caratteristiche della pianta del caffè la sua composizione». «Il caffè è una bevanda meravigliosa che ha un ruolo positivo sul nostro metabolismo», spiega Moschetta. «Per questo credo che le valutazioni dell'Oms riguarderanno l'eventuale produzione di composti cancerogeni provenienti da tipo di tostatura o da temperature elevate. Ci sono studi in corso sull'argomento e saranno probabilmente questi dati a essere vagliati». (Fonte: il sole 24 ORE)
Nell'inferno.. (Barzelletta)
Un tizio appena morto va all'inferno, incontra Satana alla reception e gli chiede: "Mi scusi ma perche' sono qui, credo di aver condotto una vita regolare... ". Nel frattempo mentre Satana controlla sfogliando il librone con tutti gli arrivi, il tizio chiede: "Come la si passa qui? ". "Bah, niente di eccezionale, dimmi da vivo eri un drogato?". "Beh si' qualcuna, ma niente abusi". E Satana: "Sappi che qui il lunedi' ci si spara dei gran cannoni da mane a sera". "Mica male!". Satana continua: "Dimmi un po', eri uno che beveva?". "Mah, sa com'e' il cicchetto, si'... mi piaceva bere". E Satana: "Al martedi' qua siamo ubriachi da mane a sera". "Mica male, chissa' che allegria!".
Nel frattempo Satana continua a spulciare il librone degli arrivi. "Allora?". E Satana continua: "Dimmi un po' sulla terra eri omosessuale? ".
"No! No! Assolutamente!". Satana chiudendo il libro di scatto gli dice: "Non credo che ti piacera' il mercoledi'.."
La forza e l’amore di una mamma: la commovente lettera al figlio disabile...
Una storia come tante, troppe, fatta di legittimi interrogativi che un genitore si pone davanti alla disabilità del proprio figlio. Sul sito del'ospedale romano "Bambino Gesù" di testimonianze ce ne sono tante. Questa è quella di una mamma e del suo modo di intendere e gestire, col massimo dell'amore, la disabilità di suo figlio.
Forse lo pensano tutte le mamme, dei loro figli. Me ne rendo conto. Ma ora so che le cose che Giacomo non riesce a fare, e quelle che riesce a fare più, e meglio di noi, sono proprio le caratteristiche che lo rendono unico. Quando era nella mia pancia, spesso gli parlavo. Immaginavo con lui come sarebbe stato. Cosa sarebbe diventato, da grande. Che forma avrebbero avuto i suoi occhi. Quale luce, il suo sorriso. Mi sono immaginata tante volte di vederlo camminare insieme a me. Mano nella mano. Fino a quando non sarebbe stato in grado di proseguire da solo. Verso la vita. Allora la mia mano, di carne, avrebbe lasciato il posto alla mano immaginaria. Invisibile. Ma sempre stretta alla sua
Speciale. Ci ho messo un po' di tempo a capirlo.
Quando mi hanno detto che mio figlio aveva un danno cerebrale con esiti sulla funzionalità motoria, mi ricordo che sono caduta a terra. Quello scricciolo nato prima dei sette mesi, allora pesava un chilo e mezzo. Improvvisamente mi sembrava di non avere un corpo. Che tutto intorno avesse un peso così grande, che il mio fisico non era in grado di sostenerlo. Come se, improvvisamente, il corpo non avesse più consistenza. Dallo stato solido allo stato liquido. Poche parole, pronunciate con l'enfasi del carico del peso che portavano. E il passaggio di stato.
Speciale, mi hanno detto. Sarà un bambino speciale.
Non sono stata in grado di capire subito quanta forza possa abitare dentro un corpo, seppure esile, come il mio, quando un figlio ha bisogno di te. E quanto potente possa essere un amore, capace di esuberare i limiti del possibile e di scatenare le forze più incontrollabili che ciascuno ha dentro di sé. Credo di essere nata insieme a mio figlio. Giacomo ha tirato fuori delle cose di me che non sapevo di avere. Giacomo non è la mia ragione di vita. È colui per il quale e grazie al quale io sono.
Speciale. È così, mio figlio. Solo speciale.
A volte, quando incrocio gli sguardi delle persone, mi capita di scorgere nei loro occhi il dispiacere. Riesco a scorgere il loro tormento. A volte guardano me con ammirazione. Se io, tutte le volte, avessi il potere di verbalizzare i loro pensieri, sono certa che sentirei parole che non rispecchiano la nostra condizione. Nei loro occhi, spesso, leggo la disabilità. Mi diverto a indovinarli, i pensieri di queste persone che guardano me e mio figlio. Che brava mamma! Quanta forza! Chissà quanto soffrirà! Se fosse successo a me, non credo che ce l'avrei fatta! E io, ogni volta, vorrei poter dire a queste persone che non sanno che il Signore assegna a tutti la stessa capacità di sopportare la vita. Semplicemente, qualcuno è costretto a misurarsi ogni giorno, con quella capacità. Sono più fortunati di me, tutti loro? Non lo so. So solo che a volte possono dimenticarsi che esistono delle difficoltà contro cui bisogna lottare. Ma io, quando sorrido, posso farlo con più consapevolezza.
È speciale, Giacomo.
È come tutti gli altri. È speciale come loro, non di più. Non ha superpoteri. È unico. Ha una dolcezza fuori dal comune. Una forza incredibile. È lui che mi ha insegnato a sorridere. È lui che tiene per mano me. È lui che sa reagire e spiegarmi che siamo solo noi adulti a vedere la disabilità. È un bambino felice. E la sua felicità – piena, autentica – è l'ossigeno della mia vita. Negli occhi dei bambini vedo con chiarezza il futuro di Giacomo; un bimbo comune, con altre capacità. Un bimbo che sarà un ragazzo, poi un uomo. Fidanzato, marito, amico, e comunque qualcuno a cui non si potrà non volere bene. Mi sono immaginata tante volte di vederlo camminare insieme a me. Mano nella mano. Verso la vita. Non so se, con la terapia, questo avverrà mai. Non so fino a che punto sarà in grado di proseguire da solo.
È vero. Non abbiamo mai camminato, mano nella mano, io e mio figlio. Ma abbiamo vissuto. E lo abbiamo fatto mano nella mano. E così vivremo, per sempre. Con la mia mano stretta alla sua".
Per la troppa superbia... (Clicca per leggere)
Tanto tempo fa in una foresta viveva uno splendido pavone dal piumaggio smeraldo e dalla coda verde-azzurrina. Si diceva che fosse il più elegante tra tutti gli animali ma anche il più superbo: amava infatti vantarsi della sua meravigliosa ruota e per questo andava in giro mostrandola a tutti, suscitando talvolta lo stupore tra gli altri animali, talvolta l’invidia.
Con il passare del tempo, però, anche coloro che un tempo lo ammiravano per la sua eleganza cominciarono a odiarlo per la sua troppa superbia.
Giunse allora la stagione della caccia e l’intera foresta fu messa in subbuglio: tutti gli animali cercavano un luogo sicuro dove ripararsi e si aiutavano gli uni gli altri quanto più potevano. Si passavano la voce riguardo quella sciagura, gli uccelli indicavano i migliori rifugi ora per gli animali più piccoli come gli scoiattoli, ora per quelli più grandi come i leoni e le pantere.
Anche al pavone giunse la notizia della caccia ma anziché mettersi in salvo come tutti gli altri decise che quella sarebbe stata l’occasione giusta per mostrare anche agli umani la sua eleganza e la sua impareggiabile bellezza. Si incamminò allora nella direzione opposta alla quale venivano la maggior parte degli animali e quando si trovò nella radura davanti ai cacciatori salì sulla roccia dove batteva maggiormente il sole e aprì la sua coda mostrando così la più elegante ruota che si fosse mai vista in tutta la foresta.
Ma non ottenne l’effetto sperato: i cacciatori ,infatti, avendolo notato, non restarono ad ammirarlo bensì caricarono il fucile, presero la mira su di lui e spararono.
Quella sera gli uomini fecero del pavone un sontuoso e ricco banchetto per loro e per la loro famiglia mentre splendide ed eleganti penne della coda dell’uccello finirono per diventare ornamento di cappelli per le donne.
Soltanto una penna, quella centrale ovvero la più lunga e splendente, riuscì a sottrarsi da quell’orribile sorte: fu ritrovata da una volpe davanti alla roccia sulla quale il pavone si era eretto per l’ultima volta, come a simboleggiare che lì un pavone, per la sua troppa superbia e la sua troppa vanità, era diventato ricca cena per i cacciatori.
SUPERBIA: quando la stima di se stessi diventa disprezzo degli altri, perciò per naturale propensione la superbia si nutre di menzogna e di violenza perché la ricerca ad ogni costo della propria superiorità costringe a svilire o a negare la positività delle doti altrui e a combatterle come se fossero pericolosi avversari con tanta più virulenza quanto più si percepisce che l’altro è effettivamente migliore di noi.
Il carabiniere all'addestramento.. (Barzelletta)
Un carabiniere e' in volo di addestramento ai comandi di un jet. Terminata la sua esercitazione la torre di controllo gli ordina il rientro: "Qui torre di controllo. Appuntato Esposito, rientrare alla base!". "Qui appuntato Esposito in fase di avvicinamento ... mi trovo a 500 metri dalla pista di atterraggio...". "Bene, atterraggio autorizzato! Esegua pure le manovre di rientro!". "Negativo, torre di controllo! Non posso atterrare! La pista e' troppo corta!". "Non dica idiozie, appuntato! Atterri e basta!". "Non posso, la pista e' troppo corta!". "Esegua gli ordini senza discutere!". "Ma la pista e' troppo corta!". "Niente ma! Atterri e basta!". Il carabiniere allora atterra, ma spezza le ali e distrugge l'aereo". Il tenente corre con i soccorsi al recupero del carabiniere. Si avvicina al rottame dell'aereo e il carabiniere gli dice: "Gliel'avevo detto, signor tenente, che la pista era troppo corta!", poi girando la testa a destra e a sinistra: "Ammazza pero' quant'e' larga...!".
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