Sparge le ceneri del figlio in tutto il mondo..


E questo amore sembra davvero superare la morte: c’è una madre che sta cercando in tutti i modi di accontentare il sogno di un figlio che non c’è più. Si chiamava Cj Twomey e aveva appena vent’anni quando si suicidò il 14 aprile 2010. Facile immaginare il complesso di colpa che subentra inevitabilmente in un genitore, che cerca in se stesso la causa di un gesto tanto tragico. È così che sua madre Hallie, che ne teneva le ceneri in casa, un anno fa ha deciso di tentare di realizzare il sogno di Cj: girare il mondo. Ha aperto una pagina Facebook, “Scattering Cj”, e ha fatto un appello agli internauti: spargere in giro per il mondo una piccola quantità delle ceneri del figlio. A chi accetta viene inviata una bustina e una foto del giovane. La donna chiede solo in cambio una foto all’immagine nel luogo in cui le ceneri vengono postate. Hanno risposto in tantissimi, dalla Namibia alla Cina. Bambini, coppie, anziani. C’è gente che ha portato le ceneri in cima alla montagna, chi in fondo agli abissi, chi in mongolfiera. Per sé ne ha tenute solo una minima parte, incastonate nei gioielli. Su Facebook scrive: «Spedire per posta le ceneri di tuo figlio in giro per il mondo non mi sembrerà mai una cosa giusta, perché è completamente sbagliato che se ne sia andato in quel modo. Come madre la cosa che mi fa più paura è che mio figlio sia dimenticato». Agli utenti, un’altra piccola richiesta: mentre spargono le ceneri, dire a Cj che a lei dispiace di averlo deluso.

Cellule staminali per curare la Sla: la sperimentazione è di un medico di Romano..


E' ancora troppo presto per poter parlare di una cura definitva contro la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ma certamente si tratta di un grande passo avanti nella lotta contro questa grave malattia neurodegenerativa: sono infatti positivi i risultati dei primi 18 trapianti di cellule staminali cerebrali su malati di Sla nell'ambito della sperimentazione condotta dal professor Angelo Vescovi, 53enne originario di Romano di Lombardia.

La fase I della sperimentazione (condotta su pazienti italiani), giunta a conclusione, ha cioè dimostrato la sicurezza del trattamento. Ma non solo: è anche emerso un beneficio neurologico rispetto alla malattia in 3 pazienti. Dati preliminari che aprono la strada alla concreta speranza di poter arrivare in futuro ad una terapia risolutiva. La sperimentazione di fase I è mirata a dimostrare la sicurezza del trattamento, basato appunto sul trapianto di cellule staminali cerebrali umane prelevate da feti abortiti spontaneamente. In questo caso, non sono stati rilevati eventi avversi importanti legati al trapianto di cellule e alla metodologia chirurgica: la procedura dunque è sicura e si può andare avanti.

Si tratta di una sperimentazione all'avanguardia nell'ambito delle terapie avanzate con cellule staminali, condotta secondo la normativa internazionale vigente e in accordo con le regole EMA (European Medicine Agency), con cellule prodotte secondo lo stretto regime GMP (Good Manufacturing Practice) certificate dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). I risultati, ha commentato all'ANSA il responsabile della sperimentazione clinica Angelo Vescovi, professore di biologia cellulare all'università Bicocca di Milano e direttore scientifico dell'IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio, sono "eccellenti. Tuttavia è ancora presto per poter parlare di una 'cura' contro la Sla e sono necessarie ulteriori conferme".

I risultati positivi ottenuti consentono ora di passare alla fase II della sperimentazione, mirata a dimostrare l'efficacia del metodo per arrestare la malattia: partirà nel 2016, sempre in Italia, e sarà condotta su 70-80 pazienti.
Grande attesa, dunque, per la presentazione ufficiale dei risultati della prima fase del trial clinico, in programma a Roma il 29 settembre a Palazzo San Calisto. Un'attesa densa di speranze per i circa 3500 malati in Italia, mentre sono più di 1.000 le nuove diagnosi in un anno. (ANSA).

Ecco arriva l'autunno.. (Racconto di: "R. Schiavo-Campo")


C'era una volta un albero molto giovane che non sapeva che cosa fosse l'autunno. Una mattina vide una cosa molto strana: le rondini si stavano preparando a partire. Perchè se ne vanno? - chiese l'albero a uno scoiattolo.
Non sopportano il freddo - gli spiegò l'animaletto.. - Sai com'è: è in arrivo l'autunno con le piogge e il vento; poi giungerà l'inverno e ci sarà gelo dappertutto.
Ma come faremo noi che non sappiamo volare?
Oh, io me ne starò al calduccio a casa mia e tu cadrai in letargo.
Che cosa vuoI dire?
Penso che sia come dormire - rispose, lo scoiattolo e se ne andò.
«Chiederò spiegazioni a un gatto» disse tra sé l'albero. « I gatti sicuramente lo devono sapere, per- ché non fanno altro che dormire ».
Passava di lì giusto un gatto e l'albero ne approfittò subito:
Ehi, tu, quando dormi vai per caso in letargo?
E come fai?
Semplice - rispose il gatto. - Giro tre volte su me stesso, mi acciambello e chiudo gli occhi.
« Sarà » pensò l'alberello. Tentò di girarsi, di acciambellarsi e di chiudere gli occhi, ma non ci riuscì.
CI Deve esserci un altro sistema pensò. « Lo chiederò al ghiro »
Beh - gli disse il ghiro tra uno sbadiglio e l'altro -prima devi mangiare tantissimo e diventare grasso, poi ne riparleremo:
L'albero cercò di mangiare il più possibile, ma non ingrassava neppure di un etto. Svegliò ancora ilghiro per chiedergli qualche precisazione e questi gli disse:
Cerca di respirare non più di otto volte al minuto. Quando diventerai freddo, il tuo cuore dovrà battere molto lentamente...
Probabilmente questo era un ottimo sistema per il ghiro, ma il povero albero non riusciva a fare cose così difficili.
Intanto le giornate si erano fatte più fredde; la pioggia cadeva e la nebbia avvgeva i rami dell'alberello.
« Morirò dal freddo », pensò l'albero e, mentre cercava una soluzione al suo caso disperato, sentì che gli occhi si chiudevano.
Senza pensarci, chiuse istintivamente i piccoli tubi entro i quali passava il suo sangue e si addormentò.
Le foglie caddero a terra a una a una e l'albero rimase nudo.
(Racconto di R. Schiavo-Campo "Che cosè l'autunno")

Pierino e il nonno.. (Barzelletta)


Il nonno di Pierino è triste perchè alla sua età ormai non riesce più a soddisfare la moglie..
Pierino vedendo il nonno triste gli domanda:
- Nonno che cos'hai?
Il nonno:
- Ehh.. sai Pierino sono giù perchè non posso più fare certe 'cose' con la nonna.
Allora Pierino gli dice:
- Sai nonno, adesso per certe 'cose' ci sono delle pillole apposta!
- Si?..Bene Pierino! Compramene una!
Pierino la compra:
- Ecco nonno! Questa la devi prendere prima di andare a dormire.
- Quant'è?
- 20 euro.
Il nonno prende la pillola e si ritira nella sua stanza.
La mattina dopo:
- Pierino eccoti 50 euro! Te li manda la nonna!

Giovanni.. L'irriducibile ottimista. (Barzelletta)


Giovanni è da sempre un irriducibile ottimista, qualsiasi cosa accada lui esclama sempre ‘poteva andare peggio’.

Un bel giorno i suoi amici decidono di fargli uno scherzo e metterlo in condizione di non poter affermare che “poteva andare peggio”.

Quindi, quando si ritrovano riuniti al bar, uno gli dice: “Giovanni.. hai sentito di Mario?”. Lui: “No, che è successo?”. L’amico racconta che questo Mario, in tarda mattinata è tornato a casa prima del solito, ha trovato la moglie a letto con un altro, ha perso il controllo ed ha ammazzato l’amante della moglie, poi, disperato, ha ucciso anche la moglie e quindi si è impiccato al lampadario dopo aver incendiato la casa.

Giovanni, imperturbabile, esclama: “Beh, poteva anche andare peggio”...
MA COSA DICI?!?” gridano i suoi amici, “come poteva succedere qualcosa peggio di questa grave tragedia!!”.

Sempre composto l’ottimista dice: “Beh.. se Mario fosse rientrato a casa ieri sera, a letto con sua moglie c’ero IO!!!

Oggi ho letto una lettera scritta da un’insegnante di sostegno. Non potevo non condividerla..


“Sono una mamma e una maestra di scuola primaria quest’anno sono stata nominata sul sostegno di una bimba grave, gravissima e …bellissima. Bene: appena arrivo in classe la maestra prevalente mi avverte “Stai attenta alla madre che cercherà in tutti i modi di tirarti dentro alla sua sofferenza e poi è un po’ fissata con il fatto che la figlia può far tutto, capisce tutto ecc.” ed io …sto zitta.

Mi dice che dobbiamo andare a visitare un posto con la classe e che la mamma si è “fissata” col fatto che debba andarci anche la figlia… sto zitta ancora e intanto incrocio gli occhi della bimba che sono quelli della mia e dentro di me le parlo e le dico “stai tranquilla ti ci porto io” …lei sorride è bellissima…nessuna maestra però che ormai è con lei da tre anni mi dice quali siano le sue competenze o no, la diagnosi funzionale è troppo generica. Usciamo e inizia la visita guidata. La bimba con la sedia a rotelle cerca di spingersi avanti per guardare i quadri, le tele, i dipinti ma la maestra di classe mi dice di tirarla indietro perchè leva il posto e la visuale a chi “capisce”…
Resisto e faccio come se non avessi sentito, la porto ovunque e le parlo e le spiego… la maestra mi guarda di sbieco.
Torniamo in classe e mentre tutto il gruppo classe relaziona sull’uscita lei non ha un compito, un libro, niente… e io sono al mio primo giorno e non ho preparato niente. Poco male mi organizzo, la coinvolgo e chiedo alla sua compagna di banco, una bimba carinissima, di farci sbirciare sul libro lei ci prova ma poi dice che non ha tempo deve lavorare con gli altri.
Merenda: da sola e gli altri in gruppo. Cambio pannolino da panico: i bidelli fanno a gara per non venire, ti cambio io amore, è un’ora che sei con la cacca. Parlo con la maestra dell’anno scorso che mi scarica addosso una serie di cattiverie sulla madre sulla famiglia e sul fatto che non si può lavorare con un handicap così grave. Le chiedo se ha mai usato la CAA o la tecnologia e mi dice che loro del sostegno vengono da una laurea in scienze della formazione e che hanno sostenuto solo quattro esami troppo generici per poter sapere tutto…
RESISTO ANCORA. Intanto sono completamente innamorata della mia bimba… in lei c’ è la mia, la sofferenza della madre è la mia … Le risposte le ho da lei. Uno scricciolo accartocciato su se stesso che indica in modo corretto tutti i colori, le forme, le lettere, i numeri che risponde esattamente a tutte le mie domande con gridolini che capisco e interpreto bene.
Le ho dato mille baci e lei mi ha fatto mille carezze. Alla fine della giornata saluto e la maestra di classe mi dice “comunque sei molto portata ne avevamo bisogno”!
Mi giro e sulla porta dico “corro a casa c’è mia figlia completamente disabile che mi aspetta. GELO TOTALE.
Oggi sono arrivata con il mio Ipad e con l’aria di quella incavolata, loro, le maestre hanno cercato di recuperare ma io ho detto: “Sentite, io non sono la maestra di questa bimba, io sono una maestra di classe a supporto della classe, la bimba è di tutti, di tutta la classe quindi o si programma insieme o sono cavoli amari. Se vedeste quello che vedo io in lei, se vedeste dentro questo corpo che non risponde una bimba come le altre desiderosa di scoprire di sapere di giocare di interagire allora questa classe sarebbe migliore, voi sareste delle persone migliori e il mondo sarebbe una favola.”
La mia bimba si è divertita un mondo con le applicazioni app… tutti i bimbi erano dietro di lei a cercare di capire cosa stesse usando… ho fatto un piccolo gruppo ricreativo e fuori dal suo banco ha potuto far merenda con altri bimbi… le ho portato un libro di favole e le ho detto in un orecchio di leggerlo quando non ci sono così non si sente sola. Ha diciotto ore e quando è senza di me… è sola a guardare il nulla.
Ora sono a casa e guardo mia figlia …e spero e prego che lei possa sopravvivere alle cattiverie e all’ignoranza della gente. (Fonte: web)

Una donna un po'... Speciale. (Barzelletta)


Una donna incontra un uomo in un bar e si mettono a chiacchierare.. Notando che tra i due c'è un certo feeling l'uomo le fa delle avance, alchè la donna lo invita a cenare a casa sua. L'uomo accetta tutto contento..
Finita la cena i due ormai in sintonia finiscono a letto.

Al risveglio dopo una bellissima notte d'amore, scambi di promesse di matrimonio e di fedeltà eterna.. lui vede che sul comodino c'è la foto di un altro uomo e comincia dunque a preoccuparsi.
“E' tuo marito” chiede nervosamente.
“Ma no, sciocchino!” le risponde lei, accarezzandogli i capelli.
“Allora è il tuo fidanzato?”
“Neanche” e gli mordicchia l'orecchio.
“E' per caso tuo padre...o tuo fratello?” insiste lui con la speranza di essere rassicurato.
“No tesoro, ma lo sai che sei affascinante quando fai il geloso?!”
L'uomo inizia a spazientirsi e chiede ad alta voce: “Allora si può sapere o no chi è questo?!”
Quello sono io prima dell'operazione...

La lettera di Benedetta.. Un inno alla vita contro l'aborto. (Stupenda)


Lei e' la mia meravigliosa bambina, Maria Stella, e fra quattro giorni avrà cinque mesi.
Ho amato questa figlia dal primo istante in cui ho visto e ascoltato battere il suo cuore in quella ecografia...e' stato sconvolgente, lei era viva, era dentro di me, minuscola, quasi invisibile, ma il suo cuore batteva....e voleva me.
Avevo solo 18 anni...da due giorni..tanti progetti, sogni, allenamenti, gare, feste, scuola, divertimenti. Certo un figlio non era contemplato nel presente, neanche nel futuro, ne' semplice ne' anteriore; anzi per essere sincera non era contemplato proprio nella mia vita.
Ma è capitato, come capita a tante ragazze come me e anche più giovani di me.
Lei era già li'......ho detto si.
E queste siamo noi oggi. Mi hanno detto che ho avuto un coraggio enorme ad andare avanti da sola, un anno fa, cinque mesi fa e oggi. E' vero, c'è voluta tanta forza, ma ci vuole tanto coraggio anche ad affrontare una malattia, una perdita, un dolore, una gara, un rigore...perché non un figlio?
Chi mi conosce sa la mia storia, chi non mi conosce ha inventato le favole più fantascientifiche su di me e su di lei, e le mie povere orecchie hanno sentito di tutto.
Questa figlia e' nata da un grande amore, ma nessun amore, per quanto grande, e' sicuro.
E si resta sole, come qualunque altra donna che abbia concepito il proprio figlio in una sera in discoteca, o in un'avventura senza importanza, o con un uomo di cui non ricorda neanche il nome.
Non buttate i vostri bambini per chi non c'è più,
Non buttateli in cambio dell'amore o delle promesse di un uomo,
Non buttateli per i divertimenti, le feste, l'università, la libertà o per la prospettiva di una vita migliore,
Non buttate questo dono per il mondo, la gente, le chiacchiere, la vergogna, la paura di rovinarvi il corpo, la paura della solitudine...
Un figlio vale più di tutto questo, vale anche più di noi stessi,
E' vero all'inizio ci saranno genitori sconvolti, arrabbiati, delusi, amici che rideranno, vicini che spettegoleranno, persone che vi isoleranno come lebbrose, ma avete il vostro bambino, non siete e non sarete mai più sole e questo, credetemi, basta.
Basta una tuta vecchia con un cuore che vi scoppia di gioia nel petto mentre guardate il vostro bambino spegnere le candeline sulla sua torta anno dopo anno, piuttosto che avere venti paia di scarpe, una bella macchina e tanti vestiti, ma non riuscire a trattenere le lacrime al pensiero che il vostro bambino quelle candeline non le spegnerà mai...
...adesso avrebbe avuto un anno, adesso due....odiare per anni anche solo la vista di un pancione o di un passeggino e distruggersi pensando a come sarebbe stato, se vi avrebbe assomigliato almeno un po', come sarebbero stati i suoi occhi, i suoi capelli....e se fosse stato un maschietto o una bambina.
L'aborto non paga mai, l'aborto devasta per sempre e devasta te, non i tuoi amici, il tuo ragazzo o i tuoi genitori ....devasta te.
E' invece il miracolo e' questo, un sorriso bellissimo, due manine grassocce e un amore indescrivibile.
Ho avuto tanto affetto, tante mani tese ad aiutarmi, incoraggiarmi, darmi forza, persone impensabili che magari prima neanche mi salutavano e dopo facevano a gara per chiamarmi, accompagnarmi e offrirmi il loro aiuto.
Questo fanno i bambini, trasformano tutto ciò che è buio in una luce bellissima e diventano i figli e i nipoti di tutti .....Ahahahah professori compresi.
Restano i cuori duri, ma quelli non fanno storia.
Certo adesso nella mia borsa insieme all'iPhone e ai trucchi ci sono pannolini, biberon, salviettine e ciucci, ma siamo belle lo stesso, anzi siamo belle due volte.
Le notti sono ancora abbastanza movimentate, latte, pagine da studiare, compiti da finire, tanta stanchezza, ma anche tanti sorrisi e facce strane.
A volte lei si sveglia impaurita, allunga la sua manina a cercare i miei capelli o le mie guance e mi guarda come a dire...."Mamma dove sei ?"...e io la guardo e le dico "Amore, mamma e' qui"....lei mi sorride, chiude gli occhi ......e dorme!
Sono qui, questo e' il mio posto, accanto a te, abbracciata a te e ogni mamma sa che nessun posto al mondo e' bello come questo qui.
Madre Teresa di Calcutta diceva : "Le difficoltà della vita non si risolvono eliminando la vita, ma superando insieme tutte le difficoltà". E' vero.
Non buttate i vostri bambini".

"La finestra."


Due uomini in ospedale affrontano la malattia..

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale.
A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un’ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo.
Il suo letto era vicino all’unica finestra della stanza.
L’altro uomo doveva restare sempre sdraiato.
Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore.
Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l’uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.
L’uomo nell’altro letto comincio’ a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.
La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell’acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c’era una bella vista della città in lontananza.

Mentre l’uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l’uomo dall’altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.
In un caldo pomeriggio l’uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l’altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla. Con gli occhi della sua mente così come l’uomo dalla finestra gliela descriveva.

Passarono i giorni e le settimane. Un mattino l’infermiera del turno di giorno portò loro l’acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell’uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L’infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.

Non appena gli sembrò appropriato, l’altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L’infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.

Lentamente, dolorosamente, l’uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto.

Essa si affacciava su un muro bianco.

L’uomo chiese all’infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle così meravigliose al di fuori da quella finestra.

L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro.

Forse, voleva farle coraggio disse.

Epilogo: vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione.

Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata. Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.
L’oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.

L’origine di questa lettera è sconosciuta, ma porta fortuna. Non tenere questa lettera, spediscila agli amici ai quali vuoi augurare buona fortuna.

E poi Dio distribuì gli anni.. (Leggetela, è troppo divertente)


Il Primo giorno, Dio creò la Mucca e disse:
– Dovrai andare nei campi con il contadino, soffrire tutto il giorno sotto il sole, figliare in continuazione e farti spremere tutto il latte possibile. Ti concedo un’aspettativa di vita di 60 anni.

La Mucca rispose:
– Una vita così disgraziata me la vuoi far vivere per 60 anni? Guarda, 20 vanno benissimo, tieniti pure gli altri 40! – E così fu.

Il secondo giorno, Dio creò il Cane e disse:
– Dovrai sedere tutto il giorno dietro l’ingresso della casa dell’uomo, abbaiando a chiunque si avvicini. Ti assegno un’aspettativa divita di 20 anni.

Il Cane replicò:

– 20 anni a rompermi le palle e a romperle agli altri? Guarda, 10 sono più che sufficienti, tieniti pure gli altri! – E così fu.

Il terzo giorno, Dio creò la Scimmia e disse:

– Dovrai divertire la gente, fare il pagliaccio ed assumere le espressioni più idiote per farla ridere. Vivrai 20 anni.

La scimmia obiettò:

– 20 anni a fare il cretino? Mi associo al cane e te ne restituisco 10! – E così fu

Infine, Dio creò l’Uomo e disse:

– Tu non lavorerai, non farai altro che mangiare, dormire, scopare e divertirti come un matto. Ti assegno 20 anni di vita!

E l’Uomo, implorante:– Come, 20 anni?!? solo 20 anni di questo Bengodi?
Senti, ho saputo che la Mucca ti ha restituito 40 anni, il Cane 10 e la Scimmia altri 10, sommati ai miei 20 farebbero 80,
dalli tutti a me!!! – E così fu.

Ecco perché per i primi 20 anni della nostra vita non facciamo altro che mangiare, dormire, giocare, scopare, godercela e non fare nulla, per i successivi 40 lavoriamo come bestie per mantenere la famiglia, per gli ulteriori 10 facciamo i cretini per far divertire i nipotini, e gli ultimi 10 li passiamo rompendo le palle a tutti.

Tutto gira intorno ad una ruota palindromica:
A 3 anni il successo è: non pisciarsi addosso.
A 12 anni il successo è: avere tanti amici.
A 18 anni il successo è: avere la patente.
A 20 anni il successo è: avere rapporti sessuali.
A 35 anni il successo è: avere moltissimi soldi.
A 50 anni il successo è: avere moltissimi soldi.
A 60 anni il successo è: avere rapporti sessuali.
A 70 anni il successo è: avere la patente.
A 75 anni il successo è: avere tanti amici.
A 80 anni il successo è: non pisciarsi addosso!

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