Lettera a mia mamma.. (Una figlia)


A TE, CHE SAI AFFRONTARE LA VITA CON LA FORZA CHE SPESSO MANCA A ME, A TE CHE CI SEI SEMPRE, NONOSTANTE I MIEI DIFETTI E LA MIA TESTA CHE SPESSO NON ASCOLTA, A TE.. CHE RITROVO DOPO OGNI SCONFITTA PRONTA A SORREGGERMI E A DARMI LA FORZA DI RISALIRE,  A TE.. CHE SEI IL MIO SOLE QUANDO TUTTO IL RESTO SEMBRA RABBUIARE, A TE MAMMA CHE DI QUESTA VITA HAI CONOSCIUTO LA SOFFERENZA E DELLA SOFFERENZA NE HAI SAPUTO FARE FORZA, A TE CHE SPESSO MI VEDI ALLONTANARE PERCHE’ LA VITA, QUESTA VITA A VOLTE METTE A DURA PROVA E L’UNICA SOLUZIONE PER USCIRNE A VOLTE PER ME E’ LA SOLITUDINE, A TE CHE COMUNQUE SIA SIAMO STATE SEMPRE “IO E TE”, A TE DICO GRAZIE, PER I RIMPROVERI CHE MAI HO SAPUTO ACCETTARE, PER LE LACRIME CHE MAI HAI POTUTO VERSARE, PER I SORRISI CHE IL BUIO DELL’ANIMA SPESSO SOFFOCAVA, A TE CHE ERI SOLO UNA BAMBINA E CHE PER ME SEI DOVUTA DIVENTARE DONNA TROPPO PRESTO, A TE CHE SPESSO NON HO SAPUTO CAPIRE O NON HO VOLUTO.. PERCHE’ UN FIGLIO E’ EGOISTA, PRETENDE SEMPRE TUTTO SENZA DARE, A TE CHE DA DONNA ADESSO GUARDO CON ALTRI OCCHI ED ANCHE SE SPESSO NON E’ STATO FACILE.. TI GIURO MAMMA CHE SE DOVESSI RINASCERE ALTRE MILLE VOLTE.. PER ALTRE MILLE VOLTE RISCEGLIEREI TE PER GUIDARMI IN QUESTO CAMMINO!! TI AMO, TUA FIGLIA!! (di: Serena Takdeer)

Come salvarsi da un infarto quando ci si trova da soli: IMPORTANTE..


Colpisce circa 100 mila persone l’anno. Una ogni 6 minuti. Ma per fortuna di infarto non si muore se.. "Se lo conosci lo eviti”, è il detto popolare. Che, per l’infarto, può essere tradotto in “se lo conosci, ti salvi”. Dunque, la prima strategia è il riconoscimento dei sintomi. “Si tratta di un dolore toracico che non si modifica con la posizione del corpo, spesso associato a manifestazioni neurovegetative, come forte sudorazione e agitazione”, spiega Francesco Fedele, ordinario di cardiologia all’Ospedale Umberto 1 di Roma e Presidente Fondazione Italiana Cuore e Circolazione, “e con sfumature che variano nei due sessi per un diverso modo di percepire il dolore: più senso di affanno, costrizione, palpitazioni per le donne; più pesantezza di stomaco, oppressione retro-sternale e irradiazione al braccio per gli uomini”. Non sempre, però, un dolore toracico corrisponde a un infarto. Se si modifica con il movimento può essere qualcosa di reumatico, se si associa a bruciori può essere un dolore gastrico o esofageo (e può alleviarsi con una pasticca di antiacido), se si modifica con il respiro può nascondere un’infezione del pericardio o della pleura. E difficilmente si tratta di cuore se il soggetto è molto giovane (sotto i 35 anni per le donne e i 25 per gli uomini). “Ma attenzione” avverte Fedele: “le varianti sono molte, e il condizionale sempre obbligatorio. Proprio perché sfuggente, subdolo e variabile, quello toracico è il dolore più difficile da diagnosticare. La prima cosa da fare se arriva uno dei sintomi descritti è mai indugiare, né azzardare diagnosi “fai da te” basate su quel che si è letto o sentito dire. La regola è una sola: chiamare il 118. Oppure - solo se si è vicinissimi a ospedali attrezzati di unità di terapia intensiva coronarica e accompagnati da qualcuno - mettersi in macchina e andare di corsa al Pronto Soccorso”.

In caso di allarme comportati così:
Quella contro l’infarto è una corsa contro il tempo. Al primo sintomo, occorre mettersi tranquilli in poltrona e chiamare il 118, possibilmente con una pillola di nitrato sublinguale (che non deve mai mancare a casa dei soggetti a rischio cardiopatie) o più semplicemente con un’aspirina (cardio o normale). Così come sono subdoli i sintomi, anche l’andamento del dolore può essere variabile. Dunque se si allenta momentaneamente occorre egualmente  attendere il 118.

Ambulanze attrezzate
In alcuni casi le ambulanze sono attrezzate per fare un primo elettrocardiogramma e inviarlo all’ospedale di riferimento. È così possibile fare una prima diagnosi da parte del personale di pronto soccorso, e l’eventuale dirottamento verso strutture più attrezzate, con evidente risparmio di tempo e quindi maggiore possibilità di interventi precoci.

Pat & Stanley - The lion sleeps tonight. By Happy Hippo.. Bellissimo (Video)


Pippo e il maresciallo dei carabinieri.. (Barzelletta)


Pippo parla con un maresciallo dei carabinieri e gli dice:
"scommettiamo 100 euro che so scrivere senza mani?"
il maresciallo incuriosito: "e come fai?"
Pippo: "vuoi scommettere?"
maresciallo: "ok..va bene."
Pippo prende un foglio e scrive a penna "senza mani"
il maresciallo dei carabinieri rimane stupito e pensa tra se e se che è stato un cretino a cascarci..
Intanto Pippo: "scommettiamo 200 euro che scrivo davvero -senza mani-?"
il maresciallo vuole rifarsi e accetta: "va bene.."
Pippo prende il solito foglio e scrive "davvero senza mani."
il maresciallo si arrabbia perchè è stato nuovamente cretino e si è fatto prendere 300 euro.. Infine Pippo gli dice: ti do la possibilità di rifarti con gli interessi, scommettiamo 500 euro che ho 5 testicoli?
il carabiniere questa volta sicuro di vincere accetta e gli tocca i testicoli
"1........ 2......... basta SONO DUE, non ne hai di più, ho vinto io!!"
Pippo cede i soldi e il maresciallo gli chiede: "ma come mai dopo che hai vinto 300 euro me li hai tornati più altri 200??"
Pippo: "caro maresciallo è vero io ho perso 200 euro, ma..... lo vedi quel tuo collega la in fondo che adesso è tutto arrabbiato?? gli ho detto -scommettiamo 3000 euro che mi faccio toccare i cogli**i dal tuo superiore?-"

Lecco: Sindaco compra crocifissi con i propri soldi e li rimette..


al loro posto.. Tolti dalla precedente amministrazione, ripristinati dall’attuale. Nelle aule di Ballabio (Lecco) sono tornati i crocifissi. E a pagarli di tasca propria è stato il sindaco leghista Alessandra Consonni. Due anni fa, dopo i lavori di sistemazione delle scuole, l’amministrazione locale, ai tempi guidata da Luigi Pontiggia (lista civica e Pd), non aveva posto i crocifissi nelle aule scolastiche. Adesso la nuova giunta ha deciso di riportare il crocifisso nelle aule delle scuole dell’obbligo. In tutto si tratta di 7 alla materna e 12 alle elementari. Il sindaco Alessandra Consonni, eletta nel maggio scorso, ha deciso di ripristinare alcuni simboli e li ha acquistati a proprie spese. Secondo il primo cittadino, «vanno mantenuti i valori del nostro Paese».
Pochi giorni fa un precedente. Il consigliere comunale di Padova Nicola Lodi (Forza Italia) ha deciso infatti di regalare 1.500 crocifissi alle scuole e agli uffici comunali. Lodi ha commissionato, a sue spese, la realizzazione dei crocifissi per mantenere quella che era stata una delle promesse fatte dal sindaco Massimo Bitonci all’indomani del suo insediamento. «Milioni di europei, di italiani, di padovani si sono inginocchiati, abbracciati, sposati davanti a questo simbolo che ci accompagna dalla nascita alla morte, che è patrimonio dell’umanità intera, fonte di speranza, segno distintivo della nostra tradizione e fondamento del nostro futuro» ha spiegato. Immediata la reazione della sinistra, che scatena i militanti giovanili- Sulla vicenda è intervenuta infatti la Rete degli Studenti Medi, che ha parlato di «crociata ridicola fatta da chi prima rinnega la carità cristiana chiedendo di mandare via i profughi e poi pensa ai crocifissi». (Fonte: www.secoloditalia.it)

La principessa.. sul pisello. (Barzelletta)



Una principessa scappa dalla casa del cattivo che l'aveva rapita. dopo aver corso per ore, stanchissima, arriva davanti ad una casetta nel bosco. Decide di bussare e le apre un bambino. La principessa chiede:
"Caro bambino c'è la mamma?"
E lui risponde: "no! è uscita quando è entrato il papà."
"Allora c'è il papà?"
"No! Se n'è andato quando è entrata la nonna."
"Quindi adesso c'è la nonna?"
"No! È uscita quando è entrato il nonno." "Insomma.. Adesso c'è il nonno?"
"No! È uscito quando sono entrato io."
La principessa perde la pazienza e dice:"Ma allora chi cavolo ci abita qui?!"
Il bambino: "Veramente qui nessuno, la casa è laggiù dietro gli alberi.. Questo è solo il cesso."

Il diario di un cane.. (Racconto commovente)


Settimana 1:
Oggi, è una settimana che sono nato; che gioia essere arrivato in questo mondo!

Mese 01:
Mia mamma mi accudisce molto bene. E' una mamma esemplare.

Mese 02:
Oggi, sono stato separato dalla mamma. Era molto inquieta e mi ha detto addio con lo sguardo. Speriamo che la mia nuova "famiglia umana" si occupi così bene di me, come l'ha fatto lei.

Mese 04:
Sono cresciuto in fretta, tutto mi attrae e m'interessa. Ci sono parecchi bambini in casa; sono per me, dei "fratellini". Siamo dei monelli, mi tirano la coda e li mordo per giocare.

Mese 05:
Oggi, mi hanno sgridato. La mia padrona mi ha ripreso perchè ho fatto "pipi" dentro in casa, ma non mi avevano mai detto dove dovevo farla. Inoltre, dormo nella "riserva" ........e non protestavo.!

Mese 12:
Oggi ho compiuto un anno. Sono un cane quasi adulto. I miei padroni dicono che sono cresciuto più di quello che immaginavano.
Ah, come devono essere orgogliosi di me!

Mese 13:
Oggi mi sono sentito molto male. Il mio "fratellino" mi ha preso la mia palla. Io non prendo mai i suoi giocattoli. Allora, me la volevo riprendere. Ma le mie mascelle sono diventate troppo forti e l'ho ferito senza volerlo. Dopo la paura, mi hanno incatenato; non posso quasi più vedere il sole. Dicono che mi tengono d'occhio, che sono un ingrato. Non capisco niente di quello che sta succedendo.

Mese 15:
Tutto è diverso.......vivo sul balcone. Mi sento molto solo, la mia famiglia non mi ama più A volte dimenticano che ho fame e sete. Quando piove, non ho un tetto dove ripararmi.

Mese 16:
Oggi mi hanno fatto scendere dal balcone. Ero certo che la mia famiglia mi avesse perdonato; ero così contento che saltavo dalla gioia. La mia coda si muoveva in tutti i sensi. Oltretutto mi hanno portato con loro per una passeggiata. Abbiamo preso la direzione dell'autostrada e di colpo, si sono fermati. Hanno aperto la portiera dell'auto e sono sceso tutto contento, credendo che stavamo per trascorrere la giornata in campagna. Non ho capito perchè hanno richiuso la portiera e sono partiti. " Ehi, aspettate! mi state dimenticando!.........mi sono messo a correre dietro l'auto con tutte le mie forze. La mia angoscia aumentava quando mi accorgevo che stavo per svenire e.....non si fermavano: mi avevano dimenticato.

Mese 17:
Ho tentato invano di ritrovare la strada per casa "mia". Mi sento solo e mi sono perso. Sul mio cammino, trovo persone di buon cuore che mi guardano con tristezza e mi danno un pò da mangiare. Li ringrazio con lo sguardo e dal profondo del mio cuore. Mi piacerebbe che mi adottassero; sarei leale e fedele come nessuno al mondo. Ma dicono solo "povero, piccolo cagnolino", si sarà perso!!!!!!!!!

Mese 18:
Qualche giorno fà, sono passato davanti a una scuola e ho visto tanti bambini e giovani come i miei "fratellini". Mi sono avvicinato e un gruppetto, ridendo, mi ha lanciato una pioggia di sassi per "vedere chi aveva la mira migliore" Una della pietre mi ha rovinato un occhio e da quel giorno non ci vedo più, da quella parte.

Mese 19:
non ci crederete, ma la gente aveva maggiore pietà per me quando ero più bello. Adesso sono molto magro, il mio aspetto è cambiato. Ho perso un occhio e la gente mi fa scappare a colpi di scopa quando provo a trovare un piccolo riparo all'ombra.

Mese 20:
Non mi muovo quasi più. Oggi, tentando di attraversare la strada dove circolano le auto, mi hanno preso sotto. Pensavo di essere al sicuro in quel luogo chiamato fosso, ma non dimenticherò mai lo sguardo soddisfatto dell'autista che si è addirittura buttato di lato per schiacciarmi. Almeno mi avesse ucciso. Ma mi ha solamente rotto l'anca. Il dolore è terribile, le mie zampe dietro non reagiscono più e mi sono issato con molta difficoltà, verso un pò d'erba ai lati della strada.

Mese 21:
Sono 10 giorni che sto sotto il sole, la pioggia, senza mangiare. Non mi posso muovere. Il dolore è insopportabile. Mi sento molto male; è un luogo umido e direi che il mio pelo sta cadendo. La gente passa, nemmeno mi vedono, altri dicono "non ti avvicinare". Sono quasi incosciente, ma una forza strana mi fa aprire gli occhi......la dolcezza della sua voce mi ha fatto reagire. Lei diceva" povero piccolo cane, in che stato ti hanno ridotto"......con lei c'era un signore con una veste bianca, mi ha toccato e ha detto "mi dispiace, cara signora, ma questo cane è incurabile, è meglio mettere fine alle sue sofferenze". La signora gentile si è messa a piangere ma ha approvato.

Non so come, ma ho mosso la coda e l'ho guardato, ringraziandolo per aiutarmi a trovare finalmente riposo. Ho sentito solo la puntura della siringa e mi sono addormentato per sempre chiedendomi perchè fossi nato se nessuno mi voleva.

Sparge le ceneri del figlio in tutto il mondo..


E questo amore sembra davvero superare la morte: c’è una madre che sta cercando in tutti i modi di accontentare il sogno di un figlio che non c’è più. Si chiamava Cj Twomey e aveva appena vent’anni quando si suicidò il 14 aprile 2010. Facile immaginare il complesso di colpa che subentra inevitabilmente in un genitore, che cerca in se stesso la causa di un gesto tanto tragico. È così che sua madre Hallie, che ne teneva le ceneri in casa, un anno fa ha deciso di tentare di realizzare il sogno di Cj: girare il mondo. Ha aperto una pagina Facebook, “Scattering Cj”, e ha fatto un appello agli internauti: spargere in giro per il mondo una piccola quantità delle ceneri del figlio. A chi accetta viene inviata una bustina e una foto del giovane. La donna chiede solo in cambio una foto all’immagine nel luogo in cui le ceneri vengono postate. Hanno risposto in tantissimi, dalla Namibia alla Cina. Bambini, coppie, anziani. C’è gente che ha portato le ceneri in cima alla montagna, chi in fondo agli abissi, chi in mongolfiera. Per sé ne ha tenute solo una minima parte, incastonate nei gioielli. Su Facebook scrive: «Spedire per posta le ceneri di tuo figlio in giro per il mondo non mi sembrerà mai una cosa giusta, perché è completamente sbagliato che se ne sia andato in quel modo. Come madre la cosa che mi fa più paura è che mio figlio sia dimenticato». Agli utenti, un’altra piccola richiesta: mentre spargono le ceneri, dire a Cj che a lei dispiace di averlo deluso.

Cellule staminali per curare la Sla: la sperimentazione è di un medico di Romano..


E' ancora troppo presto per poter parlare di una cura definitva contro la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), ma certamente si tratta di un grande passo avanti nella lotta contro questa grave malattia neurodegenerativa: sono infatti positivi i risultati dei primi 18 trapianti di cellule staminali cerebrali su malati di Sla nell'ambito della sperimentazione condotta dal professor Angelo Vescovi, 53enne originario di Romano di Lombardia.

La fase I della sperimentazione (condotta su pazienti italiani), giunta a conclusione, ha cioè dimostrato la sicurezza del trattamento. Ma non solo: è anche emerso un beneficio neurologico rispetto alla malattia in 3 pazienti. Dati preliminari che aprono la strada alla concreta speranza di poter arrivare in futuro ad una terapia risolutiva. La sperimentazione di fase I è mirata a dimostrare la sicurezza del trattamento, basato appunto sul trapianto di cellule staminali cerebrali umane prelevate da feti abortiti spontaneamente. In questo caso, non sono stati rilevati eventi avversi importanti legati al trapianto di cellule e alla metodologia chirurgica: la procedura dunque è sicura e si può andare avanti.

Si tratta di una sperimentazione all'avanguardia nell'ambito delle terapie avanzate con cellule staminali, condotta secondo la normativa internazionale vigente e in accordo con le regole EMA (European Medicine Agency), con cellule prodotte secondo lo stretto regime GMP (Good Manufacturing Practice) certificate dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). I risultati, ha commentato all'ANSA il responsabile della sperimentazione clinica Angelo Vescovi, professore di biologia cellulare all'università Bicocca di Milano e direttore scientifico dell'IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio, sono "eccellenti. Tuttavia è ancora presto per poter parlare di una 'cura' contro la Sla e sono necessarie ulteriori conferme".

I risultati positivi ottenuti consentono ora di passare alla fase II della sperimentazione, mirata a dimostrare l'efficacia del metodo per arrestare la malattia: partirà nel 2016, sempre in Italia, e sarà condotta su 70-80 pazienti.
Grande attesa, dunque, per la presentazione ufficiale dei risultati della prima fase del trial clinico, in programma a Roma il 29 settembre a Palazzo San Calisto. Un'attesa densa di speranze per i circa 3500 malati in Italia, mentre sono più di 1.000 le nuove diagnosi in un anno. (ANSA).

Ecco arriva l'autunno.. (Racconto di: "R. Schiavo-Campo")


C'era una volta un albero molto giovane che non sapeva che cosa fosse l'autunno. Una mattina vide una cosa molto strana: le rondini si stavano preparando a partire. Perchè se ne vanno? - chiese l'albero a uno scoiattolo.
Non sopportano il freddo - gli spiegò l'animaletto.. - Sai com'è: è in arrivo l'autunno con le piogge e il vento; poi giungerà l'inverno e ci sarà gelo dappertutto.
Ma come faremo noi che non sappiamo volare?
Oh, io me ne starò al calduccio a casa mia e tu cadrai in letargo.
Che cosa vuoI dire?
Penso che sia come dormire - rispose, lo scoiattolo e se ne andò.
«Chiederò spiegazioni a un gatto» disse tra sé l'albero. « I gatti sicuramente lo devono sapere, per- ché non fanno altro che dormire ».
Passava di lì giusto un gatto e l'albero ne approfittò subito:
Ehi, tu, quando dormi vai per caso in letargo?
E come fai?
Semplice - rispose il gatto. - Giro tre volte su me stesso, mi acciambello e chiudo gli occhi.
« Sarà » pensò l'alberello. Tentò di girarsi, di acciambellarsi e di chiudere gli occhi, ma non ci riuscì.
CI Deve esserci un altro sistema pensò. « Lo chiederò al ghiro »
Beh - gli disse il ghiro tra uno sbadiglio e l'altro -prima devi mangiare tantissimo e diventare grasso, poi ne riparleremo:
L'albero cercò di mangiare il più possibile, ma non ingrassava neppure di un etto. Svegliò ancora ilghiro per chiedergli qualche precisazione e questi gli disse:
Cerca di respirare non più di otto volte al minuto. Quando diventerai freddo, il tuo cuore dovrà battere molto lentamente...
Probabilmente questo era un ottimo sistema per il ghiro, ma il povero albero non riusciva a fare cose così difficili.
Intanto le giornate si erano fatte più fredde; la pioggia cadeva e la nebbia avvgeva i rami dell'alberello.
« Morirò dal freddo », pensò l'albero e, mentre cercava una soluzione al suo caso disperato, sentì che gli occhi si chiudevano.
Senza pensarci, chiuse istintivamente i piccoli tubi entro i quali passava il suo sangue e si addormentò.
Le foglie caddero a terra a una a una e l'albero rimase nudo.
(Racconto di R. Schiavo-Campo "Che cosè l'autunno")

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