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Lettera scritta da una figlia a suo padre.
Cari amici miei, chi di voi non ha mai provato cosa significa avere un dolore, tanto forte e incontrollabbile da non saper come gestire. Immagino di non essere nè la sola, nè la prima, ma dopo questa premessa vi racconto, cosa stà succedendo in una parte della mia vita in terza persona.. Questa è una lettera scritta d’impulso da una figlia sconfitta, a un padre che lei sà di non poter raggiungere mentalmente, ma lo può avvicinare solo fisicamente, senza avere la certezza che lui si accorga realmente dela sua presenza.Il dubbio più grande di questa donna è che il papà, colpito da una malatia altamente inabilitante che lo rende incapace, nelle sue manzioni manuali e intellettuali anche più semplici,possa invece inconsciamente soffrire di questo allontanamento dal suo ambiente abituale e dai suoi affetti più cari. Allontanamento inaspettato, improvviso e necessario richiesto dalla stessa malattia di così grave portata che lo ha reso bisognoso di cure continue e specifiche, da fare in un ambiente idoneo. Scelte improvvise e inaspettate che hanno reso la vita, dei singoli componenti della famiglia, compresa la figlia medesima, inaccettabile e improntata sul dolore e sui dubbi, ma purtroppo come unica vita da vivere.
Papà a volte ho paura di guardarti negli occhi. Ho paura che tu mi possa rimproverare perchè non sono stata capace di accudirti, in uno dei periodi più delicati della tua vita,in cui avevi bisogno di mè, non solo moralmente ma anche materialmente. Io non sò come raccapezzarmi, non sò nè come nè cosa devo fare. Mi sento inutile, indegna del tuo affetto, ma credimi mi sforzo lo stesso a guardarti negli occhi per cercare un tuo consenso, un piccolo segno che non sto sbagliando, che non ti ho abbandonatoe che mi vuoi ancora come figlia e che mi riconosci e mi ami ancora nonostante tutto.Scusami papà, lo sò, cosa mi potersti dire? Io non sto facendo nulla per tè, non sono in grado si far nulla, se non soffrire ogni giorno della mia vita. Le mie giornate sono scandite dal passare a maledire la mia impotenza, il destino, la tua malattia, la vecchiaia, la morte che fanno parte della nostra esistenza e dobbiamo accettare, facendo buon viso a cattiva sorte, ma che nessuno si sognerebbe mai di volere.Ti voglio bene all’infinito papà di un amore immenso e puro che nutro per te perchè è nato con mè. Continuerò a guardarti negli occhi per avvicinarmi alla tua anima e non volermene se non sono come tu mi vorresti. Dalla tua bambina cresciuta ma sempre bisognosa della tua presenza e del tuo affetto Maria Marino e fiera di esserlo.
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