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Non è facile invecchiare... (Leggetela è bellissima)


Non è facile invecchiare con garbo e parsimonia.
Bisogna accertarsi della nuova carne, di nuova pelle,
di nuovi solchi, di nuovi nei. Bisogna lasciarla andare via, la giovinezza, senza mortificarla in una nuova età che non le appartiene,
occorre far la pace col respiro più corto,
con la lentezza della rimessa in sesto dopo gli stravizi,
con le giunture, con le arterie, coi capelli bianchi all’improvviso,
che prendono il posto dei grilli per la testa.
Bisogna farsi nuovi ed amarsi in una nuova era, reinventarsi, continuare ad essere curiosi, ridere e spazzolarsi i denti
per farli brillare come minuscole cariche di polvere da sparo.
Bisogna coltivare l’ironia, ricordarsi di sbagliare strada,
scegliere con cura gli altri umani, allontanarsi da sé, ritornarci,
cantare, maledire i guru, canzonare i paurosi, stare nudi con fierezza. Invecchiare come si fosse vino, profumando
e facendo godere il palato, senza abituarlo agli sbadigli.
Bisogna camminare dritti, saper portare le catene,
parlare in altre lingue, detestarsi con fantasia.
Non è facile invecchiare, ma l’alternativa sarebbe stata di morire
ed io ho ancora tante cose da imparare.
(Cecilia Resio)

Ognuno di noi ha un angelo sempre accanto.. (Video)

Le chiede di sposarlo, ma lei si rifiuta perché troppo povero. 10 anni dopo lui ottiene la sua rivincita!


Un ragazzo di umili origini era follemente innamorato della figlia di un uomo molto ricco e altolocato.

Un giorno il ragazzo fece una proposta di matrimonio alla ragazza che seccamente rispose:

“Stai scherzando? Il tuo stipendio mensile equivale a quello che spendo in un giorno! Come posso minimamente pensare di essere tua moglie?
Non potrò mai innamorarmi di una persona come te. Dimenticami e trova una persona del tuo stesso livello!”

Per il povero ragazzo fu un colpo tremendo. Passarono gli anni, ma quella ferita rimase sempre aperta e lui non dimenticò mai quelle parole.

Circa dieci anni dopo i due si rincontrano casualmente in un centro commerciale.

Quando lei lo vide, subito disse:

“Hey, quanto tempo! Come stai?
Ora sono felicemente sposata. Mio marito è un uomo molto intelligente e un esperto uomo d’affari. Sai quanto prende? 15.000 euro al mese.”

Nel sentire quelle parole, gli occhi dell’uomo diventarono lucidi e qualche lacrima scese sul suo viso. Nonostante i dieci anni, ancora non aveva del tutto superato quel rifiuto.

Pochi secondi dopo il marito di lei fece ritorno dalla toilette e, prima che la moglie potesse dire una parola, nel vedere l’uomo esclamò:

“Capo, anche tu qui! Che piacere incontrarti! Vedo che hai conosciuto mia moglie”

Poi si girò verso la moglie e disse:

Lui è il mio capo. Il progetto da 100 milioni di euro al quale sto lavorando da tanto è suo. Nonostante le sue doti e il suo talento ha deciso di rimanere single. Lui tempo fa ha amato follemente una ragazza, ma non è mai riuscito a conquistare il suo cuore perché non rientrava nei suoi “standard economici”. Pensa che beffa! Ora lui è uno degli uomini più ricchi della città!

La donna, in totale stato di shock, non pronunciò neanche una parola. (Posted by Beppe Tardito on 29/09/2016)

Lasciami crescere mamma.. (Bellissima)


Mamma, lasciami crescere come cresce un bambino, se non imparo dalle esperienze non saprò affrontare al meglio la vita.

Mamma, lasciami correre e poi sbucciare un ginocchio, dopo aver pianto imparerò che cadere vuol dire farsi male, imparerò a stare attento, imparerò dal pericolo ad essere prudente.

Mamma, lasciami imbrattare di colore la scrivania, lascia che le mie mani si sporchino di tempera, di colla e adesivo, imparerò coi colori a dipingere il mio mondo.

Mamma, lasciami sporcare la faccia di sugo, lascia che con le mani io scopra il cibo, lascia che io scopra i sapori, lasciami provare, non mi imboccare! Se tu insisti io mi arrendo e cercherò te ogni volta che non avrò voglia di mangiare da solo.

Mamma, lasciami piangere ogni tanto, non correre da me appena accenno un lamento, prova ad aspettare, io devo imparare a cavarmela da solo! Cosa farò quanto dovrò affrontare le difficoltà e tu non sarai al mio fianco?

Mammina, lascia le tue faccende ogni tanto, sporcati la faccia di marmellata come me, imbratta le tue mani di tempera, costruiamo insieme grandi castelli, enormi vascelli, piramidi di Lego, se ti siedi vicino a me io ti sento più vicina.

Mamma, non fare quella faccia quando ho la febbre, io mi devo ammalare, i batteri e i virus mi devono fortificare, smettila di andare nel panico, vivrò nella paura se tu hai sempre troppa paura per me.

Mamma, se mi lasci dalla nonna non è la fine del mondo, anche loro hanno bisogno di me ed io ho bisogno di loro! Vai pure fuori e mangiati una pizza, non morirò di fame e non impazzirò dalla solitudine, imparerò dalla lontananza a non dipendere sempre da te.

Mamma, se vado piano tu non correre, non sono una macchina e ho bisogno di tempo per imparare. A te sempre facile ciò che per me è incomprensibile, ricordi quando eri bambina? E’ successo anche a te di non capire le cose semplici.


Mamma, fidati di me, io sono piccolo ma sto imparando a vivere! Lasciami la mano qualche volta, fammi correre, fammi nascondere, fammi giocare, se mi imbottisci con quel maglione io quasi non posso respirare!

Vivi mamma e lascia che io viva, lasciami vivere a modo mio, rispetta i miei tempi, i miei spazi e i miei sogni!

Mamma, non lo so se sarà ingegnere e non lo so se sarò uno chef, dammi la libertà di scegliere, di sbagliare, di capire a mio modo ciò che voglio diventare.

Mamma, non scordarti del bacio della buona notte e nemmeno dell’imbocca al lupo quando vado a scuola, un giorno rimpiangerai ciò che sbadatamente non sei riuscita a darmi ed io per sempre rimpiangerò ciò che davvero mi serviva da te.

Io ti adoro e tu mi ami, ma se ti fidi di me io mi fiderò del mondo.

Mamma questo è anche il mio mondo ed io voglio scoprirlo con te. (di Sabina B.)

Una lettera che nessuno lesse mai..


"Ci fu uno strano giorno, una volta, su una panchina congelata. Una di quelle in legno, perennemente umide.
Osservavo il cielo, nient'altro; mi piaceva.
Un signore m'era seduto affianco.
Con uno strano cappello in testa, alcune rughe a bordo viso e un sorriso stampato.
Anche lui osservava il cielo.
Aveva l'aria di uno che ce l'aveva fatta, di uno che la vita l'aveva spremuta parecchio.
Aveva la tranquillità di uno che era anche pronto ad andarsene.
Stavamo lì, io con occhi di giovane a immaginare un futuro, e lui, a rivivere il passato.
Ruppe il silenzio come se per lui, in quel momento, la parola fosse necessaria.
Mi raccontò di come la sua infanzia l'aveva formato.
Tra le campagne, presto a lavorare.
Quando un paio di scarpe doveva durare anni e guai, se il piede cresceva.
Di come fu costretto ad abbandonare la scuola.
Di come al suo tempo, la cultura, non sfamasse.
Mi raccontò di come conobbe lei.
Mi raccontò di come lei iniziò a sfamare un'altra parte di lui.
Mi raccontò di come le parole furono il suo sfogo e io, in quel momento, forse risi.
Come potevano le lettere, svuotare le persone?
Lui mi disse che non c'era modo di spiegarlo, però cercò di farlo ugualmente.
Ma io ero testa dura, la carta non poteva intrappolare le emozioni.

Un giorno lo vidi nuovamente e la sua vista fu straziante.
Era dolore, dolore allo stato puro.
Non ci furono parole quel giorno.
Solo più avanti, mi raccontò della moglie, e di come aveva smesso di respirare.
Mi raccontò di come il suo amore non lo abbandonò comunque.
Mi raccontò quanto fosse ingiusto e di come la morte si prendesse gioco di lui.
Mi raccontò di come la morte portasse via i corpi, ma non i sentimenti.
Quelli, li lasciava lì, come pasto di qualche vagabondo.
Mi raccontò di come la vita si nutrisse di emozioni, e di come invece la morte prediligesse le anime.
Mi raccontò di come fu crudele con lui quel mostro.
Ma mi raccontò anche di come non potessero esistere una in assenza dell'altra.
Mi raccontò tante cose, quell'uomo.

Quella sera, tornai a casa e feci una cosa che forse mi salvò.
Presi carta, penna, e scrissi.
Su quel foglio presero vita urla, sussurri, promesse, dolore e rabbia.
C'era di lui tutto ciò che mi aveva raccontato.
C'era come lo vedevo io.
Su quel foglio c'era lui.

Ed ero decisa che avrebbe dovuto sapere, che per lui avevo scritto.
E volevo lui sapesse di come avevo aperto la mente.
Finii la mia lettera, e nei giorni a seguire lo aspettai.
Lo aspettai come si aspetta il ritorno di un parente lontano.
Lo aspettai come si aspetta un amico.
Lo aspettai, come una donna che conosce il vero peso dell'attesa.
Lo aspettai, e continuai a farlo.

Ma quel giorno, rimasi sola.
Io, e la mia lettera che nessuno lesse mai.

A proposito di Amicizia.. (bellissimo racconto)


Un ragazzo chiese, a sua madre: ‘Mamma, posso andare a trovare un mio amico in ospedale? È molto malato.’ Mamma: 'Certo, ma che cos'ha?’Il ragazzo guardò il pavimento: 'Un tumore al cervello’.
La madre rispose totalmente scioccata: 'Cosa ci vai a fare? Vuoi vederlo morire?’
Il ragazzo si girò e se ne andò.
Ore dopo, il ragazzo tornò totalmente triste e con le lacrime agli occhi.
“Mamma era così terribile è morto davanti a me..”
La madre rispose furiosa: “Sei contento adesso? Ha avuto senso la tua visita?”
Al ragazzo scese l'ultima lacrima accompagnata da un sorriso:
“Molto, sono arrivato in tempo.. Mi ha sorriso e mi ha detto 'Sapevo che saresti venuto.’”

Portami in strada, figlio, che ho ancora...

Portami in strada, figlio, che ho ancora buone gambe; a camminare senza meta, con te non mi sentirò vecchia. Invitami a casa tua, figlio, domenica mattina; a condividere la tua buona tavola e per sentirmi in compagnia. Parlami con affetto, figlio, non mi sgridare e non ti agitare; noi vecchi siamo come bambini ci piace che ci viziate, che ci facciate sorridere senza disagio. Festeggia le mie ricorrenze, non criticare le mie follie; cercherò di essere coraggiosa anche se sono triste. Non allontanarmi da te, non parlarmi con rabbia; ho ancora la mia mente chiara, i ricordi di un tempo... Vieni a trovarmi a casa, figlio mio, io non ti chiederò nulla; solo la tua presenza e contemplare il tuo viso... Non lasciarmi triste e sola, non mettermi a letto; i dottori si sbagliano, il dolore è nell'Anima. (Posted by Beppe Tardito on 20/08/2016)

L'ultima lezione..


Un uomo aveva un figlio che si era laureato con il massimo dei voti il quale pieno di sè voleva andarsene a cercare fortuna, alchè il padre decise di insegnargli qualcosa che non si impara nelle scuole.
Figlio mio, tu ti sei laureato con il massimo dei voti e credi ora di conoscere tutto, ma lo sai com’è fatto il mondo?
Il ragazzo lo guardò, ma rimase in silenzio: era evidente che non sapeva cosa rispondere.
Allora il padre ripeté:
- Su, dimmi: sai com’è fatto il mondo?
Ma il figlio non poté fare altro che scuotere la testa:
- Spiegamelo tu, padre, perché io non lo so davvero.

Allora il vecchio si alzò e disse:
- Farò di più che spiegartelo, te lo farò vedere; io, tu e l’asino ce ne andremo in giro finché non avrai davvero capito com’è fatto il mondo, e solo allora deciderai quale sarà il tuo cammino.

Così si incamminarono verso il villaggio più vicino, e quando la gente che ci abitava li vide passare, molti di loro dissero:
                                                                                             - Ma guarda! Quei due hanno un hell’asino robusto e se ne vanno a piedi: è incredibile!
Il figlio, che aveva sentito, disse:
- Non ha tutti i torti, padre. Perché non sali sull’asino e ti riposi un pò?
Il padre sorrise e montò in groppa all’animale, mentre il ragazzo continuava a camminare accanto a lui, e dopo un po’ arrivarono in un altro villaggio. Là incontrarono un gruppo di giovani che si fermarono a guardarli ed esclamarono:
- Che vecchio perfido! Lui sull’asino e il ragazzino a piedi! Perché non gli fa un po’ di posto accanto a lui?
- Non è un’idea del tutto sbagliata, però. Che ne dici? - chiese il figlio, e il vecchio rispose:

- Se la pensi cosi, sali in groppa davanti a me. Io non ho niente in contrario.

Cosi proseguirono, tutti e due sull’asino, finché non capitarono in un terzo villaggio e passarono davanti a due graziose ragazze che stavano attingendo l’acqua al pozzo.

- Povero asinello! - disse la prima - Così piccolo e delicato, deve portare due uomini in groppa. Quel vecchio dev’essere terribilmente avaro: avrebbe dovuto prendere un asino per sé e uno per il ragazzo.

- Ma visto che ce n’è uno solo, dovrebbe cavalcarlo il ragazzino, che sicuramente è più leggero - disse la seconda.

Il vecchio, vedendo che suo figlio si agitava, imbarazzato, sospirò e fece:

- Scommetto che hai cambiato opinione un’altra volta. E va bene, io scenderò e tu resterai in groppa, se questo può farti contento.

Camminarono un altro pò, il figlio sull’asino e il padre a piedi, ed ecco un quarto villaggio all’orizzonte. Quando vi entrarono, una vecchia che stava sulla porta di casa quasi strillò:

- Che scandalo! Non avrei mai creduto di vedere una cosa simile! Quel ragazzino non ha il minimo rispetto per la vecchiaia: guarda come se ne sta in groppa all’asino, mentre il suo povero padre va a piedi! Ai miei tempi queste cose non succedevano.

A questo punto padre e figlio si guardarono e scoppiarono a ridere, poi si fermarono e si sedettero sul ciglio della strada.

E il vecchio disse al ragazzo:
- Ora hai visto con i tuoi occhi e sentito con le tue orecchie. Così è fatto il mondo, le persone sono brave solo a criticare qualsiasi cosa tu faccia. Ora puoi riprendere il tuo cammino, ma ricordati di fare sempre quello che è giusto e che è meglio per te e le persone lasciale criticare.

“Oggi, un bimbo mi ha chiesto: “Ma il cuore sta sempre.. (Leggetela è bellissima)


“Oggi, un bimbo mi ha chiesto:
“Ma il cuore sta sempre nello stesso posto, oppure, ogni tanto, si sposta? Va a destra e a sinistra?”
Io: “No, il cuore resta sempre nello stesso posto, a sinistra..” Ed intanto penso: “..poi, un giorno, crescerai. Ed allora capirai che il cuore vive in mille posti diversi, senza abitare davvero nessun luogo. Ti sale in gola, quando sei emozionato. O precipita nello stomaco, quando hai paura, o sei ferito. Ci sono volte in cui accelera i suoi battiti, e sembra volerti uscire dal petto. Altre volte, invece, fa cambio col cervello. Crescendo, imparerai a prendere il tuo cuore per posarlo in altre mani. E, il più delle volte, ti tornerà indietro un po’ ammaccato. Ma tu non preoccupartene. Sarà bello uguale. O, forse, sarà più bello ancora. Questo però, lo capirai solo dopo molto, molto tempo.Ci saranno giorni in cui crederai di non averlo più, un cuore. Di averlo perso. E ti affannerai a cercarlo in un ricordo, in un profumo, nello sguardo di un passante, nelle vecchie tasche di un cappotto malandato. Poi, ci sarà un altro giorno, un giorno un po’ diverso, un po’ speciale, un po’ importante.. quel giorno, capirai che non tutti hanno un cuore.” (Anonimo)

Il bacio della mamma. (Leggetela è bellissima)


C'era un bambino che quando andava a scuola teneva sempre chiuso il pugno della mano sinistra. Quando era interrogato dalla maestra, si alzava e rispondeva tenendo il suo pugno chiuso; scriveva, con la destra, e conservava il pugno sinistro ben chiuso. Un giorno la maestra, anche per dare soddisfazione a tutti gli alunni, gli chiese il perché di questo atteggiamento. Il bambino non voleva rispondere, ma poi, dietro le insistenze della maestra e soprattutto per accontentare i compagni di scuola, decise di svelare il segreto. “Quando ogni mattina parto da casa per venire a scuola, mia madre, mi stampa sul palmo della mano sinistra un forte bacio e poi chiudendomi la mano, mi dice sorridendo: Bambino mio, tieni sempre ben chiuso qui nella tua mano il bacio di tua madre! Per questo tengo sempre il pugno chiuso: c'è il bacio della mia mamma dentro”.

Chiede a Dio di scambiare il corpo con sua moglie. Ma ben..


Un uomo era stanco e arrabbiato per il fatto di dover lavorare duramente ogni giorno mentre sua moglie stava beatamente a casa.
Un giorno, arrivato al limite della sopportazione, si mise a pregare: “Caro Signore, io mi sacrifico ogni giorno per il mio duro lavoro, mentre mia moglie se ne sta tranquilla a casa. Voglio che lei sappia quello che io sto passando, ti chiedo di scambiare i nostri corpi almeno per un giorno.”
Dio, nella sua infinita saggezza, concesse il desiderio dell’uomo. La mattina successiva, l’uomo si svegliò dentro il corpo della moglie, mentre la donna si svegliò dentro il corpo del marito.
Iniziò così una normale giornata di routine quotidiana ma a ruoli invertiti.
La moglie uscì presto di casa per andare a lavoro, mentre l’uomo iniziò a sbrigare le faccende di casa:
• Preparare la colazione per il compagno,
• Svegliare i bambini, lavarli e prepararli per la scuola.
• Preparare la colazione e la merenda per i bambini.
• Accompagnare i bambini a scuola.
• Portare alcuni vestiti in una lavasecco.
• Passare alle Poste per pagare alcune bollette.
• Fare la spesa.
• Rientrare a casa e sistemare la spesa.
• Sistemare i letti.
• Pulire la lettiera del gatto e fare il bagno al cane.
Tra una cosa e l’altra è quasi ora di pranzo, bisogna affrettarsi nelle varie faccende di casa:
• Fare il bucato.
• Passare l’aspirapolvere, spolverare e lavare il pavimento della cucina.
• Correre a scuola per ritirare i bambini, che nel frattempo litigano come dei pazzi tra di loro.
• Preparare il pranzo.
• Aiutare i bambini con i compiti per casa.
• Preparare la merenda per i bambini.
• Preparare l’asse da stiro e guardare la tv mentre si stira il bucato.
Il pomeriggio è volato, bisogna preparare la cena:
• Pelare le patate, impanare le braciole di maiale, pulire la verdura.
• Dopo cena bisogna pulire la cucina e lavare i piatti.
• Fare il bagno ai bambini e metterli a letto.
Sono le 22 di sera e l’uomo (sempre nel corpo della moglie) è esausto. Prima di dormire bisogna adempiere ad uno dei più importanti doveri coniugali: FARE L’AMORE.
Il mattino seguente l’uomo si sveglia e immediatamente s’inginocchia per pregare:
“Oh mio Signore, non so cosa mi sia passato per la mente. Mi sono sbagliato, non dovevo invidiare mia moglie per il fatto che lei stesse in casa a non far niente. Ti prego, fammi rientrare nel mio corpo! Amen.”
Dio, nella sua infinita saggezza, disse all’uomo:
“Figlio mio, vedo che hai imparato la lezione. Sarò felice di far ritornare le cose com’erano prima, ma dovrai aspettare 9 mesi…Perché ieri sera sei rimasto INCINTA.”

Dedicata a tutte le donne, (sorelle, mamme, amiche..)


Un giorno molto caldo una giovane donna sposata andò in visita a casa di sua madre e, insieme, si sedettero su un sofà a bere tè ghiacciato.
Mentre parlavano della vita, del matrimonio, delle responsabilità e degli obblighi dell’età adulta la madre pensosa fece tintinnare i suoi cubetti di ghiaccio nel bicchiere e lanciò un’occhiata serena e intensa alla figlia.
“Non dimenticare le tue Sorelle!” raccomandò, facendo turbinare le sue foglie di tè sul fondo di vetro.
“Esse saranno sempre più importanti man mano che invecchierai. Non importa quanto amerai tuo marito, né quanto amerai i bambini che potrai avere: avrai sempre bisogno di Sorelle. Ricordati di viaggiare con loro ogni tanto.
Ricordati di fare delle cose con loro. Ricordati che “Sorelle” significa TUTTE le donne. Le tue amiche, le tue figlie, e tutte le altre donne che ti saranno vicine. Tu avrai bisogno di altre donne, le donne ne hanno sempre bisogno”.
“Ma che strano consiglio!” pensò la giovane donna “non mi sono appena sposata? Non sono appena entrata nel mondo del matrimonio? Adesso sono una donna sposata, per fortuna! Sono adulta!
Sicuramente mio marito e la famiglia cui stiamo dando inizio saranno tutto ciò di cui ho bisogno per realizzarmi”!.
Ma la giovane donna ascoltò sua madre e mantenne contatti con altre donne ed il numero delle “sorelle” crebbe ogni anno di più.
Il tempo passa. La vita avviene. Le distanze separano.
I bambini crescono. I lavori vanno e vengono. L’amore scolorisce o svanisce.
Gli uomini non fanno ciò che speriamo. I cuori si spezzano. I colleghi dimenticano i favori. Le carriere finiscono.
Non importa quanto tempo e quante miglia cui sono fra voi. Un’amica non è mai così lontana da non poter essere raggiunta. A volte, infrangeranno le regole e cammineranno al tuo fianco.
Questo messaggio mi è arrivato con la “clausola” di passarlo a tutte le donne che almeno una volta o più mi hanno aiutata a sorridere.

FALLO ANCHE TU.

Alle amiche di ieri e di oggi… Quando ero bambina pensavo che l’amica era una sola: l’amica del cuore!

Crescendo ho capito che si da il meglio di sè in tante amiche….
Di una hai bisogno quando hai problemi sentimentali..
Un’altra quando hai
problemi con tua mamma.
Ad un’altra parlerai dei tuoi figli e delle tue attività.
Un’altra ancora per fare shopping, scherzare, ridere
insieme…

Un’amica ti dirà “piangeremo insieme”

Un’altra “litigheremo insieme”

Un’altra “andiamo tutte insieme”….

Un’amica saprà dei tuoi bisogni spirituali,

un’altra del tuo debole per le
scarpe,

un’altra della tua passione per il cinema,

un’altra sarà con te quando ti sentirai confusa,

un’altra ancora ti aiuterà a chiarirti
le idee.


Forse per qualcuna tutte queste personalità sono concentrate in un’unica donna, per altre sono diverse:
Una della quinta elementare,

Una delle superiori,

Un’altra ancora dell’università,

Un’altra di un lavoro precedente,

altre volte è la tua mamma,

la tua vicina,

o tua sorella,

o forse tua figlia…

Ma non importa se è stata la tua amica per 20 minuti o per 20 anni.

Diede alla luce 7 gemelli, bellissimi.. Eccoli 19 anni dopo..

Nel 1997, Bobbi e Kenny McCaughey sono finiti su tutti i notiziari per aver messo al mondo ben 7 gemelli, tutti sopravvissuti al parto.

I loro nomi sono Kenny, Kelsey, Natalie, Brandon, Alexis, Nathan e Joel McCaughey. Ecco in questa foto accanto alla loro mamma orgogliosa.
Bellissimi!


Eccoli in quest’altra foto quando erano ancora più piccoli.
Con tre femmine e quattro maschi, Bobbi può certamente ritenersi soddisfatta della sua prole ed anche di se stessa, che è stata molto brava a portare avanti una gravidanza certamente molto complessa e pericolosa per la sua vita e per quella dei suoi piccoli.


Ecco Bobbi con i suoi 7 gioielli in una foto davvero esilarante.

Avevate mai visto un passeggino così capiente? Beh sicuramente no. Ma quello che stupisce maggiormente è la naturalezza con la quale Bobbi porta in giro i suoi piccoli. E’ riuscita subito ad organizzarsi e a trovare il giusto equilibrio.


Dopo 19 anni sono stati ospitati in un programma televisivo per raccontare la loro storia,

certamente non facile, fatta di alti e bassi ma con una grande certezza di fondo che li ha sempre tenuti uniti: l’amore. Fratelli e sorelle si vogliono molto bene e ne vogliono tanto anche ai loro genitori.


Eccoli oggi, sono una famiglia felice

ed hanno voluto raccontare a tutti la loro storia. Hanno tutti interessi diversi presto prenderanno direzioni differenti ma anche a chilometri di distanza saranno legati da quel filo sottile che solo i gemelli hanno e che li legherà per tutta la vita.

A volte piango perché sono stanca di essere forte... (Leggetela è bellissima)


Concediamoci ogni tanto questa licenza per sfogarci e per recuperare il contatto con noi stessi. Non vuol dire essere deboli, ma capire i nostri limiti e le nostre capacità.

A volte siamo esausti, abbiamo raggiunto il limite delle nostre forze e abbiamo bisogno di lasciarci andare. Piangere non significa arrendersi e tanto meno è un segno di debolezza.

A volte non abbiamo altra scelta che ricorrere a questo sfogo perché siamo stanchi. Stanchi di essere forti. Perché la vita ci sta chiedendo troppo e le persone intorno a noi non sempre vedono tutto quello che stiamo facendo senza chiedere niente in cambio.

Non portate il peso del mondo sulle vostre spalle. Caricate solo ciò che è davvero essenziale per voi e non dimenticate mai che il vostro cuore ha bisogno di uno spazio privilegiato per voi stessi. E se avete bisogno di piangere, fatelo, perché anche i forti se lo possono permettere.

Non possiamo essere sempre fortiForse anche voi siete stati educati all’idea che le lacrime devono essere “trattenute”, che la vita è difficile per tutti e piangere non serve a niente. Questa idea, a lungo andare, può essere dannosa a livello emotivo.

Spesso reprimiamo il pianto cercando di nascondere quello che proviamo e lasciando credere, sotto false apparenze, che tutto vada bene.Sforzarsi di sembrare “normali”, nascondere sentimenti e problemi, finirà non solo per tacere le vostre emozioni di fronte agli altri, ma anche a voi stessi.Le emozioni soffocate sono problemi non affrontati. Un problema non gestito è un’emozione che finisce per essere somatizzata sotto forma di mal di testa, stanchezza, tensione muscolare, nausea e problemi digestivi.Vi consigliamo di leggere: Ecco come le nostre emozioni causano il mal di schienaNon si può essere sempre forti, così come non si può nascondere disagio o tristezza per tutta la vita. Non è sano né igienico. È importante concedersi qualche istante di sfogo in cui le lacrime agiscono come autentico anti stress.

Piangere è una cura.Le lacrime sono uno sfogo, rappresentano il primo passo verso il cambiamento. Piangere significa accettare le nostre emozioni e liberarle.Dopo il pianto, arriva la calma, ci sentiamo più rilassati, più capaci di vedere la realtà e di prendere decisioni.donna-gabbia-500×410

La necessità di essere forti quando la vita ci chiede troppoSolo voi conoscete gli sforzi che vi hanno portati dove siete e se avete dovuto rinunciare a qualcosa per le persone che amate.

Tutto questo lo avete fatto come libera scelta, perché lo volevate, perché era giusto farlo; ma arriva sempre un momento in cui sembra che la vita, e ancora di più le persone che ci stanno intorno, non ci trattino con lo stesso riguardo.

Dobbiamo essere forti di fronte ad una società che non aiuta in ambito lavorativo o sociale. Mostrare forza di fronte ad una famiglia che non sempre è facile da tenere unita, genitori, fratelli o fidanzati che spesso non tengono conto delle nostre esigenze.E arrivano quei giorni in cui non ne potete più di essere forti, di farvi carico di tutto. Piangere diventa una necessità.

È importante stabilire un limite, far sì che la vita ci chieda solo quello che possiamo offrirleNessuno è in grado di dare più di quello che ha. È impossibile portare allegria e felicità in famiglia se in cambio non vi ripagano con lo stesso affetto.

La soluzione sta nell’equilibrio che ci serve per essere forti, per adempiere ai nostri impegni e per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti tenendo conto delle difficoltà.

Essere forti vuol dire, per prima cosa, stare bene con noi stessi. Coltivate la vostra crescita personale, ritagliate momenti solo per voi stessi, godete dei vostri affetti. Amate tutte le persone che vi stanno vicino e, soprattutto, voi stessi.Il più forte è chi sa amare e allo stesso tempo, amarsi. Non è un discorso diegoismo.Essere forti significa anche liberarci dai pesi che intralciano la nostra crescita, che attentano al nostro benessere e che ci fanno soffrire. Si sa, spesso fa male, ma è necessario smettere di dare priorità a chi non ci considera.
Essere forti implica permettersi di essere “debole” di tanto in tanto. Che cosa vuol dire?

Avete tutto il diritto di dire che non ce la fate a reggere qualcosa, che una situazione è superiore alle vostre forze e che non potete assumere più responsabilità di quelle che già avete.Avete il diritto di dire che non ce la fate più, che avete bisogno di riposo.Avete diritto a ricevere rispetto, affetto e gratitudine. Chi ha bisogno di voi deve capire che anche voi avete bisogno di loro.E, naturalmente, avete tutto il diritto ad un momento di sfogo, di intimità, per passeggiare e pensare a voi stessi, piangere, dare ascolto ai vostri pensieri ed emozioni, prendere decisioni e andare avanti.

Perché la vita alla fine è questo. Percorrere la nostra strada rimanendo in equilibrio e cercando di stare bene dentro. (Posted by beppe tardito on 13/02/2016)

La cosa più bella del mondo.. (leggetela)


Un celebre pittore, che aveva realizzato vari lavori di grande bellezza, si convinse che ancora gli mancava di dipingere la sua opera prima.
Si incamminò alla ricerca di un’ispirazione o di un modello, e un giorno, in una strada polverosa, incontrò un anziano sacerdote che gli chiese dove era diretto. “Non so”, rispose il pittore. “Voglio dipingere la cosa più bella del mondo. Forse lei può indicarmi dove posso trovarla.” “È molto semplice” disse il sacerdote.
“In qualsiasi chiesa o nella fede puoi trovare quello che cerchi. La fede è la più bella cosa del mondo.” Il pittore prosegui il suo viaggio e incontrò una giovane sposa. Le domandò se sapeva quale fosse la cosa più bella del mondo. “L’amore” rispose la donna.
“L’ amore fa diventare ricchi i poveri, cura le ferite, fa diventare molto il poco. Senza amore, non c’è bellezza.” Il pittore continuò ancora la sua ricerca. Un soldato esausto incrociò la sua strada, e quando il pittore gli pose la stessa domanda, rispose: “La Pace è la più bella cosa del mondo. La guerra è la cosa più brutta. Dove si trova la pace, è sicuro che si troverà anche la bellezza”.
FEDE, AMORE E PACE.
Come potrei dipingerle? Pensò tristemente l’artista. Scuotendo la testa scoraggiato, riprese la direzione di casa. Entrando nella sua casa, vide la cosa più bella del mondo:Negli occhi dei figli c’era la FEDE, L’ AMORE brillava nel sorriso della sua sposa. E qui, nel suo focolare, c’era la PACE di cui gli aveva parlato il soldato. Il pittore realizzò così il quadro “LA COSA PIÙ BELLA DEL MONDO”.
E, una volta terminato, lo chiamò “LA MIA CASA“.

Mamma.. Dormi?!? (Leggetela è bellissima)


"Mamma!? Dormi!? La ninna nanna che mi canti di solito è rimasta a metà, soffocata in uno sbadiglio. Ho le lenzuola poggiate addosso, qui sulla pancia, qui fa quasi caldo. Sei stanca stasera, mamma?
Oggi a colazione avresti voluto provare dei biscotti nuovi. Ma papà era già uscito, mi hai detto che li mangerete insieme, domani.

Ti sei vestita di blu, così m'hai raccontato. Dici che è come il mare, come il cielo. Dici che sarà come me, così immenso, così meraviglioso. E m'hai messo addosso un maglioncino lavorato a mano, no, senza cinta. Quella non la usi più, hai paura di togliermi il fiato. Ti sei truccata poco. Il mascara ti fa ciglia lunghissime. T'ho accompagnato a lavoro, hai preso la macchina, e ti sei arrabbiata con quello che davanti a te ha girato senza mettere la freccia. Gli hai urlato: "cretino!". Ma che significa? E' una cosa bella? Perchè poi ridevi. Certo che sei buffa, mamma.

Hai mangiato poco, a pranzo. Perchè, non stai bene? Scusa, è colpa mia. Ti fa male la pancia, e sento che vai spesso in bagno, tossisci e t'appoggi al lavandino. Sono triste, quando stai male. Ma l'hai sentito il dottore no!? Sta' tranquilla. Queste cose durano ancora per poco.
E' fredda quella gelatina che ti mette sulla pancia. Puoi dirgli che mi vengono i brividi, per favore?

Oggi pomeriggio t'ho sentito parlare di me. Al telefono, dicevi che sto crescendo.
E poi non so, forse eravamo in un parco. O comunque le foglie che pestavi facevano "cric cric". M'hai spiegato che sono rosse e gialle, e che volano in cielo per abbracciare altre foglie simili a loro.
Allora, visto che sarò simile a te, anche tu m'abbraccerai?
Guardi film sempre commoventi, cammini con tacchi bassi, aspetti già la primavera, scrivi poesie e le intitoli "A te, creatura mia." e le numeri. Sei arrivata alla ventitreesima. Le imparerò a memoria.

Mamma, dormi!?
Ma quanto tempo devo stare ancora qui?
Voglio conoscerti mamma. Sai, passo i giorni ad immaginarti.
Sei bella, con delle braccia lunghe, capelli ricci, e occhi che piangono spesso. Che c'è, non mi vuoi?
Ma no, dai che scherzo. Ti sto prendendo in giro.
Papà lo fa spesso con te, no? E poi ridete insieme. Mio Dio, che bella musica i vostri sorrisi. E quando vi sento giocare, son felice anch'io e non so trattenermi: e allora scalcio, gioco anche io. Ti dò fastidio? Quando vi baciate però, me ne sto in silenzio, mi vergogno, ma mi batte forte il cuore.
Ora lui dov'è?
Ah sì, me l'ha detto oggi pomeriggio. Aveva una partita di calcetto, e avrebbe fatto tardi. L'ho sentito quando gli hai detto che non saresti andata a vederlo, per non farmi prendere freddo. Faccio il tifo per lui anche io sai!? E quando segna, faccio una capriola. Tu m'hai detto che così esulta anche lui. Comincio a prepararmi, poi m'insegnerà.
Siete splenditi, insieme.
Adoro quando v'abbracciate: io rimango nel mezzo, stretto tra di voi, quasi non riesco a respirare. Voglio provarlo ancora, quando sarò davvero con voi.
Mamma!?
Sì, mi sa che dormi. Allora parlo piano e cerco di non muovermi.
Buonanotte, mamma.
Ti voglio bene.
E imparerò presto a dirtelo. (dal Web)

Un uomo portò suo padre ad un ristorante per... (Un racconto bellissimo)


Un uomo portò suo padre ad un ristorante per godere di una deliziosa cena. Suo padre era abbastanza anziano, e quindi, un po' debole anche. Mentre mangiava, un po' di cibo cadeva di quando in quando sulla sua camicia e i pantaloni. Gli altri clienti osservavano l'anziano con i loro volti imbronciati per il disgusto, ma suo figlio rimase in totale tranquillità.
Una volta che entrambi finirono di mangiare, il figlio, senza mostrarsi neanche lontanamente imbarazzato, aiutò con assoluta tranquillità suo padre ad alzarsi e lo portò in bagno. Gli ripulì gli avanzi di cibo dal viso, e provò a lavare le macchie dai suoi vestiti; amorevolmente gli pettinò i capelli grigi e finalmente gli rimise gli occhiali.
All'uscita dal bagno, un profondo silenzio regnava nel ristorante. Tutti erano erano rimasti indignati dal modo di mangiare di quell'uomo e si chiedevano come ci si potesse rendere così ridicoli in pubblico dentro ad un ristorante.
Le uniche cose che si sentivano erano bisbigli e risatine di scherno.
Il Figlio allora si apprestò a pagare il conto, ma prima di arrivare alla cassa, un uomo, di età avanzata, si alzò di scatto tra i commensali e chiese al figlio del vecchio: "non ti sembra di aver lasciato qualcosa qui?"
Il giovane rispose: "No, non ho lasciato nulla". Allora l'anziano gli disse:" Sì hai lasciato qualcosa! Hai lasciato qui una lezione per ogni figlio, e una speranza per ogni genitore!"
L' intero ristorante a quel punto rimase in silenzio ed in molti si iniziarono a vergognare per aver deriso e giudicato l'uomo anziano e il figlio.
Uno dei più grandi onori che esistono, è poter prendersi cura di quegli anziani che una volta si sono presi cura di noi, I nostri genitori, gli stessi che hanno sacrificato le loro vite, il loro tempo ed il loro denaro per noi. Loro meritano il nostro massimo rispetto, SEMPRE. Se anche tu provi rispetto per gli anziani, condividi questa storia con tutti i tuoi amici.

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