Un giovane era seduto da solo nell’autobus; teneva lo sguardo... (leggetela è bellissima)


Un giovane era seduto da solo nell’autobus; teneva lo sguardo fisso fuori del finestrino. Aveva poco più di vent’anni ed era di bell’aspetto, con un viso dai lineamenti delicati.
Una donna si sedette accanto a lui. Dopo avere scambiato qualche chiacchiera a proposito del tempo, caldo e primaverile, il giovane disse, inaspettatamente: Sono stato in prigione per due anni. Sono uscito questa mattina e sto tornando a casa.
Le parole gli uscivano come un fiume in piena mentre le raccontava di come fosse cresciuto in una famiglia povera ma onesta e di come la sua attività criminale avesse procurato ai suoi cari vergogna e dolore. In quei due anni non aveva più avuto notizie di loro. Sapeva che i genitori erano troppo poveri per affrontare il viaggio fino al carcere dov’era detenuto e che si sentivano troppo ignoranti per scrivergli. Da parte sua, aveva smesso di spedire lettere perchè non riceveva risposta.
Tre settimane prima di essere rimesso in libertà, aveva fatto un ultimo, disperato tentativo di mettersi in contatto con il padre e la madre. Aveva chiesto scusa per averli delusi, implorandone il perdono.
Dopo essere stato rilasciato, era salito su quell’autobus che lo avrebbe riportato nella sua città e che passava proprio davanti al giardino della casa dove era cresciuto e dove i suoi genitori continuavano ad abitare.
Nella sua lettera aveva scritto che avrebbe compreso le loro ragioni. Per rendere le cose più semplici, aveva chiesto loro di dargli un segnale che potesse essere visto dall’autobus. Se lo avevano perdonato e lo volevano accogliere di nuovo in casa, avrebbero legato un nastro bianco al vecchio melo in giardino. Se il segnale non ci fosse stato, lui sarebbe rimasto sull’autobus e avrebbe lasciato la città, uscendo per sempre dalla loro vita.
Mentre l’automezzo si avvicinava alla sua via, il giovane diventava sempre più nervoso, al punto di aver paura a guardare fuori del finestrino, perchè era sicuro che non ci sarebbe stato nessun fiocco.
Dopo aver ascoltato la sua storia, la donna si limitò a chiedergli: Cambia posto con me. Guarderò io fuori del finestrino.
L’autobus procedette ancora per qualche isolato e a un certo punto la donna vide l’albero.
Toccò con gentilezza la spalla del giovane e, trattenendo le lacrime, mormorò: “Guarda! Guarda! Hanno coperto tutto l’albero di nastri bianchi.”
(Il segnale - di Bruno Ferrero da "La Vita è tutto quello che abbiamo.")

Gli amici..


Puoi cambiare la vita di una persona... Quando ero ancora un ragazzino e frequentavo le superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola. Il suo nome era Kyle e sembrava stesse portando tutti i suoi libri. Dissi tra me e me: “Perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì? Deve essere un ragazzo strano”. Io avevo il mio week end pianificato (feste e una partita di football con i miei amici), così ho scrollato le spalle e mi sono incamminato. Mentre stavo camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro a Kyle. Gli corsero addosso facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango. I suoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nell’erba un paio di metri più in là. Lui guardò in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi. Mi rapì il cuore! Così mi incamminai verso di lui mentre stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi dicendogli: “Quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere.” Kyle mi guardò e disse: “Grazie!”. C’era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine.

Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove viveva. Scoprii che viveva vicino a me così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima. Lui mi spiegò che prima andava in una scuola privata. Prima di allora non sarei mai andato in giro con un ragazzo che frequentava le scuole private. Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri. Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andava di giocare a football con i miei amici e lui disse di sì. Stemmo in giro tutto il week end e più lo conoscevo più Kyle mi piaceva così come piaceva ai miei amici. Arrivò il lunedì mattina ed ecco Kyle con tutta la pila dei libri ancora. Lo fermai e gli dissi: “Ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno!”. Egli rise e mi passo la metà dei libri.

Nei successivi quattro anni io e Kyle diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti cominciammo a pensare al college, Kyle decise per Georgetown e io per Duke. Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi. Kyle sarebbe diventato un dottore mentre io mi sarei occupato di scuole di football. Kyle era il primo della nostra classe e io l’ho sempre preso in giro per essere un secchione. Kyle doveva preparare un discorso per il diploma. Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Giorno dei diplomi, vidi Kyle, aveva un’ottimo aspetto. Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le scuole superiori. Si era un po’ riempito nell’aspetto e stava molto bene con gli occhiali. Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano. Ragazzi qualche volta ero un po’ geloso!
Oggi era uno di quei giorni, potevo vedere che era un po’ nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: “Ehi ragazzo, te la caverai alla grande!”. Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) e sorrise mentre mi disse: “Grazie”. Iniziò il suo discorso schiarendosi la voce: “Nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori ma più di tutti i tuoi amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare. Voglio raccontarvene una”. Guardai il mio amico Kyle incredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il week-end. Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stava portando a casa tutte le sue cose.Kyle mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. “Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto”. Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine. Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento. Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni. Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio. Dio fa incrociare le nostre vite perché ne possiamo beneficiare in qualche modo. Cercate il buono negli altri.

“Gli amici sono angeli che ci sollevano in piedi quando le nostre ali hanno problemi nel ricordare come si vola”.

Dov'è il mio bacio..


C’era una volta una bambina che si chiamava Cecilia. Il papà e la mamma della bambina lavoravano tanto. La loro era una bella famiglia e vivevano felici. Mancava solo una cosa, ma Cecilia non se ne era mai accorta. Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele. Quando fu ora di dormire, la mamma di Adele rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte. “Ti voglio bene” disse la mamma ad Adele. “Anch’io” sussurrò la bambina.
Cecilia era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio. Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene. Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando: “È così che dovrebbe essere”. Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua. Li odiava. Perché non l’avevano mai baciata? Perché non l’abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene? Forse non gliene volevano? Cecilia pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni.Alla fine decise di scappare di casa. Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare. Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo. All’improvviso, trovò una soluzione. Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia: “Ti voglio bene”. Poi corse dal papà e lo abbracciò: “Buonanotte papà”, disse, “ti voglio bene”. Quindi andò a letto, lasciando i genitori ammutoliti in cucina. Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà. Alla fermata dell’autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma: “Ciao, mamma. Ti voglio bene”. Cecilia andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati. A volte ne ridevano. Ma Cecilia non smise. Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera. Poi, una sera, dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto. Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò. “Allora, dov’è il mio bacio?” chiese, fingendo di essere contrariata. Cecilia si sollevò a sedere: “Oh, l’avevo scordato”. La baciò e poi: “Ti voglio bene, mamma”. Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi. Ma la mamma rimase lì e alla fine disse: “Anch’io ti voglio bene”. Poi si chinò e baciò Cecilia proprio sulla guancia. Poi aggiunse con finta severità: “E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte”. Cecilia rise e promise: “Non succederà più”. (Bruno Ferrero)

Il bambino che scriveva sulla sabbia. (bellissimo racconto)


Un bambino tutti i giorni si recava in spiaggia e scriveva sulla spiaggia: “Mamma ti amo!”; poi guardava il mare cancellare la scritta e correva via sorridendo. Un vecchio triste passeggiava tutti i giorni su quel litorale, e lo vedeva giorno dopo giorno scrivere la stessa frase, e guardare felice il mare portargliela via. Fra sé e sé pensava: “Questi bambini, sono così stupidi ed effimeri.”

Un giorno si decise ad avvicinare il bambino, non avrà avuto più di dieci anni, e gli chiese: “Ma che senso ha che tu scriva “Mamma ti amo!” sulla sabbia che poi il mare te la porta via. Diglielo tu che le vuoi bene.”

Il bambino si alzò, e guardando l’ennesima scritta cancellata dall’acqua salata disse al vecchio: “Io non ce l’ho la mamma! Me l’ha portata via Dio, come fa il mare con le mie scritte. Eppure torno qui ogni giorni a ricordare alla mamma e a Dio che non si può cancellare l’amore di un figlio per la propria madre.”

Il vecchio si inginocchiò, e con le lacrime agli occhi scrisse: “Nora. Ti amo!”; era il nome della moglie appena morta. Poi prese il bimbo per mano e assieme guardarono la scritta sparire. (Racconto di Alessandro Bon) Posted by Beppe Tardito on 03/05/2014

La vecchia e il "Cavaliere" (clicca l'immagine per leggere)


C’era una volta una vecchia, povera, sola e timorata di Dio. Questa anziana ogni giorno pregava perchè il "Cavaliere" avesse lunga vita, tanti decreti e condoni senza limiti. Nel paese la prendevano per pazza, essendo la vecchia devota al cavaliere più di Schifani e un pelino sotto Bondi, ma senza averne alcun tornaconto. La storia della sua ammirevole devozione fece il giro del mondo, tutti si chiedevano se non fosse una zia laica, la nonna di Mastella o semplicemente affetta da alzheimer. La sua fama arrivò fino ad Arcore, tanto che il cavalierissimo in persona la volle conoscere, prima che schiattasse, una sua fan così accanita, benchè ad essa non pensasse minimamente di proporle un ministero. Casomai le avrebbe regalato una parure. Mandò due senatori maggiordomi nel paese dove la vecchina pregava contro le maledizioni comuniste sulla sua testa ricrinita, e la fece portare seco, a palazzo Grazioli, nella stanza over 70. E lì, finalmente, fu in grado di conoscere il mistero di tanta abnegazione e premiarla come meritava. “Cara vecchia paesana. Io sono felice che tu, come mi dicono, preghi per me, eppure non mi risulta che tu abbia la televisione, che sia mai stata candidata ad alcun consiglio comunale, che sia stata protagonista di una delle mie proverbiali promesse. Allora cosa ti porta ad adorarmi così tanto? Potenza del mio fascino? Merito dell’elisir di Scapagnini?” “Vede Cavaliere, io ho una certa età, e ne ho viste tante. Ho visto Andreotti che andava a cena con Riina e faceva accordi con Badalamenti, e pregavo perchè scomparisse dalla scena. Ho visto Craxi, un politico in grado in pochi anni di fare scomparire nella vergogna la tradizione socialista, e ho pregato perchè fosse rinchiuso nelle patrie galere. Ho visto Forlani, Cirino Pomicino, Poggiolini, e altri ladri dissanguare l’economia e la povera gente. e ho pregato perchè tutto ciò finisse. Poi tutto ciò è finito, prima che la nera signora venisse a me, ma sei arrivato tu, un raro concentrato di tutte le peggiori figure della prima repubblica. E allora prego perchè tu abbia lunga vita, non si sa mai dopo di te venisse uno ancora peggiore.” Il cavaliere, uomo di spirito, rise a tutti denti, tanto non erano presenti che le sue televisioni, e quindi avrebbe potuto cestinare la conversazione. Diede un bacio alla vecchina, le regalò una spilletta con l’effigie del capo, e la fece buttare fuori dal palazzo, convinto che sotto sotto, non avesse poi tutti i torti.

Abbiamo cominciato a sentirci per E-mail, poi per forza di cose lui ha voluto..(Clicca l'immagine per leggere)


il mio numero e quando mi ha chiamata io ho avuto il suo... Aveva 38 anni, io solo 19 ma cominciavo a volergli davvero tanto bene. Era una persona speciale, sapeva come farmi star bene, come farmi sorridere e soprattutto...Come farmi sognare. Ci sentivamo spessissimo al telefono, mi consolava quando stavo male ed è stato l'unico uomo che mi faceva davvero sentire speciale e unica.

Fin quando col tempo il nostro rapporto è cominciato a stringersi sempre di più, ci siamo mandati anche delle foto, notti intere a chattare e la mattina a scuola con il pensiero rivolto sempre a lui. Un giorno mi disse che mi amava...Io ci credevo... e questo suo interessamento mi portava sempre di più a lui fin quando non mi disse una cosa brutta, molto brutta... Era sposato...separato... con una bimba di 10 anni... nuovamente fidanzato... con la donna in gravidanza di due mesi!

Volevo morire, mi sentivo in un film, non sapevo cosa fare, volevo dimenticarlo ma non c'è mai stato niente da fare, cadevo sempre ai suoi piedi. Lui diceva che avrebbe voluto conoscermi un anno prima così non avrebbe avuto questi problemi, diceva che ero sempre nei suoi pensieri, che se io lo avessi amato veramente avrebbe lasciato sua moglie..Di tutto! Sembra la solita storia come nei film, l'uomo che tradisce la moglie con una più giovane però poi ritorna sempre da lei.. Anche se poi è proprio quello che è successo... Lui continuava a darmi sempre tantissime attenzioni. A Natale mi mando a casa delle rose con un bigliettino con scritto il titolo della nostra canzone...che canzone... io piansi... Nessuno mi aveva mai trattata così..."Mi ama veramente" pensai...
Decisi di andarlo a trovare, lui stava al NORD ed io al SUD ma era tanta la voglia di vederlo, di abbracciarlo, di sentirlo vivo accanto a me che presi il primo aereo che mi avrebbe portata da lui. Quando lo vidi.. fu un sogno, lo abbracciai con tutte le mie forze... Era bruttino ma l'amore che ormai provavo per lui avrebbe superato tutto! Non potevamo baciarci, avevamo promesso di non farlo, avevamo promesso che ci saremmo solo visti per curiosità perchè la nostra storia non poteva andare avanti e noi infatti quella sera non ci siamo baciati. Era la sera di Capodanno, mi lasciò a casa di un'amica per andare dalla sua... e sua figlia.. Champagne, candele, desideri, messaggi, pensieri... Tutto legato a lui..e credevo fosse la stessa cosa anche per lui.

Due giorni dopo venne a prendermi la mattina presto e siamo stati insieme fino all'1 di quella stessa notte. Mi portò a casa sua a farmi vedere il vasetto di Nutella enorme che mi faceva vedere durante le nostre chattate notturne e li... l'ho dovuto baciare...era più forte di me... E' stato bellissimo.
Mi portava in giro senza paura, senza problemi, in mezzo a tutti i suoi amici.. E se qualcuno lo dice alla tua...? - "NON M'INTERESSA"- diceva il bastardo- "IO AMO TE, TE E SOLO TE"...
Mi portò anche a casa di sua madre presentandomi come un'amica.. e mi presentò anche a sua figlia!!! La bambina mi guardava con un viso molto strano e corrucciato..quasi sapesse quello che provavo per il suo papà. Già sentivo quella bimba mia... Lui diceva: "LE PARLERO' E CAPIRA', LEI VUOLE PIUì IL MIO BENE, VUOLE CHE IO SIA FELICE E FELICE LO SONO CON TE..." Senza parole... La sera mi portò in una sua stanza, la sua stanza privata, LA NOSTRA TANA la chiamavamo. Ero ancora vergine, volevo fosse lui il primo, perchè sentivo che solo lui avrei amato in tutta la mia vita, ci baciammo, ci spogliammo, non andammo più in la di così.. non si sa il perchè, fatto sta che quella notte io rimasi vergine.

Sono partita, lo lasciai piangendo perchè lui non si faceva mai sentire, diceva che la sua... aveva rischiato di abortire perchè lui le aveva detto che aveva conosciuto un'altra donna (io)... Bugie... FOTTUTISSIME BUGIE!

Ritornai nella mia città, mi mancava comunque moltissimo, continuammo a sentirci... Di nuovo alla normalità, lui mi chiamava, io lo chiamavo, diceva di amarmi alla follia, dicevo di amarlo alla follia.
Decisi di partire un'altra volta, proprio il giorno di San Valentino e lui il giorno prima della mia partenza disse che non potevo, che mi avrebbe rimborsato il biglietto, che non era da solo... Si negava al telefono in una maniera incredibile... Paura, angoscia mi stavano assalendo! Decisi di partire lo stesso e se lui non mi avesse voluta vedere, avrei fatto il mio gioco da "amante innamorata" ma mi fece venire a prendere da un suo amico, mi fece passare la sera di San Valentino con lui e la notte finalmente riuscii a vederlo. Ero arrabbiatissima ma quando lui si avvicinò cominciai a "sciogliermi". Troppo stupida per amarlo, troppo!!! La notte in discoteca cercai di baciarlo... Non voleva, poi voleva, poi non voleva, poi mi baciò.
Ci tenevamo la mano, mi accompagnò insieme al suo amico in un albergo, sembrava che mi lasciasse con tanto dolore... Due giorni dopo ci siamo visti un un pub, lo provocavo, mi provocava, quella sera mi disse che dovevo aspettarlo, che mi amava veramente, che avrebbe cercato di mollare tutto al più presto per stare con me, avremo dovuto aspettare almeno 5 anni... Era tutto un brutto film... reale. Mi portò in albergo... e li la notte più bella ed indimenticabile di tutta la mia vita... Una notte con lui. Io.. l'amore per la prima volta... Eccezionale!
Era come un sogno. Dopo 3 ore disse che era tardi e che doveva tornare a casa altrimenti lei si sarebbe insospettita. Mi misi a letto, mi baciò e chiuse quella porta... Quella era stata l'ultima volta...

Partii la mattina dopo, andai in stazione e senza saperlo gli dissi addio per sempre. Tornai a casa triste ma felice. triste per averlo "lasciato", felice perchè convinta di amare una persona che provava le mie stesse emozioni. 4 giorni dopo mi disse addio.. Così, senza nessuna spiegazione... L'unica spiegazione era: "SEI UNA MENEFREGHISTA, CRESCI!"... Mi è crollato il mondo addosso... Mi aveva soltanto usata, perchè? Perchè???? Piansia tanto, credevo che ormai non ci fosse più nulla a farmi vivere, ero rimasta completamente solal, rinchiusa nel mio dolore. Avevo perso la persona più importante della mia vita. Era finita.
Pensavo a quella fantastica notte del 16 febbraio... No, pentita no, come potevo pentirmi di aver fatto una cosa tanto bella? Mi sono trasferita nella sua città (sto col suo amico ora) e rivederlo ogni giorno non mi provoca nessun turbamento, nessun rancore, giuro.
Forse è rimasto il fastidio di vedere fare quello che faceva con me con altre ragazze, senza che la sua donna sapesse nulla... Perchè pentirsi di aver passato la notte più bella di tutta la mia vita? ( di: Fiona - Da una storia vera)

Il barbiere e Dio.. (Un racconto che fa riflettere)


Un tizio si reca da un barbiere per farsi tagliare i capelli e radere la barba. Appena il barbiere comincia a lavorare, iniziano ad avere una buona conversazione. Parlano di tante cose e di vari argomenti. Quando alla fine toccano l’argomento Dio, il barbiere dice: “Io non credo che Dio esista.”

“Perché dice questo?” - chiede il cliente. - “Beh, basta uscire per strada per rendersi conto che Dio non esiste. Mi dica, se Dio esistesse, ci sarebbero così tante persone malate? Ci sarebbero bambini abbandonati? Se Dio esistesse, non ci sarebbero più sofferenza nè dolore. Io non posso immaginare che un Dio amorevole possa permettere tutte queste cose”.

Il cliente pensa per un momento, ma non replica perché non vuole iniziare una discussione. Il barbiere finisce il suo lavoro ed il cliente paga e lascia il negozio.

Appena è fuori, nota a qualche centinaio di metri, sull'altro lato della strada, un uomo con dei capelli lunghi, annodati e sporchi e con la barba sfatta. Era decisamente sudicio e trasandato.

Allora torna frettolosamente indietro entra di nuovo nel negozio del barbiere e gli dice: “La sa una cosa? I barbieri non esistono”. “Che cosa significa?” - chiede il barbiere sorpreso. -  “Io sono qui, sono un barbiere e le ho appena fatto barba e capelli!”

“No!” - esclama il cliente. -  “I barbieri non esistono perchè se esistessero non ci sarebbero persone con i capelli lunghi, sporchi, annodati e le barbe sfatte come quell’uomo là fuori.”

“Ma i barbieri ESISTONO!” - risponde il barbiere - “Questo succede semplicemente quando la gente non viene da me”. “Esattamente!” - afferma il cliente - “E' proprio questo il punto: anche Dio ESISTE!”

Le origini e la storia del 1° maggio, la tragedia di Chicago. (Clicca l'immagine per leggere)


1° MAGGIO, ECCO PERCHE' SI FESTEGGIA - La scelta del 1° maggio vuole ricordare la tragedia della rivolta di Haymarket del 1886 (Chicago, Illinois) nel corso della quale, gravi incidenti, provocarono la morte di diversi lavoratori e di 7 poliziotti.

Il 1° maggio 1886 i sindacati organizzarono a Chicago uno sciopero per chiedere la giornata lavorativa di 8 ore. All'epoca i turni di lavoro duravano anche 12 ore, coinvolgevano indistintamente uomini, donne e bambini che lavoravano spesso in condizioni drammatiche sotto ogni punto di vista.

Il 3 maggio i manifestanti, riuniti davanti alla fabbrica McCormick, vennero attaccati dalla polizia senza motivo, un attacco che provocò 2 morti tra i manifestanti e diversi feriti. L'evento causò l'indignazione dell'opinione pubblica e il giorno seguente altri lavoratori si aggiunsero alle proteste.

Ma il 3 maggio i disordini erano solo all'inizio. Il giorno successivo la tensione crebbe. Nuovi manifestanti si aggiunsero allo sciopero e nel corso di un raduno pacifico ad Haymarket Square uno sconosciuto lanciò un ordigno contro i poliziotti che presidiavano la piazza: uno di loro venne ucciso e fu a questo punto che la polizia iniziò a sparare sulla folla uccidendo alcuni manifestanti e 7 poliziotti, caduti sotto il fuoco amico.

Otto persone collegate con le proteste furono arrestate e per sette di loro la sentenza fu di condanna a morte; successivamente, per due dei sette, la sentenza fu commutata in ergastolo. Non c'era in realtà un collegamento ne' prove di chi fosse la persona che aveva lanciato l'ordigno, ciononostante, la giuria emise verdetti di colpevolezza per tutti e otto gli imputati. La notizia della sentenza indigno' gli operai di tutto il mondo e i condannati diventarono i "Martiri di Chicago". Morendo August Spies, uno dei condannati, disse: "verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi".

La vita e le sue lezioni, sta a noi ascoltarle interpretarle ed..


impararle. Da diversi anni ho preso l’abitudine di tener traccia di quei momenti in cui la vita sale in cattedra e ti insegna una delle sue lezioni. Alcune hanno a che fare con la vita di tutti i giorni, altre hanno una portata più profonda. Non ha importanza: in questi momenti dovremmo saper ascoltare con umiltà per non trovarci impreparati alla prossima occasione.

Ecco 5 delle lezioni di vita che ho trascritto nel mio diario:

1. Prendere decisioni

“Quando devi prendere una decisione concentrati sulla ricerca della felicità e non del piacere.”

Ogni giorno ci troviamo nella condizione di dover prendere decisioni. Che si tratti di scegliere cosa mangiare a colazione o come cambiare il nostro stile di vita, ogni scelta che prendiamo ha come fine il piacere o la felicità.
Scegliamo il piacere quando decidiamo di alzarci all’ultimo momento. Scegliamo il piacere quando indulgiamo in abitudini insane. Scegliamo il piacere quando continuiamo a navigare tra Facebook e Youtube invece di completare le nostre attività. Scegliamo il piacere quando procrastiniamo i nostri obiettivi.
Non sono un masochista, non preoccuparti, anzi penso che ogni giornata debba avere la sua dose di piccoli piaceri, ma ricercare in modo ossessivo il piacere può avere solo conseguenze negative (leggi alcol, droghe, etc.). Il piacere è effimero e più ne accumuliamo e più ce ne stanchiamo facilmente.
Se sei alla ricerca della vera felicità ti troverai nella situazione di mettere alla prova la tua auto-disciplina e rinunciare ad un momentaneo piacere. Sei disposto a farlo per i tuoi sogni?
La prossima volta che devi prendere una decisione prova a concentrarti sulla ricerca della felicità e rinuncia per una volta al piacere.

2. Gestione del tempo

“Più tempo avrai, più ne sprecherai.”

Già, questa lezione non è una grande scoperta, eppure cerco di ricordarla ogni volta che ne ho occasione. La gestione del tempo è un’abilità estremamente utile sia nella tua vita professionale, sia nella tua vita privata.
Saper gestire il tempo in modo efficace significa poter raggiungere traguardi che altri possono solo sognare, significa liberare più tempo per le tue passioni, ma soprattutto significa imparare a gestire te stesso.
Tra le tante tecniche di time management, a mio avviso, la più semplice ed efficace è la legge di Parkinson. Indovina quale è il suo messaggio? Più tempo avrai, più ne sprecherai.

3. Produttività

“Just do it. Semplicemente fallo.”

Il mondo dell’efficacia personale è popolato da decine di blog (ups!), best seller, guru della produttività, tecniche strambe e gadget tecnologici. Ma la verità è che per aumentare la propria produttività personale bisognerebbe imparare ad applicare questa semplice lezione: “just do it”. Semplicemente fallo. Niente altro da aggiungere.
Non preoccuparti, puoi iscriverti al Feed Rss per leggere gli articoli più tardi e tornare a fare quello che devi fare. Just do it.

4. Relazioni interpersonali

“Impara l’arte della discrezione.”

Stai ancora leggendo? Vedo che devo ancora lavorare sulla mia capacità di persuadere gli altri. A proposito di relazioni interpersonali, una delle lezioni più importanti che ho imparato riguarda la discrezione. Se fossi volgare ti direi che devi rispettare l’11° comandamento: “fatti i gatti tuoi!”.

A parte gli scherzi, essere discreti ha molteplici vantaggi:

- Aumenta la considerazione che gli altri hanno di te.
- Ti rende una persona affidabile.
- Ti evita grane nel posto di lavoro o in qualunque altro contesto sociale.

Achtung! Farsi gli affari propri non ha nulla a che fare con l’essere disinteressati degli altri, il punto è farlo con discrezione.

5. Carriera

“Prometti poco e realizza tanto.”

Prometti cielo e terra e avrai i fari puntati addosso. Deludi le aspettative e ti lanceranno quei fari addosso. Pensaci due volte prima di fare una promessa nel mondo del lavoro: non ci sarà giustificazione che tenga se non rispetti quella promessa.
Prometti poco e poi sorprendi il tuo cliente / capo / collega. Questa semplice lezione può darti enormi soddisfazioni.
Ma attento a come la interpreti: promettere poco significa garantire un lavoro ragionevolmente buono, non significa giocare al ribasso. L’obiettivo non è avere un margine di protezione, l’obiettivo è sfidare te stesso ogni volta per realizzare un lavoro migliore di quello precedente, e allo stesso tempo non creare false aspettative negli altri.

“La vita è una lunga lezione di umiltà.” (Sir James M. Barrie.)

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