Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
Manovre di disostruzione delle vie aeree nel lattante. (Video)
Che cos'è una Mamma?..
Rititì lo vuoi saper tu Che cosa è una mamma? Nessuno, nessuno dei bimbi lo sa. Un bimbo nasce e …va. Lo sanno, ma forse, ma tardi quelli che non l’hanno più. Rititì che pensi e mi guardi, Rititì lo vuoi saper tu?
Una mamma è come un albero grande che tutti i suoi frutti ti da: per quanti gliene domandi sempre uno ne troverà. Ti da il frutto, il fiore, la foglia, per te di tutto si spoglia, anche i rami si taglierà. Una mamma è come un albero grande Una mamma è come una sorgente. Più ne togli acqua e più ne getta. Nel suo fondo non vedi belletta: sempre fresca, sempre lucente, nell’ombra e nel sol è corrente. Non sgorga che per dissetarti, se arrivi ride, piange se parti. Una mamma è come una sorgente. Una mamma è come il mare. Non c’è tesori che non nasconda, continuamente con l’onda ti culla e ti viene a baciare. Con la ferita più profonda non potrai farlo sanguinare, subito ritorna ad azzurreggiare. Una mamma è come il mare. Una mamma è questo mistero: Tutto comprende tutto perdona, Tutto soffre, tutto dona, non coglie fiore per la sua corona. Puoi passare da lei come straniero, puoi farle male in tutta la persona. Ti dirà: «Buon cammino bel cavaliero!» Una mamma è questo mistero.
(Francesco Pastonchi)
La storia e le origini della "Festa della Mamma"
Come ogni ricorrenza nel calendario, anche la Festa della mamma ha avuto la sua nascita, ma spesso e volentieri la storia sulla sua origine ha molte versioni, le così dette "leggende metropolitane". Questa festa, diffusa in tutto il mondo, ha un'origine antichissima… ma è stata codificata in tempi molto più recenti. Già gli antichi Greci dedicavano alle loro genitrici un giorno dell’anno, festeggiando la dea Rea, madre degli dei, da loro molto amata.
Feste in onore della nascita e della maternità venivano poi celebrate anche tra gli antichi Romani, che salutavano l’arrivo di maggio e della primavera con un’intera settimana di feste dedicate alle rose e alle donne… anche per festeggiare la rinascita della natura… Come i romani, anche gli antichi Umbri, a maggio, ricordavano la dea dei fiori e regalavano rose alle loro amate.
Una ‘Festa della mamma’, veniva celebrata anche nell’Inghilterra del 1600. Nel XVII secolo infatti, in Gran Bretagna, la quarta domenica della Quaresima, veniva celebrato il ‘Mothering Sunday’, il giorno in cui chi lavorava lontano da casa poteva tornare dai genitori e onorare la propria madre, offrendole il dolce ‘Mothering cake’.
La festa originariamente tutta pagana, con il diffondersi del cristianesimo, venne acquisita anche dalla Chiesa, divenendo il giorno in cui si celebrava la "Madre della Chiesa: forza spirituale della vita e protezione dal male", ma anche la propria madre terrena.
Ma la vera "madre"… della FESTA DELLA MAMMA.... ovvero la creatrice… dell’evento che viene festeggiato in tutto il mondo, fu una donna americana: Ana Jarvis. La scelta della della 2° domenica di maggio era avvenuta in un primo momento per festeggiare la pace... ma poi Ana Jarvis, nel 1907, per ricordare l’anniversario della morte di sua madre (un attivista a favore della pace), persuase la sua parrocchia a Grafton, nel West Virginia, a celebrare l’evento la seconda domenica di maggio.
L’anno successivo tutti gli abitanti di Philadelphia si misero a scrivere a ministri ed a grandi personaggi dell'epoca per proporre quel giorno come festa nazionale, e già dal 1911 l’usanza incominciò a diffondersi in quasi tutti gli Stati americani. Sul finire del 1914, il Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson ufficializzò la festa come festività nazionale, da tenersi ogni anno nella seconda domenica di maggio.
Pian piano questa festa laica ed amatissima si è diffusa in buona parte del mondo... In questo giorno le mamme di quasi tutto il mondo ricevono doni e fiori dai loro figli, a testimonianza del loro affetto e della loro riconoscenza.
Ma, in questo lieto giorno, in cui le mamme sono circondate da amore, affetto e piccole attenzioni si dovrebbe anche riflettere sulla figura ed il ruolo della “mamma” nella nostra società… che ahimé, esaltata a parole…, viene invece con leggi e comportamenti in realtà sfruttata e maltrattata.
"La cioccolata calda"..Una lezione di vita. (Bellissimo racconto)
Un gruppo di laureati, affermati nelle loro carriere, discutevano sulle loro vite durante una riunione. Decisero di fare visita al loro vecchio professore universitario, ora in pensione, che era sempre stato un punto di riferimento per loro. Durante la visita, si lamentarono dello stress che dominava la loro vita, il loro lavoro e le relazioni sociali.
Volendo offrire ai suoi ospiti un cioccolato caldo, il professore andò in cucina e ritornò con una grande brocca e un assortimento di tazze. Alcune di porcellana, altre di vetro, di cristallo, alcune semplici, altre costose, altre di squisita fattura. Il professore li invitò a servirsi da soli il cioccolato.
Quando tutti ebbero in mano la tazza con il cioccolato caldo il professore espose le sue considerazioni. “Noto che son state prese tutte le tazze più belle e costose, mentre son state lasciate sul tavolino quelle di poco valore. La causa dei vostri problemi e dello stress è che per voi è normale volere sempre il meglio.
La tazza da cui state bevendo non aggiunge nulla alla qualità del cioccolato caldo.
In alcuni casi la tazza è molto bella mentre alcune altre nascondono anche quello che bevete. Quello che ognuno di voi voleva in realtà era il cioccolato caldo. Voi non volevate la tazza….. Ma voi consapevolmente avete scelto le tazze migliori. E subito, avete cominciato a guardare le tazze degli altri. Ora amici vi prego di ascoltarmi...
La vita è il cioccolato caldo……
il vostro lavoro, il denaro, la posizione nella società sono le tazze. Le tazze sono solo contenitori per accogliere e contenere la vita. La tazza che avete non determina la vita, non cambia la qualità della vita che state vivendo. Qualche volta, concentrandovi solo sulla tazza, voi non riuscite ad apprezzare il cioccolato caldo che Dio vi ha dato. Ricordatevi sempre questo:
Dio prepara il cioccolato caldo, Egli non sceglie la tazza.
La gente più felice non ha il meglio di ogni cosa, ma apprezza il meglio di ogni cosa che ha!
Vivere semplicemente.
Amare generosamente.
Preoccuparsi profondamente.
Parlare gentilmente.
Lasciate il resto a Dio.
E ricordatevi:
La persona più ricca non è quella che ha di più, ma quella che ha bisogno del minimo.
I due ciliegi innamorati.. (◀ clicca per leggere)
Due Ciliegi innamorati, nati distanti, si guardavano senza potersi toccare. Li vide una Nuvola, che mossa a compassione, pianse dal dolore ed agitò le loro foglie … ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono. Li vide una Tempesta, che mossa a compassione, urlò dal dolore ed agitò i loro rami … ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono. Li vide una Montagna, che mossa a compassione, tremò dal dolore ed agitò i loro tronchi … ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono.
Nuvola, Tempesta e Montagna ignoravano, che sotto la terra, le radici dei Ciliegi erano intrecciate in un abbraccio senza tempo.
Ictus, 6 campanelli d’allarme da non sottovalutare...
Ictus, la terza causa di morte in Italia dopo malattie cardiovascolari e tumore per cui è importante saper riconoscere le prime avvisaglie, i così detti campanelli d’allarme, perché la rapidità d’intervento è di fondamentale importanza se non addirittura determinante.
Imparare a riconoscerne i sintomi è importante, tuttavia le differenze tra soggetto e soggetto possono essere anche significative, perché molto dipende dal tipo di ictus.
Vi è l’ictus ischemico, il più frequente in assoluto, che colpisce in genere i soggetti maschi over 70.
Ictus emorragico intraparenchimale che colpisce soggetti più giovani, anche se sempre di un certa età e prevalentemente maschi, e rappresenta il 20% dei casi di ictus.
Infine l’emorragia subaracnoidea che colpisce prevalentemente le donne di circa 50 anni di età.
La sola arma che si ha a disposizione per cercare di uscire indenni, o per lo meno con minor conseguenze possibili è, oltre alla prevenzione che è rappresentata da un corretto stile di vita, la rapidità di intervento, per cui ai primi sintomi è necessario portare immediatamente il soggetto colpito, o presunto tale, al pronto soccorso più vicino. Intervenendo nelle 3-6 ore successive alla crisi, è possibile limitare significativamente i danni che, come detto in precedenza, e come del resto confermano anche i numeri appena citati, possono essere devastanti se non addirittura letali.
Ecco i sintomi che preludono ad un attacco di ictus su cui fare attenzione non bisogna affatto ignorarli e per la precisione sono:
1 - disturbi del linguaggio - che si possono manifestare nella evidente difficoltà a pronunciare parole anche semplici e a comporre una frase o articolare un discorso.
2 - difficoltà a comprendere ciò che dicono gli altri, anche espressioni semplici e poco articolate.
3 - perdita di sensibilità ad un braccio o ad una gamba o anche solo debolezza improvvisa e temporanea ad un arto così come formicolio agli arti e difficoltà a muovere le dita di mani e piedi.
4 - dolore alla testa improvviso quanto insopportabile e oltre tutto inspiegabile, che non si attenua nemmeno dopo l’assunzione di un analgesico specifico.
5 - alterazione della visione, difficoltà a riconoscere gli oggetti che appaiono offuscati e che spesso vengono avvertiti da un solo occhio.
6 - vertigine, capogiro, sbandamento, perdita dell’equilibrio senza una qualsiasi ragione apparente.
Tuttavia, a volte questi sintomi possono essere temporanei e sparire nell’arco delle 24 ore, e in questo caso si è trattato di un Transient Ischemic Attack (TIA), ma questo non vuol dire che passata la paura è finito anche il pericolo, tutt’altro, perché un soggetto che ha avuto un episodio di TIA è decisamente un soggetto a rischio, molto più degli altri, anche di 10 volte. In presenza di una simile sintomatologia, come detto in precedenza,la sola cosa Ictussensata da fare è chiamare immediatamente il 118 e/o farsi portare al pronto soccorso.
"La macchia nera." La vita è una serie di momenti: il vero..
Una volta, un maestro fece una macchiolina nera nel centro di un bel foglio di carta bianco e poi lo mostrò agli allievi. “Che cosa vedete?”, chiese. “Una macchia nera!”, risposero in coro. “Avete visto tutti la macchia nera che è piccola piccola”, ribatté il maestro, “e nessuno ha visto il grande foglio bianco”.
La vita è una serie di momenti: il vero successo sta nel viverli tutti. Non rischiare di perdere il grande foglio bianco per inseguire una macchiolina nera. Perché il grande foglio bianco è la tua isola, ed è proprio davanti a te! Così sono gli uomini: capaci solo di vedere le macchie nere, non sanno riconoscere l’immenso foglio bianco che è la loro vita. Tutti noi dovremmo essere, invece, consapevoli, che, nonostante le macchie nere della nostra esistenza, c’è, anche se nascosto, un bel foglio bianco, simbolo della vita, che vale sempre la pena di essere vissuta. (di: Bruno Ferrero)
La storia narra di due amici che, durante un viaggio...(Bellissima da leggere)
La storia narra di due amici che, durante un viaggio nel deserto, videro la loro amicizia attraversare fasi alterne di alti e bassi. Come spesso accade nei rapporti interpersonali, a momenti di grande accordo, armonia e condivisione si alternarono momenti di diverbi e litigi.
Poi, uno dei due passò dalle parole ai fatti e diede uno schiaffo all’altro che, profondamente ferito, si allontanò in silenzio e scrisse sulla sabbia: “Oggi il mio migliore amico mi ha dato uno schiaffo”.
I due non parlarono più dell’accaduto e proseguirono il viaggio.
Dopo qualche giorno trovarono un’oasi e decisero di rinfrescarsi tuffandosi in acqua. Mentre facevano il bagno, l’amico che era stato schiaffeggiato rischiò di annegare, ma l’altro gli venne immediatamente in aiuto e lo salvò. Ripresosi dallo spavento, l’uomo si appartò e scrisse su una pietra: “Oggi il mio migliore amico mi ha salvato la vita”.
Passarono altri giorni, durante i quali i due amici ritrovarono la vecchia amicizia.
A un certo punto, il secondo chiese al primo: “Avrei una domanda da farti. Perché, quando ti ho dato uno schiaffo, hai scritto sulla sabbia: ‘Oggi il mio migliore amico mi ha dato uno schiaffo’ e, quando ti ho salvato, hai scritto su una pietra: ‘Oggi il mio migliore amico mi ha salvato la vita’?”.
L’amico rispose: “Quando mi hai dato uno schiaffo, l’ho scritto sulla sabbia affinché il vento portasse via quel ricordo.
Quando mi hai salvato la vita, l’ho scritto sulla pietra affinché il tuo gesto e la mia gratitudine rimanessero incisi per sempre”.
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