Buon anno, con gli spettacolari fuochi d'artifico giapponesi. (Video)


l'iPhone 6 si piega? Ecco la soluzione.. (Video)


Facebook: "il 2014 raccontato in un video," ma un padre attacca...



il network: "Così ho rivissuto il dolore per la morte di mia figlia."

ROMA. L'ultima trovata di Facebook permette in questi giorni, a tutti gli utenti sparsi nel mondo, di vedere in un breve filmato i momenti migliori del 2014 ormai agli sgoccioli. Si tratta di una "cartolina digitale" realizzata con una serie di foto già caricate sul proprio profilo accompagnata dal commento: “È stato un anno meraviglioso. Grazie di aver contribuito a renderlo tale”. Di fatto però, questa nuova applicazione sta creando anche diversi malumori soprattutto a quelli che quest'anno vorrebbero dimenticarlo invece che ricordarlo. Per alcuni utenti, infatti, rivivere le tappe di quest'anno significa far riemergere dei ricordi dolorosi.

E' questo il caso di Eric Meyer, scrittore e consulente di web design. All’inizio di quest’anno, infatti, l'uomo ha perso la figlia a causa di un cancro al cervello proprio il giorno del suo sesto compleanno. Ecco che aveva in tutti i modi evitato di guardare il video del suo anno. Tuttavia, Facebook gli ha presentato l'anteprima automaticamente, mettendo il volto della figlia al centro dell’anteprima.

Ecco che i brutti ricordi sono venuti a galla, facendo stare male Meyer. Insomma, questo non è stato un anno bello per tutti: c'è chi ha perso dei familiari, hanno tascorso del tempo in ospedale, hanno divorziato o perso il lavoro. Ecco che Meyer ha subito suggerito una serie di modifiche per evitare inutili strazi ad altre persone che, come lui, non hanno il piacere di ricordare questo 2014. Alla luce di quanto successo, Jonathan Gheller - product manager della funzione di Facebook “L’anno di X”- ha detto di essersi scusato con Meyer per il dolore procurato dalla visione dell’anteprima. «Questa funzione è stata incredibile per un sacco di persone ma in questo caso, chiaramente, abbiamo causato più dolore che gioia» ha detto Gheller al Washington Post. (di: Rosaria Baiamonte)

Capodanno: storia e usanze..


Tanti anni fa il capodanno tradizionalmente non cadeva nel passaggio tra il 31 dicembre e il 1 gennaio: queste date derivano dal calendario giuliano, adottato nel 46 a.C. da Giulio Cesare, dal quale prende il nome. Il calendario giuliano riprende e modifica il calendario egizio, e una delle modifiche è l’adozione del 1 gennaio come inizio dell’anno, mentre in precedenza cadeva il 1 marzo. Nel 1582 questo calendario è stato sostituito dal calendario gregoriano, che in realtà è una modificazione del calendario giuliano, ed entrato in vigore con la bolla papale Inter Gravissimas (che non è uno sfottò calcistico..) del papa Gregorio XIII, dal quale prende il nome. Il calendario gregoriano compensa lo scarto tra anno solare e anno del calendario adottando l’anno bisestile ogni 4 anni. L’adozione del 1 gennaio come data di capodanno si deve quindi ai romani. Ma in precedenza non era così, come non lo è oggi per tanti popoli. Le traccie più antiche arrivano dagli antichi babilonesi: si narra che cominciarono a festeggiarlo circa 4000 anni fa, e il capodanno cadeva in corrispondenza della prima luna nuova dopo l’equinozio di primavera.

I celti in passato festeggiavano infatti nella notte tra il 31 ottobre e il 1° di novembre, ossia Halloween, per celebrare il periodo in cui la terra si preparava per tornare poi a ridare i suoi frutti. Poco prima dell’autunno invece in alcune zone della Calabria e della Puglia si festeggiava il capodanno il 1 di settembre, seguendo il calendario bizantino. In Inghilterra e Irlanda il capodanno si festeggiava nel giorno dell’incarnazione, il 25 marzo (usanza mantenuta fino al 1752), mentre in Francia il capodanno coincideva con la domenica di Pasqua, ossia la resurrezione di Cristo. La Spagna invece ha mantenuto fino al 1600 circa come data di capodanno il giorno di Natale. Per porre fine a tutte queste differenze locali, nel 1691 il Papa Innocenzo XII decretò che il capodanno dovesse iniziare per tutti il 1 gennaio (detto anche della Circoncisione). Non ebbe successo il tentativo fascista di imporre come capodanno il 28 ottobre, ossia il giorno della marcia su Roma.

Nel resto del mondo invece sono ancora tante le date utilizzate come inizio e che sono estranee alla storia religiosa cristiana: l’esempio più famoso è il calendario cinese, che non inizia in un giorno preciso bensì nel giorno della seconda luna piena dopo il 21 dicembre (solstizio d’inverno), e quindi in un giorno compreso tra il 21 gennaio e il 21 febbraio. Il capodanno islamico si festeggia invece tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, nel primo giorno del mese di Muharram. Una variante è in Iran, dove l’inizio dell’anno coincide con l’equinozio di primavera. Procedendo con i mesi dell’anno, nel sud est asiatico sono diversi i paesi che festeggiano tra il 13 e il 15 aprile. C’è chi festeggia ancora in concomitanza con il capodanno Inca: la festa mapuche cade il 24 giugno. Dopo l’estate è il turno del capodanno ebraico,che si festeggia a settembre, così come quello etiopico, per poi concludere con il capodanno indù, che si festeggia a metà novembre.

Usanze e scaramanzie di capodanno:
Tra gesti scaramantici e tradizioni sono molti i gesti tipici di capodanno: in Italia si mangiano le lenticchie, si indossa biancheria intima nuova e/o rossa, ci si bacia sotto al vischio oppure si buttano le cose vecchie dalla finestra (memorabile la parodia di Fantozzi dove viene buttata dalla finestra una lavatrice giusto sulla sua auto parcheggiata sotto). In Giappone si beve il sakè e si ascoltano i 108 colpi di gong che preannunciano l’arrivo dell’anno (se non ne senti uno non capisco più quando fare il conto alla rovescia!). In Russia si usa aprire la porta al dodicesimo rintocco della mezzanotte per far entrare l’anno nuovo. In alcuni paesi dell’america latina ci si purifica bruciando dei manichini di cartapesta (a Faenza per la stessa ragione si fa nella notte della Befana). In Spagna si mangiano invece 12 chicchi d’uva allo scoccare della mezzanotte.

Se vi dimenticate di fare gli auguri di capodanno… non disperate, e mandate un sms nel giorno in cui festeggiano il capodanno i cinesi o gli indiani: sarete così originali e sempre in orario! Buon anno a tutti.

Santo Stefano, la sua storia..


Di Stefano si ignora la provenienza. Si suppone che fosse greco:
in quel tempo Gerusalemme era infatti un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse; il nome Stefano in greco ha il significato di "coronato". Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiano e a seguire gli apostoli.

In ragione della sua cultura e saggezza, e considerata la genuinità della sua fede, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.

Fu il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana perché aiutassero gli apostoli nel ministero della fede.

Gli Atti degli Apostoli raccontano quindi come nell'espletamento di questo compito Stefano fosse pieno di grazia e di fortezza, e come compisse grandi prodigi tra il popolo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma essendo attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto.

Venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, fu il protomartire, cioè il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. Il suo martirio è descritto negli Atti degli Apostoli dove appare evidente sia la sua chiamata al servizio dei discepoli sia il suo martirio, avvenuto per lapidazione, alla presenza di Paolo di Tarso (Saulo) prima della conversione.

Per il fatto di essere stato il primo dei martiri cristiani, la sua festa liturgica si celebra il 26 dicembre, cioè immediatamente dopo il Natale che celebra la nascita di Cristo. Il colore della veste indossata dal sacerdote durante la Messa in questo giorno è il rosso, come in tutte le occasioni in cui si ricorda un martire.

Fino al 1960 si celebrava anche la festa della "Invenzione" (cioè "rinvenimento") delle reliquie di santo Stefano il 3 agosto, giorno in cui questo ritrovamento sarebbe avvenuto. Tuttora in alcune località si ricorda il protomartire anche in questo giorno, a Vimercate (Monza-Brianza), a Putignano (Bari) di cui è protettore e dove si conserva un frammento del suo cranio, a Concordia Sagittaria e in tutta la diocesi di Concordia-Pordenone, a Selci, delle quali è patrono. Anche la Chiesa ortodossa ricorda il santo in questa data.

Buon Natale dai micetti. (Video)


La vera storia della Befana.


La Befana, (termine che è corruzione di Epifania, cioè manifestazione) è nell’immaginario collettivo un mitico personaggio con l’aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio. La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani. Un racconto, quello che sembra più titolato spiega la coincidenza così:

- una sera di un inverno freddissimo, bussarono alla porticina della casa di una vecchierella (la Befana) tre personaggi elegantemente vestiti: erano i Re Magi che, da molto lontano, si erano messi in cammino per rendere omaggio al bambino Gesù.

Le chiesero dov’era la strada per Betlemme e la vecchietta indicò loro il cammino ma, nonostante le loro insistenze lei non si unì a loro perché aveva troppe faccende da sbrigare.

Dopo che i Re Magi se ne furono andati sentì che aveva sbagliato a rifiutare il loro invito e decise di raggiungerli.

Uscì a cercarli ma non riusciva a trovarli.
Così bussò ad ogni porta lasciando un dono ad ogni bambino nella speranza che uno di loro fosse Gesù.


Così, da allora ha continuato per millenni, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio a cavallo della sua scopa. -

L’iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Si rifà al suo aspetto la filastrocca (la Befanata) che viene recitata in suo onore:

" La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col cappello alla romana
viva viva la Befana! "


Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, a cavalcioni di una scopa, sotto il peso di un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini e caramelle (sul cui fondo non manca mai anche una buona dose di cenere e carbone), passa sopra i tetti e calandosi dai camini riempie le calze lasciate appese dai bambini.

Questi, da parte loro, preparano per la buona vecchia, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Il mattino successivo insieme ai regali troveranno il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto. Nella società contadina e preindustriale, salvo rari casi, i doni consistevano in caramelle, dolcetti, noci e mandarini, insieme a dosi più o meno consistenti (a insindacabile giudizio della Befana) di cenere e carbone, come punizione delle inevitabili marachelle dell’anno. La Befana, tradizione tipicamente italiana, non ancora soppiantata dalla figura “straniera” di Babbo Natale, rappresentava anche l’occasione per integrare il magro bilancio familiare di molti che, indossati i panni della Vecchia, quella notte tra il 5 il 6 gennaio, passavano di casa in casa ricevendo doni, perlopiù in natura, in cambio di un augurio e di un sorriso. Oggi, se si indossano gli abiti della Befana, lo si fa per rimpossessarsi del suo ruolo; dispensatrice di regali e di piccole ramanzine per gli inevitabili capricci di tutti. Dopo un periodo in cui era stata relegata nel dimenticatoio, ora la Befana sta vivendo una seconda giovinezza, legata alla riscoperta e alla valorizzazione delle antiche radici e della più autentica identità culturale. L’epifania ha radici lontanissime nel tempo e i rituali a essa legati non hanno mai perso importanza e in questa bella tradizione, molto sentita sia dai bambini sia dagli adulti, tutti ritrovano il sapore del loro passato.

"Tutti i cellulari intercettabili". Scoperta falla nelle reti mondiali



È possibile intercettare qualsiasi cellulare, anche a migliaia chilometri di distanza, tra Stati diversi, per colpa di una vulnerabilità dei protocolli SS7 (Signaling system). Vecchissimi (risalgono agli anni 80) ma ancora usati per gestire chiamate e messaggi. La scoperta è di un gruppo di ricercatori tedeschi e sarà annunciata durante una conferenza hacker ad Amburgo, il noto Chaos Communication Congress (27-30 dicembre). È stata anticipata al Washington Post da uno dei ricercatori, Tobias Engel, già noto per aver rivelato vulnerabilità di questo tipo. Per l'esattezza (anche se questo il Post non lo scrive), Engel aveva denunciato il problema dell'SS7 già nell'edizione 2008 di quella conferenza, il quale però finora era rimasto solo a livello teorico. Adesso, secondo i ricercatori, chiunque può sfruttare la vulnerabilità, perché il costo degli apparecchi necessari è diventato accessibile (nel 2008 mettere le mani nell'SS7 era alla portata solo degli operatori mobili).

Un'altra novità è che i ricercatori hanno scoperto diversi modi per sfruttare la vulnerabilità. Il primo agisce a distanza: "una spia russa potrebbe collegarsi alla rete del proprio operatore e da lì mandare, attraverso SS7, un comando alla rete di un operatore tedesco, fino al cellulare della vittima", dice Engel. Le reti mondiali sono ovviamente interconnesse, per consentire le telefonate internazionali, che vengono smistate ("routing") appunto via SS7. "Il comando può obbligare la rete tedesca a inoltrare la chiamata avanti e dietro, verso il cellulare dell'attaccante e poi di nuovo a quello della vittima, per intercettarne le conversazioni", dice Engel.

Il secondo metodo è invece di prossimità: l'attaccante deve essere vicino alla vittima, ma può così intercettare le chiamate di più persone contemporaneamente. È vero che i nuovi protocolli di rete mobile usano una crittografia più forte, per impedire alle chiamate di essere intercettate illegalmente; ma questo non è un grosso ostacolo per i malintenzionati, secondo Engel: tramite quella vulnerabilità SS7 possono infatti ordinare alla rete di usare una chiave crittografica temporanea che l'attaccante può decifrare.

Engel sospetta che i problemi dell'SS7 siano già sfruttati per intercettazioni illegali. Non solo da spie e da criminali, ma anche dai Governi. "Dubito di essere il primo a scoprire questa vulnerabilità", aggiunge Engel. La celebre rivista tedesca Der Spiegel ha pubblicato documenti di Snowden secondo cui le ambasciate e i consolati americane, in dozzine di città straniere, usavano potenti antenne per intercettare le conversazioni vicine. Con espedienti tecnici, riuscivano a costringere i cellulari a collegarsi alle loro antenne invece che a quelle normali degli operatori mobili.

La vulnerabilità SS7 è quindi solo una delle armi nelle mani di chi vuole compiere intercettazioni illegali. Come dice Engel, "dopo le rivelazioni di Snowden sulla National security agency, nessuno può credere che sia possibile avere una conversazione davvero privata su rete mobile". (Fonte: A. Longo, "La Repubblica")

Il piccolo angelo..


C’era una volta un piccolo angelo… L’avevano mandato sulla terra senza dirgli cosa doveva fare, o forse era talmente emozionato che non aveva neppure sentito cosa gli avevano detto, era partito come una freccia, felice di poter finalmente dimostrare di essere diventato responsabile e maturo.
Era talmente emozionato che, una volta aperto il grande portone del Paradiso, non si era accorto che c’erano degli scalini ed era ruzzolato giù, fin sulla terra, con un gran tonfo, Meno male che era caduto in un grande prato, con l’erba morbida e profumata e tanti fiorellini bianchi che ora guardava estasiato. “Ma guarda come sono carini questi fiori sono proprio come quelli che abbiamo noi su nei prati del cielo!!!” Si alzò in piedi, si sentiva un po’ acciaccato, qualche dolorino.. Ma caspita, era caduto da lassù.

Guardò in alto: ma dove era il Paradiso? Pensava proprio che l’avrebbe visto dalla terra, si sarebbe sentito più sicuro, avrebbe potuto salutare i suoi compagni.. Strano, però, dall’alto la terra si vedeva bene, si vedevano le persone, le loro case.
Ogni tanto lui e i suoi amici angioletti scendevano per fermarsi a guardare dietro le finestre delle case. A lui piaceva particolarmente una finestra con i fiori sul davanzale e le tendine ricamate. Quando le tendine erano sollevate potevano vedere una mamma che metteva a letto il suo bambino.. gli cantava delle dolci canzoni, gli raccontava una fiaba e lo carezzava piano. Poi, quando il bambino aveva chiuso gli occhi ed era scivolato nel sonno, spegneva la luce e tornava in cucina. Gli sarebbe piaciuto sapere cosa voleva dire essere un bambino.

Gli angioletti restavano lì, cercando di ascoltare anche loro le fiabe e le canzoni, ma la finestra era chiusa e non si sentiva niente. Il piccolo angelo rimase pensieroso. Cosa doveva fare? Proprio non se lo ricordava. Ah! Se fosse stato attento a quello che gli diceva l’angelo capo! Ora avrebbe cominciato il suo lavoro e sarebbe tornato presto su, nella sua casa di stelle. Ma oramai il guaio era fatto. avrebbe dovuto arrangiarsi! In fondo al prato c’era una casa.. le finestre erano illuminate. Andrò a vedere lì! Pensò il piccolo angelo. Nella casa c’era una luce accesa. Come era solito fare con i suoi amici, piccolo angelo cercò di guardare dentro attraverso i vetri della finestra. Era lì, col nasino incollato al vetro e guardava con tanta attenzione, che la signora che stava leggendo accanto alla finestra si girò a guardare. Le sembrava che qualcuno la stesse spiando. Vide quei due occhioni che la guardavano attenti e quel buffo nasetto incollato al vetro. Fece un sorriso. Poi si alzò e andò alla porta. Piccolo angelo era tutto rosso per l’emozione e non era riuscito neppure a fare un passo: non aveva mai visto una persona vera così da vicino. “Cosa fai bambino qui fuori da solo?” Piccolo angelo si guardò intorno. Come faceva a vederlo? “Ehi, dico a te! Come mai sei solo?” Eh, sì, parlava proprio con lui…. Si guardò addosso: non aveva più la sua bella camicina splendente come la luce. Aveva addosso un paio di pantaloncini stinti, una magliettina leggera e dei sandaletti, ecco perché sentiva tanto freddo!. ”Da dove vieni bambino?” Piccolo angelo non sapeva cosa rispondere: col ditino indicò in alto. La signora guardò e vide le alte montagne lontane. “Da lì vieni? Come hai fatto a fare tutta quella strada da solo?” Piccolo angelo provò a rispondere ma non era capace, da loro non avevano bisogno di parole. Cosa avrebbe potuto dire… vengo dal Paradiso? Non gli avrebbe creduto! “Vieni dentro, ti preparo qualcosa, sei tutto infreddolito e sarai stanco!” Gli portò una cioccolata calda calda e dei biscotti. Oh, era questo che la signora dava al suo bambino… che bontà! “Sai, mi ricordi tanto il mio nipotino che vive lontano” disse la signora. “Sai che faremo? Tu stanotte dormirai qui, domattina ti accompagnerò in macchina a cercare i tuoi genitori. Chissà come staranno in pensiero!” Piccolo angelo scoppiò a piangere. “Perché piangi? Non li hai i genitori?” Piccolo angelo fece di no con la testa. “Allora resterai qui con me, io sarò la tua nonna e tu il mio nipotino” Forse era questo che l’angelo capo gli aveva detto: doveva far felice una nonna e così anche il suo desiderio sarebbe stato esaudito! Piccolo angelo rimase nella casa ed era proprio felice…..ogni tanto guardava in su… ma non vedeva altro che il cielo e le nuvole… Ma sapeva bene cosa c’era di là.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...