Il funerale del direttore dell’agenzia delle entrate…(Barzelletta)


Un becchino torna a casa dopo il lavoro completamente esaurito.
Si butta sulla poltrona esausto e la moglie gli chiede il motivo di tale stanchezza:
– Ma avevate così tanti funerali oggi?
– No, c’era un solo funerale.
– Eh.. ma dai, uno solo e tutta questa stanchezza.
– Sì, era il funerale del direttore dell’agenzia delle entrate… il fatto è che quando l’abbiamo sepolto si è diffuso un tale applauso che abbiamo dovuto ripetere la sepoltura altre sette volte.

Nonnina novantenne che stupisce tutti ballando la salsa...Fantastica. (Video)

L'esperienza degli anziani.. (Barzelletta)


Un giovane gallo è arrivato nel pollaio, per affiancare il vecchio gallo. “Domani mattina” dice il galletto “dormi pure tranquillo, che alle galline ci penso io!“.
“Senti” risponde il vecchio gallo, “sii gentile e lasciami almeno quelle più vecchie, sai siamo cresciuti insieme…“.
“Ma neanche per sogno” ribadisce il galletto, “ormai sono io il gallo ufficiale e quindi lasciami lavorare, e stattene pure tranquillo!“.
Il vecchio gallo che non è disposto ad abbandonare così presto, gli fa una proposta: “Senti, facciamo una gara: tre giri di cortile, mi dai dieci metri di vantaggio: se vinco io mi lasci le galline vecchie, se vinci tu, invece, ti prendi tutto il pollaio.“.
Sicuro di vincere il giovane gallo accetta.
Viene data la partenza e dopo un giro sta già per raggiungere il vecchio gallo, quando un colpo di fucile stende secco il galletto e si sente la voce del contadino:
Porca miseria, è già il terzo gallo finocchio che mi vendono!!!

Il nottambulo e il mendicante.. (Barzelletta)


Un tale sta rincasando verso le tre di notte, dopo una allegra serata con gli amici, quando viene fermato da un mendicante, malandato e lacero, che gli chiede l’elemosina di un euro.

 ”Vuoi bere un bicchiere di vino, eh?”
- fa il nottambulo sorridente.
”No, sono astemio!”
“Allora vuoi comperarti da fumare?”
”No, io non fumo!”
”Ho capito, vuoi forse pagarti qualche sveltina con una battona?” 
”Neppure! Io non vado mai a puttane.”
- Il nottambulo lo guarda un po’, poi dice: 
“Senti, invece di un euro te ne dò 100 se vieni per un minuto a casa mia!”
“Eeeeh? A far cosa?”
”Voglio mostrare a mia moglie come vanno a finire i tipi che non hanno nessun vizio!”

Oggi 22 maggio Santa Rita da Cascia. Ecco la sua storia..


[Santa Rita da Cascia si festeggia oggi 22 maggio perchè è proprio in questo giorno che morì nel 1457.]

Rita nacque presumibilmente nell'anno 1381 a Roccaporena, un villaggio situato nel comune di Cascia in provincia di Perugia, da Antonio Lotti e Amata Ferri. I suoi genitori erano molto credenti e la situazione economica non era agiata ma decorosa e tranquilla.

La storia di S. Rita fu ricolma di eventi straordinari e uno di questi si mostrò nella sua infanzia. La piccina, forse lasciata per qualche momento incustodita nella culla in campagna mentre i genitori lavoravano la terra, fu circondata da uno sciame di api. Questi insetti ricoprirono la piccola ma stranamente non la punsero. Un contadino, che nel contempo si era ferito alla mano con la falce e stava correndo a farsi medicare, si trovò a passare davanti al cestello dove era riposta Rita. Viste le api che ronzavano attorno alla bimba, prese a scacciarle ma, con grande stupore, a mano a mano che scuoteva le braccia per scacciarle, la ferita si rimarginava completamente.

La tradizione ci tramanda che Rita aveva una precoce vocazione religiosa e che un Angelo scendeva dal cielo a visitarLa quando si ritirava a pregare in un piccolo sottotetto.

S. RITA ACCETTA DI ESSERE SPOSA
Rita avrebbe desiderato farsi monaca tuttavia ancor giovanetta (circa a 13 anni) i genitori, oramai anziani, la promisero in sposa a Paolo Ferdinando Mancini, un uomo conosciuto per il suo carattere rissoso e brutale. S. Rita, abituata al dovere non oppose resistenza e andò in sposa al giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, presumibilmente verso i 17-18 anni, cioè intorno al 1397-1398.

Dal matrimonio fra Rita e Paolo nacquero due figli gemelli maschi; Giangiacomo Antonio e Paolo Maria che ebbero tutto l'amore, la tenerezza e le cure dalla mamma. Rita riuscì con il suo tenero amore e tanta pazienza a trasformare il carattere del marito e a renderlo più docile.

La vita coniugale di S. Rita, dopo 18 anni, fu tragicamente spezzata con l'assassinio del marito, avvenuto in piena notte, presso la Torre di Collegiacone a qualche chilometro da Roccaporena mentre tornava a Cascia.

IL PERDONO
Rita fu molto afflitta per l'atrocità dell'avvenimento, cercò dunque rifugio e conforto nell'orazione con assidue e infuocate preghiere nel chiedere a Dio il perdono degli assassini di suo marito. Contemporaneamente S. Rita intraprese un'azione per giungere alla pacificazione, a partire dai suoi figlioli, che sentivano come un dovere la vendetta per la morte del padre. Rita si rese conto che le volontà dei figli non si piegavano al perdono, allora la Santa pregò il Signore pur di non vederli macchiati di sangue. Poco tempo dopo anche i suoi due figli moriranno di malattia a neanche un anno dalla morte del padre..

Quando S. Rita rimase sola, aveva poco più di 30 anni e senti rifiorire e maturare nel suo cuore il desiderio di seguire quella vocazione che da giovinetta aveva desiderato realizzare.

S. RITA DIVENTA MONACA
Rita chiese di entrare come monaca nel Monastero di S. Maria Maddalena, ma per ben tre volte non fu ammessa, in quanto vedova di un uomo assassinato. La leggenda narra che S. Rita riuscì a superare tutti gli sbarramenti e le porte chiuse grazie all'intercessione di: S. Giovanni Battista, S. Agostino e S. Nicola da Tolentino che l'aiutarono a spiccare il volo dallo " Scoglio" fino al Convento di Cascia in un modo a Lei incomprensibile. Le monache convinte dal prodigio e dal suo sorriso, la accolsero fra di loro e qui Rita vi rimase per 40 anni immersa nella preghiera.

IL MIRACOLO SINGOLARE DELLA SPINA
Era il Venerdì Santo del 1432, S. Rita tornò in Convento profondamente turbata, dopo aver sentito un predicatore rievocare con ardore le sofferenze della morte di Gesù e rimase a pregare davanti al crocefisso in contemplazione. In uno slancio di amore S. Rita chiese a Gesù di condividere almeno in parte la Sue sofferenze. Avvenne allora il prodigio: S. Rita fu trafitta da una delle spine della corona di Gesù, che la colpi alla fronte. Fu uno spasimo senza fine. S. Rita portò in fronte la piaga per 15 anni come sigillo di amore.

VITA DI SOFFERENZA
Per Rita gli ultimi 15 anni furono di sofferenza senza tregua, la sua perseveranza nella preghiera la portava a trascorrere anche 15 giorni di seguito nella sua cella "senza parlare con nessuno se non con Dio", inoltre portava anche il cilicio che le procurava sofferenza, per di più sottoponeva il suo corpo a molte mortificazioni: dormiva per terra fino alla fine quando si ammalo e rimase inferma negli ultimi anni della sua vita.

IL PRODIGIO DELLA ROSA
A circa 5 mesi dal trapasso di Rita, un giorno di inverno con la temperatura rigida e un manto nevoso copriva ogni cosa, una parente le fece visita e nel congedarsi chiese alla Santa se desiderava qualche cosa, Rita rispose che avrebbe desiderato una rosa dal suo orto. Tornata a Roccaporena la parente si reco nell'orticello e grande fu la meraviglia quando vide una bellissima rosa sbocciata, la colse e la portò a Rita.

Cosi S. Rita divenne la Santa della "Spina" e la Santa della "Rosa".

S. Rita prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Gesù e della Vergine Maria che la invitavano in Paradiso. Una sua consorella vide la sua anima salire al cielo accompagnata dagli Angeli e contemporaneamente le campane della chiesa si misero a suonare da sole, mentre un profumo soavissimo si spanse per tutto il Monastero e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa come se vi fosse entrato il Sole. Era il 22 Maggio del 1457.

S. Rita da Cascia è stata beatificata ben 180 anni dopo il suo decesso e proclamata Santa a 453 anni dalla sua morte.

Lo scassinatore e il pappagallo.. (Barzelletta)


Uno scassinatore, furtivamente, s’introduce in un’abitazione. Accende la torcia, da un’occhiata in giro e, vedendo uno stereo e dei CD, s’avvicina e comincia a riporli nel suo sacco.

Ad un certo punto una voce fuori dal normale, quasi disumana dice:” Gesù ti sta guardando”.
Il rapinatore, terrorizzato, spegne la torcia.

Una volta calmato, pensa tra sé e sé: ”Dev’essere stata un’illusione! Lavoro troppo ultimamente!”.
Quindi riaccende la torcia e riprende a rubare.
Ma di nuovo sente quella bizzarra voce intimargli:” Gesù ti sta guardando!”.

Allora l’uomo, deciso a scoprire da dove provenga quella voce, comincia a puntare freneticamente la torcia qua e là, finché non scorge una gabbia con all’interno un pappagallo. Il rapinatore s’avvicina e chiede al pappagallo:” Sai parlare?”.
Questo risponde:” Si, mi chiamo Mosè!
Allora il rapinatore:” Ha-ha-ha! Chi sono quegli idioti che chiamano così un pappagallo!?
Qui l’uccello replica:”Gli stessi idioti che han chiamato Gesù il dobermann che è dietro di te!

Silvio Berlusconi va da un noto cardiologo.. (Barzelletta)


Silvio Berlusconi va per un controllo di routine a farsi visitare da un noto cardiologo.

Alla fine della veloce visita, da gentlemen quali sono, i due si salutano senza addentrarsi in particolari volgari, come il pagamento della parcella.

La richiesta di pagamento infatti arriva a casa di Berlusconi, per posta, successivamente.
Quando vede la fattura, Berlusconi rimane sconcertato: ben 1000 Euro! Per una visita a malapena di 10 minuti; 1000 Euro sono parecchi soldi anche per lui!! Berlusconi prepara un po’ seccato l’assegno e lo invia al professore, accompagnando la somma con queste poche righe:
“Egregio Professore, le rimetto in allegato un assegno di Euro 1000 a pagamento e saldo della sua parcella, come da Lei richiesto. Mi consenta… però, di farle notare, da imprenditore quale sono, che 1000 euro  sono soldi rubati!!!”.

La risposta del Professore arriva qualche giorno dopo: “Ill.mo On. Silvio Berlusconi, ho appena ricevuto il Suo assegno di Euro 1000 e La ringrazio infinitamente. Per quanto riguarda la provenienza della somma… non si preoccupi, la cosa non mi interessa e, comunque, non ne faro’ parola con nessuno!!

Svolgimento di un tema di un bambino delle medie... (Clicca l'immagine)



Il pappagallo che ha vissuto in un bordello.. (Barzelletta)


Una signora voleva un animale domestico per farle un po’ di compagnia mentre i figli erano a scuola e il marito al lavoro.

Dopo averci pensato un po’ decide di scartare cani e gatti perché danno troppo da fare.

Meglio un bel pappagallo che sa anche parlare.
Però c’è un problema: costano tutti un sacco di soldi!
Ma un giorno, per caso, ne vede uno esposto in un negozio, che costa solo 25 euro.
Fantastico! Entra e lo compra.

Mentre sta per pagare, il commesso le dice:
“Senta Signora, devo però dirle una cosa imbarazzante… sa, non è un caso che costi così poco… il fatto è che sto pappagallo ha vissuto fino ad ora in un… bordello”.
Ma è talmente bello che la signora decide di comprarlo ugualmente.

Arriva a casa, lo piazza nella sua gabbia in salotto e aspetta con pazienza che dica qualcosa.

Il pappagallo si guarda un po’ attorno, studia la stanza e la sua nuova padrona e alla fine dice:
“Ok, nuova casa, nuova maitresse”.
La signora si imbarazza un po’ ma poi ci ride sopra. In fondo non ha detto niente di così sconveniente.

Tornano a casa le figlie da scuola e il pappagallo, dopo averle squadrate:
“Nuova casa, nuova maitresse, nuove ragazze”.
Le ragazze si guardano allibite, ma poi si uniscono alle risate della madre.

Alla sera torna a casa il marito.
Il pappagallo lo guarda bene, guarda ancora madre e figlie e dice: “Nuova casa, nuova maitresse, nuove ragazze, ma gli stessi vecchi clienti… ueilààààà Danilo, come va ?!”

Quando una donna è stanca..


“Quando una donna è stanca, ha girato la clessidra e ha deciso di riprendersi il suo tempo, dandosi del tempo, quando una donna è stanca, la vedi svuotata, illusa, delusa. Si è accorta che la sua strada è vuota, che in quella percorsa non c’è nessuno, non ci è mai stato nessuno. Quando una donna è stanca di tutto, te ne accorgi subito, non la vedi più con quella armatura che indossava ogni giorno, quella del sorriso, della spensieratezza, della felicità illusa, non la vedi più riempire i vuoti degli altri, senza mai riempire i suoi, non la vedi più vivere a cento all’ora senza più accettare la quotidianità noiosa, non è più un trofeo, da alzare e conquistare. Quando una donna è stanca ha deciso di cominciare a camminare, di guardare la realtà e indossarsela sulla pelle, e se gli racconti una favola, diventa più stanca. I suoi giorni sono diventati tutti uguali, maledettamente uguali, noiosi, non cerca neanche più un motivo bugiardo per svegliarsi la mattina, anche piccolo.. Rassegnate le vedi lì, ogni giorno più forti senza più donarsi al prossimo di turno, senza più la voglia disperata di trovare un emozione. Abbiamo ucciso le donne e le favole che stavano dentro di loro, le abbiamo viste sorridere e il sorriso glielo abbiamo tolto, le abbiamo viste donarsi e le abbiamo tradite, e adesso che sono senza più quella armatura che le rendeva forti, felici e spensierate, le lasciamo lì, con il nostro egoismo, accusandole che non sanno più sognare, che non sanno più amare, quando già lo facevano prima. Quando una donna diventa stanca, ha deciso di girare la clessidra, di riempire il suo tempo, e il mondo lo lasciano agli altri, senza più credere che ci possa essere altro. Hanno deciso di essere donne, mettendo da parte i sogni, il futuro e le speranze, hanno deciso di difendere la loro dignità, di non farsi calpestare, di essere se stesse, hanno deciso di chiamarsi per nome, di riprendersi, di amare ancora, ma solo ciò che hanno messo al mondo. Silenziose, straziate dalla vita sono diventate come le foglie d’autunno, si sono staccate dal loro albero e hanno deciso di non amare più nessuno, si fanno trascinare dal vento, senza più la voglia di costruirsi un destino, perchè hanno capito che il destino non possono truccarlo. Perchè si può essere donne senza essere mogli, si può essere donne rimanendo mamme, si può essere donne senza essere prede. Si può essere semplicemente donne, stanche, senza più nessuno da amare. Ma donne…”

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