Le storie più belle
STORIE DIVERTENTI
Donne... in gamba. "Anche se non pratica del...
Anche se non pratica del lago, la moglie di un pescatore decide di uscire in barca. Accende il motore e si spinge ad una piccola distanza; spegne, butta l’ancora e si mette a leggere il suo libro.
Arriva una guardia forestale in barca. Si avvicina e le dice:
– Buongiorno, Signora, che cosa sta facendo?
– Sto leggendo un libro, risponde lei (pensando “non è forse ovvio?!”).
– Lei si trova in una zona di pesca vietata, aggiunge la guardia.
– Mi dispiace, agente, ma non sto pescando. Sto leggendo.
– Sì, ma ha tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so, potrebbe cominciare in qualsiasi momento. Devo portarla con me e fare rapporto.
– Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale, dice la donna.
– Ma se non l’ho nemmeno toccata!, ribatte la guardia forestale.
– Questo è vero, ma possiede tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento.
– Le auguro buona giornata, Signora, e la guardia se ne va.
MORALE: Mai discutere con una donna che legge: è probabile che sappia anche pensare.
"La leggenda dell'albero di Natale." Quando Gesù nacque, anche gli...
Quando Gesù nacque, anche gli alberi, come gli animali e come gli uomini, vollero offrirgli i loro doni per consolare la sua povertà.
Solo l'abete non aveva fatto la sua offerta: infatti non sapeva che cosa dare.
"Che cosa posso offrire, io, al Bambino?" chiese agli altri.
"Tu! - risposero - tu non hai nulla da offrire. I tuoi aghi aguzzi pungerebbero il bimbo, e le tue lacrime sono appiccicose di resina".
Il povero abete si senti molto infelice e disse con tristezza: "Avete ragione. Non ho proprio niente che sia degno di essere offerto al Bambino".
Un angelo udi quelle parole; ebbe compassione dell'abete cosi umile e decise di aiutarlo.
In alto, nel cielo, le stelle cominciavano a brillare.
L'angelo chiese ad alcune di esse di scendere e di posarsi sui rami dell'abete.
Esse ubbidirono e il grande albero ne fu tutto illuminato.
Il Bambino Gesù lo vide e i suoi occhi brillarono di gioia. L'abete ne fu molto felice.
Molti anni dopo, le persone che conoscevano questa storia presero l'abitudine di far brillare in ogni casa, la vigilia di Natale, un abete carico di candele accese, come quello che aveva brillato davanti al presepe.
Solo l'abete non aveva fatto la sua offerta: infatti non sapeva che cosa dare.
"Che cosa posso offrire, io, al Bambino?" chiese agli altri.
"Tu! - risposero - tu non hai nulla da offrire. I tuoi aghi aguzzi pungerebbero il bimbo, e le tue lacrime sono appiccicose di resina".
Il povero abete si senti molto infelice e disse con tristezza: "Avete ragione. Non ho proprio niente che sia degno di essere offerto al Bambino".
Un angelo udi quelle parole; ebbe compassione dell'abete cosi umile e decise di aiutarlo.
In alto, nel cielo, le stelle cominciavano a brillare.
L'angelo chiese ad alcune di esse di scendere e di posarsi sui rami dell'abete.
Esse ubbidirono e il grande albero ne fu tutto illuminato.
Il Bambino Gesù lo vide e i suoi occhi brillarono di gioia. L'abete ne fu molto felice.
Molti anni dopo, le persone che conoscevano questa storia presero l'abitudine di far brillare in ogni casa, la vigilia di Natale, un abete carico di candele accese, come quello che aveva brillato davanti al presepe.
La vera storia di Santa Lucia, ecco perché non si mangiano pane e pasta.
Lucia nasce a Siracusa alla fine del III secolo in una famiglia nobile e molto ricca. Da piccola rimane orfana di padre e con la madre sono costrette a professare di nascosto la religione cristiana per sfuggire alle persecuzioni. Ancora ragazzina, Lucia era promessa sposa a un giovane pagano ma lei non aveva alcun interesse per il matrimonio: in lei era forte l’amore per Dio. Sua mamma inizia a stare male e soffre di gravi emorragie. Lucia la convince a recarsi in pellegrinaggio a Catania presso la tomba di Sant’Agata, in occasione dell’anniversario del suo martirio per chiedere la grazia della guarigione. Dopo la messa, Lucia, mentre prega sul sepolcro, si addormenta e in sogno le appare Sant’Agata che le promette la guarigione della madre e le anticipa che diventerà santa. Subito la madre ritornò a stare bene. Supportata da questo miracolo e dalle parole della Santa, Lucia tornata a Siracusa comunica alla madre che non voleva sposarsi e che la sua intenzione era quella di aiutare i poveri della città, donando loro tutto quello che possedeva. La notizia arriva alle orecchie del pretendente di Lucia che preso dall’ira, avendo scoperto la sua fede cristiana, la denuncia all’arconte di Siracusa (Pascasio) che subito la fa arrestare. In quel tempo, infatti, erano in vigore i decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall’Imperatore Diocleziano. Durante il processo, Pascasio cerca di convincere Lucia a rinnegare la sua fede e a compiere sacrifici in onore degli dei romani, lei però non cede. Alterato dalle sue risposte, ordina che sia portata in un “luogo infame, dove sarai costretta al disonore” (postribolo), ma quando i soldati tentano di spostarla, Lucia miracolosamente diventa irremovibile. Pascasio pensa che Lucia sia una strega per questo ordina che sia cosparsa di urina e di riprovare a muoverla usando dei buoi. Ma gli animali non riescono a spostarla. L’arconte, infuriato, ordina che venga bruciata. Cosparsa di pece e olio, il corpo di Lucia viene avvolto dalle fiamme, ma non brucia. Alla fine Lucia fu decapitata con un colpo di spada. Si narra anche che le furono strappati gli occhi, per questo lei divenne protettrice della vista, anche se non ci sono fonti ufficiali su questo gesto terribile. L’emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, è da ricollegarsi, semplicemente, con la devozione popolare che l’ha sempre invocata protettrice della vista a motivo del suo nome Lucia, da Lux, che vuol dire “luce”. Il 13 dicembre del 304, Lucia muore da martire e il suo nome e quello di Siracusa diventano famosi in tutto il mondo.
Attestato dalla testimonianza scritta di un testimone oculare: (come il miracolo della fine della carestia dell’anno 1646 di domenica 13 maggio) una colomba fu vista volteggiare dentro la Cattedrale di Palermo durante la Messa. A Palermo, in questo giorno in cui si celebra la Vergine siracusana, si ricorda un vetustu avvenimento, che la Santa implorata dai palermitani esaudì facendo arrivare nel porto un bastimento carico di grano. La popolazione tutta vide in quella nave la risposta data da Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte. Quando la colomba si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l’arrivo al porto di un bastimento carico di cereali.
I palermitani stretti nella morsa della fame da diversi mesi di carestia, non molirono il grano per farne farina, ma lo bollirono, per sfamarsi in minor tempo, aggiungendogli soltanto un filo d’olio, creando così la “cuccia”. Da quella volta i palermitani specialmente in ambito popolare, ogni anno per devozione ricordano solennemente l’evento, rigorosamente ricorrono all’astensione per l’intera giornata dal consumare farinacei, sia pane che pasta, si preferisce mangiare riso, legumi e verdure, questi ultimi due alimenti ci riferisce il Pitrè anticamente in questo giorno erano le ragazze palermitane che per venerazione se ne cibavano e non doveva mancare la “cuccia”, questa tradizione era dovuta alla preservazione degli occhi incantevoli. Dopo il miracolo, i palermitani decisero di bollire il grano e di condirlo con dell’olio di oliva. Fu così che nacque la cuccìa, il cui nome deriva da “coccio” cioè chicco. Anche se oggi la ricetta è del tutto rivisitata e resa molto più golosa.La festività dovrebbe avere una finalità spirituale: in ricordo del miracolo la Chiesa propone il digiuno e l’astensione dal consumare, per questa giornata, pane e pasta. Un celebre motto palermitano recita: “Santa Lucia, vulissi pani, pani unn’ aiu e accussi mi staiu”. Ma il 13 dicembre, in un tripudio di arancine, panelle, gateaux e cuccìa, si preferisce consolare lo stomaco piuttosto che l’anima.
Attestato dalla testimonianza scritta di un testimone oculare: (come il miracolo della fine della carestia dell’anno 1646 di domenica 13 maggio) una colomba fu vista volteggiare dentro la Cattedrale di Palermo durante la Messa. A Palermo, in questo giorno in cui si celebra la Vergine siracusana, si ricorda un vetustu avvenimento, che la Santa implorata dai palermitani esaudì facendo arrivare nel porto un bastimento carico di grano. La popolazione tutta vide in quella nave la risposta data da Lucia alle tante preghiere che a lei erano state rivolte. Quando la colomba si posò sul soglio episcopale, una voce annunciò l’arrivo al porto di un bastimento carico di cereali.
I palermitani stretti nella morsa della fame da diversi mesi di carestia, non molirono il grano per farne farina, ma lo bollirono, per sfamarsi in minor tempo, aggiungendogli soltanto un filo d’olio, creando così la “cuccia”. Da quella volta i palermitani specialmente in ambito popolare, ogni anno per devozione ricordano solennemente l’evento, rigorosamente ricorrono all’astensione per l’intera giornata dal consumare farinacei, sia pane che pasta, si preferisce mangiare riso, legumi e verdure, questi ultimi due alimenti ci riferisce il Pitrè anticamente in questo giorno erano le ragazze palermitane che per venerazione se ne cibavano e non doveva mancare la “cuccia”, questa tradizione era dovuta alla preservazione degli occhi incantevoli. Dopo il miracolo, i palermitani decisero di bollire il grano e di condirlo con dell’olio di oliva. Fu così che nacque la cuccìa, il cui nome deriva da “coccio” cioè chicco. Anche se oggi la ricetta è del tutto rivisitata e resa molto più golosa.La festività dovrebbe avere una finalità spirituale: in ricordo del miracolo la Chiesa propone il digiuno e l’astensione dal consumare, per questa giornata, pane e pasta. Un celebre motto palermitano recita: “Santa Lucia, vulissi pani, pani unn’ aiu e accussi mi staiu”. Ma il 13 dicembre, in un tripudio di arancine, panelle, gateaux e cuccìa, si preferisce consolare lo stomaco piuttosto che l’anima.
Messaggio anonimo visto davanti al letto di un paziente di Alzheimer...
"Non chiedermi di ricordare,
non cercare di farmi capire.
Lasciami riposare, fammi capire che sei con me,
baciami sulla guancia e tienimi la mano.
Sono confuso ben oltre la tua concezione,
sono triste e sofferente e perso.
Tutto quello che so è che ho bisogno di te,
stai con me a tutti i costi.
Non perdere la pazienza con me,
non imprecare, rimproverarmi o sgridarmi.
Non riesco a dirti perché mi comporto così,
non posso essere diverso, anche se ci provo.
Ricorda solo che ho bisogno di te,
che la parte migliore di me se n'è andata.
Ti prego di non evitare di starmi vicino,
amami finché la mia vita se ne va."
Messaggio di autore anonimo visto davanti al letto di un paziente di Alzheimer. (Posted By Beppe Tardito 07/12/2019)
non cercare di farmi capire.
Lasciami riposare, fammi capire che sei con me,
baciami sulla guancia e tienimi la mano.
Sono confuso ben oltre la tua concezione,
sono triste e sofferente e perso.
Tutto quello che so è che ho bisogno di te,
stai con me a tutti i costi.
Non perdere la pazienza con me,
non imprecare, rimproverarmi o sgridarmi.
Non riesco a dirti perché mi comporto così,
non posso essere diverso, anche se ci provo.
Ricorda solo che ho bisogno di te,
che la parte migliore di me se n'è andata.
Ti prego di non evitare di starmi vicino,
amami finché la mia vita se ne va."
Messaggio di autore anonimo visto davanti al letto di un paziente di Alzheimer. (Posted By Beppe Tardito 07/12/2019)
Un uomo andò da suo padre e gli disse: "Padre, non sopporto più mia moglie...
Un uomo andò da suo padre e gli disse: "Padre, non sopporto più mia moglie, voglio ucciderla, ma ho paura che venga scoperto.
Mi puoi aiutare?"
Il padre rispose: "Sì, posso, ma c'è un problema ... Devi fare in modo che nessuno sospetti che sia stato tu quando lei morirà.
Dovrai prenderti cura di lei, essere gentile, grato, paziente, amorevole, meno egoista, ascoltare di più...
Vedi questo veleno qui?
Ogni giorno ne metterai un po' nel cibo. Così, lei morirà lentamente."
Dopo qualche giorno, il figlio torna dal padre e dice: "non voglio più che mia moglie muoia!
Mi sono reso conto che la amo. E adesso? Come faccio dato che l'ho avvelenata in questi giorni?"
Il padre gli risponde: "Non ti preoccupare! Quello che ti ho dato era polvere di riso. Non morirà, perché il veleno era dentro di te!"
Quando nutrite rancori morite lentamente. impariamo prima a fare la pace con noi stessi e solo dopo saremo in grado di farla con gli altri. Trattiamo gli altri come vorremmo essere trattati noi.
Prendiamo noi l'iniziativa di amare, di dare, di aiutare... e smettiamola di pretendere di essere serviti, di approfittare e sfruttare gli altri.
Che l'amore di Dio ci raggiunga ogni giorno perché non sappiamo se avremo tempo per purificare noi stessi con questo antidoto chiamato il PERDONO.
Dal web
Mi puoi aiutare?"
Il padre rispose: "Sì, posso, ma c'è un problema ... Devi fare in modo che nessuno sospetti che sia stato tu quando lei morirà.
Dovrai prenderti cura di lei, essere gentile, grato, paziente, amorevole, meno egoista, ascoltare di più...
Vedi questo veleno qui?
Ogni giorno ne metterai un po' nel cibo. Così, lei morirà lentamente."
Dopo qualche giorno, il figlio torna dal padre e dice: "non voglio più che mia moglie muoia!
Mi sono reso conto che la amo. E adesso? Come faccio dato che l'ho avvelenata in questi giorni?"
Il padre gli risponde: "Non ti preoccupare! Quello che ti ho dato era polvere di riso. Non morirà, perché il veleno era dentro di te!"
Quando nutrite rancori morite lentamente. impariamo prima a fare la pace con noi stessi e solo dopo saremo in grado di farla con gli altri. Trattiamo gli altri come vorremmo essere trattati noi.
Prendiamo noi l'iniziativa di amare, di dare, di aiutare... e smettiamola di pretendere di essere serviti, di approfittare e sfruttare gli altri.
Che l'amore di Dio ci raggiunga ogni giorno perché non sappiamo se avremo tempo per purificare noi stessi con questo antidoto chiamato il PERDONO.
Dal web
"La magia di un abbraccio.." di Pablo Neruda
Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere
e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza
a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada,
nella gioia e nel dolore.
Esistono molti tipi di abbracci,
ma i più veri ed i più profondi
sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.
A volte un abbraccio,
quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno,
fissa quell’istante magico nell’eterno.
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso,
fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa
o si ha paura di sapere.
Ma il più delle volte un abbraccio
è staccare un pezzettino di sé
per donarlo all’altro
affinché possa continuare il proprio cammino meno solo”
(da: “Poesie D’Amore E Di Vita.” Pablo Neruda)
e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza
a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada,
nella gioia e nel dolore.
Esistono molti tipi di abbracci,
ma i più veri ed i più profondi
sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.
A volte un abbraccio,
quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno,
fissa quell’istante magico nell’eterno.
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso,
fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa
o si ha paura di sapere.
Ma il più delle volte un abbraccio
è staccare un pezzettino di sé
per donarlo all’altro
affinché possa continuare il proprio cammino meno solo”
(da: “Poesie D’Amore E Di Vita.” Pablo Neruda)
Succede a volte, - quando piove e vien giù anche...
Succede a volte,
- quando piove e vien giù anche il cielo -
ch'io mi perda dentro casa mia
o non mi riconosca.
La vita -non me voglia Dio- mi ha intossicata
e come a una condannata, m’ha incappucciato il capo.
Un'incudine di ferro, sono.
Rossa di ruggine
e fredda come il gelo.
Nascondo sotto il letto i macigni e le catene,
o insieme alla sporcizia,
sotto l’acqua della doccia
li lavo via.
E' una pena innata che increspa la pelle,
un disagio ancestrale.
Soffia sulle mie stesse candeline
fiato e colostro,
colostro e fiato.
Nemmeno all'Amore dalle grandi ali,
dalle colonne possenti e scanalate
permetto di sostenermi in questo inabissare.
Piuttosto, mi aggrappo a una vita-surrogato,
a un collage di vecchie foto,
a un aquilone colorato.
Mi rifugio
e chiudo a chiave,
mentre il mio inconscio implora,
- senza pretendere, senza biasimare -
che non mi si lasci andare.
Voglio una mela, Amore mio,
solo una mela,
una mela piccola,
turgida e profumata.
Voglio una mela avvelenata!
Ch'io possa riposare un poco,
fino ad un tuo bacio. (Clara Lorenzini 18.11.2019)
- quando piove e vien giù anche il cielo -
ch'io mi perda dentro casa mia
o non mi riconosca.
La vita -non me voglia Dio- mi ha intossicata
e come a una condannata, m’ha incappucciato il capo.
Un'incudine di ferro, sono.
Rossa di ruggine
e fredda come il gelo.
Nascondo sotto il letto i macigni e le catene,
o insieme alla sporcizia,
sotto l’acqua della doccia
li lavo via.
E' una pena innata che increspa la pelle,
un disagio ancestrale.
Soffia sulle mie stesse candeline
fiato e colostro,
colostro e fiato.
Nemmeno all'Amore dalle grandi ali,
dalle colonne possenti e scanalate
permetto di sostenermi in questo inabissare.
Piuttosto, mi aggrappo a una vita-surrogato,
a un collage di vecchie foto,
a un aquilone colorato.
Mi rifugio
e chiudo a chiave,
mentre il mio inconscio implora,
- senza pretendere, senza biasimare -
che non mi si lasci andare.
Voglio una mela, Amore mio,
solo una mela,
una mela piccola,
turgida e profumata.
Voglio una mela avvelenata!
Ch'io possa riposare un poco,
fino ad un tuo bacio. (Clara Lorenzini 18.11.2019)
iPHONE XS oppure iPHONE 11 PRO... Leggete i pregi e i difetti riscontrati tra
gli ultimi due melafonini nati in casa Apple. iPHONE XS O iPHONE 11? Facciamo una veloce disamina dei principali pregi e difetti di questi melafonini, ultimo (11) e penultino (Xs) nato in casa Apple, senza fare troppa attenzione ai freddi numeri ma, principalmente, all’uso quotidiano. Cominciamo da cosa non mi è piaciuto:
- Pesa. Eh già, la storia del vetro posteriore per permettere la ricarica wireless ha aumentato la mole ed in tasca si fa sentire, anche in mano non passa inosservato, ma ci si abitua.
- La (Le) fotocamera/e a semaforo sporgente. Bruttine a vedersi rende il device ballerino se appoggiato in piano sul dorso.
- Il “Notch 1”. Sta cavolo di tacchetta è invasiva, soprattutto se guardi video o se le app non sono ottimizzate, quindi via quella porzione di display e tanti saluti al grande schermo.
- Il “Notch 2”. E ci risiamo! La diabolica strisciolina nera che ci combina ancora? Riduce lo spazio per le icone di sistema nella parte alta....vuoi vedere la percentuale di batteria, se il bt è acceso, se è attivo un eventuale vpn, il nome oprratore, ecc? Bene, ogni benedetta volta dovrai tirare giù il menu a tendina, quello delle impostazioni “rapide” per capirci. Sembra una stupidata, ma nell’uso quotidiano è una bella rottura! Male!
- La percentuale di batteria rimanente. Lo so, mi ripeto, scusatemi! Ma cosa cavolo ci voleva ad inserirla all’interno dell’apposita icona? Bah!
- La batteria. Ok, chi ha avuto un IPhone ci è abituato, con uso intenso non ci arrivi a sera, si sa. Ma la storiella che sui nuovi Iphone dura di più è una stupidata. Lo schermo oled ciuccia, se anche una differenza ci fosse non ve ne accorgereste nemmeno...
- Siri. Niente...nonostante le shortcuts siamo ancora lontani anni luce dall’assistente Google.
- Le animoji e le memoji. Ora, con tutto il rispetto...ma che davvero? O sei un bimbo di 6 anni o quale sarebbe l’utilità? Farti passare per un fesso anche durante messaggi e videochiamate? Che poi almeno risparmiateci le presentazioni fiume di ste ca... cavolate!
- Il processore. Una potenza esagerata anche per un pc. Ma cosa ci fate con i cellulari??? Se non vi mettete a progettare il prossimo centro commerciale di Dubai o andate in giro come zombie per i giochi di VR, tutta sta potenza è assolutamente inutile. Marketing, punto. L’utente medio del “buongiornissimo” su Facebook e della foto della cotoletta su Instagram cosa dovrebbe farsene?
- Costa. Se senti un crack e speri sia il ginocchio piuttosto che il telefono, evidentemente, un problema c’è!
- Non è 5g. Anche qui...Apple la conosciamo...certo che si sarebbero potuti anche sprecare per una volta. Invece, indovina un po’? Niente predisposizione per il 5g che dovrebbe arrivare nel 2020 in Italia. E tra due anni se vuoi usare la nuova banda,ooops, tocca fare l’upgrade al nuovo modello.
- I tasti fisici. Ora il tasto di accensione richiama Siri, per spegnere il cellulare devi premere contemporaneamente tasto volume meno e tasto di accensione, per gli screenshot tasto volume più e tasto accensione. Scomodo.
- Niente adattatore lightning/jack per le cuffie nella confezione. Se lo vuoi te lo paghi a parte, così come il caricatore rapido. Tirchioni!
- Non giustifica l’upgrade dal X, poche novità e non imprescindibili
Cosa mi è piaciuto:
- Il processore. Lo so, mi contraddico, ma cavolo! È una scheggia! Fluido, mai un lag, mai un’incertezza, mai un ritardo. Smooth!
- Il display. L’oled è uno spettacolo, in qualsiasi condizione di luce è uno spettacolo.
- L’audio è effettivamente migliorato.
- Il Face-Id è infallibile e molto veloce, anche con gli occhiali da sole zero problemi. Mi riconosce addirittura appena sveglio, ok poi si gira dall’altra parte schifato, ma comunque il telefono lo sblocca.
- La fotocamera. Anche se non siete dei professionisti, in qualsiasi condizioni di luce otterrete sempre risultati impeccabili.
- Ricezione cellulare, dati, bt e wifi. Perfetto, nulla da dire.
- Qualità costruttiva. È un Iphone e si sente!
- Integrazione hardware/software sempre al top.
- È un compagno di viaggio affidabile e semplice nel suo utilizzo quotidiano, non dovrete fare mai troppi sbattimenti per mantenerlo in perfetta forma.
- L’ecosistema Apple, chiuso ma al tempo stesso così rassicurante, e gli aggiornamenti continui.
- La qualità delle App.
- Vi potrà sembrare una sciocchezza ma...tutto funziona bene! Certo qualche difetto c’è, ve li ho elencati sopra, ma credetemi, una volta che avrete in mano questo piccolo concentrato di tecnologia, passeranno in secondo piano.
Se ci sono le possibilità economiche e non siete amanti della personalizzazione spinta questo è un telefono eccezionale.
- Pesa. Eh già, la storia del vetro posteriore per permettere la ricarica wireless ha aumentato la mole ed in tasca si fa sentire, anche in mano non passa inosservato, ma ci si abitua.
- La (Le) fotocamera/e a semaforo sporgente. Bruttine a vedersi rende il device ballerino se appoggiato in piano sul dorso.
- Il “Notch 1”. Sta cavolo di tacchetta è invasiva, soprattutto se guardi video o se le app non sono ottimizzate, quindi via quella porzione di display e tanti saluti al grande schermo.
- Il “Notch 2”. E ci risiamo! La diabolica strisciolina nera che ci combina ancora? Riduce lo spazio per le icone di sistema nella parte alta....vuoi vedere la percentuale di batteria, se il bt è acceso, se è attivo un eventuale vpn, il nome oprratore, ecc? Bene, ogni benedetta volta dovrai tirare giù il menu a tendina, quello delle impostazioni “rapide” per capirci. Sembra una stupidata, ma nell’uso quotidiano è una bella rottura! Male!
- La percentuale di batteria rimanente. Lo so, mi ripeto, scusatemi! Ma cosa cavolo ci voleva ad inserirla all’interno dell’apposita icona? Bah!
- La batteria. Ok, chi ha avuto un IPhone ci è abituato, con uso intenso non ci arrivi a sera, si sa. Ma la storiella che sui nuovi Iphone dura di più è una stupidata. Lo schermo oled ciuccia, se anche una differenza ci fosse non ve ne accorgereste nemmeno...
- Siri. Niente...nonostante le shortcuts siamo ancora lontani anni luce dall’assistente Google.
- Le animoji e le memoji. Ora, con tutto il rispetto...ma che davvero? O sei un bimbo di 6 anni o quale sarebbe l’utilità? Farti passare per un fesso anche durante messaggi e videochiamate? Che poi almeno risparmiateci le presentazioni fiume di ste ca... cavolate!
- Il processore. Una potenza esagerata anche per un pc. Ma cosa ci fate con i cellulari??? Se non vi mettete a progettare il prossimo centro commerciale di Dubai o andate in giro come zombie per i giochi di VR, tutta sta potenza è assolutamente inutile. Marketing, punto. L’utente medio del “buongiornissimo” su Facebook e della foto della cotoletta su Instagram cosa dovrebbe farsene?
- Costa. Se senti un crack e speri sia il ginocchio piuttosto che il telefono, evidentemente, un problema c’è!
- Non è 5g. Anche qui...Apple la conosciamo...certo che si sarebbero potuti anche sprecare per una volta. Invece, indovina un po’? Niente predisposizione per il 5g che dovrebbe arrivare nel 2020 in Italia. E tra due anni se vuoi usare la nuova banda,ooops, tocca fare l’upgrade al nuovo modello.
- I tasti fisici. Ora il tasto di accensione richiama Siri, per spegnere il cellulare devi premere contemporaneamente tasto volume meno e tasto di accensione, per gli screenshot tasto volume più e tasto accensione. Scomodo.
- Niente adattatore lightning/jack per le cuffie nella confezione. Se lo vuoi te lo paghi a parte, così come il caricatore rapido. Tirchioni!
- Non giustifica l’upgrade dal X, poche novità e non imprescindibili
Cosa mi è piaciuto:
- Il processore. Lo so, mi contraddico, ma cavolo! È una scheggia! Fluido, mai un lag, mai un’incertezza, mai un ritardo. Smooth!
- Il display. L’oled è uno spettacolo, in qualsiasi condizione di luce è uno spettacolo.
- L’audio è effettivamente migliorato.
- Il Face-Id è infallibile e molto veloce, anche con gli occhiali da sole zero problemi. Mi riconosce addirittura appena sveglio, ok poi si gira dall’altra parte schifato, ma comunque il telefono lo sblocca.
- La fotocamera. Anche se non siete dei professionisti, in qualsiasi condizioni di luce otterrete sempre risultati impeccabili.
- Ricezione cellulare, dati, bt e wifi. Perfetto, nulla da dire.
- Qualità costruttiva. È un Iphone e si sente!
- Integrazione hardware/software sempre al top.
- È un compagno di viaggio affidabile e semplice nel suo utilizzo quotidiano, non dovrete fare mai troppi sbattimenti per mantenerlo in perfetta forma.
- L’ecosistema Apple, chiuso ma al tempo stesso così rassicurante, e gli aggiornamenti continui.
- La qualità delle App.
- Vi potrà sembrare una sciocchezza ma...tutto funziona bene! Certo qualche difetto c’è, ve li ho elencati sopra, ma credetemi, una volta che avrete in mano questo piccolo concentrato di tecnologia, passeranno in secondo piano.
Se ci sono le possibilità economiche e non siete amanti della personalizzazione spinta questo è un telefono eccezionale.
Greta Thunberg e le sue proiezioni catastrofiste smentite da diversi scienziati.
Altro che "scienza": il catastrofismo ambientalista di Greta Thunberg, come abbiamo già avuto modo di appurare, ha assunto i caratteri di un fenomeno più "populista" che scientifico: tant'è che gli studiosi e gli esperti che non si adeguano al climaticamente corretto hanno cominciato a rialzare la testa e stanno facendo sentire la loro voce, invitando l'opinione pubblica a non farsi persuadere dagli slogan apocalittici. Pochi giorni fa, su Il Giornale, è intervenuto il professor Antonino Zichichi, spiegando che inquinamento e cambiamenti climatici sono due cose diverse. "Legarli vuole dire rimandare la soluzione" osserva "e infatti l'inquinamento si può combattere subito senza problemi, proibendo di immettere veleni nell'aria". Il riscaldamento globale è tutt'altra cosa, afferma il professore, in quanto dipende dal motore meteorologico dominato dalla potenza del Sole. Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende invece da fenomeni naturali legati al Sole. Lo scienziato Franco Prodi dice: «Greta va bene, come la sollecitazione sull’ ambiente planetario: il degrado degli ecosistemi, la qualità dell’aria e dei terreni, la quantità di metalli pesanti nei mari. Questo lo capisco, ma non che gli scienziati inseguano una ragazzina di 16 anni. Ne prendo atto, ma mi stupisco che il mondo si faccia influenzare in questo modo.
Senza contare che, come spiega il professor Umberto Tirelli su La Verità, "i cambiamenti climatici ci sono sempre stati", anche quando l'uomo non era ancora sulla Terra e quindi "l'inquinamento che è ritenuto colpevole dei cambiamenti climatici non era ovviamente presente". La Groenlandia, per esempio, quando fu scoperta nel 980 d.C. dai Vichinghi "era verde almeno nella sua parte periferica (si produceva vino!) è poi diventata ghiacciata" ed ora "lentamente ritornerà ad essere verde secondo i cambiamenti climatici che si saranno (forse) verificati nel frattempo".
Senza contare che, come spiega il professor Umberto Tirelli su La Verità, "i cambiamenti climatici ci sono sempre stati", anche quando l'uomo non era ancora sulla Terra e quindi "l'inquinamento che è ritenuto colpevole dei cambiamenti climatici non era ovviamente presente". La Groenlandia, per esempio, quando fu scoperta nel 980 d.C. dai Vichinghi "era verde almeno nella sua parte periferica (si produceva vino!) è poi diventata ghiacciata" ed ora "lentamente ritornerà ad essere verde secondo i cambiamenti climatici che si saranno (forse) verificati nel frattempo".
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