I figli...

Sai perchè...

La gente...

A proposito di amicizia...

Collezione moda...

Dice il saggio...

La vera grandezza...

All'amore, a quello come dico io...

Un tempo sarebbe stato facile amarmi. Ero dolce. Credevo nelle promesse, nelle parole. Giustificavo tutto, anche il male che sentivo e non ammettevo. Mi prendevo la colpa, anche se non la capivo. Pur di non perdere chi amavo, sopportavo ogni mancanza, anche quando mancavo io e non sapevo più ritrovarmi. Abbracciavo senza chiedere nulla in cambio. Ero indifesa. Da proteggere. Da distruggere. Oggi è difficile amarmi, restarmi accanto. Rispettare i miei spazi, comprendere i miei silenzi, la mia indipendenza, il mio bisogno di vivere e di costruire usando solo le mie forze. Io che del mio equilibrio cercato, sofferto e trovato ne faccio un vanto da gridare al presente ogni giorno.Io che credo nell’Amore molto più di ieri. Amore che non ha nulla a che fare con le briciole, con l’arroganza, con l’assenza, con l’infedeltà. Oggi è difficile amare la donna che sono diventata. Dopo i sogni sfumati, le ali spezzate, le labbra spaccate. Sicura delle mani da stringere che vorrei e degli occhi che non vorrò più incrociare. È difficile. Forse è impossibile. Sicuramente è raro incontrare un’anima che ci ami oltre noi stessi, dove fingiamo di essere forti mentre imploriamo gli abbracci di chi possa amarci sapendoci fragili e imperfetti. Io dell’amore non so molto, forse. Non posso insegnarlo. Ma so che ha a che fare con il rispetto. E con le scelte che non s’impongono, ma si costruiscono. Insieme. Quando si diventa l’unica scelta e mai un’opzione tra tante. Alla ragazza che sono stata devo tanto, soprattutto scuse. Alla Donna che sono, un promemoria: ricordati delle tue ali, ricordati di te. All'amore, a quello come dico io.
(Gabriel Garcia Marquez)

Un giorno, una persona a cui tenevo...

Un giorno, una persona a cui tenevo tanto, mi raggelò con tre parole: "Sei troppo impegnativa". Da buona empatica mi misi nei suoi panni, chiedendomi cosa non andasse in me. Mi feci mille altre domande. E poi arrivai alla risposta. È impegnativo tutto quello che è importante e profondo, e la maggior parte della gente, adesso, preferisce la superficie, quella che non richiede sforzo. Siamo nell'era dei "Ti amo" detti ogni mese a una persona diversa, delle relazioni lampo, dei dialoghi superficiali. Eppure, eppure... un giorno capii che non c'è niente di sbagliato a volere tutto. Capii che voglio essere libera di scherzare, fare la bambina, ma anche essere una donna forte. Che voglio poter parlare di letteratura e filosofia quando mi va, come anche guardare un programma trash in TV. Voglio poter dire che sono fatta solo per storie serie, senza avere il timore di essere pesante. Voglio essere tutto. E voglio qualcuno che sia tutto. Perché a me, chi è "impegnativo" piace: ci so nuotare nelle profondità, è nella superficie che annego.
(Post by Beppe Tardito on 23/01/2022)

LA LEGGENDA DELL'ONDA E DEL MARE

Un giorno l’onda chiese al mare: – mi vuoi bene?. Ed il mare le rispose: – Il mio bene è così forte che ogni volta che t’ allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto, senza emozione. Tu sei l’ essenza del mio esistere. L’onda fu felice. Tra le braccia del mare. Facendo finta, ogni volta di volare via, per dare quel senso di precarietà alle cose, per renderle preziose. Ed ogni volta il mare la riprendeva, con le sue braccia grandi, per riportarla a sé. Raccontano che una notte la luna illuminava il mondo, e l’onda bianca lentamente, in un ballo infinito, scivolava tra un prendersi e un lasciarsi, col mare che stendeva le braccia per poi ritirarle, facendo finta a volte di non poterlo fare, perché l’onda potesse assaporare anch’ essa quella precarietà che rende le cose preziose. L’onda ed il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni. E fanno finta che sarà l’ultima volta che l’onda partirà verso la terra, per non tornare più, ma poi, alla fine, è più forte su tutto il bisogno di riprendersi. Nel sogno di un bene senza fine. (T. Kospan)

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