Io non so se questo vale per tutte le donne, ma io...

Io non so se questo vale per tutte le donne, ma io riesco a fare l’amore con un uomo, solo se mi eccita il cervello. Devo prima di tutto aver voglia di sentirlo parlare... Deve incuriosirmi la sua storia, la sua opinione sul mondo, le sue idee, le sue passioni. Devo avere sempre la sensazione di poter imparare qualcosa, che mi inneschi dentro una qualche reazione, sinapsi... Che mi accenda pensieri o Emozioni o... Se non mi parte quello, non mi parte nulla. Se non mi parte quello, puoi essere anche il più figo del mondo che... non ce n’è... Nulla. Mi fa più sesso un cervello che funziona di tutti i muscoli del mondo.

Noi donne del duemila.. (Bellissima da leggere)


“Noi siamo donne che viviamo in equilibrio anche capovolte, piangiamo di nascosto per non ammettere d’esser stanche morte, passiamo i sabati mattina in pigiama a pulire, siamo le donne che non sentirete mai infierire.

Noi siamo quelle che dopo dieci ore di lavoro andiamo a far la spesa per preparar la cena. Studiamo con i figli, alleviamo cani e conigli.

Siamo le donne che dicono di non aver paura per non destar preoccupazione, quelle che rinunciano a tutto per essere a casa ogni sera come una vocazione.

Siamo donne da corse al pronto soccorso in piena notte, che guidano con la nebbia, non chiedono abbuoni o raccomandazioni. Siamo le donne sole alle stazioni.

Quelle che nascondono i soldi nelle scatole di latta per i giorni fragili, che raccontano commosse del loro mondo azzurro perché sempre sperano in un futuro di burro.
Le donne che risparmiano i trenta euro per la tinta dei capelli a fine mese e un compromesso sereno innanzi alle offese.

Siamo le donne del bicchiere mezzo pieno, quelle che chiudono casa quando tutti dormono e stendono i panni ad ogni ora della notte e del giorno.

Siamo le donne che corrono perché perennemente in ritardo, ma sempre presenti ad ogni traguardo. Siamo quelle forti dai mille consigli, le stesse che quando escono con le amiche si sentono in colpa coi figli.

Siamo le donne dai magoni amari digeriti con cura, affinché la vita possa sempre sembrarvi un’avventura.

Quando la sera varcate la soglia di casa, non fateci mancare un bacio d’amore. Un abbraccio rotondo. Un sorriso anche se stanco.

Regalateci una carezza mentre nel buio della notte fingiamo di dormire. Se stiamo sveglie, è per raccogliervi i sogni che troverete nelle scodelle della prima colazione e sentirvi gioire.

E se non sapete come far di ogni donna una regina, a noi piacciono le margherite del giardino, i cioccolatini ripieni e i walzer ballati a piedi nudi in cucina.

Siamo solo donne e madri del duemila, con milioni di desideri ed un presente pirandelliano da uno, nessuno e centomila.”
(Stefania Diedolo)

INCREDIBILE: risolve il cubo di Rubik in 30 secondi. (Video)


"La saggezza della mamma." (Bellissimo racconto)


Da oggi respirerò l’aroma del caffè assaporandone tutte le sfumature della vita dentro una tazzina!

RACCONTO:
Una giovane andò dalla madre per lamentarsi della sua vita e di come le fosse difficile. Si sentiva sfiduciata, quando risolveva un problema se ne presentava subito un altro ed era stanca di lottare, tanto che credeva di darsi per vinta.

La madre la portò in cucina, prese tre pentolini, li riempì d’acqua e li pose sul fuoco. Quando l’acqua incominciò a bollire in uno mise delle carote, nell’altro delle uova e nell’ultimo dei chicchi di caffè. Lasciò bollire l’acqua senza dire una parola, mentre la figlia osservava con impazienza, domandandosi cosa la madre stesse facendo.
Dopo venti minuti la madre spense il fuoco.
Tirò fuori le carote e le mise su un piatto.
Tirò fuori le uova e le mise in una scodella.
Prese un colino, filtrò il caffè e lo mise in una tazza.
Guardando la figlia le disse:
“Cara figlia mia, carote, uova o caffè: cosa scegli?”

La figlia stupita non rispose e la madre la fece avvicinare. Le chiese di toccare le carote, che la ragazza trovò cedevoli, la invitò a rompere un uovo, ormai diventato sodo e le fece annusare e assaporare la tazza di caffè fumante, dall’aroma ricco e profumato. Finalmente la figlia le domandò: “Cosa significa tutto questo, madre?” La madre le spiegò che tutte le cose avevano affrontato la stessa avversità, “l’acqua bollente”, ma avevano reagito in maniera differente.

La carota, forte e superba, aveva lottato contro l’acqua, ma era diventata debole e molle.
L’uovo, così fragile nel suo guscio sottile che proteggeva l’interno liquido e nutriente, si era indurito.
I chicchi del caffè, invece, avevano fatto il miracolo: dopo essere stati nell’acqua, bollendo, l’avevano trasformata. “Cosa scegli di essere, figlia mia? Quando l’avversità suona alla tua porta, come rispondi?
Sei come la carota che sembra forte, ma quando il dolore ti tocca diventi debole e priva di forza?
Sei come un uovo che nella sua fragilità nasconde un cuore tenero e un carattere buono, ma che le prove della vita induriscono? Il guscio sembra sempre lo stesso, ma l’interno è amareggiato e inaridito. Oppure sei come un chicco di caffè, che cambia l’elemento che gli causa dolore e nel punto di ebollizione raggiunge il suo migliore aroma e sapore? Come un chicco di caffè, proprio quando le cose ti vanno male puoi reagire in maniera positiva e diffondere con il tuo atteggiamento “il profumo del caffè” intorno a te.
Le persone più serene e felici non sono quelle a cui tutto va bene, ma quelle che sanno prendersi il meglio della vita, nonostante tutto. Figlia mia, possa tu avere abbastanza gioia da renderti dolce, abbastanza prove da renderti forte e abbastanza speranza da renderti felice.

Quando ti senti male e le difficoltà della vita ti sembrano enormi, cerca di salire ad un altro livello e l’acqua bollente si trasformerà in un caffè fragrante e profumato.

Buonanotte serena a tutti. (Video)


"Il bambino e le stelle".. Il coraggio di cominciare...


Una tempesta terribile si abbattè sul mare. Lame affilate di vento gelido trafiggevano l’acqua e la sollevavano in ondate gigantesche che si abbattevano sulla spiaggia come colpi di maglio, o come vomeri d’acciaio. Aravano il fondo marino scaraventando le piccole bestiole del fondo, i crostacei e i piccoli molluschi, a decine di metri dal bordo del mare.

Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l’acqua si placò e si ritirò. Ora la spiaggia era una distesa di fango in cui si contorcevano nell’agonia migliaia e migliaia di stelle marine. Erano tante che la spiaggia sembrava colorata di rosa. Il fenomeno richiamò molta gente da tutte le parti della costa. Arrivarono anche troupe televisive per filmare lo strano fenomeno. Le stelle marine erano quasi immobili. Stavano morendo. Tra la gente, tenuto per mano dal papà, c’era anche un bambino che fissava con gli occhi pieni di tristezza le piccole stelle di mare. Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente. All’improvviso il bambino lasciò la mano del papà, si tolse le scarpe e le calze e corse sulla spiaggia. Si chinò, raccolse con le piccole mani tre piccole stelle del mare e, sempre correndo, le portò nell’acqua. Poi tornò indietro e ripetè l’operazione. Dalla balaustra di cemento, un uomo lo chiamò: “Ma che fai ragazzino?” “Ributto in mare le stelle marine. Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia” – rispose il bambino senza smettere di correre. “Ma ci sono migliaia di stelle marine su questa spiaggia: non puoi certo salvarle tutte. Sono troppe!” – gridò l’uomo. “E questo succede su centinaia di altre spiagge lungo la costa! Non puoi cambiare le cose!” Il bambino sorrise, si chinò a raccogliere un’altra stella di mare e gettandola in acqua rispose: “Ho cambiato le cose per questa qui”. L’uomo rimase un attimo in silenzio, poi si chinò, si tolse scarpe e calze e scese in spiaggia. Cominciò a raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua. Un istante dopo scesero due ragazze ed erano in quattro a buttare stelle marine nell’acqua. Qualche minuto dopo erano in cinquanta, poi cento, duecento, migliaia di persone che buttavano stelle di mare nell’acqua

Per cambiare il mondo basterebbe che qualcuno, anche piccolo, avesse il coraggio di incominciare.

La Madre Speciale.


Vi è mai capitato di pensare come vengano scelte le madri dei figli handicappati?
In qualche maniera riesco a raffigurarmi Dio che da istruzioni agli angeli, che prendono nota in un registro gigantesco!
A questa le diamo un maschio..santo patrono.. Matteo!
A lei, una bambina, santa patrona, Cecilia!
E cosi la lunga lista scorre, finchè appare un nome.. e Dio dice al suo angelo, a questa le diamo un figlio handicapatto.
L’angelo è curioso e chiede “ Perché a questa qui, Dio, è cosi felice!” “Esattamente, risponde Dio sorridendo, “ Potrei mai dare un figlio handicappato a una donna che non conosce l’allegria? Sarebbe una cosa crudele”
“Ma ha pazienza?” chiede l’angelo.
“Non voglio che abbia molta pazienza, altrimenti sprofonderà in un mare di autocommiserazione e pena. Una volta superato lo shock e il risentimento, di sicuro ce la farà!”
“ Ma signore, penso che quella donna non creda nemmeno a Te.”
Dio sorride, ”Non importa. Posso provvedere. Quella donna è perfetta. È dotata del giusto egoismo.”
L’angelo resta senza fiato.”Egoismo? è una virtù?”
Dio annuisce, “Se non sarà capace di separarsi ogni tanto dal figlio, non sopravvivrà mai. Si, ecco la donna cui darò la benedizione di un figlio meno perfetto. Ancora non se ne rende conto ma sarà da invidiare. Non darà mai per certa una parola. Non considererà mai che un passo sia un fatto comune. Quando il bambino dirà “mamma” per la prima volta, lei sarà testimone di un miracolo e ne sarà consapevole. Quando descriverà un albero o un tramonto al suo bambino cieco, lo vedrà come poche persone sanno vedere la mia creazione.
Le consentirò di vedere chiaramente le cose come le vedo io - ignoranza - crudeltà - pregiudizio -, e le concederò di levarsi al di sopra di esse. Non sarà mai sola.
Io sarò al suo fianco ogni minuto di ogni giorno della sua vita, poichè starà facendo il mio lavoro infallibilmente come se fosse al mio fianco”. E per il suo santo patrono?” chiede l’angelo, tenendo la penna sollevata a mezz’aria.
Dio sorride, “ Basterà uno specchio.” (Erma Bombeck)

I tre setacci..


Nell’antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza… Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:

– Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?

– Un momento

rispose Socrate.

– Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.

– I tre setacci?

– Ma sì,

continuò Socrate.

– Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?

– No… ne ho solo sentito parlare…

– Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?

– Ah no! Al contrario

– Dunque,

continuò Socrate,

– vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. E’ utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?

– No, davvero.

– Allora,

concluse Socrate,

– quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?

Se ciascuno di noi potesse meditare e metter in pratica questo piccolo test.. forse il mondo sarebbe migliore.

INCREDIBILE: Bambina di 8 anni trova una possibile cura contro i tumori...


Il padre della bambina che ha trovato una cura contro il cancro, foto metro.co.uk

A soli otto anni potrebbe aver scoperto la cura contro il cancro, tutto sarebbe avvenuto per caso in Inghilterra.

E’ accaduto nel Regno Unito dove la bimba, Camilla Lisanti, figlia di un ricercatore di cure contro il cancro all’Università di Manchester, ha risposto a una domanda che il papà stesso le ha rivolto. È successo a tavola mentre cenavano, l’uomo le ha chiesto come avrebbe curato i malati di tumore e, senza pensarci due volte, la bambina ha risposto, ‘li curerei con gli antibiotici come quando ho mal di gola'; una risposta che ha lasciato i genitori sorpresi ma allo stesso tempo incuriositi, tanto che il padre ha deciso di testare quanto detto dalla figlia, e i primi test sembrano confermare la genialità del consiglio.

Utiizzando gli antibiotici infatti il ricercatore ha riscontrato la morte delle cellule tumorali più pericolose. Tra gli antibiotici risultati più efficaci la doxiciclina, un farmaco usato solitamente per la cura dell’acne. Chiaramente si tratta solo di risultati sperimentali che comunque lasciano ben sperare, sono ancora molte la ricerche da effettuare prima di avere la certezza che l’utilizzo di un semplice antibiotico possa avere davvero effetti curativi sui tumori. Se così fosse si tratterebbe di un metodo molto economico per curare una malattia che anno dopo anno tende a diffondersi con sempre maggiore intensità.


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