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Ecco il segreto per vivere a lungo e in buona salute..


Il segreto per vivere a lungo? Eliminare grassi saturi, mangiare oli, semi e salmone

La longevità possiamo costruircela da soli, cambiando il nostro stile di vita, mangiando in modo adeguato e soprattutto eliminando vizi inutili e stupidi come il fumo e l'alcool.

Morire non piace a nessuno, la paura che si respira quando si parla di morte racchiude un sentimento di angoscia che appartiene a tutti gli esserei umani. Sarà perchè oramai siamo abituati a vivere e francamente ci sembra assurdo che tutto debba finire nel nulla, o magari, ed è quello che fa più paura , l’ignoto ci pone in una condizione di forte disagio, insomma morire per l’essere umano diventa un peso estenuante da sopportare. Si può essere anche il credente più leale del mondo, puoi avere tutta la fede possibile, puoi credere nel paradiso, nelle 70 e oltre vergini donate ai mussulmani, puoi credere a tutto insomma. Tuttavia, quando sei li, da solo, di notte nel tuo letto con i tuoi pensieri, ecco che diventa difficile, i pensieri si affollano e le certezze lasciano spazio alle paure e la sola speranza in cui inizi a credere è quella di stare bene e avere la fortuna di vivere bene ed il più a lungo possibile, poi, quello che verrà sarà.

Vivere a lungo, da sempre ricercatori di tutto il mondo studiano come poter allungare la vita degli esseri umani, ma soprattutto come mai il morire di vecchiaia possa essere cosi differente da persona a persona. Ecco, il punto è proprio questo, quale potrebbe essere la variabile che permette ad un anziano in salute di morire a 100 anni, rispetto ad un secondo anziano anch’esso in salute ma che muore a 85?. Sono state fatte tante ricerche, ma l’ipotesi più concrete, dove molti ricercatori convergono è la variabile dell’alimentazione e dello stile di vita. A seconda di come ci si è nutriti nel corso della vita potrebbe incidere più o meno positivamente sulla durata della stessa. Allo stesso modo l’aver abusato di vizi, come l’alcol o il fumo incide sicuramente negativamente sulla mortalità
                                                                                     Cosa mangiare per vivere in eterno?
Ci sono alcuni alimenti che mangiati con una certa regolarità “allungano la vita”, migliorano la condizione generale dell’organismo e grazie all’importante contenuto di grassi saturi, donano una freschezza mentale decisamente giovanile. Olio extravergine d’oliva, frutta secca, semi di lino e di girasole e pesce, in particolare il salmone: sono questi gli alimenti che ci permettono di vivere molto più a lungo. Grazie al consumo di questi alimenti, secondo uno studio americano pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine, si ridurrebbe il tasso di mortalità dell’11-19% per tutte le cause.
                                                                                       Quali sono i grassi buoni e quelli cattivi?
Bisogna fare grande attenzione nello scegliere gli alimenti, in natura esistono grassi buoni e grassi cattivi, i primi sono chiamati grassi insaturi, e sono prevalentemente presenti in olio di oliva, olio vegetale, pesci, frutta secca, capaci anche di regolare il colesterolo nel sangue. Mentre i secondi, sono chiamati grassi saturi, ovvero sono di origine animale, come carne rossa,burro, lardo, formaggi. In questo caso favoriscono l’aumento di colesterolo.
                                                                                          Lo studio
Lo studio condotto da tre istituti americani, ha avuto una portata oltremodo importante, e rappresenta una delle più grandi ricerche del settore. Sono stati infatti coinvolti 126mila soggetti, per comprendere come si comportano i grassi alimentari e soprattutto come possano influenzare la salute dell’uomo. Lo studio ha avuto una gestazione lunghissima, basti pensare che è durato oltre 32 anni. A distanza di ogni 2-4 anni i soggetti, oltre ad essere monitorati hanno dovuto compilare dei questionari, indicando la loro dieta, il loro stato di salute e il loro stile di vita. Durante lo studio, gli epidemiologi americani hanno attestato 33.304 decessi per diverse cause, soprattutto tumori e infarti. Da tali dati, gli studiosi sono riusciti a calcolare chi e come potesse avere possibilità di vivere più o meno a lungo, in base al tipo di grassi presenti nella propria dieta giornaliera.

Risultati e conclusioni
I risultati hanno confermato le ipotesi dei ricercatori, evidenziando dati importanti: avere una dieta a base di grassi insaturi, aiuta a vivere a lungo, il rischio di morire precocemente diminuisce dell 11-19%. Mentre, mangiare grassi saturi e soprattutto cibi spazzatura, aumenta il rischio di morte del 16%. Lo studio ha dato delle chiare ed evidenti risposte, se vuoi vivere più a lungo devi mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato. Mangiare in modo corretto, evitando zuccheri in eccesso, grassi saturi, ma soprattutto bisogna eliminare ogni qualsivoglia vizio dannoso, come ad esempio l’alcool o il fumo. Nonostante magari avete raggiunto la classica età da “anziano”, non sentitevi in dovere di passare il resto della vita sul divano o davanti un cantiere, l’organismo come il cervello vanno sempre mantenuto in allenamento, quindi dedicate qualche ora a settimana allo sport, moderato, non eccessivo, una bella passeggiata può fare la differenza.

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Ecco i 10 alimenti che aiutano a difenderci dai danni dei raggi solari...


Secondo gli esperti, sono in grado di proteggerci "dallʼinterno" dallo stress ossidativo dovuto allʼesposizione a raggi Uva e Uvb.

Dai pomodori alle more, dalle uova al pesce: alcuni alimenti ricchi di vitamine e antiossidanti aumentano le difese della pelle e dei capelli contro i danni dei raggi solari. "Senza nulla togliere all'importanza di una buona crema protettiva e ai consigli di non esporsi nelle ore troppo calde, alcuni alimenti contengono sostanze che aiutano a proteggerci dall'interno dallo stress ossidativo dovuto all'esposizione a raggi Uva e Uvb", spiega Marcella Ribuffo, direttore dell'Unità di Dermocosmetologia dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata (Idi).

"Oggi - prosegue l'esperta - esistono integratori per la pelle e per i capelli, che, assunti per via orale durante la stagione estiva, neutralizzano i danni solari. Ma in generale è consigliata un'alimentazione ricca di Omega 3 e vitamina B, così come di frutta e verdura, soprattutto se colorate".

Il decalogo dei cibi amici della pelle - Ecco di seguito l'elenco e le caratteristiche dei dieci alimenti che ci aiutano a proteggere la pelle e l'organismo dai potenziali danni causati dalle radiazioni solari.

1. Pomodori - Quelli maturi sono ricchi di licopene, sostanza a cui devono il caratteristico colore rosso e le loro proprietà antiossidanti.

2. Tè verde - Svolgono una funzione antiossidante grazie a una tipologia di polifenoli chiamati catechine.

3. Cacao - Qui la funziona antiossidante e protettiva è assicurata dai flavonoidi.

4. More - Le bacche e i frutti di bosco in generale sono ricchi di pigmenti viola noti come antociani, che forniscono buon effetto protettivo sul nucleo della cellula.

5. Pesce - Pesce azzurro e salmone sono particolarmente ricchi di Omega 3, e le UOVA ricche di vitamina B, che riparano le membrane cellulari danneggiate.

6. Uova - Sono ricche di vitamina B, che riparano le membrane cellulari danneggiate.

7. Carote - L'elevato contenuto di carotenoidi potenziano l'effetto della melanina.

8. Albicocche - Si tratta di frutti ricchi di minerali e vitamine A e C, dal basso apporto calorico.

9. Peperoni rossi e gialli - Anche qui il colore tipico è dovuto alla presenza di carotenoidi. La loro "forza" è nella forte concentrazione di molecole antiossidanti.

10. Curcuma - Ottima per proteggere pelle e organismo dai danni potenziali della tintarella, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie. (Fonte: TGCOM24-Salute)

Dieta: uno studio italiano rilancia gli spaghetti, non farebbero..


Dieta: uno studio italiano rilancia gli spaghetti, non farebbero ingrassare, anzi chi la mangia resta in forma.

A patto che non si esageri con le quantità: secondo i ricercatori basta in media una dose equivalente a 50 - 60 grammi al giorno.

La pasta non fa ingrassare, ma anzi se consumata con regolarità e moderazione può aiutare il fisico a restare in forma. E' quanto emerge da uno studio italiano condotto presso il Dipartimento di Epidemiologia dell'IRCCS Neuromed di Pozzilli (Isernia). Secondo i ricercatori un bel piatto di pasta è più che autorizzato, l'importante è che il consumo "spalmato" nella quotidianità non superi i 50 - 60 grammi al giorno, o comunque una quantità equivalente al 10% delle calorie giornaliere totali. In questo modo si tende a essere più "magri" di chi invece ne limita il consumo.

Pubblicata sulla rivista Nutrition and Diabetes, la ricerca ha preso in esame oltre 23mila persone. Gli esperti hanno analizzato le "misure" corporee dei partecipanti: peso, altezza, indice di massa corporea (IMC - cioè il rapporto tra peso e altezza moltiplicata per se stessa, utilizzato per misurare se una persona è sovrappeso o obesa), girovita, rapporto vita-fianchi. Grande attenzione è stata rivolta anche alle abitudini alimentari dei pazienti.

Cade il mito della pasta "ingrassante" - Dai test è emerso che il consumo di pasta non si associa a un maggiore peso corporeo: mangiarla (sempre senza esagerare), al contrario si associa a un IMC più basso, minore circonferenza addominale e miglior rapporto vita-fianchi.

"Restare fedeli alla dieta mediterranea" - "Molte persone oggi bandiscono la pasta dalla tavola, andandola però poi a sostituire con cibi meno salutari, ad esempio carni rosse in eccesso", ha spiegato Licia Iacoviello, del centro Neuromed. "E' senz'altro meglio restare fedeli alla dieta mediterranea, con consumi moderati di tutti i suoi elementi, la pasta in primis". Insomma per restare in forma mangiate pasta tutti i giorni, ma con moderazione (50 - 70 grammi)

L'amore del cane verso il padrone non conosce ostacoli. (Video)

La forza dell'amore.. (da una storia vera)


Il 15 aprile 1945 i soldati tedeschi entrarono nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, un luogo di orrore dove circa 70mila persone si stima siano morte in appena 4 anni. Howard Kleinberg era tra i prigionieri. Oggi ricorda che «se volevi morire, dovevi trovare un posto tra i cadaveri non sepolti». Pochi giorni prima dell’ingresso degli americani, era stato incaricato dai gendarmi tedeschi di buttare alcuni cadaveri in una fossa comune. Deperito, malato e privo di forze, cadde al suolo stremato, in mezzo ai cadaveri. Fu così che lo trovarono i soldati americani e alcune donne, entrate per dare una mano, a Bergen-Belsen il 15 aprile 1945. Lo credevano tutti morto, ma una donna di nome Nancy si accorse che era ancora in vita. Per tre settimane Nancy si prese cura di lui, poi venne trasferito in un ospedale militare.

Quando venne dimesso iniziò a cercare la donna che gli aveva salvato la vita, invano. La cercò per settimane e settimane, fino a quando gettò la spugna e si trasferì nella lontana Toronto, dove vivevano alcuni suoi parenti. Lì incontrò altre famiglie di immigrati e qualcuno le parlò anche di una certa Nancy, anche lei fuggita dal Vecchio Continente. A Howard si aprì il cuore in due: forse era la “sua” Nancy. Era proprio così. Quando la incontrò le chiese se si ricordava di lui. La risposta fu un semplice “sì”, lo stesso che lei rispose alla domanda che lui gli fece anni dopo, quando le chiese se voleva sposarlo. Da oltre 65 anni lui la tratta come una principessa: «La amo ed è l’unico modo per ringraziarla per avermi salvato la vita» racconta oggi Howard.

Perdite di memoria? Ecco quando devono farci preoccupare...


Le perdite di memoria sono abbastanza ricorrenti, ma attenzione, perchè possono anche essere un campanello d'allarme per qualcosa di molto più serio.
Fda spiega le differenze e segnali d'allarme e quando devono far preoccupare..

Non trovare le chiavi della macchina o dimenticarsi perché si era andati in una stanza sono vuoti di memoria che capitano a tutti di tanto in tanto, e sono il segno della normale attività del cervello che deve sempre immagazzinare, dare priorità e recuperare tutti i tipi di informazione. Diventano anomali e preoccupanti quando impediscono la riuscita di attività normali, come mantenere l'igiene personale o guidare.

A fare il punto sui quali sono i segnali preoccupanti della perdita di memoria è la Food and drug administration (Fda), l'agenzia Usa che regola i farmaci. Sul suo sito spiega che vuoti frequenti di memoria, come dimenticarsi ogni giorno dove si è parcheggiata l'auto o continuamente degli appuntamenti non è normale, e neanche non ricordare una persona dopo averci passato parecchio tempo insieme. Molti fanno fatica a ricordare i dettagli di una conversazione, ma dimenticare l'intera conversazione può essere un segnale d'allarme, così come il ripetersi o fare le stesse domande nella stessa discussione.

Altri segnali preoccupanti possono essere il perdersi in un posto familiare o mettere ad esempio le chiavi nel frigorifero e se i vuoti di memoria peggiorano nel tempo. In questi casi è bene rivolgersi al medico, che valuterà la storia medica personale, farà dei test cognitivi, esami neurologici, del sangue e delle urine, oltre ad una tac o risonanza magnetica, per capire se le amnesie sono reversibili o segno di qualcosa di più grave. A causare perdita di memoria non è solo l'Alzheimer o le altre forme di demenza. Possono essere anche farmaci, come sonniferi, antidepressivi o antidolorifici usati dopo un intervento chirurgico, alcol e droghe, lo stress dovuto a traumi emotivi, la depressione, lesioni alla testa, infezioni come hiv, tbc o sifilide, disfunzioni della tiroide, insonnia, carenze nutritive e il normale invecchiamento. (Fonte: ANSA.it)

Bimba grave dopo la dieta vegana, il papà si difende: «Nulla a che...


Bimba grave dopo la dieta vegana, il papà si difende: «Nulla a che vedere col cibo»

Genova 30 giugno: - È uscita dalla Rianimazione e i pericoli più gravi sembrano scongiurati. Ma il caso che vede protagonista una bimba di neppure 2 anni di Ventimiglia, arrivata all’ospedale Gaslini di Genova in uno stato di grave malnutrizione e carenza vitaminica, riapre grandi interrogativi sulle scelte alimentari delle famiglie, soprattutto se queste coinvolgono i bambini. I medici dell’ospedale pediatrico genovese, esauriti con cautela i primi accertamenti, oggi hanno infatti pochi dubbi: le gravi condizioni della bimba ricoverata sarebbero dovute perlopiù alla dieta strettamente vegana della mamma, che avrebbe influito sulle condizioni della piccola sia nella fase dell’allattamento sia in quella successiva, con lo svezzamento e i primi alimenti solidi. Il papà della piccola, dipendente di un ente pubblico, nega: «Mia figlia non sta bene, ma questo non ha nulla a che vedere con la dieta vegana. Io sono alto e grosso e mangio anche uova e pesce», dice. Ma preferisce non fornire particolari sui motivi che hanno portato la sua bambina in pericolo di vita, al punto da spingere i medici a ricoverarla in terapia intensiva e poi nel reparto di degenza, dove si trova ancora adesso: «Sono cose delicate, preferisco non parlarne», aggiunge.

Restano i fatti: la piccola, aspetto e peso decisamente inferiori alla norma, scarsamente reattiva, al suo arrivo al Gaslini presentava valori allarmanti. A cominciare dall’emoglobina passando per una grave carenza di vitamine. Il tutto in un quadro clinico critico ed emerso con grave ritardo, grazie al pediatra di famiglia, che a quanto pare la coppia non frequentava con sufficiente assiduità.

A Ventimiglia, dove la coppia è molto conosciuta, la notizia ha provocato sgomento e incredulità. Il papà, un operaio ventimigliese, è sempre stato riservato anche con amici e colleghi per quanto riguarda la salute della sua bimba. La mamma non ha mai nascosto di seguire una stretta dieta vegana, quindi senza nessun alimento di origine animale, compresi latte e uova, che contribuiva a diffondere tra amici e conoscenti e a promuovere anche attraverso eventi ad hoc. Il problema rischia di materializzarsi in caso di diete particolarmente rigide, avvertono i nutrizionisti, in assenza di integratori e di un medico che segua passo passo lo sviluppo del bambino. (di: Patrizia Mazzarello fonte: IL SECOLO XIX)

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