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27 morti sui treni dei pendolari nel Barese, si fa strada La pista dell’errore umano...


27 morti sui treni dei pendolari nel Barese, si fa strada La pista dell’errore umano.

Il treno Et 1018 partito da Bari alle 10,42 e in arrivo a Barletta alle 11.50 arriva alla stazione di Corato alle 11,35 con circa 8 minuti di ritardo. Il capostazione di Corato invia ad Andria (o almeno così sembra) il fonogramma indicando la partenza con il ritardo, aziona il verde, tira su la paletta e fa partire il treno. Qualche minuto dopo nella stazione di Andria arriva in perfetto orario alle 11,37 l’Et 1023 partito da Barletta alle 11,24 e diretto a Bari alle 12,34. Qui c’è qualcosa che si intoppa. Spiega Giuliano Foschini su Repubblica:
"Forse confuso per i ritardi che avevano funestato la giornata, forse perché c’era stato qualche errore nella comunicazione tra le due stazioni, fatto sta che l’esperto capostazione V.P. fa partire il treno; aziona dunque il verde, avvisa il capotreno e viene fuori con la paletta. Il 1023 parte. Affronta un rettilineo, poi una curva, poi ancora un rettilineo, una curva. Dall’altra parte è in arrivo l’altra vettura. Secondo le prime rilevazioni entrambi i treni viaggiavano a 80-90 chilometri orari, i macchinisti così come previsto li conducevano al pieno della velocità. Nessuno poteva sapere che l’altro stava sopraggiungendo. Su quel tratto di linea, seppur a binario unico, non esiste infatti alcun sistema automatico di controllo. La sicurezza è affidata esclusivamente all’abilità dei macchinisti (ma il tratto dello scontro è subito dopo una curva) e appunto ai due capistazione. Mancava quindi l’Scmt, il Sistema di controllo marcia treno.

La causa dell’incidente ferroviario in Puglia è stata la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria, sostiene l’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione A. Faedo del Consiglio nazionale delle ricerche (Isti-Cnr), per voce della ricercatrice Stefania Gnesi. “Su quella tratta – aggiunge Giorgio Ferrari, ricercatore del medesimo istituto Cnr – non esiste un sistema automatico di segnalazione. Viene usato il cosiddetto ‘blocco telefonico’ che si sostanzia nella comunicazione telefonica del via libera sul binario unico. Questo sistema è attualmente utilizzato in una minima parte della rete ferroviaria nazionale”. Al momento «l’errore umano» resta la pista privilegiata. «È molto difficile che in un caso come questo possa esserci la responsabilità di un guasto» spiega a Repubblica uno dei tecnici chiamati a fare chiarezza sulla vicenda. I magistrati pugliesi lavoreranno con la Polfer e la Polizia di Stato e con gli esperti del Ministero delle Infrastrutture che con la Fema (l’organo delle investigazioni) e l’Ustif hanno aperto altri due fascicoli. «Ho visto il collega piangere — raccontava ieri sera alla stazione di Andria un macchinista a Giuliano Foschini, con gli occhi lucidi — Ma è troppo facile dire che la colpa è sua: l’unica responsabilità è di chi non doveva permettere che uno sbaglio, uno solo, potesse portare a questa tragedia».

La seconda ipotesi e il binario unico.
Antonio Massari sul Fatto però segnala che c’è un’ulteriore pista investigativa seguita dagli inquirenti: «c’è chi sostiene che un falso contatto abbia attivato uno dei due semafori – probabilmente proprio quello di Corato, dove sono in corso lavori di adeguamento della linea ferroviaria –inducendo in errore il capotreno che, in quel momento, avrebbe dato per scontato lo scambio di “ok” tra i due capistazione. A quel punto, il capotreno avrebbe fischiato il via, autorizzando il macchinista a partire mentre, in realtà, non era stato fornito alcun via libera. La differenza tra errore umano e guasto tecnico risulterà essenziale per attribuire le vere responsabilità di questa tragedia». Scrive ancora Carmine Festa sulla Stampa:

Ma tra quale stazione e quale treno sarebbe dovuta avvenire la comunicazione che invece non c’è stata? C’è sicuramente una precedenza nel transito sul binario unico, e chi avrebbe dovuto rispettarla? Se appare ormai verosimile che i treni su quella tratta elettrificata ed eternamente in attesa del raddoppio del binario non sono assistiti da un sistema di controllo elettronico, non è invece altrettanto chiaro chi non ha avvertito del transito contemporaneo dei due convogli. L’inchiesta dovrà accertare tali responsabilità.

L’ampliamento della linea è stato previsto nel 2008, come parte di un “grande progetto” reso possibile dallo stanziamento dei fondi europei. I ritardi accumulati sono però stati tali da dilatare i tempi fino ad oggi. Il “grande progetto” dell’azienda che controlla le Ferrovie del Nord Barese nasce dopo l’approvazione da parte della Giunta regionale pugliese del Programma Operativo FESR 2007-2013 (i fondi europei di sviluppo regionale destinati a sanare i divari economici tra le varie regioni del vecchio continente). Il finanziamento è di 180 milioni ed è destinato all’interramento della ferrovia ad Andria, alla realizzazione di parcheggi di scambio intermodali in prossimità di 11 stazioni/fermate ferroviarie, all’eliminazione di 13 passaggi a livello, all’interconnessione con la Rete Ferroviaria Italiana nelle stazioni di Bari centrale e Barletta, ma soprattutto al raddoppio per 13 km del binario sulla tratta Corato-Barletta. Quella dove i treni si sono scontrati. Sui circa 70 chilometri di linea di Ferrotramviaria il doppio binario esiste infatti oggi solo tra Bari e Ruvo, mentre tra Ruvo e Barletta (quindi anche tra Corato e Andria) e’ rimasto il binario unico. Nonostante il collaudo dell’intero progetto fosse inizialmente previsto entro il 2015, i lavori, realizzati per lotti, sono ancora in corso. Gli ultimi espropri dei terreni intorno alla tratta da raddoppiare sono stati disposti nel 2014 e per i ritardi accumulati, spiegano dalla società, si sono dovuti attendere gli stanziamenti e la distribuzione dei fondi europei dei programmi successivi. Tanto da arrivare proprio a questi ultimi giorni anche per la sola gara di appalto: il 16 giugno scorso, Ferrotramviaria ha infatti comunicato una proroga dal primo al 19 luglio per la scadenza delle domande di partecipazione alla gara proprio per il raddoppio della Corato-Andria.

Aids, Australia fuori dall’epidemia. In Italia un infettato su...


Aids, Australia fuori dall’epidemia In Italia un infettato su tre non lo sa.

L’Australia ha sconfitto l’Aids, raggiungendo uno dei «development goals» (obiettivi di sviluppo) che l’Onu ha fissato per il 2030: avere il 90% di pazienti in cui il virus è soppresso e che quindi non sono più contagiosi. L’annuncio ufficiale è stato dato dall’Australian Federation of Aids Organizations (Afao) e dagli scienziati impegnati nello studio dell’Hiv, che hanno decretato la fine della malattia come problema di salute pubblica. L’Australia va così ad aggiungersi al (piccolo) elenco di Paesi che hanno debellato l’epidemia.

Farmaci anti-retrovirali
Il numero di casi di Aids si è drasticamente ridotto dall’avvento, a metà degli anni ‘90, dei farmaci anti-retrovirali, che impediscono al virus di immunodeficienza acquisita (Hiv) di progredire verso la malattia conclamata, quando il sistema immunitario è talmente danneggiato da non poter più combattere l’infezione. Al culmine dell’epidemia morivano di Aids circa mille australiani all’anno. «Ora abbiamo accesso a un trattamento che ha avuto effetti straordinari, mentre l’attivismo nella comunità gay, sin dagli anni ‘80 e ‘90, ha contribuito sostanzialmente a combatterlo», ha detto il direttore dell’Afao, Darryl O’Donnell. I farmaci anti-retrovirali sono stati cruciali nel declino dell’epidemia, permettendo alle persone con Hiv una vita lunga e in salute. «Abbiamo visto una trasformazione drammatica dell’Hiv da una condanna a morte a una malattia cronica gestibile - ha aggiunto O’Donnell -. I soli casi di Aids che incontriamo sono di perone non diagnosticate con Hiv che non possono più essere trattate». Resta tuttavia una difficile sfida nella diffusione del virus, con circa 1.200 casi in Australia ogni anno. «Queste sono infezioni evitabili», ha detto O’Donnell, sottolineando l’importanza dei test, essendo la diagnosi tempestiva l’arma migliore per combattere il virus.

In Italia scarsa diffusione del test.                                   Ma come ha potuto l’Australia raggiungere questo importante obiettivo? «Loro ci sono riusciti anche perché hanno un numero di sieropositivi piuttosto basso, ma soprattutto hanno spinto molto sul “testing”, e una volta individuati gli infetti li hanno messi subito sotto trattamento grazie al fatto che il loro sistema sanitario è universalistico come il nostro - spiega Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità -. Sono pochissimi i Paesi che ci sono riusciti, quasi tutti piccoli e nel nord Europa, come la Danimarca». Per l’Italia l’obiettivo non è ancora raggiunto: «Noi siamo messi bene sul lato delle cure, che sono garantite, mentre per esempio gli Stati Uniti fanno molti test ma poi c’è chi non può permettersi le terapie - aggiunge Vella -. Però in Italia abbiamo ancora un 30% stimato di persone infette che non sanno di avere il virus. Dobbiamo facilitare i test e fare informazione per far capire che l’Aids è una malattia che c’è ancora ma si può curare». Gli obiettivi dell’Unaid (Agenzia dell’Onu contro l’Aids), ricorda Vella, dovrebbero valere per tutto il mondo, dove invece ancora muoiono 1,2 milioni di persone l’anno per la malattia. «Il loro raggiungimento - sottolinea l’esperto, che è anche uno dei curatori delle linee guida dell’Oms sull’Aids - permetterebbe non di eradicare il virus, cosa molto difficile finché non ci sarà un vaccino, ma di tenere sotto controllo l’epidemia, una cosa altrettanto importante».

Incredibile: ragazza di 23 anni va in ospedale per mal di stomaco, i medici fanno una scoperta raccapricciante...


Va in ospedale con forti dolori addominali, ma dopo essere stata visitata i medici fanno una scoperta choc. Sophie Cox, 23 anni, inglese, madre di una bimba di un anno, soffre di tricofagia, un disturbo compulsivo che la spinge a mangiarsi i capelli di notte.

I medici hanno estratto dal suo stomaco una palla di 6 chili, i capelli che Sophie aveva mangiato per una vita senza che il suo stomaco fosse in grado di digerirli. I primi sintomi sono comparsi durante la sua gravidanza: «Avevo lo stomaco sempre gonfio e non riuscivo a mangiare senza vomitare», racconta la donna al Telegraph, «Così ho inziato a perdere peso. Avevo perso più di 30 kg, per un periodo ho pensato anche di avere un cancro. Ero convinta che stessi per morire». Poi il consulto medico e le analisi che hanno portato a individuare la massa: «Quando mi hanno mostrato la scansione sono rimasta senza parole. Sembrava un film dell'orrore. Lo specialista non aveva visto niente di simile in 30 anni. Quella palla di pelo era troppo grande. Mi aveva lasciato malnutrita e disidratata».

Sophie è stata subito operata e liberata dalla massa. La ragazza ha ammesso di non sapere nulla della malattia e di non essersi mai accorta di quello che accadeva visto che il suo disturbo si verificava di notte. La 23enne mangiava i capelli durante il sonno, senza accorgersene

È boom di pensioni anticipate con "Opzione donna"...


Tutti in pensione anticipata con l'"opzione donna." La paura dell'innalzamento dei requisiti per la pensione sta facendo scegliere l'opzione donna: ma conviene rinunciare tanto all'assegno mensile?

Sono stati resi noti i dati delle lavoratrici che hanno preferito andare in pensione anticipata con l'opzione donna, facendo valere i requisiti raggiunti entro il termine del 2015. E sono cifre che rivelano il boom delle adesioni alla forma di anticipo pensionistico, testimonianza del fatto che chi può va in pensione il prima possibile, proprio per evitare gli innalzamenti dei requisiti anagrafici, oltre alle incertezze sui tagli alle pensioni. I dati sono racchiusi nel rapporto per il 2015 dell'Istituto nazionale di previdenza e rilevano che il ricorso all'opzione donna è stata anche più alto rispetto alle attese.
Opzione donna: quante lavoratrici l'hanno scelta?

Il deciso passo in avanti nella scelta dell'opzione donna come forma di pensione anticipata si è avuto negli ultimi due anni: nel 2014 sono state 11.568 le donne del settore privato a sceglierla più altre 3.911 del settore pubblico. Nello scorso anno, invece, ben 19.905 lavoratrici del privato e 8.297 tra le statali hanno preferito l'opzione donna. Nel totale, dal 2008 al 2015, 47.681 donne del privato e 16.973 del pubblico sono andate in pensione usando l'opzione, ma nei primi anni si contavano appena alcune decine o centinaia di adesioni. Fino al termine del 2015 (e in attesa di una proroga per il 2016 e per i prossimi anni), l'opzione donna può essere scelta da chi ha compiuto 57 anni e tre mesi di età (per le donne del settore autonomo occorre un anno in più), ma con lo strumento, secondo quanto riportato nel rapporto, si va in pensione anticipata anche di sette oppure di otto anni.
Opzione donna 2016, qual è il taglio dell'assegno mensile per la pensione anticipata?

A requisiti raggiunti (entro il 31 dicembre 2015 l'ultimo traguardo in vigore) mediamente le donne optano di ritardare l'uscita da lavoro di un anno: è consentito dal cosiddetto meccanismo delle finestre mobili ed infatti si attende una nuova ondata di lavoratrici che potranno far valere il raggiungimento dei requisiti già maturati. Ma occorrerà farsi due calcoli della convenienza dell'uscita anticipata a fronte della perdita di pensione: nel rapporto si legge che il mensile medio delle lavoratrici che hanno scelto l'opzione donna è di 977,00 euro, con un taglio del 35 per cento rispetto a quanto avrebbero percepito se avessero scelto la pensione anticipata liquidata nel 2015. La decurtazione sarebbe stata, conseguentemente, ancora più alta se raffrontata alla media delle pensioni di vecchiaia che implicano, da parte dell'Inps, il versamento di un assegno integrale di pensione.

Attenti a farvi i tatuaggi, potreste contrarre una malattia letale..


L'allarme dei tatuatori italiani: "C'è in giro un inchiostro cancerogeno."

L'Associazione italiana tatuatori riuniti ha fatto sapere che in Italia sta circolando un inchiostro usato per i tatuaggi che è altamente cancerogeno.

Il presidente dell'Associazione, Geppi Serra, si è attivato non appena ha ricevuto le prime segnalazioni. Serra ha subito fatto analizzare l'inchiostro e ha inviato i risultati al ministero della Salute e ai Nas. Gli esisti degli esami fanno davvero rabbrividire e allarmano soprattutto quelli che nell'ultimo periodo hanno fatto un tatuaggio.

"Questo inchiostro - spiega Serra all'AdnKronos Salute - denominato 'Dynamic', viene esportato dalla Killer Ink e venduto soprattutto nelle fiere di tatuaggi. Costa un po' meno di uno di qualità usato in studi certificati. A dire il vero alcuni importatori appongono etichette su cui è scritto che non deve essere usato per i tattoo. Ma temo che questa avvertenza non scoraggi gli abusivi che in Italia sono 10 per ogni tatuatore a norma".

Le analisi hanno rilevato la presenza di alcuni metalli pesanti e di diverse tipologie di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), sostanze classificate come cancerogene, mutagene e teratogene. Una scoperta non di certo da poco se si considera che in gioco c'è la salute di migliaia di persone.

Il presidente dell'Associazione ha espresso tutta la sua preoccupazione per il fatto perché questo "inchiostro così pericoloso dà ottimi risultati nel disegno, costa poco e quindi sembrerebbe ottimale". "Nessuno - conclude si immaginerebbe mai quanto danno c'è dietro a poche gocce di inchiostro. Rivolgetevi a professionisti e fate attenzione agli inchiostri che usano. Ne va della vostra vita". (Fonte: il Giornale.it)

Vai con il merengue.. (Video)

In Italia la legge è uguale per.. tutti, ahahahaha (Video - barzelletta)

Ecco il segreto per vivere a lungo e in buona salute..


Il segreto per vivere a lungo? Eliminare grassi saturi, mangiare oli, semi e salmone

La longevità possiamo costruircela da soli, cambiando il nostro stile di vita, mangiando in modo adeguato e soprattutto eliminando vizi inutili e stupidi come il fumo e l'alcool.

Morire non piace a nessuno, la paura che si respira quando si parla di morte racchiude un sentimento di angoscia che appartiene a tutti gli esserei umani. Sarà perchè oramai siamo abituati a vivere e francamente ci sembra assurdo che tutto debba finire nel nulla, o magari, ed è quello che fa più paura , l’ignoto ci pone in una condizione di forte disagio, insomma morire per l’essere umano diventa un peso estenuante da sopportare. Si può essere anche il credente più leale del mondo, puoi avere tutta la fede possibile, puoi credere nel paradiso, nelle 70 e oltre vergini donate ai mussulmani, puoi credere a tutto insomma. Tuttavia, quando sei li, da solo, di notte nel tuo letto con i tuoi pensieri, ecco che diventa difficile, i pensieri si affollano e le certezze lasciano spazio alle paure e la sola speranza in cui inizi a credere è quella di stare bene e avere la fortuna di vivere bene ed il più a lungo possibile, poi, quello che verrà sarà.

Vivere a lungo, da sempre ricercatori di tutto il mondo studiano come poter allungare la vita degli esseri umani, ma soprattutto come mai il morire di vecchiaia possa essere cosi differente da persona a persona. Ecco, il punto è proprio questo, quale potrebbe essere la variabile che permette ad un anziano in salute di morire a 100 anni, rispetto ad un secondo anziano anch’esso in salute ma che muore a 85?. Sono state fatte tante ricerche, ma l’ipotesi più concrete, dove molti ricercatori convergono è la variabile dell’alimentazione e dello stile di vita. A seconda di come ci si è nutriti nel corso della vita potrebbe incidere più o meno positivamente sulla durata della stessa. Allo stesso modo l’aver abusato di vizi, come l’alcol o il fumo incide sicuramente negativamente sulla mortalità
                                                                                     Cosa mangiare per vivere in eterno?
Ci sono alcuni alimenti che mangiati con una certa regolarità “allungano la vita”, migliorano la condizione generale dell’organismo e grazie all’importante contenuto di grassi saturi, donano una freschezza mentale decisamente giovanile. Olio extravergine d’oliva, frutta secca, semi di lino e di girasole e pesce, in particolare il salmone: sono questi gli alimenti che ci permettono di vivere molto più a lungo. Grazie al consumo di questi alimenti, secondo uno studio americano pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine, si ridurrebbe il tasso di mortalità dell’11-19% per tutte le cause.
                                                                                       Quali sono i grassi buoni e quelli cattivi?
Bisogna fare grande attenzione nello scegliere gli alimenti, in natura esistono grassi buoni e grassi cattivi, i primi sono chiamati grassi insaturi, e sono prevalentemente presenti in olio di oliva, olio vegetale, pesci, frutta secca, capaci anche di regolare il colesterolo nel sangue. Mentre i secondi, sono chiamati grassi saturi, ovvero sono di origine animale, come carne rossa,burro, lardo, formaggi. In questo caso favoriscono l’aumento di colesterolo.
                                                                                          Lo studio
Lo studio condotto da tre istituti americani, ha avuto una portata oltremodo importante, e rappresenta una delle più grandi ricerche del settore. Sono stati infatti coinvolti 126mila soggetti, per comprendere come si comportano i grassi alimentari e soprattutto come possano influenzare la salute dell’uomo. Lo studio ha avuto una gestazione lunghissima, basti pensare che è durato oltre 32 anni. A distanza di ogni 2-4 anni i soggetti, oltre ad essere monitorati hanno dovuto compilare dei questionari, indicando la loro dieta, il loro stato di salute e il loro stile di vita. Durante lo studio, gli epidemiologi americani hanno attestato 33.304 decessi per diverse cause, soprattutto tumori e infarti. Da tali dati, gli studiosi sono riusciti a calcolare chi e come potesse avere possibilità di vivere più o meno a lungo, in base al tipo di grassi presenti nella propria dieta giornaliera.

Risultati e conclusioni
I risultati hanno confermato le ipotesi dei ricercatori, evidenziando dati importanti: avere una dieta a base di grassi insaturi, aiuta a vivere a lungo, il rischio di morire precocemente diminuisce dell 11-19%. Mentre, mangiare grassi saturi e soprattutto cibi spazzatura, aumenta il rischio di morte del 16%. Lo studio ha dato delle chiare ed evidenti risposte, se vuoi vivere più a lungo devi mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato. Mangiare in modo corretto, evitando zuccheri in eccesso, grassi saturi, ma soprattutto bisogna eliminare ogni qualsivoglia vizio dannoso, come ad esempio l’alcool o il fumo. Nonostante magari avete raggiunto la classica età da “anziano”, non sentitevi in dovere di passare il resto della vita sul divano o davanti un cantiere, l’organismo come il cervello vanno sempre mantenuto in allenamento, quindi dedicate qualche ora a settimana allo sport, moderato, non eccessivo, una bella passeggiata può fare la differenza.

"I carabinieri.. In retromarcia." Da morire dal ridere.. (Video - barzelletta)


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